Capo decimo
Lo guardo, mentre, sopraffatta ancora dall’emozione di trovarmi di fianco a lui ancora una volta, guadagno la via della finestra e mi metto a contemplare lo spettacolo della neve che cade. E’ fine, ma copiosa. I cumuli di fianco al vialetto che porta al cancello della residenza Hayami sono alti almeno mezzo metro. Uno dei dipendenti addetti al giardino, defilato, sta spazzando nei pressi di una grossa siepe.
“Sono tornato qui per la prima volta dopo diversi mesi.” mi dice raggiungendomi.
E’ dietro di me, ne sento quasi il calore.
“Ho lasciato questa casa poco prima dell’incidente di Hijiri.” racconta “Non volevo più vivere seguendo le disposizioni di mio padre.”
Suo padre.
“Sa, Hayami-san, è venuto al Manpuku.”
Egli aggrotta le sopracciglia:
“Eysuke? Davvero?”
“Non so perché l’abbia fatto. Forse, nutre qualche senso di colpa. Questa è la mia conclusione, almeno.”
“Tu hai visto e continui a vedere solo buon cuore, nel prossimo.” pare rimproverarmi “Ti assicuro che non c’è nulla, nel mio vecchio, che non sia riconducibile a un preciso fine economico.”
“Non vedo in che modo, nel mio caso, possa pensare ad un possibile tornaconto.” dico con tono basso “Oramai, io sono fuori dai giochi.”
E appoggio la mano al vetro gelato, come a fermare la neve. Che, per effetto del vento, una volta discesa, danza verso l’alto, in una danza disordinata di cristallo finissimo.
“Mi è sempre piaciuta la neve.” mormoro “Morire non è difficile, quando cade.”
Sento le sue mani su entrambe le mie spalle:
“Maya, non dirlo neanche per scherzo. Come siamo giunti a questo punto?”
“E la signorina?” dico cambiando apparentemente discorso.
La stretta si fa più forte, ma non dolorosa:
“Da qualche tempo, non è più in sé.” confessa “Credo che, dopo l’episodio dell’anello e, poi, dell’abito da sposa, sia diventata fuori controllo.”
“Fuori controllo...?” ripeto scioccata.
Masumi annuisce:
“Ho fatto ricerche. L’anemia perniciosa può causare problematiche non indifferenti a livello psichico e le condizioni mentali di Shiori, dopo il tentato suicidio, sono peggiorate. L’hanno trasfusa, ma è come se qualcosa, dentro di lei, si fosse rotto per sempre.”
“Davvero non capisco...” balbetto incerta “E’ fattibile, questa cosa?”
Io sono una ragazza con pochi mezzi intellettuali: la mia istruzione è quella che è. Per me si nasce già con una qualche propensione alla follia. Com’è possibile che Shiori abbia tenuto nascosta la sua condizione per venticinque anni?
“E’ probabile che nessuno si sia mai accorto di questo disagio.” mi dice Masumi “Lei è sempre stata molto timida. La paura che contraesse qualche virus che andasse a sovraccaricare un sistema immunitario debole ha fatto sì che i suoi prendessero delle decisioni sciagurate: chiuderla in casa non è certo una soluzione. E, finora, l’unico sole che Shiori ha visto è stato quello che filtra attraverso i vetri di una serra. Le luci che ha visto sono quelle della città, scambiate per stelle rassicuranti. Una volta, mi ha persino detto di amarle.”
E la stretta si fa forte una volta di più.
“Lei non le ama.” sorrido “Non può amare ciò che è artificiale. La natura è così bella! Perché sostituirla con la creazione dell’uomo, quand’essa potrebbe ben governarci?”
Mi gira piano, costringendolo a guardarlo negli occhi:
“Sono sopraffatto dai sensi di colpa. Ciò nonostante, avevo promesse a Hijiri di vederti a Izu. Non siamo lì, ma siamo comunque insieme. Ancora una volta.”
Ed è terribilmente difficile stare lontani o staccarci l’uno dall’altra, quando la distanza tra noi è tanto esigua.
“Hayami-san, mi dica...ho bisogno di sapere: crede sia da egoisti sacrificare la propria felicità solo perché, per senso del dovere, dobbiamo contentare chi ci sta accanto? Per mesi mi sono tormentata, dopo la morte di mia madre, sulla mia decisione di intraprendere la carriera d’attrice. La felicità che derivava solo calcando le scene mi impediva, però, di restare sopraffatta. Non capisco perché, dopo l’incidente, il mio atteggiamento sia radicalmente mutato. E’ come se non avessi più forza.”
“E’ lo stesso per me, Maya.” mormora stringendo le belle labbra, che attirano tutta la mia attenzione per quanto sono ben disegnate e sensuali.
Ci avviciniamo l’uno all’altra, ma la porta si apre e il distacco è quasi automatico.
“Benvenuta nella residenza Ayami, Maya-chan.” dice Eysuke entrando “Solo lei avrebbe potuto riportare il mio unico figlio a casa.”
Ha guardato Masumi quasi con sdegno, nonostante le parole all’apparenza dolci rivolte al mio indirizzo.
“Padre...” comincia a dire Masumi, ma Eysuke lo ferma con un solo sguardo.
“Non si va in giro con queste condizioni meteo, signorina.” si rivolge direttamente a me, mentre, con la sedia a rotelle, viene avanti.
Mi fa male la gamba.
Tanto, anche.
“Il medico sarà qui tra poco.” continua “Così mi ha detto la governante.”
Stavolta si rivolge a Masumi.
“Sono certo che troverà una soluzione al suo problema.”
“Non voglio il suo aiuto.” dico a labbra strette “Farò come ho sempre fatto. Per favore, Hayami-san, mi riconduca a casa.”
E, mentre pronuncio la parola casa, una fitta dolorosa mi trapassa il ginocchio.
“A casa?...”
Stavolta, è Eysuke Hayami a stupirmi.
“Casa la chiami?” ribadisce.
“Io non ho altro posto in cui andare.” rispondo.
“Ed è perché quella è la tua casa che sei uscita nella neve, mettendo a repentaglio la tua vita?” chiede di rimando “Quel posto dove tutto puzza di unto e il vecchio gestore ti sbava addosso?”
Era evidente, ma, come tutto ciò che si riferisce a me e alla mia vita, sono stata l’ultima ad accorgermene.
Masumi si è irrigidito: me ne sono accorta perché l’ho guardato dritto negli occhi azzurri.
“Ti ha toccato?” mi domanda infatti con tono appena udibile.
Io mi affretto a negare col capo:
“Non ci è riuscito. Sono sgusciata via.”
“Maya-chan,” si intromette Eysuke “non devi tornare laggiù. Non voglio che ci torni. Per nessuna ragione al mondo.”
Lo guardo spiazzata.
“Forse, tu non mi crederai, ma ho sempre avuto grande stima di te e...ho adorato il tuo talento. Sei stata un...motivo di riflessione straordinario, lo sai? Nelle mie notti insonni e...astiose, all’indirizzo di Ichiren e della sensei Tsukikage, la tua luce straordinaria, come anche la tua sincerità, mi hanno dato da pensare. Dopo il nostro primo incontro ...artistico, allo spettacolo Lande Dimenticate, io ho iniziato a rivedere alcune delle mie posizioni. Sono venuto da te, al Manpuku e, sinceramente, ti ho fatto notare che trovo scandalosa la tua scarsa considerazione del talento che possiedi. Non può andare sprecato: tu eri...tu sei...la ragazza più talentuosa che abbia mai conosciuto. E il tuo talento è tale da renderti bellissima e inconsapevole. Non hai bisogno di dimostrare: tu splendi e basta. Vorrei tanto vederti nei panni di Akoya, ruolo per il quale, ne sono certo, tu sei nata.”
“Perché non me lo ha detto prima?” chiedo debolmente “Io ho visto che era sincero, nei miei riguardi. Quando ho scoperto che era il padre di Masumi, ho faticato a capire...Come poteva essere il mio caro amico del parfait al cioccolato o delle bibite in lattina?”
“Perché, Maya, gli uomini vivono più per il loro interesse che per altro. Gli uomini sono egoisti e non pensano al futuro del mondo, che è interamente in mano all’amore.”
Non posso credere che sia lui a parlare.
“Quante persone sono finite in fumo prima che giungessi a questa illuminata conclusione, padre?”
Masumi è furente, adesso e non mi ci vuole molto per capire che si riferisce a sua madre.
“Quelle che sono state necessarie!” sbotta il vecchio “E, del resto, neppure tu, prima di conoscere l’amore, eri uno stinco di santo!”
“Io ero quello che tu avevi creato!” sbotta Masumi “Io sono diventato Masumi Hayami dopo il mio rapimento, rammenti? Sono diventato Masumi Hayami quando hai dichiarato con freddezza che non ero tuo figlio!”
“Ti ho insegnato tutto ciò che era necessario a che sopravvivessi.”
Eysuke prova ad alzarsi dalla sedia a rotelle.
Masumi, più per istinto che per abnegazione, è pronto a sorreggerlo, ma lo riconduce piano a sedere. La sua gentilezza, nonostante il dolore provato, mi scioglie il cuore di tenerezza.
“No, caro mio, ti ha insegnato tanto di più.” sussurro affettuosa “Ti ha insegnato, per paradosso, come non sarai mai. Tu sei buono, Masumi. E sei il mio amore.”
Mi stringo al suo braccio, che sento tremare vistosamente. Per un istante siamo stati tutti e tre indissolubilmente legati.