Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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LauraHeller
view post Posted on 25/5/2010, 16:09 by: LauraHeller
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, Angelo, benvenuta tra le mie lettrici.

Behind the clouds the sun was shining...
(il carme delirante di un uomo che ama una donna e cerca di razionalizzare ciò che, per essenza, non è razionalizzabile)


Dalle nebbie del tempo andato,
come evocato dal mio stesso spirito,
ho “abbracciato” la disperazione di chi non conosce l’altra metà di se stesso.
Quell’attore ragazzino aveva gli occhi limpidi di chi ama.
Turbava i tuoi pensieri, ma anche io turbavo i tuoi!
Avevo promesso di amarti in silenzio
con tutto me stesso
(ma solo nella mia mente),
di starti accanto
(ma senza parole).
Ragazzina di belle speranze,
taceva la mia bocca,
ma non il mio cuore!
Avrei mai potuto rinunciare a te?
Il futuro era fragile come un ramoscello di fiori scarlatti.
Avevo paura di chiudere i miei occhi
e temevo che il cuore si spezzasse realmente.
Ero il carnefice di me stesso
e,
mentre mi uccidevo solo guardandoti,
pensavo che, in fondo,
non era stato inutile vivere come avevo fatto,
se,
alla fine dei giochi,
ti avevo incontrata!
Immagini sfocate del recente passato,
tanto lontane da sembrare un sogno,
vaticinavano carezze reali
che hanno sancito la mia appartenenza.
Non posso più sottrarmi al tuo abbraccio,
non voglio e non posso!
Permettimi di amarti.
Dissiperò le ombre, seguirò il mio destino
e non l’altrui.
Affronterò ogni intemperie per trovare riposo sulle tue labbra, ragazzina!



Ti guardo mentre ti rivesti con una punta di malinconia. Accompagno con gli occhi il movimento delle tue mani che tirano su le spalline del vestito, poi lo sistemano sui fianchi e, infine, mollemente, lo fanno cadere lungo le gambe sottili.
Il mio spirito già brama il prossimo incontro, ma, adesso, dovremo lasciare quest’oasi di piacere assoluto per affrontare il mondo.
Fino a poco fa, quando ti tenevo stretta a me, pensavo di poter finalmente disfarmi del fardello delle preoccupazioni riguardanti mio padre, ma ora, per quanto la mia risoluzione sia granitica, ho un po’ di timore.
Davvero oserà farti del male, se non gli obbedirò?
Ti giri piano verso di me e, prontamente, ti ricatturo tra le mie braccia.
Ti mormoro nell’orecchio che voglio tornare ad amarti, ma tu – realistica, che strano! – mi dici che la crociera sta per terminare e “dobbiamo accettarlo”.
Ribatto che sono stufo dell’utilizzo indefesso del verbo “dovere”.
Stavolta non mi rispondi, ma porti le mie mani sui tuoi fianchi, offrendomi irresistibili labbra.
Ti invito a sederti sopra di me.
Sono ancora privo di vestiti.
Dopo la notte trascorsa insieme, mi riesce alquanto difficile rimettermi addosso quegli abiti che per anni ho bramato tu mi strappassi di dosso.
E, adesso, dopo aver realizzato quel folle sogno, devo tornare ad indossarli!
Non potremmo aspettare ancora un poco?
Sì, in fondo è appena l’alba. La nave approderà a Yokohama all’ora di pranzo. E, forse, il vento gelido la terrà lontana dalla riva ancora un po’.
Un regalo ancora da parte degli dèi.
“Perché non godere del poco tempo rimasto?” mi dici accoccolandoti a me “Se poi davvero, la dèa scarlatta vorrà scatenare gli spiriti della natura per consegnarci di nuovo all’immortalità, saremo ancora più felici. Ammesso possa essere possibile…”
Le mie mani tornano a cercarti, ragazzina.
Le onde impetuose non si placheranno mai e più i nostri corpi si muoveranno al loro ritmo, più desidereremo che quell’acqua ci sommerga, annullando per sempre due individualità che auspicano solo di essere uno.
La neve, fuori dall’oblò, continua a cadere piano.
Non c’è bisogno di camino per riscaldarci, te ne rendi conto, Maya?
Non esiste più nulla, a parte noi: noi, nel tuo paese dell’Arcobaleno.
Mi domandi se gli anni trascorsi a farci la guerra siano serviti a qualcosa o abbiano costituito solo una perdita di tempo.
Io rivedo le nostre due vite simultaneamente.
Rivedo due mani congiunte dentro una galassia tremante, laggiù, nella Valle dei Susini.
Noi sapevamo che eravamo nati per questo.
Lo sapevamo, ma, per qualche ragione, continuavamo a vivere nell’inconsapevolezza, nella triste attesa di qualcosa che avrebbe potuto non realizzarsi.
Il ricordo dello sguardo di allora, perennemente assente, mi fa tremare un poco il cuore, perché i nostri occhi si volgevano già nella medesima direzione, ma l’orgoglio e le convenzioni sociali impedivano la realizzazione di questo convito nuziale.
Di quel tempo, salvo soltanto il senso dell’amicizia: fratellanza nascosta sotto rivalità, nel caso tuo e di Ayumi o “sudditanza” devota, nel caso mio e di Hijiri.
E poi la scoperta inaspettata di “noi”!
Incontrarsi davanti a una dèa! Che, a sua volta, in virtù dell’amore di anime, genera altri dèi!
Ricordi quel bacio sulla mano dolente?
No, tu non puoi ricordare, ché un’altra vi ha assistito!
Ma rammenti bene il tuo volto costantemente stupito davanti a un affetto che chiedeva solo di essere ricambiato con il tuo cuore
Mentre ti muovi irresistibilmente sopra di me, libera di nuovo del vestito rosa, ripenso al mio primo, disperato abbraccio: un uomo che si stringeva al petto, colpevole!, una ragazzina di sedici anni.
Sì, valeva la pena aspettare, Maya.
Mi fai mancare il respiro e non riesco ancora a crederci.
Quel frutto acerbo è diventato tutto questo.
Una piccola fiamma è divenuta un incendio di proporzioni epiche, il “veleno” della tua passione, piano piano, mi è entrato in circolo.
Dov’è quel dolore lancinante davanti al corpo senza vita di tua madre e la dichiarazione di odio mai domo?
Quel tuo nasconderti dentro un roveto perché non potessi leggerti nel cuore?
Io pur lo facevo e tu lo sapevi. E più lo sapevi, più il tuo odio cresceva.
Tutto è andato.

E sei diventata grande con me.

Il sorriso di pietra di una bambola da ragazzina ha tramutato un muscolo involontario in cuore pulsante. Pulsante per me e attraverso me.
Fino ad oggi eri vissuta come all’interno del grembo del teatro, che ti ha trasmesso i cromosomi della bellezza e della passione vera che solo l’arte conferisce, mentre io vivevo nel mio limbo popolato di corpi senza calore, dove tutto - anche il sentimento - si vende ad un prezzo.
Tu non potevi comprendere il perché di un’esistenza tanto sterile e vile e sognavi già il grande amore, un ragazzo semplice e fresco che ricordava per certi aspetti quel padre che raccontava storie di mondi paralleli.
Stavolta ero io a non capire come potevi anche solo contentarti di una meravigliosa normalità! Non compresi il perché di quella semplice aspirazione, finché un foulard di colore azzurro non ha asciugato i miei capelli bagnati dalla tempesta.
Così ho tolto la giacca griffata e mi sono lasciato alle spalle i fari delle automobili, le luci insistenti della città infernale, quella che non conosce sfumature, ma solo spietato manicheismo.
E mi sono ritrovato qui, dopo anni di disperata assenza, davanti a un camino spento, ma con un calore tale in corpo da poter riscaldare il mondo intero.
E’ questo, l’amore di anime.
Sento che, per quanto io possa vivere ancora, non riuscirò mai a rinunciare alla morbidezza del tuo corpo.
Sento che potrei anche lasciare il mondo adesso: lo farei senza rimpianto alcuno.
Vivere esperienze di pura carnalità mi è servito, alla fine dei conti, per cogliere la differenza tra il sesso fine a sé e la passione vera, quella che tiene unite le anime gemelle.


Voler bene è molto più che amare...
Sapevo che Shiori Takamiya non avrebbe accettato di buon grado la verità dei fatti o, per parafrasare un noto scrittore francese, la “verità dei sogni”.
Lei ha tirato in ballo una pensatrice altoatesina sconosciuta e ha definito l’amore mio e di Maya una “menzogna accattivante”, qualcosa di puramente egoistico, che chiude in un ghetto gli amanti, portandoli a consumarsi in virtù della loro stessa insana passione.
A me non importa nulla della ricchezza dei suoi parametri culturali e la invito a farsene una ragione. Shiori non capirà mai. Nella sua mente, io e la ragazzina siamo due ninfomani repressi, incuranti del mondo e dei costumi della buona società nipponica.
Forse è così, ma non del tutto.
Io, con Maya, potrei anche andare a vivere in una camera d’albergo a Shinjuku, magari sopra un localetto porno con ragazze vestite da conigliette e trans che si offrono generosamente per pochi yen.
Basta poco per essere felici.
Ma non perderò il mio lavoro né Maya smetterà di vivere nel mondo dell’Arcobaleno.
Tutto si sistemerà ed anche Eysuke Hayami, davanti al vero genio, muterà rotta.
Deve essere così, pena la vita!
Shiori si è piazzata in ufficio e non ha molta voglia di andarsene. Sa che, uscendo da quella porta, sarà assai difficile, per lei, rimetterci piede.
A meno che non decida di sposare mio padre!
Il mio senso dell’ironia è diventato spietato, per non dire allucinato.
Lavoro alacremente, come tutti i giorni, con la tazza di caffè sempre fumante accanto, il computer collegato con le multinazionali che bracco da anni, la linea di Hijiri sempre libera.

E’ il giorno della dèa.

Ed io non vedo la mia dèa da quando ci siamo giurati eterno amore, sul vascello delle fate, che le regalerò – penso – quando la porterò davanti al sacerdote (eventuale, possibile tracollo economico permettendo).
Mi perdo nei miei pensieri.
La pelle vellutata, la bocca, i movimenti del corpo.
Sono rapito.
Ma, davanti alla scrivania, siede ancora Shiori Takamiya e vuole che io le spieghi cosa è accaduto e perché è accaduto.
Non mi minaccia, sa bene che non si può “pretendere l’amore”, ma è scossa dalla mia freddezza.
Eppure dovrebbe sapere.
Gli uomini sono fatti così. Quando amano una donna, non vedono altro e, se vedono altro, non amano la loro donna. E tutto quel che non riguarda l’oggetto del desiderio risulta fastidioso, di troppo.
“E’ colpa mia…” dico mentre mi accendo una sigaretta “Mi sono accostato a te in assoluta sincerità, pregando il cielo che la tua bellezza muovesse il mio cuore verso altri lidi. Così non è stato.”
Fumo nicotina, ma cerco disperatamente di non bruciare quel poco di ossigeno che ancora circola in questa stanza.
Mi passo una mano sul collo.
Poi mi viene in mente un’idea e la comunico a Shiori:
“Vieni a vedere lo spettacolo di stasera, credo sia il modo migliore per somatizzare la situazione e riprendere in mano la tua vita. Io credo che, in qualche parte del mondo, la tua anima gemella stia attendendoti.”
“Guardati!” mi rimbrotta lei “Sei completamente soggiogato dalla tua passione. Non sei razionale né lucido.”
La guardo un po’ seccato. Cerca velatamente di ribadire il concetto di poco fa: per lei è solo puro, egoistico sesso!
Preferisco non infierire, ma non posso trattenermi dal dirle che quel che le sembra sporco e inaccettabile avrebbe anche potuto non aver luogo. E, ciò nonostante, il mio affetto per Maya sarebbe rimasto comunque un dato incontrovertibile, una tesi che si fa sintesi senza passare per l’antitesi, un assioma.
Mai e poi mai le avrei fatto mancare il mio devoto sostegno, come Masumi Hayami o come donatore di rose scarlatte.
In fin dei conti, questo è il succo di ciò che mi ha insegnato la sofferenza. L’affetto è ben lungi dall’amore carnale, ben superiore ad esso.
Quanto al mio trasporto per Maya è un’evidenza. E’ assolutamente naturale che io desideri far l’amore con lei e questo desiderio è ciò che fa trascorrere più svelte le lunghe giornate di lavoro.
Shiori si alza dalla poltrona di pelle.
Se ne va chiudendo piano la porta con il garbo di una vera signora.
Tornerà?
Spero di no, ma non devo pensarci, perché urge lavorare e poi correre a casa a prepararsi per lo spettacolo dimostrativo.
Ma ecco che Mitzuki mi chiama per avvertirmi che, senza preavviso, sta venendo su mio padre, accompagnato dal mio vecchio tutore, che, adesso, è il suo uomo di compagnia.
Asakura ha ottant’anni e sembra una maschera del teatro no, coi baffoni e le sopracciglia folte che nascondono due pupille minuscole e indagatrici.
Non gli sono mai stato simpatico. Sarà che ho ereditato i tratti occidentali di mio nonno, la sua altezza imponente, i suoi occhi azzurri, i capelli biondissimi.
Mi è stato dietro fino all’incontro prematrimoniale con Shiori.
Poi, Eysuke lo ha sollevato dal suo impegno con me, riducendolo alla condizione di autista e accompagnatore.
Ed eccoli qui, più beffardi e accigliati che mai: entrano nel mio ufficio senza bussare.
Vedo Mitzuki inchinarsi un poco in segno di saluto: mi lancia uno sguardo preoccupato, mentre chiude l’uscio.
Sembra il rintocco di una campana di Edo.


Continua…
 
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