Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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LauraHeller
view post Posted on 27/5/2010, 18:54 by: LauraHeller
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Spiriti avversi
Se mi avessero detto che, a trent’anni e con una solida carriera alle spalle, mi avessero trattato nel modo indegno di oggi, non ci avrei creduto.
Sapevo, in cuor mio, che Eysuke Hayami è un uomo crudele e malevolo: la sua anima trista è arrivata al punto di rovinare la donna che diceva di amare.
Per non parlare di mia madre e di me – suo figlio – adottato al solo scopo di perpetuare una catena di distruzione tesa a rendere immortale questa famiglia che odio.
Talvolta mi domando come una persona che porta un nome come il mio possa essersi piegato a questa logica gretta e inumana.
Non me lo so spiegare, ma immagino che ciascun individuo abbia una sorta di percorso da seguire e che quel che ho fatto finora, per quanto riprovevole, ha un senso alla luce di ciò che ho ottenuto.
L’amore di Maya!
Non pensavo proprio possibile che questo sentimento potesse trovare realizzazione!
E, adesso, ecco questi due loschi figuri con la maschera incancrenita dall’odio che mi intimano, mi ordinano di compiere il destino da loro tracciato.
Dicono che, senza il sostegno di Hayami, sono un uomo finito, destinato a un rapido declino e, forse, è vero.
Ma mi fa rabbia pensare che ho trascorso l’estate della mia vita dietro questa scrivania senza che minimamente me ne venga riconosciuto il merito.
Ho perduto il sonno, ho distrutto, manipolato, creato dalle ceneri del vecchio qualcosa che, se opportunamente gestito, è destinato a durare per un altro secolo.
Io sono questa Daito Art Productions!
Eppure, ribatte Eysuke, i capitali sono suoi.
Tutto – dal denaro liquido alle azioni, ai gioielli, ai beni immobili di extralusso come ville in Svizzera, in Francia e in America – è a suo nome. E può ancora cambiare le sue ultime volontà, se non sposo Shiori Takamiya.
Asakura sembra un gatto che si morde la coda: mentre mio padre sbraita, aggiunge i suoi commenti sconnessi e, inevitabilmente, finisce per rammentare le mie origini, quelle origini che fanno di me un uomo per tendenza ingrato.
Gli occidentali, dice, non hanno rispetto per gli anziani né credono nel valore degli insegnamenti paterni.
Io sono un occidentale, dunque!
Magari godessi della libertà di pensiero che pare respirarsi al di là gli Urali, dove mio nonno materno è nato.
Sono stanco. Devo andare a prepararmi.
Mi alzo e li lascio a rodersi il fegato. Prima di chiudere la porta alle mie spalle, dico loro di venire allo spettacolo dimostrativo di stasera.
Scappo.
Mitzuki mi sorride porgendomi il loden ed io, per la prima volta in vita mia, la ringrazio di cuore. Mi dice che verrà a teatro quanto prima.
Nei suoi occhi c’è tutta la solidarietà che i più stretti collaboratori della Daito hanno sempre mostrato nei miei riguardi: Coichiro, Mitzuki e Hijiri sono davvero le persone più competenti che abbia mai conosciuto e mi sono cari, carissimi.
Sono saltato in macchina.
Mancano ancora due ore allo spettacolo, ma io, prima di mettermi lo smoking, devo vedere la mia ragazzina.
Non resisto più.
Karato dice che sta egregiamente, ma ho bisogno di sincerarmene di persona.
Mi manca così tanto!
Da quando siamo venuti via dal Vascello delle Fate è una notte senza stelle.
Passo dalla signora Kaibara per ordinare i fiori per il foyer e prendo un mazzo di rose scarlatte “a mio personale uso”.
Compilo il biglietto in macchina con sguardo febbrile e penso che ne hai fatta di strada, piccoletta. Prima c’era solo nebbia ed incertezza , domande senza risposta. Ora è giorno pieno and the world is at your command.
Me compreso.
“Alla ragazzina divenuta donna e, ora, dèa. Da parte del suo devoto ammiratore, Masumi Hayami, con tutto il suo amore”
Ci stiamo giocando il futuro, Maya, ma non sarà mai terribile – per quanto duro – se ci appoggeremo l’uno all’altra.
Arrivo allo Shuttle X e noto che l’auto di Hijiri è già parcheggiata. C’è anche mio padre.
Giungo velocemente davanti al tuo camerino, Maya e sento la tua voce mescolarsi a quelle della Tsukikage e, forse, di Rei.
Busso ed apro la porta.
Devo essere arrossito come un adolescente, perché ciò che vedo va al di là di ciò che si può definire semplicemente “incantevole”.
Il chimono da sposa e i fiori scarlatti fra i lunghi capelli; il trucco delicato che trasfigura un viso ordinario ma davvero intenso.
La signora in nero ha lo sguardo pietrificato. Non si aspettava di vedermi in camerino, men che mai con delle rose di quel colore tra le braccia, e capisco che Maya non le ha detto nulla.
La cosa mi rattrista un po’, ma so che lo stress in previsione dello spettacolo è andato aumentando giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Posso accettarlo, tranquilla.
La signora lascia la stanza con Rei dopo qualche secondo ed io resto solo con la mia ragazzina.
“E così” dico per sdrammatizzare “siamo alla resa dei conti”
Tu mi guardi un po’ triste, cerchi di prendermi per mano, ma io mi allontano.
Non posso baciarti ora, rovinerei il trucco di scena, nonché l’accurata opera di vestizione. Ma non ti nascondo il desiderio che provo solo guardandoti.
“Sarà uno spettacolo lungo e spero tu saprai emozionarmi davvero e, quando stanotte sarai di nuovo mia, placherò finalmente il mio spirito”
Dopo stasera tutto cambierà, Maya, te lo prometto.
Bussano alla porta.
E’ Sakurakoji.
A lui hai detto tutto, vero, Maya? Devi aver detto la verità almeno a lui!
Mi sento in imbarazzo: il suo sguardo mi comunica che nulla sa.
Sento un po’ di rabbia montarmi in corpo perché non io sono fuori luogo, in quel contesto, ma lui.
“Signor Hayami” afferma avanzando verso di me “sono stupìto di vederla qui”
E mi invita a lasciarli, perché desidera restare solo con la sua Akoya!
E’ davvero troppo. Ma non posso rischiare che i due ragazzi si distraggano.
Oggi è la prima de La dèa scarlatta.
Maya viene prima di tutto.
Me ne vado a malincuore, lasciando i fiori bene in evidenza.
Sakurakoji li sta fissando con la coda dell’occhio.


Realtà e Fantasia

Lo spettacolo inizia.
L’atmosfera che si instaura nel grande teatro è subito coinvolgente, degna del genio di Ryuzo Kuronuma.
Quel che vedo con gli occhi è la “porta” che si apre sulla Valle dei Susini.
La bravura degli attori di questo gruppo è tale che, prima ancora dell’apparire di Akoya, tutto è già “fatato”, “irreale”.
Essi creano una suspence evidente, facendo prendere forma piano alla loro maschera di spiriti dormienti.
Folletti bizzarri corrono su e giù per il palco “giocando” con gli elementi della natura.
Uno si arrampica su un traliccio e sposta una stella.
Un altro mette un seme nel fango e, subitaneamente, ne nasce un fiore.
E cantano un inno alla dèa inconsapevole, imprigionata nella dimora più cara, il susino millenario che “dimora” nel cuore della zona proibita agli uomini.
Quando l’attenzione si sposta sulla corte imperiale, l’atmosfera cambia e la natura stessa diventa “meccanica”, come fosse priva di anima: e, allora, lo stalliere si limita a guardare un astro sospirando, mentre il contadino pianta un seme, ma non sa se crescerà o il gelo, come è facile che sia, lo disseccherà.
Il mondo degli spiriti della natura viaggia in parallelo con quello degli uomini ed è ben chiara la differenza.
Sono affascinato da questi continui rimandi e capisco la logica del regista a pelle.
Anche io, fino ad oggi, sono vissuto su due binari paralleli, ma, per grazia degli dèi, mi sono ritratto prima di perdere la cosa più importante.
E poi tu.
Non riesco neppure a distinguere il tuo volto. Non so quasi più chi sei, adesso.
Tremo un poco, perché so che la tua interpretazione mi sconvolgerà ed io sarò solo un estraneo nella zona proibita, mentre lui, Sakurakoji, avrà il diritto di entrarvi in virtù dell’amore di anime!
Il mio pensiero, allora, corre ad Ichiren Oozachi.
Anche lui ha assistito passivamente alle scene d’amore tra la donna del suo cuore e l’interprete di Isshin.
Ma il punto non è il corpo, bensì lo spirito e le parole comunicano molto più di una qualsiasi posa esteriore, se pronunziate con cognizione di causa.
Mi impongo, in virtù di ciò, di vedere Maya e il suo partner con assoluta obiettività: l’amore di anime non si imprime nella carne, che può assumere le forme più varie, ma nello spirito.
E non v’è dubbio che lo spirito di Akoya vuole raggiungere il mio, che sono il suo vero Isshin.
Fingerò, dunque, di essere lassù con te.
Guardami, Maya, la mia anima vola già verso la tua.
Sì, mi hai vista.
Esci dal “susino dell’inconsapevolezza” avvolta in mille veli di colore scarlatto, con gli occhi persi ancora nel vuoto: ma le orecchie sono protese verso il mondo, dove riposa la tua anima gemella, io, che sto chiamandoti!
Ma, per ora, tu non mi ascolti.
Sei la dèa cui non è concesso amare.
E la mia voce è soffocata da milioni di altre voci che implorano gli dèi di ripristinare un contatto col mondo.
Ma gli dèi, gelosi e adirati con l’umanità decaduta, non desiderano tracciare alcun ponte tra il loro regno e quello degli umani.
Sono sopraffatto.
Riuscirai mai ad udirmi, tra tanto clamore?
Riesci.
E mi guardi con una tenerezza che mi stravolge. Il sangue fluisce velocemente delle vene. Sento le tue mani sfiorarmi il viso con infinito trasporto.
Comunque vadano le cose, da oggi in avanti, le nostre anime saranno unite.
Ci siamo uditi: il mio amore umano ed imperfetto è diventato la tua voce e, così, ti sei ridestata dal torpore della dimenticanza in cui il tuo spirito giaceva.
La nostra vita insieme è davanti ai miei occhi.
Ma, se anche provo a dimenticare il mio passato, esso torna sempre, molesto, a visitarmi.
Tu stessa me lo rammenti, anche se non vorresti.
Che ne sarà di noi, dimmelo!?
Avrai la forza di cominciare una vita con me?
Affronterai con me le cattiverie cui, inevitabilmente, andremo incontro?
Sono così maldestro!
Vorrei darti tutto, ma, adesso, non so se potrò offrirti un avvenire degno della meravigliosa donna che sei!
Tu mi ripeti il carme della filosofia buddista sulle anime gemelle ed io odo la tua voce cristallina come fossi in trance.
Sì, né età né aspetto né rango…
Ci siamo incontrati e uniti.
Siamo uno.
Non staremo mai separati.
Sei davvero tu, Maya, che carezzi col tuo viso raggiante il mio petto?
Dèi, lasciate che la ami adesso, in questo istante.
Fate che le nozze di queste due anime tornino ad essere celebrate qui, nel mondo dell’Arcobaleno!
Vedo il pubblico, attorno a me, che pende dalle labbra dei due attori principali.
Sono tornato al mio posto, con rammarico.
Il dramma d’amore tra la dèa e l’uomo è al culmine.
Isshin è pronto a togliere la vita a colei che ama per restituire la purezza e la pace ai suoi simili.
Lo si vede, attorniato dagli spiriti della natura che provano a fermarlo, brandire una scure bifronte.
E’ convinto, per quanto la sua anima si strazi, che l’amore non finisca con la morte e che, in una prossima vita, yin e yang torneranno a cercarsi pazzamente.
E’ calmo, pacato come chi possiede solo granitiche certezze ed io lo invidio molto.


Continua…
 
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