Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

« Older   Newer »
  Share  
LauraHeller
view post Posted on 1/6/2010, 16:44 by: LauraHeller
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grazie, ragazze, questa estate - lo ricordo - posterò cose completamente nuove. Non vedo l'ora finisca la scuola!


L’arcobaleno della menzogna.
Quando il sipario cala, dopo un lungo istante di silenzio, un boato si leva dalla platea.
Cinquemila spettatori in piedi salutano la risorta dèa scarlatta.
Vedo Chigusa Tsukikage ridere e applaudire, mentre le lacrime solcano il suo volto segnato dalla malattia, e Genzo, poco distante, guardare con uguale commozione ora l’anziana attrice ora Maya.
Gli attori, chiamati con fragore alla ribalta, risalgono sul palco tenendosi per mano.
La mia ragazzina e Sakurakoji sono al centro della cordata, mentre Kuronuma, imbarazzatissimo, se ne sta davanti al tendone, senza riuscire a muoversi. Si è tolto le lenti scure più volte ed è facile dedurre che anch’egli sia preda dell’emozione.
E poi vedo quel che non avrei voluto mai vedere.
Sakurakoji la sta baciando sulla bocca.
Davanti ai miei occhi, le sta cingendo la vita e la sta baciando.
Perché ella non si muove?
Perché sembra ricambiare quel per nulla casto bacio?
Mi alzo dalla poltrona incollerito come non mai, mentre immagino lo scherno di Shiori, di mio padre, di Asakura…
Maya, dov’è il tuo cuore, in questo momento?
Ho sempre lottato perché tu vivessi nel tuo mondo dell’Arcobaleno, ho sempre saputo che non ne facevo direttamente parte, ma sono io l’uomo che ami.
Io, la tua anima gemella!
Finalmente Sakurakoji si stacca da te e, mentre si allenta la sciarpa che gli copre il collo, palesa il suo pendente a forma di delfino.
Guardo bene e vedo che anche tu ne indossi uno uguale!


Il divino mercato.
Sono preso dal panico, mentre vedo che i tuoi occhi non cercano più i miei.
Mi giro verso Hijiri e Mitzuki e constato che sono tesi quanto me, la medesima domanda dipinta sui loro volti sconcertati.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo sale sul palcoscenico per congratularsi con il cast e, porgendoti il microfono, ti chiede di dire qualcosa sullo spettacolo appena concluso.
Vedo che, con insolita sicurezza, prendi lo strumento in mano e parli del duro periodo di prova, dei tuoi compagni e del regista che – più di ogni altro – ha saputo sedare la tua proverbiale tendenza all’anarchia; poi accenni ad Ayumi che reciterà dopo di te e torni a sorridere a Sakurakoji.
Le mie dita graffiano i braccioli della poltrona.
Non eri tu, nel camerino, che ti stringevi a me e, a fatica, reprimevi l’istinto di amarmi subito?
Non hai, poc’anzi, recitato i dialoghi d’amore della dèa con me, il tuo Isshin?
Ho “visto” con chiarezza, ho sentito il tuo tocco.
Cosa può essere successo di tanto sconvolgente, durante questo spettacolo, da indurti a dimenticare la mia esistenza?
Cerco come un disperato di andare dietro le quinte, ma i giornalisti si affollano intorno a me e mi chiedono come ho fatto a far capitolare la signora Tsukikage riguardo ai diritti di rappresentazione.
Guardo i miei interlocutori stupefatto e rispondo in assoluta sincerità che nulla so, in proposito, anche perché deve ancora recitare Ayumi e la vecchia attrice non ha mai detto di voler collaborare con la Daito Art Productions, sebbene io lo auspichi.
Si leva un mormorio incredulo.
Inizio a capire piano e più capisco più il mio pallore diventa evidente.
Chigusa Tsukikage si avvicina a me, reggendosi a Genzo.
“E’ stata una sgradita sorpresa, signor Masumi” mi dice “apprendere che i suoi tentacoli sono arrivati fino all’Associazione Nazionale per lo Spettacolo. Ho appreso, nel corso dell’intervallo, che lo Shuttle X è ufficialmente di proprietà della Daito. E’ riuscito a gettare la sua ombra su La dèa scarlatta. La sua scaltrezza ha quasi del genio!”
Si stacca da Genzo.
“Non posso permettere che l’anima di Oozachi sia offesa ancora dalla sua malefica famiglia” sibila e mi guarda come se volesse uccidermi.
E’ inutile tergiversare o provare a giustificare.
Anche se nulla ho fatto di ciò che mi viene mosso in accusa.
Ho dato dei consigli al Presidente solo riguardo alle audizioni per il cast e tutto ciò per non nuocere a Maya.
Mai avrei pensato che mio padre, dietro le quinte, tramasse per impadronirsi dell’intera area in cui sorge il teatro.
Mi spiego perché l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo ha, in un brevissimo lasso di tempo, creato non soltanto diversi teatri, ma anche la biblioteca, un cinema multisala, sale di registrazione per musicisti e doppiatori, il museo naturale, l’orto botanico e l’immancabile centro commerciale.
E tutto questo senza l’intervento diretto dello Stato.
Mentre io mi occupavo di Maya e concretizzavo la mia storia con lei, Eysuke, libero dal mio controllo, ha fatto terra bruciata intorno a Chigusa Tsukikage, mettendola di fronte al fatto compiuto.
E’ riuscito ancora a fare de La dèa scarlatta il fulcro di un enorme business. Quello che Oozachi e la vecchia attrice non avrebbero mai voluto.
Questo copione parlava “delle” loro anime e parlava “alle” anime alla ricerca dell’amore vero. Capisco solo ora perché non desideravano che lo spettacolo venisse replicato ad oltranza: non volevano mercificarlo.
Questa, dunque, è la vendetta di Eysuke Hayami?
Aveva già capito, prima che Maya mi svelasse i suoi sentimenti, che io nutrivo per lei un feroce trasporto, così simile a quello che aveva provato lui stesso nei confronti della Tsukikage in gioventù?
Così mi priva del mio amore, del mio soffio vitale, del sogno di una vita felice al fianco di colei che amo?
Ma non vincerà.
Spiegherò a Maya ogni cosa e lei crederà a me.
Mentre mi muovo ancora incerto a causa dell’assiepamento dei giornalisti, vedo la signora in nero tornare a sedere.
Tutti tacciono al segnale che annuncia l’inizio del secondo spettacolo.
Le luci si spengono.



"Sono una artista e vivo di maschere”
(la maschera dei sentimenti celati)

La messa in scena di Onodera si apre con il coro degli spiriti celesti seduti intorno al susino scarlatto.
Una parte di essi invoca la parousia della divinità; gli altri, invece, adirati con gli uomini, invitano al silenzio perché lo spirito della dèa madre resti celato.
Mentre le creature ultraterrene guerreggiano tra loro, io, seduto al mio posto come un pupazzo inanimato, sento ogni membro del mio corpo diventare gelido, sempre di più.
Non posso non pensare a Maya, devo vederla, spiegarle che io non sono coinvolto nei traffici di mio padre.
Corro nei camerini, dove sono certo di trovarla.
Quando busso, ho il fiato mozzato dalla corsa e, parimenti, dalla paura.
Mi invita ad entrare, il suo tono di voce appare tranquillo.
Io cerco subito di abbracciarla, ma ella si ritrae.
Io cerco di spiegarle, ma ella dice di dover andare ad assistere allo spettacolo di Ayumi.
Con ancora indosso il kimono, si scioglie i capelli e si avvia alla porta.
Allora le urlo che non c’entro nulla con l’affare dello Shuttle X.
Si gira verso di me e, con occhi freddi come il ghiaccio, pronuncia la sua sentenza.
“Anche venire a cercarmi sul Vascello delle Fate faceva parte del complotto, è così?” mi chiede.
Io nego categoricamente cercando di prenderle una mano.
“Il gruppo Chuo, della famiglia Takamiya, chiamato in causa dalla Daito per acquisire i capitali necessari per la riabilitazione e commercializzazione di un’area di proporzioni gigantesche, è stato determinante”
Racconta fra le lacrime che qualcuno, all’intervallo, le ha recapitato dei fiori e l’invito alle nozze, che, da calendario, dovrebbero aver luogo domani.
Resto senza fiato e mi ricordo di Shiori, che mi dice di non volere annullare la cerimonia perché è certa del fatto che io tornerò da lei!
Mi porto una mano alla testa.
Sono stato un cieco!
L’amore per Maya mi ha annebbiato la mente.
Il “nemico” stesso mi dava continui segnali ed io non ne ho colto neppure uno.
Tutto preso dal piacere del possesso, ho aperto un varco fatale, facendo sì che questa gente di poco valore entrasse nella zona proibita, dove dimorano gli dèi.
“Pur tuttavia” mi dice alla fine Maya “devo in ogni caso ringraziarla perché la sua menzogna mi ha consentito di recitare come se davvero sapessi cosa significa amore di anime. La passione con cui mi ha amata, signor Hayami, è stata fondamentale a che io comprendessi in pieno il trasporto di Isshin”
Sta cercando di dirmi che anche quella notte è stata solo un modo per poter entrare nel ruolo di Akoya o cerca di mentire a se stessa?
Si può fingere fino al punto di farmi credere persino oggi, a sipario alzato, che il nostro amore è realtà (quando, invece, è menzogna)?
Il suo sguardo si sposta sulle rose scarlatte che le ho portato prima dello spettacolo.
Le guardo anche io.
“Non possono appassire, non devono!” penso tra me e me.
Intravedo, però, nel pieno della loro bellezza, la decadenza che attende qualsiasi creatura vegetale resti priva di terra e d’acqua.
“Maya” urlo “io ti amo!”
“Se me lo avesse detto prima” risponde chiudendosi la porta alle spalle “forse le avrei creduto. Ma può essere lieto del fatto che il suo supporto è stato fondamentale per la buona riuscita del dramma”


La dea nelle tenebre.
Sento un applauso fragoroso provenire dal teatro.
Ha attraversato il foyer, i corridoi, i magazzini ed è giunto nitido alle mie orecchie.
Sono rimasto immobile, dentro il camerino, gli occhi fissi sulle rose.
Sono trascorse due ore.
Stancamente, mi avvio verso il palcoscenico e sebbene, di primo acchito, l’impulso sia quello di fuggire, decido di restare per godermi almeno il trionfo di colei che amo.
E penso, nel frattempo, che non tracanno brandy e doppi whisky da un secolo.
Ne ho voglia.
Credo che berrò tutta la notte e che trascorrerò la mattinata di domani a vomitare l’anima ferita.
Hijiri, stavolta, non verrà a salvarmi, ché sarò abile a celarmi.
Quando mi avvicino al tendone rosso per ascoltare il responso della dark lady del teatro giapponese, mano a mano che il discorso si dipana e i mormorii scemano, un tenue sorriso prende forma sulla mia maschera disperata.
Non ho perso del tutto, alla fin fine.
E Chigusa Tsukikage ha avuto l’ultima parola.
Sta bruciando il testamento di Oozachi nel braciere utilizzato da Ayumi quando, nella parte della dèa, profetizzava per gli uomini.
“E’ finita” dice “ora La dèa scarlatta non esiste più. Nessuno avrà i diritti di rappresentazione e a queste due grandi attrici resta semplicemente l’onore di aver fatto rivivere lo spirito del mio Ichiren sul palco!”
Sorride soddisfatta, Chigusa Tsukikage, e alza le mani di entrambe le sue allieve.
“Tuttavia” dice “ho il dovere di encomiare in particolare una delle mie ragazze, colei che, sei anni fa, mi ha regalato la tangibile speranza di potere, un giorno, rivedere me stessa nei panni di Akoya”
Fa il tuo nome, Maya, ed io, inevitabilmente, sorrido e faccio partire un applauso.
Ti giri verso di me, ma la gioia di rivedere i tuoi occhi tuffarsi nei miei dura poco.
Cosa vuole dire, la signora in nero?
Che tu che hai saputo magistralmente interpretare il dramma di Oozachi, sei l’erede della sua vita, dell’anima di Chigusa Tsukikage?
E con essi erediterai e perpetuerai anche l’odio per la Daito e per i suoi proprietari?
Ti sentirai legittimata, tu che non appartieni a nessuno e ora disconosci la tua anima gemella, a tuffarti tra le braccia di centinaia di altri uomini? Così come ha fatto lei?
Non posso neppure pensarlo!


Il ritorno del Generale Millepiedi.
Sono le due passate quando il teatro si svuota del tutto.
Tutti se ne sono andati, ma io ti sto aspettando, ragazzina.
Per avere il coraggio di star qui ho fatto fuori una bottiglia di scotch.
Ed ecco che esci, nel tuo semplice cappotto, stretta a Sakurakoji.
Mi si annebbia la vista, ma non tardo neppure di un secondo e scendo dall’auto.
“Vattene” intimo al ragazzo senza neppure guardarlo.
L’attore si frappone tra me e Maya.
“Non ha il diritto” dice “di ordinarmi alcunché”
Sentitelo, il grande interprete, il sublime Isshin, il finto Isshin!
“Sei solo una squallida copia” sibilo mentre mi avvicino talmente tanto a Maya da farle ombra.
Sakurakoji prova a spingermi contro il muro, ma io riesco a restare in equilibrio.
“Vattene!” ripeto “non voglio vedere un uomo strisciare sulla strada né desidero fare di te il mio lustrascarpe”
Parte un pugno. Lo fermo a mezz’aria.
Sono io il più forte!
Sono io il più forte!
Lo strattono e il ragazzo cade.
Prendo Maya e la carico in macchina.
Lei sbraita di non volermi neppure vedere, ma io non sento nulla.
Ho ottenuto quel che volevo.
I fumi dell’alcool mi procurano una irrazionale euforia, mentre, dallo specchietto retrovisore, vedo Sakurakoji rialzarsi e guardare verso di noi.
“Che cosa ha intenzione di fare, signor Hayami?” mi chiedi mentre lacrime di rabbia ti solcano il viso.
“Signor Hayami?” ripeto “non era così che mi chiamavi quando gemevi tra le mie braccia! La tua genialità si ferma alle porte del tuo mondo di carta. Fuori di esso sei solo una ottusa che nega l’evidenza!”
Affondi le tue unghie sulla mano che impugna il cambio.
“Io la odio!” urli.
Fermo l’auto sul ciglio della strada panoramica.
“No!” ribatto “ sono io ad odiare te. Tu hai distrutto la mia dignità di uomo! Guardami! Ubriaco, costretto a rapirti e tutto questo perché ti rifiuti di ascoltarmi!”
Cerchi di picchiarmi, ma le mie mani ti bloccano prontamente.
Cosa stai cercando di fare?
Non sono stato io, Maya, non ho mai tramato contro di te!
Le mie labbra cercano le tue e se ne appropriano, finalmente.
Ma tu mi mordi come una bestia rabbiosa ed io, d’istinto, mi tiro indietro.
“Non sarò mai più sua!” urli “e sarà lei stesso a non cercarmi più, sapendo che, stasera, sono stata con Sakurakoji”
Divento una furia scatenata.
Le mie mani ti imprigionano per le spalle.
Ti scrollo così forte da farti battere i denti, mentre il dolore che la stretta ti procura è esternato da rantoli a malapena soffocati.
Ti lascio andare e sbatto la testa contro lo sterzo.
“Non è vero!” grido.
E piango con te.


Ricomincio da me (?)
Ancora oggi, a distanza relativa di tempo, torno a chiedermi che cosa ho vissuto realmente.
Se l’arte sia così potente da creare figure non realistiche ma reali davvero.
Se gli dèi – ammesso esistano – si prendano giuoco degli uomini consentendo loro di provare sentimenti estremi e, subito dopo, facendoli precipitare nel baratro della disperazione.
Mi sento Amleto: la maledizione degli uomini è che essi dimenticano.
Maya mi ha dimenticato.
E’ bastato che giungesse una notizia e, in un lasso di tempo infimo, dimentica del buon senso e dell’amore che le ho dimostrato, ha cercato le braccia di un altro.
La rabbia e l’odio sono stati così forti da indurla a cancellare per sempre l’odore della pelle che le avevo lasciato addosso.
Non le appartengo più.
Mi sembra di non avere più cognizione della parte sensibile di me. Eppure le mie mani hanno perso la fermezza di un tempo e, se sfoglio una rivista in cui compare una sua foto o si parla de La dèa scarlatta, inizio a tremare.
Hijiri mi ha consigliato di fare un viaggio in Europa ed io ho subito preso in considerazione l’idea. Da tanto desideravo far visita ai miei parenti e non mettevo piede nel Regno Unito dai tempi del master in economia.
Sembra passato un secolo e, in realtà, sono sette anni soltanto.
Ed ora sono qui, nel terrazzo di una villa incantevole vicino ad Hide Park.
Il tempo è clemente, nonostante le bizze tipiche del clima continentale.
Quando non sono in Borsa, passo il mio tempo a leggere e a programmare i prossimi impegni di lavoro.
Tornerò in Giappone, ma non so di preciso quando.
Mitzuki mi tiene costantemente informato sulle condizioni di mio padre, che, a causa di un ictus, è costretto ad una terapia riabilitativa per riacquisire almeno l’uso della mano destra.
Con questa scusa, mi sono definitivamente buttato alle spalle il matrimonio con Shiori Takamiya. Ho retto il penoso gioco fino a che non mi sono assicurato lo Shuttle X e le imprese commerciali per le quali Eysuke aveva chiesto aiuto all’imperatore dell’alta finanza.
Oggi, la mia faccia campeggia sulla copertina del Times e sono io il “nuovo imperatore”.
Guardo le dolci colline immerse nel sole di primavera, mentre, con la coda dell’occhio, mi accorgo che sta appressandosi una figura di giovane donna. Fingo di non accorgermene finché non mi è prossima.
Appena arriva a portata di mano, la spingo dolcemente verso di me.
Si siede sulle mie gambe e mi abbraccia.
La bacio con trasporto.
Ci stacchiamo con sommo dispiacere a causa dello squillo continuo del telefono.
Mentre rispondo, dico a Liz – credo che si chiami così – di aspettarmi in camera da letto.
Mi si ferma il cuore, quando, per la prima volta dopo mesi, torno a sentire Hijiri che parla di te, ragazzina.
“Signor Masumi” mi dice “sono a Londra per lavoro. E, per puro caso, sono venuto a sapere che Maya stasera reciterà l’Amleto, nel teatro di Bloomsbury, alla periferia ovest della capitale”
Karato dice che, pur essendo un piccolo edificio, quel teatro gode di enorme prestigio: sorge in uno dei quartieri intellettuali più in vista d’Inghilterra e la compagnia che vi recita è eccellente.
Mi accendo una sigaretta, mentre mormoro che la cosa non mi riguarda.
Hijiri non commenta.
Riattacco e raggiungo Liz.
Oggi è davvero una splendida giornata.


Cuore ed immagine.
Sapevo che, prima o poi, ti avrei rivista.
Questa è la prova del nove, quella che, definitivamente, mi comunicherà se ho dimenticato o no.
Certo, è già tanto che io sia riuscito a mettere le mani addosso ad un’altra donna: che l’abbia fatto per rabbia o per gioco non importa.
Le ragazze occidentali sono molto più disinibite delle giapponesi.
Sbandierano sentimenti d’amore eterno e vivono, nel contempo, con grande leggerezza. Non di rado, nel corso della vita, vantano tre, quattro grandi amori.
Un po’ invidio questa voglia perenne di ricominciare: sancisce la differenza tra me, che sono occidentale solo d’aspetto, e un qualsiasi giovane di questo lato di pianeta.
Ho passato le pene dell’inferno per dimenticarti.
Ho cercato di perdonarti, persino, ma, poi il pensiero che tu ti fossi data a un altro per il puro piacere di uccidermi mi ha esacerbato al punto di non desiderare alcun altro approccio.
Me ne sono andato e non me ne pento.
E stasera torno a vederti sul palcoscenico per convincere me (e te, se ti ricorderai ancora chi sono) che il mio cuore è cambiato e posso anche assistere ad una tua rappresentazione con buona disposizione di spirito.
Il teatro è gremito.
Nel foyer campeggia il manifesto col volto più talentuoso del Giappone.
Qui non è abitudine inviare composizioni floreali: il culto dell’immagine ha la meglio sui profumi e sulla discrezione.
Constato che sei diventata ancora più donna.
Tuttavia, sembri assente.
Non hai l’aria tormentata di chi ingoia a fatica, ma sei preda di pensieri nascosti.
Magari, questo è il tuo modo originale di vedere Ofelia, ma sento che c’è dell’altro.
Andiamo, Masumi, non vorrai ricominciare con la storia della telepatia!
Non esistono le anime gemelle.
Lei non è l’altra metà della tua anima!
No, non una che tradisce il patto d’amore!
Non una che promette di non separarsi mai da te e ti molla un calcio in culo appena le sussurrano che potresti – il condizionale è d’obbligo! – essere coinvolto in un losco affare ai danni della sua preziosa insegnante!
Che sciocca sei, Maya!
Sei così piccola e banale e immatura!
Vivere una vita dura e la carriera irta di ostacoli non ti hanno insegnato nulla.
Io ti amavo davvero.


Ofelia.
Finalmente il sipario si alza.
Mi ricordo che, dopo Le due Regine, ti proposero la messa in scena di questo spettacolo, che poi rifiutasti per vestire i panni della ragazza lupo. E’ passato tanto tempo da allora.
Come ti muoverai?
Che tono di voce userai?
Sorrido al pensiero che non sarà facile per te recitare in lingua inglese.
Sei sempre stata una studentessa mediocre. Solo la recitazione è riuscita a sgrezzarti un poco.
Già, quel mondo dell’arcobaleno che tutto trasfigura ti ha salvato da una vita inutile.
Siine grata agli dèi, ragazzina, ché non a tutti è concesso.
Finalmente entri in scena, raggiante per quell’amore che vagheggi e che potrebbe fare di te la regina di un cuore (infinitamente più importante di qualsiasi ricchezza o regno!).
Sei candida e pura come i fiori che attorcigli in semplici corone ed io credo che neppure ne La dèa scarlatta ti ho mai vista così bella.
Sei davvero tu?
I dubbi di prima sono solo un tenue ricordo.
Neppure la difficoltà della lingua ti impedisce di rendere al meglio questa Ofelia così intrigante, con gli occhi a mandorla e il corpo spigoloso della perenne adolescente che sei.
Sento la bocca dello stomaco chiudersi in una morsa.
Man mano che il dramma procede, sono sempre più preso dalla tua interpretazione.
La morte del padre di Ofelia dà una brusca scrollata alla tenera atmosfera di prima.
Sembra che tu stia danzando su un precipizio, tra la luce e l’ombra, tra l’amore e l’odio: sembri un’anima bella imprigionata nella maschera della pena che si finge follia.
Sei meravigliosa, mentre, con la camicia da notte aperta sui seni e le lunghe chiome sciolte, ti approssimi al fiume che ti priverà della vita e intoni i carmi dell’amore offeso.
Ho il cuore che mi batte furiosamente.
E penso che non mi spiacerebbe saperti tanto infelice a causa mia.
Quando esci di scena, il silenzio in platea è surreale.
Gli spettatori sono col fiato sospeso e, nonostante, l’alto livello del cast, sembra che, nel suo epilogo, allo spettacolo manchi qualcosa.
Sei una stage storm, Maya!
Sbrigati a tornare dal tuo regista pazzo, l’unico che possa metterti al riparo dai pericoli che tu stessa, inconsapevolmente, produci.
Eppure, mi è sempre piaciuto vederti così, protagonista assoluta e dèa del palco.
Il tuo genio è tale che da sola riusciresti a mettere in piedi un teatro e portare in scena copioni di qualsiasi tipo.
Questo significa possedere mille maschere.
Quando gli attori vengono chiamati alla ribalta, fingo di alzarmi in piedi per applaudire, ma rapidamente vado verso l’uscita, incapace di vedere ancora il tuo viso, le tue movenze, tutto quello che, pur nella sua semplicità, riesce ancora a togliermi il fiato.
Devo andarmene.
Mi accendo una sigaretta, facendo scattare l’accendino tre o quattro volte.
Davanti al teatro c’è un negozio di fiori e, in vetrina, noto subito delle rose scarlatte.
Entro e ne compro due dozzine più una.
Sono indeciso se rientrare o mandare qualcuno per consegnartele.
Cosa diavolo mi sta succedendo?
Non posso comportarmi così.
Non posso negare che nulla sia accaduto!
Ho trascorso mesi nel tentativo di curarmi queste ferite così profonde, eppure, il desiderio che ho di te è ancora così forte che non riesco a trattenermi.
Resto con il mazzo di fiori nella mano destra, bassa e inerte per via del peso non indifferente e dell’incertezza.
Decido di buttarlo via.


continua...
 
Top
203 replies since 20/4/2010, 16:11   15493 views
  Share