Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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LauraHeller
view post Posted on 5/1/2014, 15:12 by: LauraHeller
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, tesoro, spero ti sia gradito anche l'ultimo punto di vista che sto dispiegando, quello della dèa scarlatta, di Isshin...! Ma, anche se fino ad oggi non li hai visti, ci sono Masumi e Maya. Il primo fa il suo ingresso proprio in questo capitolo. Un abbraccio e grazie di seguirmi sempre.

Capitolo quarto



Masumi Hayami depose il copione del capolavoro scomparso sul comodino di fianco al letto che l’ospitava.
Con l’altra mano, recuperò dal davanzale dietro di lui la sigaretta rimasta accesa, ma constatò subito che si trattava, ormai, di un mozzicone arso sino al filtro.
“Proprio bravo, Ichiren Oozachi…” masticò amaro “Hai creato una bel miscuglio di fandonie. L’unico personaggio credibile che ti eri preoccupato di creare lo hai reso pian piano un pusillanime succube di sentimenti e fantasie stereotipate. Isshin rappresenta la verità, ma solo perché crede in ciò che la stragrande maggioranza degli uomini crede. E, poi, se fossi stato minimamente convinto di quanto hai messo in bocca allo scultore, non ti saresti mai tolto la vita.”


“Perché gli uomini si combattono?” chiese Akoya guardando la natura circostante come fosse ispirata da ciò quanto colpiva i suoi occhi.
Si sganciò dallo scultore, concentrandosi sui primi colori di cui il sole nascente tingeva il cielo. Il pianeta Venere, luminosissimo, ne precedeva il sorgere.
Credeva che Isshin dormisse, ma non era così: il suo cuore in tumulto per quella notte di baci e tenerezze lo avevano come trasportato in una dimensione parallela, di certo <beata>.
Ella strinse la sua mano, costringendolo ad aprire gli occhi.
“Akoya può dirsi perduta, dopo questo gesto avventato?” chiese divertita.
Lo scultore, invero, era serissimo:
“Se è questo che ti preoccupa, chiederò subito la tua mano al capo del villaggio…”
La giovane scosse il capo.
“Pensi che me ne importi?” fece di rimando “Cosa pensi, mio caro, del matrimonio? Ci sono alcune culture, al mondo, in cui per ritenersi sposati basta giacere insieme una notte. Lo sapevi questo?”
“Sarà una cultura più evoluta della nostra…” ridacchiò Isshin mettendosi a sedere.
“Anche gli animali si uniscono,” proseguì la giovane “ma nessuno si sogna di dire che quell’amplesso sia sbagliato.”
“Gli uomini amano costruire gabbia e schemi per evitare che l’anarchia prenda campo.” Sospirò Isshin “Cosa sarebbe se, domani, me ne andassi liberamente con un’altra? E se tu facessi altrimenti? Sarebbe il caos, non credi? I sentimenti sarebbero sviliti, ridotti al nulla. Ed io penso che, ad oggi, il vero amore, la vera amicizia e devozione, siano le uniche cose che nobilitino la nostra specie.”
“Stai tornando a ribadire che l’uomo ha natura malvagia.” Mugugnò la giovane accarezzandogli il viso chiaro “Ma non riuscirai a convincermi.”
“Tu riesci ad essere materna persino con tua nonna.” Sospirò Isshin poco convinto “Tutto è bene, tutto è buono, tutto è meraviglia. Eppure, poc’anzi, ti sei chiesta perché gli uomini si combattono.”
Akoya rimase stupita dal suo dire: era convinta di non essere stata udita.
“Ma davvero” tornò a chiedergli “dopo quanto vissuto con me, troveresti normale rivolgere il tuo cuore ad un’altra?”
Egli la strinse a sé con impeto, costringendola a ricadere sul giaciglio:
“Ma stai scherzando? Dopo avere conosciuto te, che sei il mio primo amore, pensi che me ne andrei in giro a cercare altro? E cosa c’è di meglio, per me, a parte Akoya.”
Ella sorrise deliziata:
“Se gli uomini e le donne vanno in cerca, si sposano e si lasciano, è perché non si sono congiunti realmente con l’altra metà del proprio sé. I disegni degli dèi sono tanti e tutti imperscrutabili. Ancor più grandi del pianeta che ci ospita.”
“Se, per ipotesi, l’anima gemella di tua nonna vivesse di là del mondo, ecco spiegato il perché della sua acidità.”
Risero entrambi di cuore.
“Forse, non hai torto, amor mio.” Sottoscrisse Akoya “Deve essere terribile vivere senza qualcuno che non si ama completamente. Sentirsi…a metà. Io non ho paura di nulla perché ti ho conosciuto, caro. Non mi importa se, domani, mi cacceranno via perché so che ti sarò accanto, in qualche modo. E tu sarai al mio fianco, è così?”
“Non potrei più lasciarti.” Disse il giovane scultore.
Ella annuì:
“L’individuo, in origine, era <uno>. E l’unità generava perfezione. Quando gli dèi crearono il mondo dal Caos, disposero che le creature popolassero la terra in quantità, ma non concessero loro la perfezione dell’uno perché già leggevano nel loro futuro il peccato di tracotanza di cui si sarebbero macchiati…”
Isshin ridacchiò amaro:
“Non so da chi tu abbia…saputo questa verità, ma mi pare qualcosa di spaventoso. Se così fosse, ogni individuo sarebbe condannato a non vivere il vero amore. Se l’altra metà dell’anima dovesse dimorare dall’altra parte del globo, nessuna felicità per l’uomo che resta solo.”
“L’amore vero è un premio.” Disse ispirata Akoya “Sovente, si trova racchiuso in un cespuglio di rovi taglienti, che fanno male, feriscono inesorabilmente, ma colui che godesse di quel sentimento anche per un solo istante nella vita, comprenderebbe in un soffio per quale motivo è nato.”
“Non lo so, Akoya.” Mormorò titubante il giovane “Sto male al solo pensiero di dovermi, un giorno, allontanare da te. Che cosa può mai significare questo?”
Ella gli accarezzò teneramente la guancia:
“Significa che siamo le due parti dello stesso uno. Siamo vissuti in simbiosi, nel pensiero degli dèi e, oggi, viviamo separati in due corpi mortali, come i due bracci di un medesimo fiume, come gli angoli di una figura geometrica…”
Si incupì un istante.
“Ormai, non mi è più possibile vivere separata da te.” Concluse accoccolandosi di nuovo al suo petto. Isshin l’accolse con tenerezza: non riusciva, però, a sentirsi sereno. Percepiva, per quanto le sue parole trasudassero saggezza, ogni suo turbamento, ogni sua inquietudine.
Sicuramente, il loro amore nato da semplici gesti e semplici conversazioni nascondeva radici forti: era quasi impossibile, per lo scultore, pensarsi senza Akoya e un sentimento del genere non poteva essere nato dall’oggi al domani.
“Dimmi, amor mio,” le sussurrò all’orecchio “pensi allora che, nell’altra mia vita, io e te fossimo congiunti?”
“Come adesso.” Rispose senza indugio la ragazza.

La lettura di Masumi fu distolta dal bussare delicato alla porta.
Senza troppa convinzione, egli ordinò che venissero avanti.
Non era né un inserviente né il direttore dell’albergo, bensì la sua solerte segretaria.
“E’ successo qualcosa?” chiese subito il Presidente della Daito Art Productions.
“A parte suo padre che, nel corso della mattinata, mi ha chiamato circa sessanta volte, è tutto nella norma.” L’informò Mitzuki sedendosi sulla poltroncina e accavallando le gambe in modo professionale.
Gli sciorinò il programma del pomeriggio, che Masumi udì appena.
Non era quanto gli interessava.
“Inoltre,” disse finalmente la donna “ho preso contatto con quello specialista di cui mi ha chiesto.”
Tirò fuori dalla cartelletta molte carte e prese ad esporle con cipiglio serio:
“La signorina Shiori soffre di una sindrome isterica. In questo, aveva visto giusto. Questa sindrome la porta ad un attaccamento possessivo verso chi le sta intorno.”
Disse altre cose che Masumi, sostanzialmente, conosceva per averne a lungo cercato spiegazioni sul web.
“La compulsione, tipica della malattia di cui ella soffre, è esercitata tanto nei riguardi della sua persona, di cui non sopporta la <limitatezza> quanto nei confronti delle persone che …toccano il suo cuore. Il primo problema è imputabile all’educazione ricevuta. Shiori non conosce la sconfitta: le è sempre stato accordato tutto. Finché è vissuta nella bambagia, lontana dai turbamenti amorosi, ciò che…era in lei non ha avuto modo di manifestarsi. Per ventotto anni, è praticamente rimasta chiusa in serra. Ha una passione per i fiori, che le ha sempre dato soddisfazioni perché vi è portata o perché è stata aiutata dai giardinieri di casa Takamiya…”
“Stai cercando di giustificarmi, Mitzuki?” chiese Masumi vuotando un bicchiere di brandy.
“Sto dicendo” puntualizzò la segretaria un poco infastidita “che è assurdo che si faccia carico di un problema non suo. Se anche fosse sua, la colpa di quanto sta accadendo, nessuno pretende che lei rinunci alla sua felicità.”
Hayami arcuò le labbra.
“Tu e un tale che lavora per me sareste una coppia perfetta.” Ridacchiò.
“Sicuramente, se parla come me, è una persona sensata.”
Il giovane Presidente si levò in piedi, le braccia conserte:
“Perché pensi che me ne sia andato di casa?”
Ella lo fissò tagliente.
“Non ne sono del tutto convinta.” Disse “Non credo che abbia rinunciato al suo istinto autolesionista, signor Masumi. Nascere con questa indole non le giova e non le consente di godere di quel sano egoismo che una qualsiasi persona comune appellerebbe <istinto di sopravvivenza>.”
Hayami si rivolse a lei altrettanto serio.
“La settimana scorsa, quel dipendente di cui ti parlavo ha <attentato> alla mia vita.” Raccontò “Non fisicamente, ma sotto il profilo psicologico. Lì ho compreso che il mio equilibrio è fragile tanto quanto quello di Shiori. Specie in riferimento agli affari della Ditta M.”
“Lasci che le dica quanto non sopporti questo suo <tingere> di commerciale ogni cosa che conti.” Masticò Mitzuki.
“Io sono quel che sono.” Rise Hayami accendendosi una sigaretta “Francamente, la Ditta M resterà tale per sempre. Devo proteggerla come investimento. Dietro ogni investimento, ci sono persone che lavorano, vite che, grazie al lavoro, diventano degne d’essere vissute.”
“Un imprenditore che cita, senza volerlo, Marx. È straordinario.” Fece a sua volta la segretaria.
“E’ tutto <straordinario>.” La corresse il giovane figlio di Eysuke “Il mondo intorno a me ha preso forma nel momento in cui ho scoperto di amare. Io non so dire perché quella ragazza abbia destato in me qualcosa di così forte: è un po’ quello che è stato per Isshin, in fondo. Non sapeva nulla di Akoya e già l’amava.”
“Il mistero delle anime gemelle.” Gli fece eco Mitzuki “Masumi-san, una volta mi ha chiesto se due persone che non si sono mai viste possono innamorarsi.”
“Sembra passato un secolo.”
“La risposta non è mutata. Credo che Oozachi sensei abbia visto giusto. L’amore di anime è qualcosa che chiama da lontano. Quando le due parti della stessa anima si incontrano, è impossibile che esse vivano separate. Farlo sarebbe follia.”
“Non posso credere che a parlare sia tu.” Rise di nuovo l’altro “Una donna pragmatica, piena di sano raziocinio!”
“E’ proprio perché sono concreta che le parlo in questo modo. Lei è, esattamente come quella ragazza, un investimento prezioso. Non voglio perderla e perdere, a mia volta, ciò che ho conquistato.” Chiosò pedantemente Mitzuki.
Masumi le sorrise grato, gli occhi socchiusi di chi è soddisfatto della risposta ricevuta.


CONTINUA!...

 
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