Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

« Older   Newer »
  Share  
LauraHeller
view post Posted on 9/1/2014, 15:08 by: LauraHeller
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capitolo ottavo



Sakurakoji contemplava ancora, scioccato, l’immagine di Shiori Takamiya, che, seduta su una poltrona a rotelle, faceva a pezzi l’ennesimo bouquet di rose scarlatte.
Il suo viso pareva trasfigurato, come assente.
"Che cosa è successo?" domandò con tono appena udibile.
Masumi parve incenerirlo con un solo sguardo:
"Cosa succede? Succede che l'amore è un sentimento dalla doppia faccia: subdolo e viscido come un serpente, che si insinua nella mente degli uomini fino a togliergli il respiro, la stessa vita. Questo è accaduto!..."
Hayami strinse i pugni con rabbia estrema, mentre Yuu deglutiva sconvolto.
"La signorina è..."
"E' del tutto uscita fuori di senno." troncò il figlio di Eysuke "Come sei uscito di senno tu, quel giorno che, con la moto, hai rischiato di perdere la vita sotto a un camion! Come sono uscito di senno io quando, nel modo più sciagurato, ho tentato di uccidere un uomo che mi ha dedicato la sua intera vita! Questo è l'amore! Un sentimento dolce e meschino insieme, quando esso non è ricambiato o viene...minacciato."
Sakurakoji sospirò:
"Solo gli animi puri o chi è profondamente artista riesce a sfuggire alle persecuzioni che da esso derivano."
Il pensiero corse a Maya.
"Voglio che me lo dica, signor Hayami." cominciò Yuu con gravità "Quali sono le sue intenzioni, riguardo a Maya? Ho bisogno di saperlo, perché, conoscendo il trasporto che lei ha nei suoi confronti, sarei automaticamente fuorigioco."
"Io la amo." rispose senza indugio Masumi "Ci sono momenti in cui il mio cuore e la mia mente sono così sicuri di volerla da rasentare l'euforia più sfacciata. Ma, quando vengo quassù e guardo Shiori, quando percepisco la sua fragilità, che è stata ed è anche la mia, tutta la mia sicurezza evapora, lasciando il posto all'unico pensiero possibile: starle vicino, farla felice per quel poco che posso."
Sakurakoji lo fissò sorpreso:
"Pensa, dunque, che ella possa guarire?"
Hayami scosse la testa.
"Temo di no. Shiori soffre di una sindrome isterica senza rimedio." spiegò "Quando, tempo addietro, si è ammalata, prima che lasciassi la casa di mio padre, sono andato a vivere dai Takamiya: a stento mi riconosce. Vive solo per deturpare i bouquet di rose scarlatte che suo nonno - altrettanto folle! - continua a comperarle per tenerla calma! E' completamente impazzita, capisci?"
"E pensa davvero che sacrificare la sua felicità per una persona compromessa mentalmente serva a qualcosa?" chiese allora Yuu "Poteva pensarci prima di agire in modo sconsiderato! Prima di coinvolgere anche Maya! La mia preziosa partner di lavoro è...innamorata di lei ed io sento dentro una rabbia tale che sarei capace di spazzar via il mondo in un sol colpo! E di incenerire lei."


Passarono i giorni: la guarnigione al comando di Kusunoki cominciava a interrogarsi con apprensione sul perché non decidesse di lasciare Nara con lo scultore sacro.
Non c’erano dubbi, ormai, sul fatto che si trattasse proprio del ricercato.
Invero, il generale era roso dai dubbi, ché le parole accorate di quel giovane per nulla pusillanime gli avevano toccato il cuore, invitandolo, tra l’altro, a riflettere sulla vita e sul suo senso più profondo.
Tuttavia, mentre vagabondava per la Valle incerto, fu raggiunto da una notizia che ebbe il potere di rasserenarlo e sconvolgerlo insieme.
Il messaggero parlava di un conflitto devastante tra Terefusa e un clan di samurai ribellatosi all’autorità costituita: gli dèi, quindi, stavano decidendo per la guerra totale e il caos.
Qualunque carta, a questo punto, andava giocata: Isshin <doveva> ad ogni costo tornare per compiere il suo dovere e mettere pace attraverso l’opera sua.
Se gli dèi avevano scelto lui un motivo doveva pur esserci: era nebuloso, agli occhi del generale, ma pur sempre un modo per concedersi un briciolo di speranza.
Mentre si muoveva per radunare l’intera guarnigione, il messaggero gli si avvicinò passandogli un messaggio riservato.
Si scusò per averlo fatto nel momento in cui i suoi diretti subalterni si erano allontanati, ma la questione era della massima urgenza.
Rimasto solo, Kusunoki lesse con avidità il contenuto della pergamena.
“La missione è cambiata. Gli dèi si sono espressi.” Riconobbe la grafia dello scriba di corte “I capi della comunità buddhista e di quella shintoista hanno interrogato separatamente i loro oracoli ed hanno dato unanime parere. Non è più necessario ricondurre qui lo scultore: è a Nara che serve, dove si trova la sua materia prima.”
Il rotolo ricadde sulle gambe del generale:
“Colui che possiede una verità è il prescelto. Chi possiede questo nome è l’unto. E non dovrà usare un legno qualsiasi, ma quello più sacro agli dèi: il legno che racchiude lo spirito della madre terra.”
Il generale uscì dalla casa che lo ospitava come un pazzo: si guardò a destra e a sinistra in cerca di Isshin o di Akoya, ma non vide nessuno. Pensò che fossero al tempio nella Valle sacra e scappò in quella direzione.
Non aveva capito una sola parola di quel messaggio, ma era persuaso che, leggendolo, Isshin ne avrebbe colto il senso.
D’altro canto, pensava di rendergli un favore, dal momento che non sarebbe stato costretto a seguirlo fino alla Capitale.
E davvero i due innamorati sedevano sotto le fronde di un salice, al tiepido sole di un mattino di tardo inverno: discorrevano a bassissima voce e, da lontano, pareva di cogliere, tra essi, armonia e tenerezza.
Kusunoki sospirò:
“Siete qui, grazie al cielo. Non c’è più tempo da perdere. È giunto un dispaccio reale: ci sono notizie buone e meno buone.”
Il viso dei due ragazzi si fece interrogativo.
“Lo scriba dice che il monaco si è espresso: Isshin, dovrài scolpire una statua della dèa madre. Non sarà necessario ricondurti a casa.”
“Se una statua servisse a placare l’ira degli dèi, avrei scolpito non uno, ma ben due portali del tempio shintoista. E avrei modellato l’oro e il granito, non il legno! Come pensi che gli dèi possano anche solo apprezzare la mia opera? Io sono un miscredente! Non saprei neppure che forma dargli!”
Akoya stava lontano, il cuore stretto dall’angoscia.
“No, no! Il tuo nome è scritto negli oracoli: sei tu il portatore di una verità. Dell’unica verità!”
Isshin appose entrambe le mani sulle sue spalle:
“Ascolta bene, generale: l’ultima cosa che ho fatto, uscendo dalla casa del mio maestro è stato negare l’esistenza degli dèi! Io non credo in essi! Non posso essere io, quello scultore.”
“Sei stato scelto perché la tua arte induce a commozione!” sbottò il generale “Se per te non ha valore, ne ha per chi apprende la fede per tuo tramite! L’arte è da sempre un potente mezzo nelle mani di chi istruisce! Ho…studiato approfonditamente il tuo <caso> e, dacché ti ho conosciuto, più ti parlo più mi persuado che sei l’unica persona a poter dare una svolta a tutto questo caos!”
“Ma te l’ho detto! Non saprei come fare!”
Kusunoki, allora, preda dell’esasperazione più atavica, gettò il rotolo col dispaccio ai suoi piedi.
“Leggilo, per gli dèi!” urlò “E prendi atto che nessun uomo al mondo, neppure il più pio, rappresenta qualcosa di superiore, agli occhi degli dèi. Se sei il prescelto, prendine atto e basta. Anche se ritieni te stesso l’ultimo uomo sulla terra!”
Si portò indietro i capelli con entrambe le mani:
“Dovresti essere felice! Non ti porto neppure lontano dalla tua donna! Potrai restare a Nara, purché porti a termine la statua richiesta dal bonzo! Dovrai solo trovare l’albero sacro agli dèi: c’è un solo legno in grado di soddisfare la loro richiesta.”
Vide Akoya impallidire, quindi si rivolse a lei:
“Dolce fanciulla, te ne prego, persuadilo ad essere ragionevole. Non c’è uomo più degno di colui che è chiamato a soddisfare la volontà degli dèi.”
“Quel legno di cui parli…” cominciò la ragazza con voce tremante “io so dov’è e anche Isshin lo conosce bene.”
Lo scultore si girò di scatto per guardarla in viso.
“Mot…” sussurrò quasi tra sé “Ma…”
Prese per la mano la ragazza e la condusse dietro al tempio, dove non potevano essere uditi:
“Dimmi che si tratta di un incubo! E che le parole che mi hai detto l’altro giorno erano solo delle metafore! Dimmelo, Akoya!”
Ella sorrise stancamente:
“Ti ho già detto che non è così, mio caro: Mot è il mio spirito. Io e lui siamo la stessa cosa e lo hai intuito anche tu: a lui debbo la mia saggezza. A lui debbo la mia aura colorata di scarlatto che tu, per primo, hai saputo cogliere. Perché sei la mia anima gemella e l’altra metà della mia anima.”
Gli prese la mano baciandola con passione.
“Non temporeggiare, amor mio! In questa e in tutte le vite che verranno, io e te saremo destinati all’amore e alla completezza. Siamo nati per questo e, se anche dovessimo venire al mondo ai due poli della terra, ci incontreremo ugualmente. È il nostro fato!”
“Quando ti ho conosciuta,” Fece Isshin con occhi commossi “per la prima volta, ho sentito amore e calore. Protezione. Le tue cure mi hanno restituito fiducia negli uomini. Non posso pensare, ora, di fare qualcosa che possa nuocerti!”

CONTINUA!...

 
Top
203 replies since 20/4/2010, 16:11   15493 views
  Share