Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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evis75
view post Posted on 25/6/2010, 17:43




si!!!aiuta gli nostri piccioncini!!!lo meritano e come!!!bravissima laura!!! :pollice:
 
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view post Posted on 25/6/2010, 20:04
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Che cosa posso dire sei fantastica Laura nello scrivere a ragione Leyla nel dire che sei un vero talento nello scrivere ....sei una scrittrice da premio stregha..non sono esagerazioni....attento con ansia di leggere il seguito speriamo che questi due stiano insieme ,,,aspetto di leggere la storia dal punto di maya vediamo cosa le passa per la testolina...
 
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briky
view post Posted on 25/6/2010, 20:10




Laura io le tue storie le ho lette e mi sono piaciute perchè quindi non ripubblicarle?

Inoltre altri punti di vista arricchiscono la storia secondo me
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 25/6/2010, 20:41




ma wow!!! sempre più bello! Mizuki in contatto con lo spirito di Ichiren!!!

Laura sei geniale!!!

posta pure tutto quello che vuoi che c'è sempre chi ti apprezza.
 
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view post Posted on 27/6/2010, 14:46
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, ragazze. Le vostre parole mi ripagano di tante amarezze.
Vi auguro buona lettura.

The Hell of Hearts.

E’ una notte di ombre, questa.
Non vedo nulla di definito: tutto è nebbia, parole confuse, suoni indistinti dal mondo reale e da quello della natura.
Il sogno non è che una delle tante braccia dell’ES: col suo carico di paure, aspirazioni, desideri e passioni è lì che attende il momento propizio per palesarsi, per sconvolgere l’equilibrio raggiunto.
Se io vivo questa tensione angosciante da spettatrice privilegiata, posso solo provare a calarmi nei panni del signor Masumi o della stessa Maya.
Mi si stringe il cuore all’idea che, per colpa della sua ottusità, il Presidente ha condannato all’infelicità due persone.
Non mi ha dato retta.
Da anni provo ad aprirgli gli occhi, ma senza risultato.
Questo gioco al massacro ora mi appare completamente inutile: non avendo portato a nulla di concreto, ha rivelato tutta la sua sciocca vacuità.
Ci sono persone nate per soffrire, sì, e Masumi Hayami è uno di questi.
Ma, a differenza di Maya, non ha nulla su cui riversare la sua disperazione, niente cui appigliarsi per trarre interiore giovamento.
Morirà, in qualche modo, forse attuando lo sciocco proposito di farla finita e mi domando se, in questa sua follia, non deciderà di portare Maya con sé.
L’uomo che ho visto nel cimitero, colui che veniva come protetto dagli alberi di susino, aveva qualcosa di familiare: parlava di amore di anime e di speranze riposte in esso ed io, senza capirne neppure il senso, mi sono lasciata trascinare da quel tono accorato, che pareva saper tutto e scrutare i cuori.
Forse, scioccamente, mi sono sentita un mezzo.
Io, Mitzuki, la figlia di una prostituta e di uno sconosciuto, che ho sempre vissuto liberamente infischiandomene delle convenzioni sociali, ho ricevuto “l’investitura a Cupido” e ho preso ad interessarmi di qualcosa che non avrebbe dovuto neppure toccarmi.
Cerco di convincermi che sia così con tutte le mie forze.
Non posso più pensare che quanto vissuto - la mail, i sogni, i deja-vu - siano verità da codificare.
Devo liberarmi di questa confusione perenne e tornare ad essere la donna di sempre.
Già il mattino dopo, in ufficio, provo ad attuare il piano di “ritorno alla realtà”.
“Sono le dieci, Mitzuki.” mi ricorda la mia assistente.
Prendo il bricco col caffè speziato, ma, prima che io possa bussare alla porta del capo, giunge una chiamata sulla mia linea.
E’ il Presidente Marubishi dell’omonima ditta, che si occupa dell’allestimento dello spettacolo dimostrativo.
Essendo importante, lo metto subito in comunicazione con il Presidente.
Passano diversi secondi, ma egli non risponde.
Quando sto per andare a sincerarmi della situazione, odo un gran frastuono. Qualcosa è di pesante è caduto sul parquet dell’ufficio e una tazzina – quella del caffè delle nove, presumo – deve essere andata in pezzi.
“Signor Masumi!” urlo spaventata entrando nella stanza.
Porto istintivamente la mano alla bocca.
L’ufficio è ridotto come ai tempi migliori: osservo con tristezza il portatile distrutto, la tazzina in frantumi e le istantanee sparse sul pavimento, macchiate in più punti dal caffè riverso.
Quelle istantanee.
Mi avvicino piano per raccoglierne una che è volata in prossimità delle mie scarpe.
Guardo con malinconia due giovani volti a cavallo di una motocicletta.
Sono ignari del dolore che provocano - a modo loro felici - ed indossano la medesima collana: “un gadget per fidanzati” l’ha chiamato il mio uomo.
“Adesso basta!” mormoro “Non può continuare così. Signor Masumi, lei ne morirà. Parli, la prego, si sfoghi con me e lo faccia ora che non è ubriaco! Forse si sentirà meglio!”
“Ho parlato abbastanza…” dice seccamente “Ed ho sbagliato a farlo. E’ stato tutto inutile.”
Prende la giacca e fa per andarsene.
“Io sto per sposarmi…” afferma dandomi le spalle “Quel che conta, ora, è che lo spettacolo sia un successo. Dobbiamo favorire la ragazza in ogni modo.”
“Signore,” lo interrompo “Maya darà un’interpretazione straordinaria solo se i suoi sentimenti per Isshin verranno allo scoperto e soltanto lei può aiutarla in questo senso.”
Sorride amaramente.
“No, signorina, mi sono illuso di poter essere io quell’Isshin, ma non è così, temo.”
Stringe il pomello della porta con forza.
“E, poi,” continua “sono stanco. Le dissi, una volta, che avrei fatto di tutto per tenerla legata a me, per averla, ma adesso…”
Gli sfioro leggermente il braccio:
“Che cosa è cambiato?”
“Ho visto la sua felicità.” risponde in un soffio “La felicità di chi vive nel mondo dell’arcobaleno ed ha un amore sereno dentro il cuore…Come posso solo pensare, con la mia follia appassionata, di privarla di tutto questo? E’ Sakurakoji, il suo Isshin. Io sono venuto al mondo per distruggere, lo dice sempre mio padre. In virtù dell’amore che provo, devo lasciarle almeno il diritto di essere felice.”
Scuoto il capo:
“Non può decidere del destino di una persona sulla base di idee che potrebbero rivelarsi errate. Anche adesso, per quanto stia mascherando la cosa da atto di grande generosità, non ha il coraggio di ammettere con se stesso che sta impedendo a Maya di sapere la verità.”
Si gira verso di me, improvvisamente astioso:
“Non serve a nulla rivelare un sentimento non corrisposto!”
“La pensa davvero così?” gli domando mettendogli fra le mani una foto di Sakurakoji “Pensi a questo ragazzino! A quanto ha aspettato! Ha sofferto, vedendo Maya tra le braccia di altri ed anche ora le sta vicino.”
“Perché” torna a chiedermi Masumi “qual è il tormento della ragazza, secondo lei?”
Sollevo gli occhi al cielo:
“Ma non capisce che è innamorata del donatore di rose?”
Mi pare di udire uno scatto del suo cuore, subito seguito da un sibilo ironico:
“Dov’è finita la donna razionale di tanti anni fa?”
“Come lei ha detto più volte,” rispondo “è andata a farsi fottere ed è tutta colpa sua, signor Masumi!”
Mi osserva spiazzato.
“Sono stufa delle sue incertezze,” dico rabbiosa “dei sogni notturni e dei fantasmi e delle e-mail che arrivano sul mio computer…!”
Incrocio le braccia sul petto fissando il pavimento lucido.
“Giorni fa,” racconto “ho ricevuto un filmato amatoriale sulla mia casella di posta. Era ambientato alla Valle dei Susini e c’eravate lei e Maya, in atteggiamenti equivoci.”
“Lei deve aver bevuto più di me…” mi interrompe con tono quasi divertito il Presidente.
“Mi ascolti!” sbraito come mai avevo fatto “Ho sognato la stessa cosa, prima di vedere il video.”
“Sicché” dice dopo aver ascoltato il mio racconto “io sarei l’altra metà dell’anima di Maya…”
Annuisco, mentre egli si lascia andare ad una fragorosa risata.
“Cosa è accaduto nella Valle?” torno a chiedergli “Non, forse, quel che io le ho appena raccontato?”
Gli domando anche se avesse notato qualcosa di strano in Maya.
Mi risponde vago, rosso in volto:
“Beh, al tempio, mi chiese di abbracciarla…ma solo perché aveva freddo…e mi disse anche che avrebbe voluto interpretare al meglio Akoya per me.”
“E come ha interpretato tutto questo?” incalzo scioccata.
Masumi Hayami fa un gesto vago con la mano:
“Rivalità, odio…che ne so…?”
“Lei è un bradipo” dico col chiaro intento di offenderlo “e non ha citato il donatore neppure una volta?”
Nega col capo.
“Mi tolga una curiosità. Cosa è venuto a fare Sakurakoji, ieri pomeriggio?” chiedo ricordandomi della visita del ragazzo.
“L’ho convocato” risponde Masumi “perché volevo sapere come procedevano le prove. Anche se Hijiri non li molla un attimo, ho voluto constatare di persona quel che sta accadendo tra i due ragazzi.”
“E…?” chiedo.
“Mi ha detto che, a parer suo, Maya è innamorata del donatore di rose.”
Sospira e, prima che io possa replicare, torna a elucubrare:
“E’ una cazzata. Non mi dica che anche lei pensa che ci si possa innamorare di una persona senza averla mai vista…”
Arrossisco violentemente, ma cerco di nascondere l’imbarazzo dietro una risata frivola:
“E’ più facile di quanto non crede.” mormoro. E, nel mentre, penso a Karato.
A me è successa la stessa cosa, ma non posso dirglielo.
“Lei è innamorata” dice d’improvviso il signor Masumi “e vede rosa dovunque, temo.”
Abbasso il capo sempre più imbarazzata.
“Se non fosse che sta lavorando egregiamente,” conclude il Presidente andandosene “direi che sta portando il mio Hijiri alla rovina.”

Il signor Masumi non ha più fatto ritorno in ufficio, quel giorno.
Consultando l’agenda, ho visto che, dopo un pranzo d’affari, aveva appuntamento dal suo sarto di fiducia per la prova del vestito.
Ha saputo sicuramente di me e Karato da Coichiro Gin.
Lo sa da diversi mesi, dunque, e oggi me lo ha spiattellato in faccia col chiaro intento di ricambiare le mie “cortesie”.
Non ho capito se è infastidito dalla cosa: il suo uomo ombra, come egli stesso ha ammesso, sta lavorando alacremente. Sta dietro a Maya e si occupa anche di transazioni commerciali oltreoceano. E’ un vulcano, il mio amore.
E condivide la mia tristezza.
Forse, come dice il signor Masumi, quando si è realmente innamorati, si desidera che tutto, intorno, sia armonia e bellezza.
Io e Karato abbiamo la nostra nicchia privata, ma non riusciamo a gioire in pienezza e la colpa è del Presidente, in parte.
Quando esco dall’ufficio, alle cinque in punto, la pioggia ha iniziato a cadere fredda e sottile.
Tra poco cadrà la prima neve.
Passo con l’auto davanti al complesso Kyoshoto Mieki Atoshi e vedo che gli operai stanno ancora lavorando, a dispetto dell’ora.
Pian piano, quel che era un cumulo di rovine si è trasformato in una originale Valle nel cuore della metropoli. I posti a sedere occupano vari livelli e sono coperti.
Solo il palcoscenico – e qui l’ha avuto vinta Ryuzo Kuronuma – è sotto il nudo cielo.
Mi auguro, quando la prossima settimana avrà luogo lo spettacolo dimostrativo, che il tempo sia clemente.
Penso a come potrebbe essere l’interpretazione di Maya: sofferta, se non coronerà il suo sogno; immensa come l’universo, se realizzerà la sua felicità.
Comunque finisca la sua vicenda sentimentale, non credo che Ayumi Himekawa riuscirà a superarla. Che sia guidata dal dolore o dalla gioia, sarà la piccola attrice a dare il meglio di sé.
Lei che ha investito tutto nella recitazione e non ha nulla e nessuno al mondo a parte essa.
In un momento come questo, la mia unica preghiera, quella che mi ispira il ricordo di un fantasma della Valle, è per Maya, per la sua interpretazione.

Hijiri mi cerca in chat.
“Dove sei?” scrivo, pur sapendo benissimo dove si trova.

Risposta:
“Le prove al Kid’s Studio sono ancora in corso. Ho perso il conto dei caffè bevuti. Questo spettacolo è davvero complesso. Capisco perché Kuronuma dorma nel ridotto e non a casa sua. Chiusa una scena, corre a prepararne un’altra e a dirigere gli attori. E’ un vero caos di parole e movenze. Ogni personaggio di questo spettacolo è un universo a sé, impersona un modo singolare di vedere la vita, e, nonostante la sua indipendenza, è legato al suo vicino da un filo che non può essere reciso.”

Sorrido piano.
“Vedo che ti sei appassionato al capolavoro di Oozachi.”

Risposta:
“Sono chiuso qui dentro da mesi e, per forza di cose, me ne sono invaghito. Non lo so, è come se, a dispetto dell’ambientazione, questa storia sia attuale.”

“Non riesco a togliermi dalla testa quel filmato e poi il mio sogno.”

Risposta:
“L’uomo del cimitero?”

“Sì. E se mi avesse chiesto sul serio di aiutare quei due?”

Risposta:
“Mitzuki, ad essere onesti, sono stanco. A volte mi sembra di andare contromano in autostrada.”

Mi torna in mente Let It Be, la canzone dei Beatles che ha fatto da colonna sonora alla fine della mia storia con Coichiro Gin.

“Quei due” riprende “sembrano appartenere a due dimensioni parallele. Non comunicano proprio.”

“Perché Maya è così infantile?”

Risposta:
“Maya, dici? Io comincio a pensare che il problema sia solo del signor Masumi. Avresti dovuto vederla oggi! Si è lanciata in mezzo al traffico per salvare una rosa scarlatta del bouquet che il Presidente le ha fatto recapitare! E, dopo averlo fatto, se ne è stata in ginocchio a baciarla e baciarla.”

“Caspita! Perché il capo non assiste mai a scene come questa?”

Risposta:
“C’era.”

“Che cosa?! Ecco perché non è tornato in ufficio!”

Risposta:
“E’ rimasto immobile. E quando gli ho chiesto la ragione, si è limitato a dire che Maya non è innamorata di lui, semmai del donatore.”

“Lo prenderei a sberle”

Risposta:
“Anch’io. Ah, c’è un’altra pessima novità. La futura signora Hayami ha preso a frequentare la sala prove e ha visto che Maya riceveva il bouquet. Sembra ne sia rimasta scioccata e mi domando se non sospetti qualcosa.”

“Ma cosa vuoi che sospetti una che è vissuta per venticinque anni reclusa in casa?”

Risposta:
“Non so, credo sia più intuitiva di quanto non credi. E, se ha interesse reale per l’uomo che sposerà, immagino osservi con particolare attenzione quanto si muove attorno a lui.”

“Ci mancherebbe solo questo. Non solo ha messo il capo con le spalle al muro con la storia della malattia, ma se scoprisse che il misterioso ammiratore è proprio il suo fidanzato penso gli vieterebbe tassativamente di sostenere Maya.”

Risposta:
“Anche lei fa pena. Non sarà mai amata dal signor Masumi.”

“Non sono d’accordo. Una che accetta un matrimonio combinato non è una condannata a morte, ma semplicemente una che ha fatto bene i conti. Se non le piace, è libera di dirlo, no? Mentre, se gradisce, lo accalappia. E’ la fortuna di appartenere a una casta privilegiata.”

Risposta:
“E se si innamorasse sul serio? Perché sei così severa con lei?”

“Se il capo la molla per Maya, se ne farà una ragione. Magari, con un bel viaggetto ai Tropici si consola e poi accetterà un altro incontro a scopo matrimoniale.”

Risposta:
“Forse hai ragione. Ma sei terribile, sai?”

“Ho più a cuore Maya, che è di origini umili come me e merita un amore come si deve e una carriera splendente.”

***




I giorni si susseguono stancamente e, come previsto, è arrivata la prima neve di questo autunno inoltrato.
Tutto è pronto per la rappresentazione di prova.
E nulla è accaduto.
I sogni mi hanno magicamente abbandonata ed io non ho neanche provato a riaprire il filmato del Sogno nella Valle.
Ho fatto tutto quel che potevo, coinvolgendo nell’impresa anche l’uomo che amo, l’altra metà della mia anima, forse.
Il “fantasma” deve aver capito che più nulla può essere compiuto per favorire Maya e il Presidente e mi ha lasciata in pace.
Mentre prendo posto sugli spalti riservati ai pezzi grossi della Daito Art Production, mi accorgo che qualcuno, una sagoma familiare, si è seduto dietro di me.
Mi giro convinta che si tratti di un dirigente per salutare.
Ho un tuffo al cuore, ché, nel medesimo istante, penso all’uomo del cimitero e immagino possa essere lui.
Mentalmente, mi do della sciocca, anche perché, nei miei sogni, i protagonisti non hanno tratti ben distinti.
“Buona sera.” saluta formalmente.
“Ci conosciamo?” domando tremando un poco.
“Lei è la segretaria personale del Presidente. Forse ci siamo visti nel corso di qualche riunione.”
Ad occhio e croce, l’uomo che ho davanti non deve avere più di cinquant’anni. E’ alto, con bei capelli ramati e occhi azzurri.
“Signor Taku,” dice Masumi Hayami porgendogli la mano “sono lieto sia venuto.”
Rimango scioccata, ma mi rincuora il fatto che, se il signor Masumi lo ha salutato, non può trattarsi di un fantasma.
“Ciao, Masumi, finalmente realizzi il tuo ambizioso progetto artistico! Ne sono davvero felice.” risponde l’uomo rivelando grande cordialità.
Il Presidente lo guarda con riconoscenza:
“Sì, oggi è il mio giorno e grazie per non aver detto che ho portato a compimento il sogno di mio padre.”
Taku allarga le braccia:
“E’ il tuo sogno, questo. Il suo, temo sia stato un altro e la dèa non ha permesso che trovasse realizzazione.”
Ma che cosa ne sa?
Chi è questo Taku?
Lo chiedo sottovoce al signor Masumi, che, vicino a me, sta togliendosi il soprabito e la sciarpa di seta bianca.
“E’ uno dei soci più fidati di mio padre, anche se parecchio più giovane di lui.”
Annuisco:
“E la conosce intimamente?”
Masumi mi osserva perplesso:
“Che domande fa? Sì, mi conosce da quando ero bambino.”
L’arrivo di Hijiri mi distoglie dai miei pensieri e, ciò nonostante, continuo a sentirmi osservata da quell’uomo.
Mi alzo per raggiungere Karato.
“Conosci quel tizio?” gli domando additandolo “Appena l’ho visto ho pensato immediatamente fosse lui l’uomo del mio sogno.”
“E’ Hiroshi Taku, un membro autorevole del consiglio d’amministrazione della Daito” racconta Hijiri divertito “e non credo sia un fantasma.”
Mi accorgo che il dirigente si è girato per guardarci.
“Non mi toglie gli occhi di dosso e dice al Presidente cose stranissime.”
Karato sorride:
“Forse ti trova bella.”
Nella tribuna accanto, nel frattempo, arriva anche la signora Tsukikage, scortata dal fedele Genzo.
“Perché continua a guardarmi?” torno a domandare al mio uomo.
Mi prende per mano:
“Rilassati, è una persona di grande moralità, oltre ad essere un talento dell’alta finanza. Pensa che non si è mai sposato.”
“Forse la sua ricca famiglia glielo ha impedito?” domando con una smorfia di disappunto sul volto.
“No,” mi corregge Karato “a quanto ne so, non ha mai conosciuto i suoi genitori e ha fatto carriera con le sue sole forze.”
Il mio compagno riflette un attimo:
“In effetti, sta guardandoti con molta insistenza…”
Lo vediamo un poco pallido, alzarsi dalla poltrona e salire le scale con l’intento di raggiungerci. Mi accorgo che zoppica.
Karato, avvedutosene, va ad aiutarlo.
“Grazie, figliolo.” gli dice con un sorriso bellissimo sulle labbra.
“Voglia perdonare la mia insistenza, signorina Mitzuki.” dice reggendosi al braccio di Karato “La osservo perché, da molto tempo, faccio violenza a me stesso nel tentativo di reprimere il desiderio di raccontarle una storia. Ma, ora che la vedo da vicino, ora che mi accorgo di quanto lei somigli ad una persona che ho conosciuto trent’anni fa, non posso più nascondermi.”
Ho un sussulto, ché quella “persona” non può che essere mia madre, la prostituta più ricercata dal jet set (anche dal signor Masumi, del resto).
Un violento rossore mi accende le guance.
“Non capisco di chi possa trattarsi.” dico nell’inutile tentativo di difendermi.
L’uomo sorride come chi la sa lunga, ma senza malizia:
“E’ il ritratto di Mitzuki Ono. E’ sua figlia, del resto…”
“Signore,” si intromette Hijiri preoccupato “le spiacerebbe rinviare questa conversazione?”
Mi stringe la mano, ma le lacrime scorrono copiose: vorrei sprofondare.
“E perché?” chiede l’uomo “Manca parecchio all’inizio dello spettacolo e a me piace ricordare i vecchi tempi.”
“Signore,” dice Hijiri alzando i toni “non mi sembra il caso…”
Ci prende entrambi a braccetto e ci conduce nel ridotto ancora vuoto.
“Perché piange?” domanda Taku alzandomi il mento con due dita.
Le lacrime diventano singhiozzi: mi vergogno come non mai.
Sapevo che, prima o poi, solo guardandomi, uno dei clienti altolocati della mamma mi avrebbe riconosciuta.
Tra noi sussiste una differenza di età ridicola: siamo praticamente due gocce d’acqua.
“Smetta di piangere.” dice stringendomi una mano “Si sente forse in colpa per il lavoro che sua madre ha scelto di fare?”
Si guarda intorno.
“Se dovessi accostare sua madre a un fiore,” dice ora con occhi rapiti “sceglierei certamente una rosa scarlatta.”
Si avvicina all’enorme corona che il signor Masumi, sotto le mentite spoglie del donatore di rose, ha inviato a Maya in questo giorno così importante per lei.
Sfiora uno dei fiori e lo sfila porgendomelo:
“Passionale e meravigliosamente bella…”
Non ho cuore di prendere la rosa tra le mani: allora, egli, zoppicante, mi viene incontro.
“Ho amato molto sua madre.” racconta “Eravamo poco più che fanciulli ed io non ero che uno spiantato in cerca di fortuna, uno studente orfano senza prospettive, dotato solo di una grande volontà di miglioramento. Un giorno, un compagno d’università benestante, mi disse che in una delle case chiuse di Shinjuku era arrivata una ragazza nuova e senza molto esperienza, bella e con tariffe abbordabili. Così ci andai anche io. Non sapevo, entrando nella sua stanza decorata di rosa, che quella sarebbe stata la prima volta per entrambi.”

E’ tutto un sogno.
Tra poco mi sveglierò.
Le sue ultime parole sono esplose dentro la mia testa producendo lo stesso effetto di una bomba.
Può essere che…
Non ho mai pensato a mio padre come ad un uomo giovane.
Piuttosto, mi ero fatta l’idea di un vecchio bavoso coi soldi, passato a miglior vita da un pezzo.
“Rimase incinta, ma il sogno d’amore non si realizzò mai. All’epoca, non potevo darle quel che voleva per sé e nostra figlia e mi lasciò dopo averla data alla luce. Neanche un mese e si trovò un protettore…l’uomo con cui vive tutt’ora, un cane che la tiene in pugno e non si preoccupa se lei continua a svolgere la professione.”
“Lei è mio padre?…” domando sentendomi svenire.
L’uomo annuisce commosso:
“Sì, Mitzuki, e ti chiedo perdono perché solo adesso trovo il coraggio di dirtelo”
Guardo perplessa prima Karato poi il signor Taku:
“Sapeva che sono sua figlia ed ha parlato soltanto ora!”
“Ho sempre vegliato su di te.” mi racconta “Particolarmente, da quando sei entrata alla Daito. Fui io a suggerire al Preside del Liceo Nishi di assegnarti uno stage nella nostra azienda.”
Nascondo il volto dietro le spalle del mio compagno.
“Perché non me lo ha detto prima? Lei non immagina quanto io abbia sofferto.”
“Ed io stesso” mi fa eco “con che coraggio avrei potuto confessarti che ero solo un cliente a caccia di sesso? Uno come tutti gli altri, che, per viltà, non si è preoccupato di fermare la donna che amava…”
Karato scuote la testa.
“Avete commesso un errore madornale entrambi…” mormoro “…avete segnato la mia vita.”
“Eravamo due ragazzini.” sussurra asciugandosi gli occhi “Sommando la nostra età non arrivavamo a quarant’anni. E, comunque, gli dèi ci punirono ampiamente.”

Guardo la sua gamba offesa, che deturpa una figura davvero splendida.

“Il signor Hayami sa tutto di questa storia ed anche suo figlio Masumi.”
Forse ho capito il motivo per cui il giovane Presidente non ha mai trovato il coraggio di licenziarmi, nonostante i miei innumerevoli insulti.
“Perché proprio stasera?” domando debolmente.
Il suo volto si fa arcano:
“Scherzando, una volta, dissi ad Eysuke che avrei svelato la mia paternità quando Masumi avrebbe riportato sulle scene il capolavoro scomparso. Glielo dissi come se fosse impossibile, anche perché suo figlio era solo un bambino e sembrava assurdo che Chigusa Tsukikage potesse riavvicinarsi alla Daito. Invece quel giorno, incredibilmente, è arrivato. Questa, non è notte di menzogne. E’ la notte della rinascita della dèa scarlatta e non può esserci che verità, sotto il cielo di Tokyo.”
Mi prende per mano e, dopo qualche ritrosia, finalmente, abbraccio mio padre.

Continua!…
 
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view post Posted on 27/6/2010, 20:14
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Laura questo capitolo è fantastico...mizuki che ritrova il padre dopo tanti anni . masumi come al solito e un testone che non comprende brava quando mizuki lo paragona ad un bradipo hahhaha ....aspetto il prossimo capitolo ....
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 27/6/2010, 22:03




"Lei è un bradipo"...ahahhaahahah ahahhahaha finalmente Mizuki gli ha detto in faccia quello che noi tutte pensiamo di lui!! :fufu:
 
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view post Posted on 28/6/2010, 16:15
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Confession.
“Non può che esserci verità, sotto il cielo di Tokyo…”
Così ha detto mio padre e, mentre mi stringo al suo braccio, incontro lo sguardo dei due Hayami, prima quello del più giovane, poi quello del più anziano.
Sono diversi, sostanzialmente, ma una cosa li accomuna: l’amore deluso, col carico di amarezze che ne consegue.
Il signor Masumi è un disperato: non ci sono sottigliezze verbali per definirlo.
Suo padre, il vecchio Eysuke, è lo spettro malevolo dell’uomo che, non riuscendo ad accettare un rifiuto, si è rinchiuso nel suo castello e, profittando della corona di re, ha manovrato e continua a manovrare i destini di tutti coloro che ritiene “inferiori” per nascita.
Lo farà finché il Fato glielo consentirà o, forse, finché la sua sete non sarà placata.
Il signor Masumi ha uno sguardo angosciante.
Il posto vuoto accanto a lui mi suggerisce che sta aspettando la signorina Shiori.
Vorrei non le avesse chiesto di presenziare, ma oggi è un giorno importante per la Daito e la futura sposa non può essere assente.
Arriva anch’ella con buon anticipo e capisco che quanto mi ha detto Karato potrebbe esser vero: sospetta qualcosa.
Per la prima volta in vita sua ha indossato un abito adeguato alle circostanze: lungo, di un bel velluto pesante color marrone.
E ha affrontato la prima neve con un cappotto di pelliccia bianco.

Domani si sposa.

Leggo sul suo volto una grande soddisfazione, ma c’è qualcosa di non pago e, forse, ha paura di questo copione che parla ai cuori più di quanto non voglia ammettere.
“Non può che esserci verità…” mormoro “…sotto il cielo di Tokyo.”
“Cosa hai detto, Mitzuki?” mi domanda Hijiri prendendomi la mano.
Lo guardo speranzosa:
“Forse non tutto è perduto. Abbiamo ancora una piccola speranza.”
Hiroshi Taku tende l’orecchio, interessato:
“A cosa ti riferisci, cara?”
“A nulla di particolare.” rispondo mogia “Pensavo all’amore di anime e al lento declino che attende chi non ha il coraggio di abbracciarlo.”
Masumi, seduto davanti a me, si gira perplesso:
“Che cosa sta dicendo? La dèa le ispira filosofici pensieri?”
Cerca di buttarla scioccamente sul ridere.
Anche Shiori si è girata verso di me, ma io ignoro volutamente la domanda.
Guardo verso il basso e mi accorgo che il palcoscenico, praticamente sotto di noi, sembra un gioiello incastonato tra gli spalti ed è davvero suggestivo il fatto che sia visibile a 360°.
Capisco perché Hajime Onodera – che un genio non è – si sia opposto al progetto di Kuronuma.
Ma comprendo, altresì, per quale motivo quest’ultimo l’ha avuta vinta.
Vedo mio padre guardare con insistenza in direzione della signora Tsukikage e gliene chiedo il motivo.
“Sono sempre stato un suo grande ammiratore…” mi spiega “Quand’ero studente, avevo un suo poster nella mia stanza al campus. La trovavo meravigliosamente bella.”
Sorrido pensando che le parole appena pronunziate non si accomodano molto alla figura di uomo austero che mi è stata delineata. Ciò nonostante, ne sorrido, perché l’<umanità> ha cominciato a piacermi quanto il raziocinio, soprattutto da quando la mia vita è stata “sconvolta” da eventi al limite del normale.
Lo spettacolo di Maya, il primo in cartellone, inizia in perfetto orario.
Una nebbia di colore scarlatto è stata ricreata ad hoc per avvolgere il palco.
Il momento della parousia della dèa non poteva essere migliore, ché una pioggerella sottile rende estremamente realistico quell’espediente artificiale.

“Chi mi sta chiamando?”

Rivivo il mio sogno.
Congiungo le mani, sconcertata.
Maya, la tua voce giunge alle mie orecchie come se mi stessi accanto e, ciò nonostante, sembra non avere la forza di abbattere le barriere della carne.

“L’albero…è lo spirito. Qui, in questa terra sacra, dove vivono gli dèi, il mio aspetto è quello di un albero di susino…”

Maya gira su se stessa, muovendo mollemente la sopraveste. Ma pare il vento.
Sì, ella sta diventando una brezza delicata.
Le gocce sottili che piovono dal cielo sembrano come evaporare al contatto con lei. E’ un effetto ottico suggestivo, dovuto certo all’orientamento delle luci, ma il suo sguardo inconsapevole è così seducente che nessuno, penso, stia accorgendosi dell’artefatto.

“Sbocciate, fiori scarlatti dalla vita millenaria…!”

Il signor Masumi, in questo momento, è come galvanizzato.
“E’ straordinaria…” dice suo padre.
Non mi aspettavo si lasciasse andare a un commento positivo.
Pensavo che tutto ciò che ruota attorno alla donna che lo ha respinto gli fosse molesto. E, soprattutto, che non sopportasse Maya a causa dell’attaccamento mostrato da suo figlio.
“Il vecchio Presidente stima in modo particolare quella ragazza…” dice mio padre all’improvviso, come se stesse leggendomi nel pensiero.
“Ne sei sicuro?” mormoro non del tutto convinta.
“E’ stato lui a regalarle gli abiti di scena, anche se Maya non lo sa.” mi spiega.
Ho un tuffo al cuore.
“Sono vesti splendide e assolutamente originali.” continua Taku “La sopraveste l‘ha confezionata la sorella del Maestro Oozachi. Eysuke l’ ha fatte restaurare per l’occasione.”
“Vuoi dire” lo interrompo esterrefatta “che sono quelle appartenute a Chigusa Tsukikage? Quelle che tutti pensavano distrutte nell‘incendio della Villa?”
Annuisce:
“Hai notato che la bruciatura sulla sopraveste si vede appena? E’ stato il Presidente a volere che restasse così: un segno inequivocabile e forse un messaggio per l’unica donna che abbia mai amato…”

La natura, armoniosamente, prende forma al sorriso della dèa e gli spiriti ignari, che giocano accanto a lei, fluttuano nella nebbia.
La voce maschile dell’oracolo è accompagnata da un tuono.
“Gli dèi ci assistono.” mormora mio padre.
Sakurakoji fa davvero una bella figura, sul palco: viene visitato dagli indovini dell’imperatore mentre sta tagliando un albero con l’intento di farne legno da scolpire.
E’ a torso nudo e l’acqua che cade dal cielo ricrea verosimilmente il sudore di un uomo che lavora.
Dopo il disvelamento della profezia, prende i suoi attrezzi e parte alla volta della zona proibita, ma gli spiriti della natura, saputolo, aizzano dei malfattori contro di lui, che lo riducono in fin di vita.
E qui fa il suo ingresso in scena la tenera Akoya.

“Fanciullina gentile, dagli occhi color del cielo, contempli l’universo e lo fai sorridere. Amo tutto di te: il tuo tocco gentile, il sapore delle tue labbra che conoscono solo le mie. Apri il mio cuore, te ne prego, ricordami il mio nome, affinché possa dire di amarti doppiamente: come uomo che ha perduto il suo passato e per quel che sono realmente.”

Sakurakoji ispira una tenerezza inaudita. Non sono semplici parole, quelle che pronuncia: sono sentimenti veri, inequivocabili.
Il signor Masumi ha uno sguardo scioccato. Non vorrei sbagliarmi, ma una lacrima silenziosa sta solcando il suo viso.
E’ solo!
Non c’è nessuno attorno a lui!
Mi guardo intorno e vedo solo la mano di Karato che continua a stringere la mia.
Sento di avere già visto tutto questo, da qualche parte.
Le labbra del Presidente si muovono in parallelo a quelle di Hisshin.
Cos’è mai, questo?
E’ il Sogno nella Valle, forse? Ma questi volti, ora, non sono più semplici “sensazioni”, ma emergono in tutta la loro realtà.

“Gli uomini aspirano alla verità della mente, perdendosi le sfumature che ogni verità reca in sé. Tu non hai un nome, amore mio, tu sei <amore> e basta… ed io parimenti, se rappresento questo per te!”

Maya, riesco ad immaginare a chi stai rivolgendo queste frasi dense di passione.
Ti guardo bene e noto che il tuo obi è davvero particolare. Sotto il velo sottile hai nascosto una rosa scarlatta essiccata.
E’ quella che conservasti dopo la prima di Piccole Donne.
E’ la stessa che ti cadde nell’androne di Palazzo Daito sei anni fa.
E’ quella che il signor Masumi ha tenuto per molto tempo nel suo cassetto prima di restituirtela nel modo più crudele.
La giovane solleva lo sguardo: sembra guardare verso di noi, adesso.
Credo non possa vederci, perché, movendosi, è finita sotto il riflettore più potente, ma io sono persuasa del fatto che il suo cuore sia accanto al signor Masumi, adesso.
Egli continua a recitare le battute di Isshin come stesse pregando e nessuno, neppure suo padre e la signorina Shiori, se ne avvedono!

“Sono nato per amarti, dunque? Io, che sono giovane, ma non abbastanza per te, che esci ora dal grembo della natura, non riesco a credere di essere l’oggetto dei tuoi desideri.”

“Credilo” mormora Akoya “perché è l’unica realtà che sopravvive all’incedere del tempo. Ed io ti verrò a cercare, dovunque tu sarai, fisicamente o anche solo con lo spirito, per rinnovarti per sempre la mia promessa d’amore. Io sono te, come puoi non vederlo?”

“Davanti alla purezza del diamante sono un quarzo senza valore, un delinquente che è vissuto in funzione dei perversi, mai guardando in se stesso. Come puoi amarmi?”

“Non esistono” risponde la dèa “età, aspetto o rango. Sono mistificazioni degli dèi falsi e bugiardi del mondo, che non si stancano mai di provare a farci vivere in modo innaturale. Da sempre, io ti bramo. E non è questa, la prima volta in cui ti abbraccio…mill’altre volte l’ho fatto!”

Lacrime silenziose rigano il volto di Maya, mentre fiori di susino scarlatto iniziano ad ondeggiare nell’aria come coriandoli.
Il signor Masumi si alza in piedi, commosso all‘inverosimile, mentre tende una mano verso il palco in cui Maya, avvolta dalla nebbia scarlatta, sta mimando lo stesso gesto.
“Masumi,” gli dice suo padre “che cosa succede?”
Non lo sente.
Non sta sentendo suo padre.
“Karato…” mormoro stringendogli la mano.
E’ scioccato anch’egli.
“La rabbia, la passione repressa stanno soccombendo all’amore” dice “ed era ora.”
Il giovane Hayami ha lasciato cadere la sciarpa di seta e, come un automa, si è diretto verso la ringhiera. Sembra che il suo corpo gli impedisca di raggiungere la persona che ama, ma non ho dubbi sul fatto che il suo spirito sia unito a quello di lei.
“Masumi,” lo chiama piano la signorina Shiori “torna a sederti.”
Il vecchio Eysuke le prende la mano.
“Lascialo andare.” dice “La natura governa, la natura vince. Quando non lo fa, condanna a morte certa chi non le obbedisce.”
“Che cosa significa?” domanda la donna angosciata come non mai.
“Vuol dire che mio figlio, forse, sta scegliendo di vivere.”

E la scena più commovente viene adesso.

Riacquistata la memoria, inizia il tormento dello scultore, che deve decidere se far tornare in seno alla natura la creatura mortale nelle cui vesti si è nascosta la dèa.
Tutto il palco è avvolto dall’oscurità. Tre fari illuminano, alternandosi, una Akoya dormiente, l’ascia del sacrificio ed Isshin.
Il signor Masumi chiude le mani a pugno come se egli stesso brandisse l’ascia.
Vedo la Valle dei Susini, adesso, e vedo un tempio abbandonato, le cui pareti sono marce a causa delle piogge fitte.
Ma, dentro quella costruzione ancora in piedi per miracolo, arde un fuoco che non si spegne. E si prende giuoco del vento e dell’acqua come delle falsità e delle cattiverie.
Ci vedo dentro due persone strette l’una all’altra e quelle due persone sono Maya e Masumi o, forse, chiunque abbia la fortuna di vivere e riconoscere l’altra metà della propria anima.
Si stringono forte, ma una parete di menzogne impedisce loro di parlare.
E poi vedo il fiume, ne sento il gorgogliare sereno e dolce e vedo ancora le medesime sagome nude, che si sporgono l’una verso l’altro, finalmente libere di amarsi, come è giusto che sia.

“Eravamo stati separati, ora torniamo ad essere uno.” mormora Akoya, abbracciando il suo Isshin.

La pioggia aumenta all’improvviso. Gli spiriti provano a sedurre Isshin per impedirgli di abbattere l’albero:
“Ti priverò della vita mortale, dunque, del corpo che fino a poco fa ho stretto tra le braccia?”

“Fallo, amor mio!” dice Maya movendo appena le labbra “Il mio odore è entrato nel tuo sangue, nelle tue ossa. La mia pelle è la tua pelle. Il sapore della mia bocca si è impresso sulla tua lingua come un marchio a fuoco. Ed io tornerò in vita ancora, te lo prometto, per continuare ad amarti in pienezza. Non avere paura. Uccidimi adesso e, domani, all’alba, tutto apparirà splendente, puro ed il nostro sacrificio non sarà più privo di senso.”

Un colpo preciso d’ascia si abbatte su un fusto rugoso, accompagnato da un lampo e poi, inevitabilmente, dal boato.
Akoya sorride.
Un altro colpo viene inferto sulla stessa apertura di prima.
Il volto di Akoya sembra spezzarsi in due.
Il terzo colpo, l’ultimo, manda in frantumi la sagoma della dèa.
Akoya sparisce e resta solo il suo velo da sposa, davanti all’albero di susino spezzato.

I capelli del signor Masumi, che si è sporto sulla ringhiera per tutto il tempo, sono bagnati come se egli si fosse trovato laggiù, sul palco.
“Mitzuki,” mi dice Hijiri con gli occhi umidi “se continui a piangere, io non potrò fare a meno di imitarti”
“Dimmi che è accaduto, Karato, dimmi che hai visto quel che ho veduto anche io!”
“L’ho visto” mi rassicura “e, d’improvviso, ho sentito che quanto fatto per il signor Masumi non è stato vano.”
Chiudo gli occhi, mentre un boato si leva dalle tribune.
E’ un battimani che sembra far crollare il cielo stesso di Tokyo.
Anche mio padre è visibilmente commosso, ma quel che mi colpisce di più è il volto del vecchio Hayami: appare sconfitto, ma vi traspare anche una gioia profonda.
“Masumi!” chiama, poi, col tono autoritario di sempre “Vieni ad aiutarmi!”
Prontamente, suo figlio, col volto di chi è appena ridisceso sulla terra, va ad offrirgli il braccio.
“Ottimo lavoro…figliolo.” gli sussurra alzandosi.
Prende a battere le mani con foga, come se fosse improvvisamente animato da una grande forza.
La signorina Shiori, stretta nel suo cappotto di pelliccia, ha anch’ella l’espressione di chi ha assistito ad un autentico miracolo.
Ma non c’è gioia, nel suo sguardo.
Io non faccio che girarmi a destra e a manca, mentre applaudo senza tregua e istigo Karato a seguire il mio esempio.
Maya viene chiamata alla ribalta più volte, ma non esce.
Dalle gradinate viene scandito il suo nome, ma invano.
“Che succede?” domando a Karato preoccupata “Perché non fa la sua apparizione?”
Masumi, con un guizzo, scende giù per le gradinate: salta come una cavalletta da un parapetto all’altro.
Mentre sale sul palco, quando il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo sta per prendere la parola, Maya, con ancora addosso il kimono a fiori scarlatti, viene fuori.
Gli applausi sembrano intensificarsi.
“C’è qualcosa che vuol dire a questo pubblico entusiasta, signorina Kitajima?” domanda l’anziano.
“Grazie.” dice con la sua voce sottile “Mi sembra ieri…il giorno in cui abbandonai il ristorante Mampuku e mia madre per fare l’attrice. Tante volte ho rischiato di arenarmi e ci sono stati momenti in cui ho pensato che il mio sogno fosse destinato a non realizzarsi. Ma sono stata sostenuta da due persone che, oggi, voglio pubblicamente ringraziare: la signora Chigusa Tsukikage, immortale interprete di Akoya, prima di me e di Ayumi, che mi ha tratto dalla mia valle di mediocrità per portarmi fino a qui…e non dev’essere stata impresa facile, visto che non sono una ragazza particolarmente brillante…”
Gli spettatori, a questa battuta, sorridono e tornano ad applaudire.
“E, poi,” continua Maya “voglio ringraziare un’altra persona.”
Mi stringo forte al braccio di Karato: forza, Maya, dillo!
“E’ un uomo che non ho mai visto e di cui non conosco l’identità.” si corregge “Cioè, non la conoscevo…Questa persona mi ha sostenuta, pagandomi gli studi e non facendomi mai mancare il suo sostegno. E, più ancora, con la sua brutalità…”
Si leva un mormorio.
“Brutalità?” ripeto “Che dice?”
Il signor Masumi, ritto sul palco, sembra impallidire.
“Ci vogliono maniere forti per scuotere persone che nascono condannate alla mediocrità…Il suo affetto lo ha manifestato prendendosi gioco di me, manovrando la mia vita nell’ombra financo a commettere azioni ingiustificate, che hanno causato dolori profondi e perdite incolmabili. Nonostante questo, scorto il suo buon cuore, non ho potuto fare a meno di amarlo e di illudermi che egli fosse davvero l’altra metà della mia anima.”
“Dillo, Maya!” urlo a gran voce “Di’ quel nome!”
“Non è necessario.” mi dice Eysuke “E’ lui che deve trovare il coraggio di mostrarsi, finalmente.”
La signorina Shiori ci guarda con sconcerto: credo inizi a capire che i suoi sospetti erano verità.
“L’ho visto nella Valle,” dice Maya commossa “l’ho stretto con queste mie braccia. Disperatamente, ho cercato di imprimergli la mia sagoma sul corpo. Invano, temo…”
Si asciuga le lacrime con la manica del kimono:
“Una volta, durante le prove, il signor Kuronuma ci disse che gli spiriti vivono nelle nostre menti e che, se noi non crediamo loro, neppure il pubblico ci crederà. Oggi ho voluto credere con tutta me stessa che quell’uomo fosse davvero il mio Isshin…ma, adesso, devo tornare nel mondo reale, devo lasciare il mondo dell’Arcobaleno e sconfessare con me stessa la menzogna. Era tutta una menzogna. Una menzogna travestita da sogno meraviglioso cui ho voluto appigliarmi perché voi credeste con me. Grazie, mio donatore di rose scarlatte. Anche se il tuo cuore batte per qualcun altro, devi sapere che il mio ti apparterrà per sempre!”
Nascondo il viso tra le mani, mentre il pubblico applaude ritmicamente:
“Ti sposo io, Akoya!” azzarda qualcuno.
E un altro:
“Mi candido anch’io!”
“E’ stata meravigliosa!” dico nascondendo il viso tra le mani “Ce l’ha fatta…”
Karato Hijiri mi abbraccia con calore, sopraffatto dalla commozione.
Per anni, abbiamo lavorato e sperato. Ma, ora, tocca a qualcun altro fare la sua parte.
Non si fa attendere.

“NON E’ COSI’!”

La voce del signor Masumi, quasi strozzata, si è diffusa con grande chiarezza in tutto il teatro.
“Non è così…” ripete “Egli è sempre stato con te…e tutto ha fatto in funzione di te. E ha atteso questo giorno per lunghi anni, coltivando quelle rose che non sono mai appassite e non potranno mai farlo.”
Il Presidente è rosso fino alle orecchie, sconcertato dal suo stesso ardore.
Suo padre ascolta ogni parola e comprendo che, da sempre, è a conoscenza di quel che suo figlio prova per Maya Kitajima.
La signorina Shiori, dal canto suo, mormora come un automa che non è il suo fidanzato a parlare e deve avere proprio tanta forza d’animo per dire ai dirigenti che ella sapeva ogni cosa e quanto stimasse il fidanzato per essersi preso a cuore un caso tanto disperato.
“Il tuo donatore” sta dicendo Masumi “ti ha sempre amata, dal preciso istante in cui ha posato gli occhi su di te.”
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo tossicchia.
“Chiedo scusa a tutti.” annuncia “Dobbiamo lasciar spazio allo spettacolo diretto da Ajime Onodera. Rinviamo ulteriori commenti alla conferenza stampa delle undici di domani. Ricordo agli intervenuti che, subito dopo lo spettacolo che avrà per protagonista Ayumi Himekawa, la signora Chigusa Tsukikage comunicherà la sua scelta definitiva.”
In pochi secondi, il palco viene riallestito per il dramma secondo le disposizioni del regista Onodera.
“Torno subito.” dico a mio padre prendendo per mano Karato.
Il ridotto è un viavai di persone del gruppo Kuronuma. Tutti, attori compresi, stanno cercando Maya per complimentarsi con lei.
Anche la signorina Shiori, come fosse una donna qualunque, è andata dietro alla folla, nel vano, disperato tentativo di recuperare Masumi Hayami.

Il camerino di Maya ha la porta socchiusa.
Busso debolmente, ma nessuno risponde.
Decidiamo di entrare.
Davanti alla grande specchiera non c’è nessuno, ma sento delle voci sommesse che arrivano dal guardaroba.
“Scusate,” dico entrando “volevo solo…”
Masumi Hayami ride fragorosamente:
“E’ la prima volta che la vedo senza parole!”
Maya, seduta su uno sgabello basso, sorride a sua volta. Ha tirato su il kimono, lasciando scoperte le ginocchia. E’ esausta, bagnata fradicia e il trucco le cola vistosamente sulle guance. Ma le sue spalle sono coperte dall’immancabile soprabito.
“Dica la verità.” dico al Presidente additando l’impermeabile “Lo tira fuori tutte le volte in cui sa di incontrare Maya, vero?”
Arcua le labbra con riconoscenza.
“Grazie” dice rivolgendosi ad Hijiri “di tutto.”
“Di niente.” dice il mio compagno porgendogli la mano.
Eccoli qui, gli uomini più belli del mondo, penso fra me e me con commozione.

“Posso sapere cosa sta succedendo?”
La voce della signorina Shiori, dietro di me, ha un che di disperato.
“Masumi,” dice “esigo una spiegazione.”
Il Presidente sospira:
“Mi dispiace. So che non è sufficiente, ma è tutto quel che posso dire adesso. E mi assumo la responsabilità di ogni cosa.”
“No,” dice Eysuke entrato subito dopo Shiori “è colpa mia. Gli ho chiesto io di accettare questo fidanzamento a fini puramente economici ed egli, come ogni figlio devoto, si è piegato alla mia volontà.”
“Padre…” mormora Masumi.
“Ma lei…” afferma Maya sconvolta “è il signore della bibita in lattina ed è anche l’uomo che mi ha suggerito l’interpretazione di Yaoya Oshichi…”
“Non potete farmi questo, mio nonno non ve lo perdonerà!!!” urla Shiori tra le lacrime.
Eysuke fa una smorfia di disappunto.
“Può distruggere me, che sono vecchio e defilato da anni,” commenta “ma dubito possa fare lo stesso con mio figlio, non dopo questa sera.”
Prende Maya per le mani:
“La sua Akoya è stata eccellente ed ha reso inattaccabile la Daito, anche se, forse, non era questo il suo intento iniziale.”
L’attrice gli sorride commossa.
“Capisce ora” le chiede Eysuke “cosa significa avere tra le mani il capolavoro scomparso? Il mondo del teatro è ai piedi di mio figlio, adesso, e ci resterà per sempre. Chiunque provasse a nuocergli, sarebbe sotto gli occhi di tutti. La dèa scarlatta è un capolavoro senza precedenti!”
Shiori Takamiya esce per sempre di scena sbattendo la porta.
“Dobbiamo tornare sugli spalti per lo spettacolo di Ayumi.” ricordo “Anche se non credo ci siano molti dubbi, a questo punto…”
Sorrido, mentre Maya e Masumi, si prendono per mano.

Spirit.
Torniamo sugli spalti riservati con passo veloce.
Siamo tutti parimenti ansiosi di vedere Ayumi Himekawa e Maya non vorrebbe mai mancarle di rispetto giungendo in ritardo.
E’ un gruppo assai strano quello che si è appena composto: io e il mio compagno, ufficialmente morto venticinque anni fa; mio padre, azionista della Daito di incerte origini e con una figlia nata dalla relazione con una giovanissima prostituta; Masumi, rampante dirigente che ha superato i trenta e la sua “ragazzina” (penso la chiamerà così per tutta la vita), che lo segue docile come un’ombra quasi temesse di perderlo ancora (o è vero, piuttosto, il contrario); Eysuke, che pare avere ritrovato un barlume di umanità semplicemente dopo aver rivissuto il sogno che perseguiva da anni, ma da altri realizzato.
Gli occhi dei soci più autorevoli della Daito Art Productions sono puntati sul palcoscenico circolare:
sono dei falchi, fiutano gli affari come animali selvatici e, al primo errore, sono pronti a crocifiggere senza appello.
La fortuna di esibirsi per primi stava nel mettersi, in un certo senso, al sicuro da eventuali confronti.
Quando lo spettacolo diretto da Ajime Onodera inizia, la pioggia ha smesso di bagnare il palco all’aperto. Penso che, in condizioni climatiche più favorevoli, sarà semplice per Ayumi dar vita alle consuete interpretazioni acrobatiche.
In queste performance, neppure una giovane e pur esperta Chigusa Tsukikage le starebbe alla pari.
E, tuttavia, complice forse l’atmosfera di dolcezza che Maya ci ha lasciato addosso, avvertiamo subito l’innaturalità di ciò che si sta svolgendo sotto di noi.
Questo “nuovo” dramma non parla ai cuori, sebbene lusinghi ad arte i sensi della vista e dell’udito.
Sono state scelte delle musiche semplici, di quelle che spesso si utilizzano nel kabuki, puntando sulla scenografia solenne e, com’era prevedibile, sulla visibilità della primattrice.
Quel che salta subito all’occhio è la mancanza di una atmosfera corale: non c’è relazione tra la dèa madre e le creature.
Il distacco è davvero spaventoso e, se agli occhi degli esperti – amanti di tutto ciò che stride - potrebbe sembrare addirittura suggestivo, un semplice amante del teatro, privo di conoscenze specifiche in materia, penserebbe soltanto che Ayumi è superiore ai compagni di lavoro o, addirittura, non si amalgama con essi.
Sospiro piano.
“Non c’è paragone.” dice Karato “Il regista di questa seconda rappresentazione ha fallito, trascinando nel suo insuccesso persino una grande interprete come Ayumi Himekawa”
“Pensi che lei se ne stia accorgendo?” domando.
“Spero di No.” risponde lui “Se la sua maschera si rompesse adesso, orgogliosa com’è, non riuscirebbe ad andare avanti.”
Osservo Maya ancora in kimono, con l’impermeabile del signor Masumi sulle spalle: muove le labbra, pensando forse di recitare insieme alla sua storica rivale. Se potesse, volerebbe giù dagli spalti ed io sono convinta che sarebbe assai suggestivo vederle insieme sullo stesso palcoscenico, come ai tempi de Le Due Regine.
La geniale figlia di Utako Himekawa riuscirà a farsi una ragione di questo insuccesso, penso.
Bellezza e talento sono una carta vincente e non si può negare che ella ne abbia tanto.
Sono certa che le verranno aperte le porte di altre centinaia di teatri.
Il fatto che abbia ottenuto di interpretare Akoya, ruolo negato persino a sua madre, non è cosa da poco e gli agenti ne sono consapevoli.
Kei Akame, nei panni di Isshin, è preciso, ma ingessato: pare voglia a tutti i costi superare la pregevole e freschissima interpretazione di Yuu Sakurakoji, ma senza successo.
Quando pronuncia la battuta relativa alla differenza di età tra lo scultore ed Akoya, dagli spalti arriva addirittura qualche fischio e uno dei dirigenti, dietro di noi mormora:
“E’ troppo vecchio per un ruolo simile…”
Lo spettacolo procede senza intoppi.
Gli unici momenti di emozione sono legati alle danze acrobatiche della dèa che gioca con gli spiriti della natura.
Nasconde le pecche altrui come può, ma è chiaro per tutti che Onodera ha completamente sbagliato la regia e il cast.
I suoi “attori di razza” non sono adatti per interpretare un simile copione, rivoluzionario per i sentimenti proposti in modo crudo, ma estremamente tradizionalista per ciò che concerne visione del mondo e ambiente.
“Quel tipo sarebbe anche potuto essere un Isshin convincente,” dice mio padre “se solo avesse abbandonato la sua altezzosità.”
“Penso” si intromette Eysuke “che la complessità dell’opera risieda in questo. L’attore abbandona la consapevolezza di sé per far spazio al sentimento che lo domina, segnandone il carattere. Come dice la dèa, <non ti chiamo amore, perché sei amore…>…”
“Allora, solo chi vive dei sentimenti veri e coinvolgenti può recitare verosimilmente ne La dèa scarlatta?” chiedo.
Il vecchio Presidente annuisce:
“Odio, amore, passione e non Kusumeki, Akoya e Isshin. Il regista Kuronuma ha scelto bene il suo cast. Sono attori di grande rilievo, pieni di genuino talento, ma non delle star. Non vince l’immagine, ma ciò che muove il cuore!”
Addita Sakurakoji e poi, di seguito, Sumi Owasa, che ha prestato il volto all’imperatore: la sua sagoma massiccia è sinonimo di stabilità e, in effetti, il sovrano è l’unico punto di riferimento dei cittadini, nella situazione di caos in cui versa l’intera regione di Nara.
Di contro, il Terefusa di Onodera è interpretato da un attore dall’aspetto androgino, che punta tutto su una sorta di ambiguità recitativa forse nel tentativo di apparire più accattivante e tormentato. Così facendo crea caos nel caos.
Taku si gira in direzione di Chigusa Tsukikage, la quale, come in trance, guarda lo spettacolo.
C’è un’aura particolare intorno a lei, in questo momento, e persino il suo abito nero sembra far spazio a colori solari.
“Ha smesso il lutto, finalmente” dice mio padre osservandola “e ha un che di fanciullesco sul volto.”

Alla fine della rappresentazione, il pubblico applaude con foga, ma senza troppo entusiasmo.
E’ stato tutto molto accurato, ma nulla di più.
Guardo l’orologio: sono passate da poco le undici e mezza.
Ancora un quarto d’ora e la signora Tsukikage darà il suo responso.
“E’ una notte da incorniciare, questa.” dice Karato rivelando una grande emozione.
“Il coronamento del lavoro di anni.” aggiungo io “Come ci sentiremo, domani? Tu sarai disoccupato, temo, anche perché, da ora in poi, sarà il Presidente ad occuparsi direttamente di Maya…”
Egli sorride:
“Finalmente, potremo recuperare il tempo perduto a causa di quei due.”
Mi attira a sé baciandomi con passione.
Siamo diventati arditi.
Abbiamo accettato di vivere questo amore senza ripensamenti: non potremo sposarci né avere dei figli e, pur rattristandoci per questo, siamo consapevoli di non poter fare a meno l’uno dell’altra ed è nostro desiderio andare a vivere definitivamente insieme.
“Figliolo,” gli dice Hiroshi Toku “domani vorrei parlarti riguardo alla tua situazione.”
Ci guardiamo negli occhi.
“Signore, io…” mormora Karato “sono in una posizione delicata che dovrei spiegarle…”
“Lo so.” afferma inaspettatamente mio padre “Conoscevo l’architetto Hijiri e, come ex responsabile del personale, sapevo sin dall’inizio qual era la tua condizione.”
“Troveremo un modo per risolvere questa faccenda.” mormora Masumi, mettendo una mano sulla spalla della sua <ombra>.

Nel mentre il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo prende la parola.
E’ in perfetto orario e capisco che non c’è voluto molto per raggiungere il verdetto.
Introduce Chigusa Tsukikage e subito le porge il microfono.
L’anziana attrice viene accolta dagli applausi scroscianti del pubblico: giovani, cresciuti col racconto del mito della dèa scarlatta e adulti, che la sua dèa hanno avuto la fortuna di vederla dal vivo e ne hanno atteso come in preghiera il ritorno.
La vecchia attrice, con al fianco Genzo, ringrazia tutti. La sua voce melodiosa si diffonde tra gli spalti e nessuno, in questo momento, ha dubbi su chi sia la “vera dèa”, colei per la quale Ichiren Oozachi scrisse immortali versi d’amore.
“Voglio saltare i convenevoli” dice un po’ansimante “e passare subito a ringraziare le due attrici che hanno, con impegno indefesso, raccolto la mia eredità. Ayumi Himekawa e Maya Kitajima sono realmente le migliori interpreti che abbia mai addestrato per il ruolo di Akoya. Talentuosa e raffinata la prima; sensibile e passionale la seconda…Questi sono gli appellativi che si confanno a simili fiori. E nel teatro, se non si ha talento, è impossibile sopravvivere. Voglio, altresì, elogiare il regista Ryuzo Kuronuma, che avrebbe fatto invidia allo stesso Ichiren Oozachi, se fosse stato qui. La sua direzione è stata accurata, originale e, nel contempo, assai vicina allo spirito del compianto Maestro. Un ringraziamento formale va anche alla Daito Art Productions e al suo attuale Presidente che, con grande maestria, ha sostenuto in assoluta segretezza parte delle spese per l’edificazione del teatro Shuttle X e per l’allestimento odierno.”
Il suo tono si incrina un poco:
“Ed ora che il dado è tratto, non mi resta che comunicarvi la mia decisione, unanimemente condivisa dall’Associazione Nazionale per lo Spettacolo qui riunita, che ha patrocinato il ritorno sulle scene del capolavoro scomparso.”
Genzo la sorregge un poco.
“Signora,” mormora “sta bene?”
L’anziana annuisce, ma rifiuta la sedia che un assistente le ha prontamente portato.
“No,” dice “la nuova dèa scarlatta va salutata in piedi…”
Si schiarisce la voce, pallida in volto:
“I diritti di rappresentazione del capolavoro scomparso passano, con effetto immediato, secondo il contratto depositato presso il notaio, avvocato Kanoshita, nelle mani di Maya Kitajima, mia allieva prediletta.”
Un boato si leva dalle tribune.
Ayumi sorride serenamente, accanto ai suoi genitori.
Masumi abbraccia Maya, che, incredula, inizia a piangere:
“Il mio sogno…ho realizzato il mio sogno…” singhiozza “…mamma, mi stai guardando?”
Il Presidente, all’udire quelle parole, si commuove un poco.
Guardando la sopraveste bruciacchiata della dèa, si ricorda forse di sua madre, Aya Fujimura, che aveva quasi perso la vita per salvare quell’indumento dalle fiamme.
“Tutto torna.” dice mio padre guardando in direzione della signora Tsukikage “Il cerchio è completo e lei…temo se ne stia andando.”
La donna si accascia infatti sulla poltrona.
“Papà…” mormoro cercando Taku con lo sguardo.

Scompare tutto.
Le luci si smorzano fino a spegnersi del tutto, il sipario cala su una vita straordinaria.
Mentre il pubblico ancora emozionato lascia le tribune rumorosamente, una signora che ha appena smesso il lutto, siede stanca, ma con grande dignità, su una poltrona che sembra un trono.
Ha accanto l’uomo che, per anni, l’ha seguita, amandola nel segreto, rinunciando ad una carriera sfolgorante.
Si rimette a piovere.
Una luce potente e malinconica spezza l’oscurità, mentre mi pare che il volto della signora Tsukikage stia tornando giovane.

Sorride.

E’come nel mio sogno: è lei la bambina che giocava accanto all’uomo sconosciuto, nel cimitero della Valle dei Susini. Era Ichiren Oozachi, la persona della quale non distinguevo il volto e che l’attendeva e le chiedeva di aspettare, dicendole che non era ancora tempo.
Scuoto il capo incredula.
Ora l’attesa è finita.
Il Maestro emerge dalla luce per tornare a prenderla.
E’ davvero così potente, l’amore di anime, dunque?
La grande interprete reclina il capo.
Genzo, in ginocchio davanti a lei, lascia andare la mano che ha tenuto per anni e pare riconsegnarla ad Oozachi, che, con tenerezza, abbraccia la sua amata, portandola via.
Quel che resta è spoglia mortale.

Ritorno alla realtà pian piano, in parallelo al fuggifuggi di tutti: Ayumi, Maya, Masumi e perfino Eysuke, avvedutisi di quanto stava accadendo, si sono precipitati dalla signora Tsukikage.
Leggo costernazione sui loro volti e tristezza; le due ragazze piangono.
Nel giorno in cui è rinata la dèa, ella è tornata nel suo seno.
Ma vedrà il giorno di domani ancora, perché così è l’eterno andare delle cose.
Io sono rimasta al mio posto, spettatrice di un sogno che si è rinnovato ad occhi aperti e, nel mentre, ho continuato a stringere la mano dell’uomo che mi ha generato.
“Se ne è andata” dice “e non le ho detto addio neppure stavolta.”
Lo guardo senza capire.
“E’ giusto così.” continua “Io non ho mai fatto parte della sua vita.”
“Papà,” mormoro “che cosa intendi dire?”
Ha gli occhi asciutti, si tiene dentro una tristezza divorante ed io mi sento persa per un attimo.
“Era mia madre.” risponde in un soffio.
Rimango scioccata.
E’ questo, dunque, che ha fatto di me una spettatrice privilegiata degli eventi di questi ultimi anni?
Era l’accorato appello di Ichiren Oozachi, quell’ <aiutami!> che risuona ancora nitido nelle mie orecchie.
Era la richiesta commossa di chi sa che si vive in funzione di quel che si lascia, in forma di insegnamento o di arte, alle generazioni future.
Il Maestro deve aver rivisto se stesso nella disperazione di Masumi Hayami. E questi era indispensabile a che rinascesse la leggenda di Akoya.
Deve aver pregato con tutte le sue forze perché il suo insegnamento, financo la sua morte mai perdonata, non andasse perduta.
Io “ho visto” tutto questo perché il sangue me lo ha dettato.
La mia famiglia è tenuta insieme dal filo scarlatto tessuto dalla dèa, lo stesso che fa della natura molteplice un uno indissolubile, un coro armonioso, un insieme variopinto.

Epilogo.



Maya è convolata a nozze con il Presidente Hayami un mese dopo la rappresentazione di prova, giusto il tempo di sciogliere il “contratto” che legava l’uomo a Shiori Takamiya.
E’ stata una cerimonia rigorosamente tradizionale, ma molto sentita e felice, sebbene si sentisse la mancanza della <nonna>: il signor Masumi sembrava un bizzarro samurai con tratti occidentali e, per tutto il tempo, ha stretto la mano della giovane sposa, in kimono variopinto di seta damascata.
Il velo da sposa era lo stesso indossato durante la rappresentazione di prova.
Il tempio era ornato con gigantesche corone di rose scarlatte e ramoscelli di susino.
Il matrimonio del Presidente è stata forse l’ultima occasione in cui i protagonisti della mia storia hanno avuto occasione di riunirsi: Ayumi Himekawa ha seguito la madre – chiamata a insegnare all’Actor’s Studio di New York - e sta lavorando ad un musical di grande successo, Grease. So che Peter Hamill, il fotografo che l’aveva seguita per tutto il tempo della preparazione a La dèa scarlatta, è tornato in Francia, ma ella si è subito consolata con un attore americano di successo di cui, per decenza, non dico il nome.
Mio padre è diventato vicepresidente della Daito Art Productions dopo il ritiro definitivo di Eysuke. Questi, in seguito alla morte di Chigusa Tsukikage, sembrava caduto in stato depressivo, ma, appresa la notizia della gravidanza di Maya, appena poco tempo dopo il matrimonio, ha ripreso vigore ed ora ripete a tutti che vizierà suo nipote come mai ha fatto con Masumi.
Genzo vive a Villa Hayami, ma non è né un domestico né un maggiordomo, bensì una persona di famiglia.
Yuu Sakurakoji è diventato il partner ufficiale di Maya ne La dèa scarlatta ed ha sposato, con grande sorpresa di tutti, Sayaka; la piccola Mai, ripresasi dal gran colpo, è volata a Bruxelles, dove lavora come chef per la Comunità Europea.
Coichiro Gin è rimasto definitivamente a Londra e continua ad essere la longa manus di Masumi nel Vecchio Continente: non si è mai sposato.
Shiori Takamiya, secondo le ultime notizie, avrebbe sposato il bellissimo figlio di un esponente della yakuza, finito in carcere per riciclaggio di denaro sporco: lei lo ha subito mollato per tornare prontamente dal nonno e dalla tata.
Karato Hijiri ha una identità nuova di zecca e vive in Corea, dove dirige una società artistica satellite della Daito.
Ci siamo sposati: io lo raggiungerò tra non molto e nostra figlia nascerà nel posto in cui abbiamo scelto di vivere.
Mia madre è stata invitata al matrimonio e, con gran sorpresa di tutti, è intervenuta: vedendola, sono rimasta scioccata, anche perché non l’avevo mai vista con un abbigliamento sobrio e senza il bicchiere di brandy in mano.
Il suo protettore è passato a miglior vita e, incredibilmente, le ha lasciato la villa sul mare e una copiosa rendita.
So che mio padre, che sarebbe rimasto folgorato nuovamente da lei, ha preso a frequentarla di nascosto e non mi stupirebbe se, alla fine, realizzasse il suo sogno di gioventù.

Ne hai fatta di strada, piccola Mitzuki, ed hai imparato anche a sognare.
Ce l’hai nel sangue, del resto!
E, dunque, ti verrà naturale prendere quella penna in mano e, come tuo nonno, trascrivere su un quaderno questa storia d’amore e di vita, di legami indissolubili e di amicizia.

Vai, Mitzuki, perpetua la mia anima…

(The End)



A Scarlet Rose continua domani con un altro punto di vista!

Grazie a tutte della vostra attenzione! :inchino: :inchino: :inchino:
:inchino: :shiori: :shiori: :shiori: :ohoh:
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 28/6/2010, 16:30




questo finale mi è piaciuto di più di quello del punto di vista di Masumi :)
e poi la tua dea scarlatta in una cosa (ma solo in una) è simile (ma non uguale) a quella che ho pensato io;) Lo dico ora così poi non pensi che ti ho copiato :sweatdrop:
Comunque brava, pensavo che avresti raccontato la stessa storia uguale cambiando solo i punti di vista, invece cambi sempre...allora aspetto di vedere come sarà il finale dal punto di vista di Maya!
 
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evis75
view post Posted on 28/6/2010, 22:39




anche a me e piaciuta di piu questa finale!!!era piu"realistica"diciamo!brava laura!aspetto trepidante il proseguimento di a scarlet rose!!! :sorrisone:
 
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view post Posted on 29/6/2010, 00:10
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Laura questo finale è bellissimo , quanti colpi di scena .....fantastico alla fine hijiri è mizuki si sono sposati è aspettano pure una bimba , è che dire dei nostri amati finalmente si sono liberati della cozza...speriamo che la storia prosegiu cosi che la cozza sparisca .....aspetto di leggere il punto di vista di maya.....
 
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Yayoi
view post Posted on 29/6/2010, 10:32




“Penso” rispondo “che lei abbia comunque costruito un ponte privilegiato che arriva dritto al cuore di qualcuno.”

Non hai idea di quanto mi piaccia questa frase Laura, sei sempre bravissima.

E il punto di vista di super Mitsuki mi è parso splendido.

Concordo con le altre ragazze, posta pure tutti i punti di vista che avevi già scritto. Tra l'altro quello della cozza mi aveva fatto ridere un sacco (anche se non so se era quello l'effetto che volevi dare). Mi ero proprio divertita.

Un besito.
Baby

 
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~*Floriana*~
view post Posted on 29/6/2010, 10:34




Dai dai allora pubblica quello della cozza....lo voglio leggere anche io!!
 
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evis75
view post Posted on 29/6/2010, 13:28




forza laura posta,posta!!!
 
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RAY80
view post Posted on 29/6/2010, 15:28




Bellissima questa parte, ancora più della precedente in cui il primo protagonista era Masumi.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo punto di vista (prima o poi sarebbe bello poter vedere la storia anche dalla prospettiva di Eisuke).
Aggiorna presto!! :tiprego:
 
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203 replies since 20/4/2010, 16:11   15493 views
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