Grazie, Leyla!
Nel mio scritto - non so cosa abbia in mente la Miuchi in riferimento a Shiori - Masumi è pressocché inconsapevole dello stato mentale di Shiori.
In quasi tutti i punti di vista, è proprio l'assumere questa "certezza", pur nella diversità degli intrecci, a sciogliere gli eventi in positivo per i due bradipi.
Ed è la speranza che ho anche riguardo al manga...
Per quanto riguarda Masumi, poi, ha un alto senso dell'onore, è vero, ma da quel che appare nelle tavole, pare attendere un gesto - uno solo! - da parte di Maya per andare incontro al suo destino di amore.
Masumi non è tormentato a causa dell'amore imposto.
Shiori costituisce una fonte di preoccupazione e di pena, ma il suo cuore è triste SOLO a causa di Maya e dei sentimenti negativi che ritiene ella possa nutrire in cuore. Per non parlare della sua vicinanza a Sakurakoji.
Ti ringrazio,cara amica, delle tue parole.
Ho amato Glass no Kamen dall'infanzia ed è a questa donna che sta facendoci penare che debbo l'evoluzione, il dispiegamento della mia fantasia.
Grazie a lei, sto perfezionando il mio stile di scrittura, quindi...grazie, sensei!
Until the end.
“Non posso credere che tu stia parlando sul serio…” dico, sentendo scemare ogni forza che è in me.
Maya mi fissa attraverso lo specchio.
Che sguardo penetrante e convinto ha!
Non l’ho mai vista così.
“E’ una eredità troppo pesante, in nome della quale abbiamo sofferto abbondantemente tutti.” mormora col tono un po’ commosso.
“Ieri notte, come anche ieri pomeriggio, abbiamo passato in rassegna le nostre vite. Io ho pensato all’incidente della sensei, alla tragica fine Ichiren Oozachi, mentre Masumi aveva in mente solo quanto è accaduto a sua madre e, naturalmente, l’ossessione di suo padre, disposto anche ad accettare di rompere il matrimonio tra suo figlio e Shiori pur di agguantare i diritti di rappresentazione.”
Abbasso il capo non del tutto convinta, ma intuisco le sue ragioni con chiarezza.
“Finché” continua Maya “la dèa sarà mercificata, ritenuta esclusivamente oggetto di guadagno, questo dramma procurerà solo del male.”
Cosa devo fare?
Far leva sulla fatica con cui ci siamo cimentate nei ruoli più svariati negli anni belli della nostra vita?
Abbiamo sacrificato tutto per essi!
So già come mi risponderà: nulla, in vita, va perduto.
E’ come in natura, dove tutto si ricicla, muore all’apparenza e, nel momento in cui tutto sembra andato, rinasce a nuova vita.
Siamo diventate “migliori”, siamo cresciute attaccate al seno della dèa, comprendendo cosa significhi perpetuare attraverso le parole un’anima.
Ichiren si è tolto la vita pur di non prostituire i suoi pensieri più belli per colei che amava, l’altra metà di se stesso, la sensei Tsukikage!
Sfruttando l’insana passione di Eysuke, avrebbe potuto guadagnare una quantità tale di denaro da navigare letteralmente nell’oro.
E, invece, non lo ha fatto.
Questo capolavoro non è per chi pensa solo al denaro e alla fama.
“Sì, questo lo so bene,” dico “ma, adesso, che ne sarà dell‘eredità del Maestro e della sensei?”
“Aspetterò.” sussurra Maya “Aspetterò che questa generazione malvagia passi e poi tornerò a competere con te. Ma tu…” e qui il suo tono si fa incerto e accorato insieme “…tu sarai ancora disposta ad aspettare?”
Mi alzo dalla poltroncina girevole, accorgendomi che, dietro la porta leggermente socchiusa, qualcuno ci sta ascoltando.
Ho un moto di orrore, mentre penso che potrebbe essere Shiori.
Mi acquatto sul muro e faccio segno a Maya di scostarsi.
Apro l’uscio di scatto.
“Sensei!”
Io e la mia amica abbiamo parlato all’unisono.
Chigusa Tsukikage sorride a labbra strette.
“Ragazze, avete finalmente compreso il significato del mio insegnamento?”
Percorso, vita, anima, penso sospirando.
“Ho parlato col presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo” racconta la signora “ed egli si è detto d’accordo con me, rinviando la rappresentazione a data da destinarsi.”
Sensei, cosa è cambiato?
La muta domanda, che si erge dalle tenebre sempre più rade dell’intelletto, arriva nitida alle orecchie dell’anziana attrice.
E’ questo il filo scarlatto che lega le nostre anime al punto da farci leggerci reciprocamente dentro.
“Non ho più paura di morire” risponde in un sussurro “o, meglio, non ho più timore che, morendo, la vita di Ichiren venga sepolta insieme a me.”
Guarda me e Maya come fossimo davvero sangue del suo sangue:
“La dèa è qui.”
Indica il mio cuore e poi quello di Maya.
“La dèa è in entrambe voi.” prosegue “Io lo sapevo già, quando avete lasciato la Valle dei Susini. Genzo mi ha chiesto se avevate capito lo spirito di Akoya. Non avevo dubbi, a riguardo, e gli ho risposto che sì, era in voi.”
“Ma,” ribatto “i sentimenti che proviamo, se non coltivati, evaporeranno come acqua al sole!”
La sensei mi guarda ora con rimprovero.
“E’ per questo” risponde “che tu dovrai lavorare ancora a lungo, Ayumi…”
Arrossisco.
“Maya, pensi che, fra dieci anni, il tuo amore per Masumi Hayami non esisterà più?”
La mia rivale nega con sguardo dolce, ma fermo.
“E tu” dice la sensei rivolgendosi a me “pensi che, fra dieci anni, la sensazione che provasti nella Valle fondendoti con la natura verrà meno?”
Scuoto la testa con forza.
Come potrei dimenticare?
Sento con estrema chiarezza il vento che mi bacia la nuca e pare attraversarmi dentro.
Sento ancora il bruciore provocato dalle ustioni del fuoco, le vescicole che sembravano scoppiarmi sulle braccia.
Sento nitidamente il dolore alle gambe della sirenetta.
Sento ancora, vigorosa, l’energia che mi pervadeva mentre la fantasia degli dèi mi ispirava la forma da dare a una semplice corda.
Sento la fusione con gli elementi tutti: con l’alba, la rugiada, le farfalle, l’arcobaleno.
E, poi, mi sovviene quella notte spaventosa, quella in cui ho conosciuto l’orrore dell’istinto omicida.
La caduta della dèa.
E la dolcezza delle braccia di Peter, grazie al quale ho scoperto di poter essere una donna diversa e appagata nella semplicità della vita vissuta.
Queste non sono semplici sensazioni o emozioni transeunti.
Sono verità.
Se scemassero, significherebbe che non sono degna di vestire i panni di Akoya.
“Riproducete l’arcano e non solo.” dice la sensei “Fatelo vostro. E quando non troverete risposte, fate come ogni altro elemento: cessate di farvi domande e realizzate l’unica verità. Ricordatevi: Io e le creature siamo la stessa cosa. L’intero creato ed io siamo la stessa cosa. Essere una delle tante voci che interpretano le forze nascoste e, ciò nonostante, sentirsi uno col tutto viene dagli dèi. Fatene tesoro.”
“Viva, sensei!” urlo sentendomi pervadere da una grande speranza “Me lo prometta! Fino a quando io e Maya non torneremo a calcare questa scena! Fino a quando non vedrà con chiarezza quanto abbiamo fatto tesoro del suo insegnamento! Lei deve vivere sino ad allora!”
Chigusa Tsukikage sorride con materna dolcezza.
“Voi avete già messo al sicuro la mia eredità, ragazze.” mormora.
Maya mi guarda un po’ scossa.
Uscendo, la sensei ha lasciato nell’aria l’aroma intenso dell’albero di susino che cresce dentro di lei, il quale dipana i suoi rami direttamente dal cuore, creando lo sterno che lo racchiude e protegge, e arriva, con le radici, sino alle sue viscere.
Il cuore, custode dell’anima, quando soddisfatto, vuole inventare altri motivi per tornare ad esistere e perpetuarsi all’infinito.
L’unico timore che ho, adesso, è che la signora, convinta di avere raggiunto il suo fine, si lasci andare.
“Cosa faremo, dunque?” chiedo a Maya.
La risposta, semplice, si scolpisce nel mio cuore, per sempre:
“Vivremo, Ayumi, come abbiamo sempre fatto. Sfrutteremo ogni nostra potenzialità fino a sperimentare il limite dell’essere umano e, poi, quando avremo capito di non essere io, ma noi, creeremo la nostra dèa, quella che Oozachi e la signora vorrebbero.”
Solo in questo istante, comprendo che, recitando stasera, avrei firmato di certo la mia condanna come attrice.
Maya sta pensando la stessa cosa di sé.
L’amore di anime, pur magistralmente interpretato da lei, non è che la punta dell’iceberg di questa filosofia dell’esistenza profonda e complessa.
Il cammino per arrivare alla perfezione e completare questo spettacolo è ancora lungo.
La sapienza del cuore, per quanto nitidamente percepita, lungi dall’essere agguantata.
Siamo ancora in alto mare, dunque.
Eppure, nonostante tutto, sento che non è così.
I hate you so much!
Quando la BMW Z8 lascia il pronto soccorso lentamente, sento tornarmi le forze.
Cosa è successo?
Ah, sì, ora ricordo.
La farmacista si è rifiutata di darmi i sonniferi ed io ho perso le staffe.
Adesso mi sento così bene. Mi sembra di stare adagiata su enormi cuscini di piume, morbidi, dall’aroma di lavanda.
Adoro questo profumo.
Mi giro piano verso Masumi, che, per farmi riposare meglio, ha reclinato un poco lo schienale della poltrona.
“Mi spiace,” dice con tono dispiaciuto “la mia auto non è molto comoda per chi desidera riposare.”
Gli sorrido e penso che è bellissimo.
Amo il suo profilo delicato, le guance candide appena arrossate, i capelli biondi magistralmente scomposti sulla fronte.
E poi i suoi occhi blu come il cielo al tramonto. E’ un colore assoluto, privo di quelle “pagliuzze dorate” che di solito contaminano le iridi dei mezzosangue.
Mi chiedo cosa pensa di me in questo momento.
Il calmante che mi hanno somministrato deve essere molto potente, se mi impedisce di dar forma ai sogni erotici che quest’uomo, da quando ho visto la sua foto, mi ispira.
“Ti porto a casa?” mi domanda Masumi guardandomi per una frazione di secondo.
“No,” mormoro “andiamo pure a Palazzo Daito, come d’accordo. Io non ho molta fame.”
Il giovane Hayami annuisce dicendosi lieto di godere della mia compagnia, nonostante l’incidente.
Pensa si sia trattato di un attacco di anemia, ma io so che è stata una vera e propria crisi di nervi.
Non penso di averne mai avuta una così forte.
Mi sono talmente autocondizionata da provocarmi una effettiva perdita dei sensi.
E’ come se avessi concentrato tutte le energie negative e il risentimento nella mia testa ed essa abbia obbedito all’ordine di svenire.
Se ci penso, sento dentro una grande esaltazione.
Posso fare tutto. Sono una attrice nata!
“Shiori,” dice Masumi “non dovresti sottovalutare quanto accaduto oggi.”
Lo guardo, mentre un lampo di terrore mi attraversa gli occhi.
“Il dottore” continua “ha detto che il tuo è stato un tracollo nervoso.”
Figlio d’un cane, penso fra me e me.
Mentre giacevo svenuta, quel medico condotto da due soldi ha osato parlar male di me col mio “fidanzato”.
Ma ci penserò io a lui. Lo farò licenziare, così impara a dir male di Shiori Takamiya!
Piango silenziosamente, mentre prego che Masumi metta a tacere i legittimi sospetti.
“Sono rammaricata…” singhiozzo piano, calma, complice ancora l’effetto dei tranquillanti somministratimi “Succede sempre così quando smetto di curare l’anemia.”
Il giovane inchioda l’auto in una stradina laterale.
E’ sinceramente preoccupato ed io capisco di aver colpito nel segno.
“Perché?” mi domanda.
“Sono stanca…” dico col tono soffocato “…medicine, punture, trasfusioni…”
Alzo le maniche della giacca mostrandogli dei vistosi ematomi.
“Sono i segni delle flebo e dei farmaci endovena che, quando sto particolarmente male, mi costringono ad assumere.”
Mi fermo come per riprendere fiato.
“Io” continuo “voglio vivere come una ragazza normale, ma non posso. E, ogni tanto, quando penso di volerla fare finita, smetto di curarmi e mi succedono, inevitabilmente, cose come questa.”
Masumi è dispiaciuto. Mi prende la mano e la porta alle sue labbra.
Sono calde, dolci.
“Devi farti coraggio,” mormora solidale “la vita che vivi non è solo tua, ma anche di coloro che ti amano”
Sì.
Di coloro che mi amano!
Chi è che mi ama?
Quella baldracca della tata che va a scoparsi il nonno di notte?
Mio padre che vive praticamente nell’appartamento di una puttana di Shibuya?
Mia madre fuggita col suo batterista?
No, Masumi, la verità è che tu solo mi ami.
Si capisce.
Adesso mi stringi una mano, ma è un’altra cosa che vorresti stringere.
Ho caldo.
“Puoi abbassare il riscaldamento dell’auto?” domando con voce leggermente ansiosa, mentre mi sfilo la giacca, rivelando la camicia fucsia senza maniche di Dolce e Gabbana.
Dallo scollo generoso, si intravede il mio petto che si solleva al ritmo di un respiro troppo rapido perché egli non se ne avveda.
“Non guardarmi così preoccupato…” mormoro mentre con un dito ho aperto il primo bottone della camicetta.
Adesso Masumi dovrebbe veder meglio.
Noto che è imbarazzato e decido di farmi audace.
Gli prendo la mano e me la appoggio delicatamente sul petto.
“Senti come mi batte il cuore?” chiedo “La tua vicinanza è la miglior medicina, caro.”
E’ diventato un poco rigido, come se volesse allontanarsi da me.
Lo sta facendo sicuramente perché è in preda alla tensione.
Nobile cuore, forse teme un mio svenimento!
Intanto, però, il mio veleno sottile sono riuscita a iniettarglielo nelle vene.
Presto o tardi, anch’egli sarà vinto dalla passione e mi amerà come io voglio che mi ami.
Quando arriviamo davanti all’ingresso della Daito ha smesso di piovere: l’aria profumata dall’ozono mi riempie vigorosamente i polmoni.
Entro al braccio del mio fidanzato e, subito, mi vengono tributati tutti gli onori che si devono a chi ha il mio stesso rango – pochi in verità.
La segretaria di Masumi è una stangona coi capelli lunghi e lisci.
Mi guarda ossequiosa da dietro le lenti, ma la sua faccia ha qualcosa che non mi piace.
Sembra un cane da guardia, specie da quando il mio fidanzato le ha parlato all’orecchio.
Che cosa si saranno detti?
“Desidera che le porti qualcosa di caldo?” mi chiede sollecita Mitzuki.
La guardo alla stregua di una cameriera, mentre le ordino di prepararmi una cioccolata, ma bianca.
“Chiederò al bar di portarmene una immediatamente.” dice sorridendo.
“Io pensavo la facesse lei, sul momento.” affermo scandalizzata “Arriverà fredda…”
La donna sorride.
Questa sciocca non ha capito la mia battutaccia.
Cosa ci fa una persona così scarsa di mezzi mentali alle dirette dipendenze di Masumi?
E’ la sua segretaria particolare, per di più.
Sarà una super raccomandata!
Sarà la sua puttana!
Nonostante gli occhiali, deve essere brava ad alzare la gonna.
“Non si preoccupi,” mi rassicura col tono lievemente ironico “le assicuro che le verrà servita una cioccolata bollente.”
Vorrei schiaffeggiarla.
Perché, poi, avrà usato l’aggettivo “bollente”?
Si riferisce al sesso!
Ha capito che ho intuito il suo vero ruolo, qui dentro!
Non devo sottovalutarla!
Appena sposati, domanderò a Masumi di licenziarla in tronco.
“Mi scusi,” le domando pochi minuti dopo “posso domandarle cosa fa esattamente qui dentro?”
“Cosa <faccio>?” ripete ella sgranando gli occhi.
“Esattamente.” dico ferma più che mai “Se non si occupa della macchinetta delle vivande, qual è il suo ruolo?”
“Sono un legale.” mi risponde “E, all’occorrenza, consiglio il signor Masumi.”
Capisco…la puttana è un avvocato. Senti come se la tira! Vorrei graffiarle il viso!
“Consiglia?” ripeto “Si riferisce agli affari?”
“Naturlamente,” risponde “affari di ogni tipo. Ed ora, se vuole scusarmi.”
Se ne Va.
Quella maleducata non ha atteso neppure che arrivasse il cameriere dal bar.
Doveva essere <lei> a servirmi la cioccolata bianca!
Ma la metterò al suo posto, giuro sugli dèi!
Dopo aver bevuto la cioccolata mi sento subito meglio e inizio il mio giro solitario per il palazzo.
Fuori dalla porta, c’è un gran trambusto.
Tre energumeni stanno strattonando una ragazza, poco più che una adolescente!
Mi avvicino accigliata e li striglio per bene:
“Non è questo il modo di trattare una donna!” dico senza mezzi termini.
Difendendo questa persona, metto in evidenza il mio aspetto migliore e spero che qualcuno lo dica a Masumi: Shiori Takamiya è una vera filantropa!
Le porgo il mio fazzoletto di pizzo, sebbene - venendo a sapere che è qui per vedere Masumi - me ne penta subito.
“Cosa desidera dal signor Hayami?”
Mi guarda senza parole, ma è come se mi conoscesse.
Che strana ragazza!
Il mio “fidanzato”, forse distratto dal rumore, fa capolino.
Mi lancia uno sguardo distratto e fa entrare quella tipa nella sala d’aspetto.
Ed osa dire a me di aspettare.
Cosa posso rispondergli?
“Prego, prosegua pure la sua riunione!”
Anche se odio che mi lasci nelle grinfie dei suoi dipendenti bifolchi.
Almeno, quella Mitzuki è andata dietro alla ragazza.
Che cosa si staranno dicendo?
Mi viene un atroce sospetto, ma mi dico che non è possibile: Masumi non può portarsi a letto anche quella bambinetta! E’ troppo sciatta e insignificante. E’ merce scadente. Nessuno le ha insegnato che, quando si è piccoli di statura, bisogna evitare accuratamente le gonne sotto il ginocchio. E poi quella felpetta col cappuccio è di un colore inguardabile: stona col vestito.
Forse sarà venuta a chiedere del denaro, sarà una mendicante.
Proverà anche a vendere il suo corpo? Quando uscirà dalla saletta, le darò qualcosa, così farò bella figura.
Passano svariati minuti ed io, incapace di star ferma, scendo dabbasso, alla ricerca del bar.
Ho voglia di un’altra cioccolata bianca.
Anche se mi si gonfierà la pancia, non mi importa. Non posso e non voglio farne a meno!
Mi faccio servire la bevanda in un bicchiere di carta e vado a sedermi su un grazioso puff, con tanto di cuscini di seta e piante ornamentali.
Dalle gigantesche vetrate, filtra la luce del sole ormai al tramonto. Mi sembra di essere una orchidea in serra.
E poi vedo arrivare di nuovo lei.
Cosa ci fa con Masumi?
Stanno chiacchierando in modo amabile e sconvolgente.
Litigano, ma sembra si divertano.
Perché lui non ride così, quando è con me?
Mi rendo conto che ci conosciamo da poco, ma egli non ha fatto trasparire alcun dubbio sul fatto che gli piaccia.
Gradisce – Dio solo sa come! - la mia presenza e vuole concretizzare l’unione in breve tempo.
Però pare conoscere quella tizia da molto, da troppo tempo, per i miei gusti.
Deve venire a mendicare spesso.
E’ strano.
Masumi Hayami, così dedito al lavoro, dà importanza ad una cosetta inutile come quella!
Oggi mi ha dimostrato di avere un cuore, era sinceramente preoccupato per la mia salute e, forse, quella ragazzina, scoperta la sua indole dolce, fa leva su di essa per ottenere dei soldi.
Che screanzata. Vorrei picchiarla a sangue!
Trattengo un conato di vomito, mentre stringo un poco il bicchiere di cioccolata nella mano tremante.
Ne escono poche gocce calde, ma io non sento alcun bruciore.
C’è qualcosa che brucia di più, in questo istante.
Quando, poco tempo dopo, ci ritroviamo a cena nel ristorante qui vicino, chiedo lumi al mio fidanzato.
“Masumi,” domando piano “perché non mi mostri il tuo vero volto?”
Il suo sguardo è sorpreso.
“Vero volto?” chiede di rimando.
“L’espressione che avevi oggi in compagnia di quella ragazza.” chiarisco giungendo le mani.
Mi sorride.
Si sta vergognando un poco, o sbaglio? Oppure ha capito che sono gelosa e mi sta prendendo in giro.
“Stavamo solo litigando in modo puerile.” dice sorseggiando il Dom Perignon di buona annata che si è fatto servire dal sommelier.
“Sono certa che tu sia una persona di cuore,” affermo prendendogli la mano “anche se, in giro, la pensano diversamente.”
“Dovresti credere anche a queste voci, invece: io non sono buono, Shiori.”
Adesso sembra sulla difensiva. Vuol fare l’uomo vissuto e freddo, ma si sta parando la faccia per attutire gli effetti della caduta.
“Masumi,” continuo “io devo ringraziarti. Da quando ti conosco, sento di stare già meglio. Mi sento felice, allegra.”
Sembra stupito.
“Andiamo.” sdrammatizza “non mi conosci per niente. A me, invece, piace pensare che tu sia una creatura splendida e che, pian piano, stai emergendo in tutta la tua bellezza. Per ammaliare me.”
Sorrido imbarazzata.
Quel complimento è inatteso.
Non mi aspettavo che egli dimenticasse così facilmente l’episodio in farmacia e le parole del dottore del pronto soccorso, che – il diavolo se lo porti! – gli “consigliava di preoccuparsi” per le mie crisi nervose!
“Spero di non annoiarti…” dico ad un tratto, martoriando il foulard di seta che ho portato con me.
“Per nulla.” mi risponde schiacciando un mozzicone di sigaretta dentro il posacenere “Piuttosto, sono io ad avere questo timore. Come sai, non sono uso ad appuntamenti romantici – in questo siamo molto simili – sono abituato a trattare affari e, quando le situazioni lo esigono, sono costretto anche ad incontrare gli attori che ruotano intorno all’area Daito.”
Penso subito a quella ragazza, ma non è possibile che sia una attrice.
“Toglimi una curiosità,” azzardo “cosa voleva oggi la giovane che, come una furia, si è precipita nel tuo ufficio?”
Masumi mi guarda sorpreso.
“Lode alla tua perspicacia.” risponde compiaciuto “Quella tizia è una attrice e, attorno a lei, ruota l’affare teatrale più colossale del Dopoguerra.”
Mormora anche: “Sebbene lei non se ne renda conto…”
Ma ha pronunciato questa frase come se non gli importasse farmela udire, come se stesse colloquiando con se stesso.
Avverto un segnale di pericolo.
L’effetto del potente calmante sta scemando piano.
E’ una minaccia. Quella ragazza è una minaccia!
Masumi si avvede del mio turbamento:
“Che cosa succede, Shiori, stai male?”
Nego col capo e lo invito ad ascoltare la canzone che risuona nel salone.
“The way you look tonight, interpretata da Frank Sinatra.” risponde prontamente.
Adoro questa canzone.
Mi fa tornare in mente i cuscini di piume e le sue mani roventi.
E’ un sogno, vero?
Mi sta conducendo sulla pista da ballo ed io, docile, lo seguo. La sua mano che mi lambisce la schiena mi manda in estasi. Il sangue ribolle nelle vene, mentre incrocio i suoi occhi blu cobalto così diversi dai miei, nero corvo come i capelli.
Il profumo che emana è inebriante.
Mi sento svenire.
Tutti gli avventori del locale lanciano entusiastici commenti al nostro indirizzo. Alcuni ci hanno riconosciuto e già salutano la coppia più bella del Jet-Set nipponico.
Che dico?
Del mondo intero!
Gli dico che le parole dei signori della sala mi imbarazzano, ma egli mi invita a guardare solo lui.
Appoggio il capo al suo petto, sentendomi ad un passo dal paradiso.
Mi riaccompagna a casa a mezzanotte passata.
Vorrei che la sua BMW non ripartisse mai.
Vorrei invitarlo ad entrare e glielo dico:
“Masumi, mi piacerebbe che non te ne andassi.” mormoro con tono tenero e sensuale insieme.
Egli mi guarda non del tutto sorpreso.
“Come pensi concluderebbero la serata due adulti che si son detti certe cose?” domando suadente.
Sorride.
“Due adulti, hai detto bene.” risponde “Non siamo ragazzini all’uscita di una karaoke ed io, con te, voglio far bene ogni cosa, a suo tempo.”
Mi bacia frettolosamente sulla guancia ed entra in auto.
“STRONZO!” mastico quando è ormai fuori dalla mia vista.
Mi giro e vedo la tata, basita, dietro di me.
“Cosa hai da guardare, megera?” ringhio imitando il cane del vicino.
Mi sono controllata fin troppo, dopo l’episodio dell’ospedale.
Sbatto la porta del cancelletto e vado a chiudermi nella mia stanza.
Masumi Hayami deve essere un amante davvero meraviglioso, penso fra me, mentre un cielo senza stelle fa da cornice a quella che, giuro, sarà l’ultima notte solitaria della mia vita.
Continua!…