Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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view post Posted on 29/6/2010, 15:39
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Bara Wa Utsukushiku Chiru = Le rose appassiscono in bellezza (opening Lady Oscar)

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Volevo farti i complimenti per queste due storie.
E' stato molto interessante leggere il punto di vista di Masumi e di come hai deciso di portare a termine la storia con un lieto fine, anche se un po' sofferto.
Devo dire che mi è piaciuto moltissimo vedere i pensieri di Mausumi rispetto alla storia che già conoscevo.
La seconda storia era la mia preferita, l'avevo già letta sul sito 'libri che passione' ma purtroppo non me l'ero stampata, meno male che ora la posso rileggere.
Mi era piaciuto anche il punto di vista della Tsukikage, spero che lo pubblicherai presto.

Aspetto anche di rileggere la storia dal punto di vista di Ayumi, ho sempre pensato che Maya e Ayumi siano legate da un rapporto molto stretto. La storia era un incrocio con il punto di vista di Shiori e devo dire che il risultato è veramente particolare.

Ancora complimenti per la tua immaginazione e la bravura nel scrivere.
 
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view post Posted on 29/6/2010, 16:28
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Attenzione!
I due punti di vista, benché pubblicati insieme, non si intersecano fra loro. Hanno il solo scopo di mostrare come il concetto di rivalità sia differentemente inteso dalle due protagoniste.
Ogni giorno verrà pubblicato un pezzo della storia di entrambe, fino all'epilogo.


Ed eccovi la mia storia... più controversa.
Forse...la meno miuchiana.

Grazie a tutte per il vostro interesse. Sottolineo che su Librichepassione! avevo postato tutto senza censure, ma, adesso, ho una visione molto diversa delle cose e, quindi, ho sfoltito un bel po' di scene inutili.
Buona lettura.


A Scarlet Rose
- Two Women –
(fanfiction ispirata a Garasu No Kamen di Suzue Miuchi)



di Laura Heller

The Bright Side of Rivalry.

Penso di essere stata da sempre un esempio di grazia e perfezione.
Fin dal mio primo vagito, risultò chiaro a tutti che la mia voce era un po’ particolare, adatta a far cose che non tutte le ragazze possono permettersi di fare. L’intonazione, che tanto piaceva alla mamma, che tanto incantava il papà, era tipica delle ragazze che, dietro una apparente dolcezza, nascondevano una grande determinazione, soprattutto in merito ai traguardi da raggiungere.
E poi, a detta di tutti, la mia bellezza meticcia era un autentico passaporto per il successo: avevo tratti orientali e colori occidentali, segno che il mio sangue era una meravigliosa mescolanza di razze e culture.
Accanto avevo persone di grande valore umano e sociale: ero nata da una attrice di talento e da un uomo definito dalla critica cinematografica come il Woody Allen giapponese.
Forse avrei potuto contentarmi dei denari e del vizio, ma proprio l’essere stata baciata dalla fortuna ha sviluppato in me una aspra competizione interiore, che ho condotto fino ad oggi.
Che condurrò per sempre.
Domani mi cimenterò in un ruolo di grande prestigio, che mi lancerà definitivamente nel mondo del teatro e non in quanto figlia d’arte.
Il mio valore reale sarà sotto gli occhi di tutti.
Ho lavorato tanto per arrivare a questo.
Dall’inizio della mia vita cosciente, complice mia madre, che ne aveva quasi fatto una malattia, <la dèa scarlatta> è diventata il mio imperativo categorico, la mia ragione di vita.
Quante maschere ho indossato per poter realizzare il mio sogno! Quanto ho provato il mio fisico esile per riuscire ad essere quel che sono.
Non mi sono mai guardata indietro: non ho mai rimpianto di non essere una ragazzina come le altre! Anche se studiare sodo, come io ho fatto, mi ha spossata, non ho mai desiderato essere diversa da quel che sono.
Il pianoforte lo iniziai a quattro anni; a sei mi cimentai nella danza classica, che pratico ancora. E poi nuoto, palestra, arte della vestizione, soggiorni all’estero. Conosco alla perfezione cinque lingue. Mi sono iscritta a Drammaturgia, nella città in cui sono nata, che è Tokyo, e conto di laurearmi in corso.
Mi sento uno schiacciasassi: nulla mi ferma, nulla mi tocca.
Neppure i sentimenti.
Scherzando, mia madre mi ha detto che non è del teatro che sono innamorata, ma di Maya Kitajima. Sono arrivata sin qui proprio per lei, altrimenti mi sarei fermata a livelli ottimi, ma non certo eccellenti.
Io non sono lesbica. Sono una ragazza come tutte le altre.
Ho avuto degli uomini, ma legarmi non mi interessa e, comunque, è vero che la personalità di Maya mi affascina più di qualunque altra.
Ma non che questo sia sentore di attrazione fisica! Tutt’altro.
Maya è la mia necessaria controparte, lo specchio nel quale misuro quotidianamente il mio talento. Se non ci fosse Maya Kitajima, non ci sarebbe neppure questa Ayumi Himekawa.
Se non ci fosse la sua Akoya, non ci sarebbe neppure la mia Akoya.
Sono come una pianta da frutto, bisognosa di un innesto preciso.
E quell’innesto può essere solo lei, Maya Kitajima.
Per questo, quando hanno cercato di cacciarla dal mondo dello spettacolo, ho difeso il suo onore e la sua incolumità come fossero i miei.
Non posso credere io stessa alla mia reazione rabbiosa. Ho trattato Norie Otobe o chiunque prendesse in giro Maya come uno straccio.
Se lo meritavano.
Amo il vero talento, lo riconosco, lo stimo e lo rispetto, soprattutto.
E’ questo che mi ha salvata, nella Valle dei Susini, quando, preda della stanchezza e timorosa di non poter agguantare l’ambito premio, ho avuto un attimo di tentennamento, desiderando che Maya soccombesse.
Ma, se non l’avessi soccorsa, sono certa sarei morta con lei.
E non per senso di colpa, ma perché non si può vivere senza il proprio specchio alle spalle ed io, alla piccola attrice di Yokohama, credo di voler bene davvero.
Se sono quel che sono è a lei che lo devo.
Tuttavia, da quando ho conosciuto Peter Hamill, un fotografo di fama mondiale che, dietro la scusa delle foto artistiche, vuol mettere a nudo il mio corpo e il mio spirito, ho capito che qualcosa, dentro di me, si sta muovendo.
D’improvviso, senza perdere di vista il mio ruolo, i miei pensieri sono come catturati da “altro”.
Ho sempre saputo di essere molto bella e non me ne sono mai vantata.
E’ sciocco farsi notare per qualcosa che, dopo i vent’anni, è destinato a sfiorire.
Peter Hamill, però, mi fa provare qualcosa di diverso.
Non è come gli altri uomini con cui sono andata a letto per puro piacere: stimola il mio cuore, perennemente soffocato dalla razionalità e dall’ansia di perfezione.
Quando mi ha detto che Maya, di questo passo, mi avrebbe superata in virtù del cuore che le batteva per amore, ho provato l’istinto di schiaffeggiarlo.
E’ stato come se mi avesse detto: “A cosa ti serve svendere il tuo corpo con chicchessia se non riesci a provare un sentimento vero?”.
L’ho preso in giro, dicendogli che Akoya è una maschera difficile, ma è uguale alle altre. Tuttavia, mentre parlavo, mi accorgevo che non era così.
L’anima di Oozachi, i suoi sentimenti per la signora Tsukikage, non possono essere espressi solo con maestria: ci vuole la “scienza del cuore”, quella che solo chi si spezza le reni nel cercare l’altra metà della propria anima possiede.
Ma io non ho mai avuto tempo per le filosofie.
Sono una ragazza pratica, non credo negli dèi e neppure nell’amore di anime! Sono cavilli per persone che, avendo pochi mezzi a disposizione, si rifugiano in dimensioni parallele. Giochetti che ci si inventa per rendersi sopportabile una vita piatta o triste.
La mia vita non è piatta né triste.
Io sono una attrice. E non ho tempi di annoiarmi.
Eppure Hamill mi dà un fastidio enorme. Pretende di insegnarmi a recitare.
Come osa?
E, magari, vorrebbe insegnarmi lui cosa significa amore di anime. Anche adesso, mi sta guardando con disprezzo, e proprio alla fine di una prova che ha lasciato esterrefatto tutto il cast!
“Che cosa vuole?” chiedo acida, mentre cerco nervosamente un asciugamano.
Peter sorride con le labbra strette.
“Perché ce l’ha con me, mademoiselle?”
Lo guardo con sfida.
“Se il mio modo di recitare la disgusta,” sibilo “non è tenuto a star qui!”
“Lei non ha idea dell’amore di anime e questo è un fatto, mia cara.” ribatte Hamill, fingendo di pulire l’obiettivo della sua Reflex.
“Vorrebbe forse farmelo afferrare lei?”
La mia domanda rimane come sospesa a mezz’aria. Il francese torna a guardarmi e mi risponde in un modo inaspettato:
“Non si impara l’amore. Lo si prova oppure no.”
Rido perfidamente, pensando di dargli lo scacco:
“Come osa, dunque, disprezzare una interpretazione di cui non capisce neppure il senso?”
Faccio per andarmene, ma Hamill mi prende per il polso fino a farmi male.
Solo ora mi accorgo di quanto grandi siano le sue mani, di quanto la sua presa sia possente. Provo un vago turbamento, ma rifiuto di ascoltare il mio cuore.
“Io non so se esista l’amore di anime, ma di certo so bene quel che provo per lei.”
Cerco di divincolarmi, rossa in viso.
La sua dichiarazione è inaspettata.
Cosa vuol fare? A poche ore dallo spettacolo dimostrativo questo deficiente col naso adunco viene a spiattellarmi i suoi sentimenti inutili!
“Sono sincero. Io l’amo.”
Finalmente, con uno strattone, riesco a divincolarmi.
“E pretende di conquistarmi dicendomi che non gradisce la mia Akoya?” chiedo con inarrestabile rabbia.
Lo sguardo di Hamill diventa di pietra. I suoi occhi grigi sembrano liquefarmi all’istante.
“Non mi permetterei mai” mormora col tono amaro “di screditare la sua interpretazione per i miei fini. Come può pensare che io possa desiderare le sue attenzioni mentendo su una cosa che le sta tanto a cuore!”
Mi dà le spalle come fosse lui la parte lesa!
Che screanzato!
“Io non ricambio i suoi sentimenti!” sottolineo astiosa.
Peter si gira d’improvviso.
“Mi dica,” torna a chiedere “quando ha voglia di far l’amore, sulla base di che cosa sceglie il suo partner?”
Le domande si susseguono incalzanti:
“Per il suo aspetto? Per la sua intelligenza? Per le sue ricchezze?”
Sospiro, fingendo di deporre le armi.
“La passione…” rispondo “…la passione con cui mi stringe mi fa decidere se spingermi oltre o frenarmi.”
Hamill socchiude gli occhi.
“Molti uomini debbono aver risposto a questo requisito.” dice col tono per nulla convinto.
Divento paonazza. Mi sta prendendo in giro!
“Monsieur,” ribatto “io, d’aspetto, sarò pure occidentale, ma sono perfettamente giapponese, nello spirito. Non tollero di parlare della mia vita privata in luogo pubblico e con uno sconosciuto per giunta!”
L’uomo ride.
“Lei ha solo paura.” afferma “La signorina perfezione non tollera che la passione disordinata squilibri l’esistenza che si è costruita.”
Guardo Hamill con sfida:
“E se anche fosse così?” domando “Che male ci sarebbe? Io sono una attrice e sono perfettamente felice di rappresentare l’amore solo sul palco.”
“Forse non c’è nulla di male, ma la sua vita è un deserto.” risponde seccamente il fotografo “Ed è uno spreco che una donna della sua intelligenza e bellezza, capace di far girare la testa persino a uno come me, sprechi occasioni importanti di crescita interiore. Perché una attrice deve nutrirsi dentro per diventare più brava. Ma questo lei lo sa, vero?”
“Uno come lei?” chiedo di rimando.
Hamill annuisce stanco. Si accende una sigaretta.
“Io ero come lei prima di conoscerla…” racconta “…senza padroni, libero di obbedire solo a me stesso. Ma ora darei una mano o un occhio per realizzare questo amore.”
Resto visibilmente turbata.
I suoi occhi penetranti mi provocano una sensazione nuova.
La sua passione è sconcertante e sento che, se gliene dessi la possibilità, mi amerebbe anche adesso. Cerca di osservarmi “dentro”, come fosse alla ricerca del vero io di Ayumi Himekawa e, nel contempo, non la smette di accarezzarmi con lo sguardo.
“La smetta di fissarmi.” dico con la calma che solo una attrice navigata può ostentare.
Hamill non molla la presa:
“Non posso amarla, non posso neppure guardarla. Ha qualche altro diktat?”
Perché non riesco ad andarmene, ad urlargli in faccia il mio disprezzo, a vomitargli addosso risate cariche di ironia? Dov’è la mia sicurezza? Sembra che, a livello latente, questo gioco mi piaccia.
E poi, quel suo sguardo appassionato mi dà brividi per tutta la schiena.
No, non posso desiderare un uomo simile.
Un uomo che, con l’ausilio o la scusa di una macchina fotografica, ha mercificato migliaia di corpi di donna.
Che rabbia mi fa!
Pensare che abbia provato ciò che prova per me adesso per altre ragazze!
Sono gelosa!
Cammino all’indietro, senza smettere di guardarlo e, forse, per lo sciocco timore che, in un momento di distrazione, egli torni a bloccarmi.
Ma incespico su un riflettore e cado rovinosamente.
Hamill corre verso di me per aiutarmi, ma lo blocco con una mano sospesa a mezz’aria.
“Sto bene!”
Cerco di rassicurare lui o me?
Ma non mi obbedisce. Si china su di me, zitto e addolorato, liberandomi il piede sinistro da un cavo elettrico.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio; ha un profumo da uomo meraviglioso, di Armani se il naso non mi inganna. I suoi abiti sanno di pulito. Anche se fuma tabacco, l’odore che emana dal suo petto è dolce, mai devastante.

Le nostre labbra si sfiorano piano, prima di sigillarsi in un bacio appassionato.

Non c’è razionalità che possa appagarmi come lo sono adesso.
Ma anche adesso che, forse per la prima volta in vita mia, provo un sentimento vero, anche ora che mi sono lasciata soggiogare del tutto, mi tornano in mente lo spettacolo dimostrativo e lei, Maya, la mia unica rivale.
“Sarò una Akoya perfetta.” gli mormorò sulle labbra. Egli apre gli occhi un poco, dopo avere, di colpo, regolarizzato il respiro.
Ride ed è come se mi schernisse!
“Che cosa significa?” domando preda di un inaspettato senso di nausea.
“Sarai una Akoya passabile…” risponde lui, mettendosi a sedere. Cerca le sigarette nella tasca della giacca e, trovatele, se ne accende una.
Sono sconcertata dal suo atteggiamento.
“Eri andata molto bene…” afferma l’uomo ironico “…fino a poco fa”
Continuo a non capire.
Non ho detto una parola, a parte far riferimento allo spettacolo ed Hamill non può certo stupirsene così esageratamente!
Tra poche ore sarà decisa la mia vita.
La mia!
“Fammi un fischio,” dice Peter “quando deciderai riguardo alle tue priorità. Anche se non garantisco che sarò lì ad attenderti.”
Sono stravolta.
Continuo a non capire un tubo di amore e di mentalità maschile.
Mi rivesto in fretta.
Cerco Maya nel suo camerino perché sento l’impulso di parlarle, forse di confidarmi o semplicemente di essere capita.
La trovo davanti allo specchio, con la valigetta del trucco aperta, una espressione assente sul volto. E’ un albero di susino perfetto già adesso, già prima di calcare le scene.
Si gira verso di me, come se non fosse stupita di vedermi, e noto subito che ha gli occhi segnati dal pianto.
Sospiro, mentre il mio sguardo cade su un mazzo di rose scarlatte pateticamente adagiato su una poltroncina.
“Sono bellissime,” dico “ma devi metterle in acqua se non vuoi che sfioriscano presto.”
Maya riflette un po’, quindi, con un tono che mi allarma, sussurra che quelle rose, per quanto ne sa, sono sfiorite già da un pezzo.
Resto senza parole per un attimo.
“Maya,” provo a chiedere debolmente “hai saputo qualcosa del tuo tutore?”
La giovane scoppia in pianto, mentre annuisce.
Le metto una mano solidale sulla spalla, continuando a fissare senza capire il mazzo di rose.
“L’ho perso per sempre…” confessa Maya, mentre cerca di reprimere i singhiozzi.
Deglutisco sinceramente dispiaciuta.
Deve aver scoperto chi è.
E, a giudicare dal suo turbamento, il sentimento che prova per lui non deve essere corrisposto.
D’improvviso ho come una sorta di illuminazione.
Prendo Maya per il piccolo mento e la costringo a guardarmi negli occhi.
“Ascoltami bene, per quanto ne so io, un uomo che illude e poi molla per correre dietro ad un’altra non merita considerazione.” sbraito “E’ la tua vita e devi lottare perché essa sia felice. E’ la sola che hai, lo capisci? E se lui non ti ricambia, fattene una ragione! Subito! Stasera non ti giochi la carriera con una attrice di quart’ordine, ma con Ayumi Himekawa! Se vuoi essere sconfitta, fallo in modo onorevole, almeno. Ti ho perdonato tutto, Maya, ma non potrei mai tollerare che tu mi consegnassi La dèa scarlatta senza aver lottato!”
Mi alzo di scatto, con gli occhi che bruciano dentro.
E’ la seconda volta, da quando ci conosciamo, che faccio a Maya questo discorso.
“Non capisco un cazzo di amore di anime…” confesso stremata “Ho scoperto da meno di un giorno di amare un uomo che mi disprezza, ma non mi arrendo. Nessuno ha il diritto di ferirci. Abbiamo lavorato tanto ed oggi, comunque vada, la piazza è nostra, non di quegli sciagurati! Se il donatore non vuol saperne di te, che vada a farsi fottere!”
Vedo Maya sorridere debolmente e me ne rallegro.
“Sfrutta il tuo dolore,” concludo “fai sognare il pubblico…e anche me.”
So che, forse, le ho messo in mano la chiave per il successo, ma non mi importa.
Io sono Ayumi Himekawa e vivo in funzione del teatro.
Non vorrei mai che Maya, il mio “specchio”, offrisse una performance disgraziata.
Non c’è persona più importante di lei, per me.
Tutto passa.
La passione è un frutto che si coglie quasi sempre acerbo e lascia l’amaro in bocca.
L’amicizia, invece, quella vera, quella fatta di comprensione totale, di momenti di confidenza rubati alla vita frenetica, dura per tutta la vita.
E’ come essere fratelli di sangue.
Credo sia stato così per Genzo e la signora Tsukikage; credo sia stato così per mamma e papà, sebbene essi abbiano avuto la fortuna di innamorarsi, dopo essere stati amici per anni.
Così è per me e Maya.
L’amicizia e il teatro.
Solo essi mi bastano.
E voglio che per te sia così, Maya.
Se potessi, vorrei lenire all’istante il tuo cuore piagato, ma esso ti servirà, tra poco: usa l’eredità maledetta che il tuo tutore ti ha lasciato!
Aiuto la mia amica-rivale ad acconciarsi i capelli. Le sollevo il kimono sulle esili spalle. Le appunto l’obi.
Completo la vestizione senza dire una parola e così lei.
I nostri sguardi fermi sono già proiettati in scenari del prossimo futuro.
Deve essere tutto perfetto e lo sarà.
“Grazie.” mormora Maya, rimirandosi nello specchio.
“Domani,” dico “farai lo stesso per me, vero?”
Annuisce.
Si sente bussare ed io ho un sussulto, pensando possa trattarsi di Hamill che torna a cercarmi.
Ma non è lui.
“Guarda guarda…” penso fra me.
Ma, in fondo, me lo aspettavo.
Io so tutto quel che riguarda Maya. Lo capisco per istinto.
Certo, constato, è davvero un uomo bellissimo.
In smoking, poi!
Ma ha una espressione quasi contrita sul volto e, forse, ha bevuto un bicchierino di troppo.
“Signor Hayami.” saluto inarcando il sopracciglio sinistro, mentre provo a lasciare il camerino soddisfatta del mio operato.
“No,” dice Maya col tono perentorio “resta, te ne prego!”
Sorrido un poco imbarazzata, incontrando lo sguardo teso del signor Masumi.
“Ci lasci soli, signorina Himekawa.” ordina l’uomo.
“Non abbiamo nulla da dirci.” afferma Maya dandogli le spalle.
Impallidisco.
Guardalo, Maya, guarda cosa ha appuntato sul bavero dello smoking!
E’ una rosa scarlatta, sono i suoi sentimenti!
Non ha più paura di mostrarli.
Mi metto una mano davanti alla bocca, eccitata all’idea di assistere ad una clamorosa dichiarazione d’intenti.
Dio, mi sento la spettatrice di un film emozionante!
Questi due, insieme, fanno scintille.
“Signore,” dico riacquisendo la mia razionalità “siamo alla vigilia di uno spettacolo importante e sono certa che lei non è qui per turbare Maya, quindi…”
Masumi Hayami mi ferma.
Osservo la mano sospesa a pochi centimetri dalla mia faccia, sconcertata.
“Sono venuto a farle i miei auguri” dice egli “per lo spettacolo e per il suo fidanzamento.”
Incrocio le braccia sul petto: ma che cosa sta dicendo?
E’ davvero ubriaco, così come avevo pensato!
Maya sarebbe fidanzata?
“Yuu Sakurakoji è davvero un ragazzo fortunato e sono certo che, sul palco, sarete molto realistici” continua Masumi accendendosi una sigaretta.
Sakurakoji??!
Ma Maya non è innamorata di lui. Lo saprei, se lo fosse.
E’ lui che sospira per lei, anche se si tiene accanto quell’attrice di second’ordine!
Non sono fidanzati.
“Grazie.” risponde Maya lasciandomi di stucco.
E sarebbe venuto per questo motivo bislacco con una rosa appuntata sul petto?
E’ completamente fuori di testa.
Così a Maya salirà il sangue agli occhi.
La vedo seria e tesa, come non le importasse nulla di quel che sta accadendo.
Masumi vuole forse ottenere questo?
Possibile?
“Auguri anche a lei per dopodomani.” afferma la mia rivale guardandolo fisso negli occhi “E’ davvero fortunato ad avere accanto una sposa come Shiori Takamiya.”
Detto questo, esce dal camerino per andare dietro le quinte.
Il sipario si alza tra poco.
“Come può venir qui a dirle una cosa del genere?!” urlo sprezzante “Maya non è fidanzata con Yuu. E’ del suo ammiratore che è innamorata.”
Masumi Hayami guarda un punto indefinito della stanza, in totale silenzio.
“Del suo ammiratore!” rimarco “Lei ha idea di chi possa essere?”
E con questa finta domanda lo lascio in camerino, pallido come un cencio.
Raggiungo Maya.
Vedo Hamill, nella postazione riservata ai fotografi, armeggiare con la sua reflex. Alza lo sguardo e mi vede.
Ecco un altro uomo pallido come un cencio, penso fra me, ricacciando in gola la collera.
Vorrei urlare.
Sembra triste, ma non voglio neppure pensarci.
E’ il momento di Maya ed è su di lei che devo concentrarmi. Sono ansiosa di vedere come interpreterà l’amore di anime insieme a Sakurakoji.
Mi sono accorta che Shiori Takamiya si aggira nel foyer. Spero proprio che non abbia intenzione di urtare i nervi alla mia amica.
Ha un aspetto sinistro. Sarà per via dell’anemia di cui soffre o, probabilmente, ha capito che, finché non porta Masumi all’altare, non è del tutto al sicuro.
Sobbalzo.
E’ lei. E’ dietro di me e mi saluta.
“Buongiorno,” dico arrossendo un poco “come mai è dietro le quinte?”
La domanda è mirata, ma lei non lo sa.
Tuttavia, mi risponde in un modo che mi lascia perplessa, essendo risaputa la sua timidezza.
“Forse lei non lo sa,” afferma piano “ma è la società di mio marito ad avere organizzato lo spettacolo dimostrativo allo Shuttle X”
Certo che lo so! Ma guarda che sfacciataggine! Io faccio parte della Daito!
“Sì,” dico di rimando “lo so bene. Del resto, il suo <futuro> marito è stato abile a intrufolarsi nell’affare, pur mancando del consenso della sensei Tsukikage.”
Shiori avvampa, ma è più per l’utilizzo del termine “futuro marito” che per l’accusa di scorrettezza mossa a Masumi.
“E’ vero,” afferma Shiori lentamente come suo solito “solo dopodomani sarò ufficialmente la moglie del giovane Hayami. Ma si tratta solo di un atto formale, dato che l’accordo è già stato firmato da un mese davanti al nokodo.”
Non mi sono accorta che Maya era accanto a noi.
Spero non abbia sentito nulla.
“Signorina Kitajima!” chiama Shiori “E’ davvero deliziosa, stasera! Questo abbigliamento color scarlatto trasfigura il suo solito aspetto.”
Maya, reagisci! Mandala via a calci nel sedere!
Non reagisce! Non la guarda neppure!
Che ti prende, Maya?
Perché lasci sempre a me il compito di difenderti?
Tiro un sospiro.
“Signorina Shiori,” osservo “il fatto che Maya non si arricci abitualmente i capelli e non frequenti boutique d’alta sartoria non significa che non sia bella. Maya è bella: ha tratti regolari e le basta truccarsi un poco per essere naturalmente graziosa. Per non parlare del suo talento straordinario, che, da solo, riesce ad illuminarla. C’è gente, invece, che, ostinandosi a indossare le maniche a sbuffo di Chanel, pare un clown.”
Shiori sorride incassando il colpo e replica che il mio modo di difendere Maya le pare eccessivo, dato che si è limitata a fare un <sincero apprezzamento>.
Un apprezzamento!
Odio che ci si prenda gioco della mia intelligenza.
Vedo Maya venire verso di me.
Mi prende per mano. Ho un sussulto.
“Guarda…” dice “…guarda la mia Akoya, non te ne pentirai!”
Il sipario sta per alzarsi.
Prendo posto accanto a Onodera.
E’ bizzarro, non sembro neppure l’attrice che domani calcherà questa scena. Sono la rivale di Maya, competerò con lei per La dèa scarlatta, ma non stasera.
Ora sono semplicemente una sua fan accanita e prego dia il meglio di sé.
Si avvicina un assistente, che mormora qualcosa all’orecchio del regista. Kuronuma si alza allarmato e corre verso i camerini.
“Che succede?” chiedo all’uomo che ha appena parlato col regista.
“Il signor Sakurakoji è stato portato in ospedale.”
“Cosa?!” dico stravolta.
Mi scosto i capelli dalla fronte.
Perché il destino è così crudele con Maya? Alla vigilia di spettacoli importanti deve sempre affrontare problemi che non dipendono direttamente da lei.
“Signora Tsukikage!” chiamo vedendo arrivare la signora in nero.
Il sipario si alza nel momento in cui lo spirito dell’albero di susino “emerge” dalla corteccia, assumendo un cuore di carne. Sakurakoji dovrebbe entrare alla scena terza.
Mi accosto alla vecchia attrice.
“Il ragazzo si è sentito male dopo aver mangiato della torta con le fragole. Pare abbia una grave reazione allergica in corso.” mi informa la donna pallidissima.
“Mio Dio,” sospiro “e adesso?”
La donna scuote il capo rassegnata:
“E’ una lotta eterna, per quella ragazza. Nessuno può sostituire Isshin.”
“Dovremo interrompere lo spettacolo?!” chiedo io.
La donna annuisce.
“No.” tuona il regista “Potremmo trasformare lo spettacolo in un monologo, se Maya se la sente.”
“Un monologo???” domanda la Tsukikage “Andiamo! Questo non è Gina, è La dèa scarlatta! La complessità del copione è tale che Maya non può sobbarcarsi più di un ruolo!”
Kuronuma osserva la giovane attrice, che, richiamata dietro le quinte, ha udito solo l’ultima parte della conversazione.
“Akoya è il cuore del dramma” afferma “e se noi facessimo raccontare a lei medesima la sua storia…”
“Vuole che Maya reciti a soggetto?” mi intrometto scandalizzata.
“Maya non deve inventare niente.” chiarisce Kuronuma “Deve solo attenersi al copione e pregare gli dèi,”
Sono nel panico.
“Si può fare.” mormora Maya spiazzandomi “Posso farlo. Lo spettacolo dimostrativo si limita alle scene relative all’innamoramento della dèa e alla fusione con Isshin. Posso recitare anche da sola.”
“Sei sicura?” chiede per l’ultima volta Kuronuma “Non essendoci Sakurakoji, sono costretto ad eliminare anche gli altri attori per evitare squilibri lampanti”.
Gli occhi del regista sono esaltati. Sembra che l’imprevisto sia il sale dei suoi spettacoli. E’ per questo che nell’ambiente è etichettato come un genio.
Maya annuisce.
La signora Tsukikage è stravolta. La sicurezza della sua allieva è sconcertante.
“Reciterò” afferma Maya “e sarà il mio cuore a guidarmi.”
Mi giro e intravedo lo sguardo soddisfatto di Shiori Takamiya.





The Dark Side of Rivalry.

Da grande, mi piacerebbe coltivare le rose, come quelle che osservo dalla finestra della mia stanza.
“Ma, Shiori, non puoi farlo!”
E perché, tata?
“I motivi sono tre: primo, le rose sono piene di spine e rischi di ferirti; secondo, dovresti stare in giardino; e terzo, dovresti alzarti all’alba. Troppa aria umida fa male.”
Ma esistono in natura fiori rossi come il sangue, maestosi, sublimi tanto quanto le rose?
“Oh, no, cos’è questa fissazione? Stai ancora leggendo le storie dei vampiri!”
Cosa c’è di male, tata?
“Tu sei una bambina impressionabile e poi queste sono letture da maschiaccio.”
Voglio un paio di jeans, come quelli che ho visto indosso a Shin.
“Il figlio del portiere?”
Sì, tata, quel ragazzino è molto grazioso e gentile.
“Ma, Shiori, è di rango tanto più basso del tuo e poi non puoi indossare un capo d’abbigliamento simile!”
E perché, tata?
“Il maestro non ti ha spiegato che i jeans furono inventati dagli americani esclusivamente per chi si dedica ai lavori manuali?”
Ho visto che a scuola si sono aperte le iscrizioni per il club di musica. Pensa, tata, nonostante si tratti di un istituto femminile, alcune ragazze tengono un corso di batteria.
“Batteria? Si suona con la batteria da cucina? Ma non è dignitoso armeggiare con mestolo e coperchi!”
Ma no, tata, cosa hai capito? La batteria è uno strumento fatto di tanti tamburi collegati fra loro. E si suona con questi attrezzi, che si chiamano bacchette. Ci si siede su una sorta di sgabello basso e si deve seguire il tempo…
“E dovresti tenere le gambe aperte a quel modo? E’ scandaloso!”
Perché è scandaloso, tata?
“Perché…perché? Smettila di fare domande, una ragazza di buona famiglia non si comporta così.”
La mia stanza è l’unico posto nel quale posso dar sfogo a tutte le mie fantasie. Tiro fuori il fumetto che, di nascosto, ho acquistato nell’edicola vicino al Liceo femminile.
“Cosa stai facendo?” chiede la tata entrando senza neppure bussare. Ha portato le mie pillole di acido folico, come ogni mattina. Non ha neppure bussato e glielo faccio notare.
“Ho bussato, ma tu non hai sentito.” risponde lei. I suoi occhi indugiano sulla copertina rosa del fumetto che sto leggendo.
“Shiori,” impreca “cos’è questo?”
E’ un fumetto per adolescenti, non lo vedi?
“Ma ci sono due che si palpeggiano!”
Tata, non si stanno palpeggiando, si stanno solo baciando.
Me lo strappa di mano e minaccia di parlare col nonno dei miei “problemi”.
Dov’è mia madre, tata?

“La signora è scappata con un ragazzo tanto più giovane di lei, ma è meglio non dirlo alla ragazza. Potrebbe esserne scioccata.”
Era stato il dottore di famiglia a parlare, venuto a visitare il nonno, colpito da infarto dopo aver ricevuto la nefasta notizia della fuga di sua figlia.
Credevano che io fossi nella mia stanza, invece stavo ascoltando tutto dal corridoio.
Accadde cinque anni fa.
Loro non lo sanno.
Non sapranno mai: è un segreto tra la mamma e me.
Io la spiavo, quando, di notte, quel Ryu si introduceva furtivamente in casa.
Lo vedevo entrare da un piccolo passaggio del giardino, noto solo al giardiniere e a me.
Neppure la tata sapeva della sua esistenza.
Ryu suonava la batteria, aveva un complesso rock e voleva andare all’Estero.
L’ultima volta chiese alla mamma dei soldi per poter andare in Europa.
“Come farò a vivere senza di te?”aveva urlato lei, apprendendo la notizia.
“Vieni con me!”era stata la sollecita risposta del ragazzo.
Fui presa da un conato di vomito.
“Non puoi!” urlai rivelandomi.
Mia madre mi guardò con occhi disperati.
“Shiori! Non posso rinunciare.” provava a giustificarsi “è tutta la vita che aspetto il momento opportuno per liberarmi della schiavitù dei Takamiya!”
La schiavitù, mamma? Sono io che ti ho incatenata qui?
“Tu non puoi capire!” mi diceva ella accarezzandomi i capelli “a differenza di te,ho avuto una infanzia orribile. Il collegio e il matrimonio senza amore con tuo padre mi hanno sconvolto l’esistenza. E’ terribile fare l’amore con un uomo che ti ripugna, mettere al mondo un figlio suo!!!”
Ma io sono anche figlia tua, mamma.
La voce non usciva.
Avrei dovuto trattenerla, ma come?
Era anche colpa mia, se lei soffriva.
“Ti auguro di essere felice.” mi aveva detto uscendo come una ladra dalla sua stessa casa.
Sono rimasta a contemplare la porta fino al mattino seguente, senza muovermi di un pollice.
Era una notte molto fredda, il vento spazzava le ultime foglie di autunno. La sua voce sostituiva la mia, che, costretta al silenzio, per la prima volta percepiva il significato della parola “Io”.
Quella parola – io – divenne l’imperativo della mia esistenza.
Mi svegliai con un gran febbrone e il nonno ebbe l’infarto.
Mio padre, nel frattempo, diede disposizione a che venissero celebrati i funerali della mamma.
Era un modo furbo per aggirare lo scandalo.
Fui io stessa a suggerire inconsapevolmente la causa del decesso. Il dottore che mi aveva visitato, dopo gli esami di rito, sentenziò che soffrivo di una grave forma di anemia, che mi provocava febbri violente e dolori forti alle articolazioni.
Udii mio padre chiedere se, con una simile patologia, si potesse incorrere nella morte.
“Sì,” aveva risposto il dottore “se non cambia stile di vita. Shiori ha bisogno di aria aperta, di fare le cose che tutte le ragazzine della sua età fanno. Muoversi fa venire appetito e mette di buon’umore. E poi non si deve sottovalutare la componente psicologica. Chi soffre di anemia ha un nemico più pericoloso della sua stessa malattia: la depressione. La quale, a sua volta, diventa patologia cronica, se non presa in tempo.”
Mio padre lo aveva fermato. Da come reagì, compresi che nulla aveva colto del messaggio del dottore.
“Allora, sul certificato di morte di mia moglie potremmo scrivere che è deceduta per anemia?”
Il luminare annuì.
“Però, tornando a sua figlia…”
Non aveva finito di parlare che già mio padre era fuori dalla stanza.
Mamma, mamma!
Portami con te!
Ryu potrebbe insegnarmi a suonare la batteria. Mi piacerebbe tanto!

“Tempus fugit”, scrivevano i latini.
Mai riferimento fu più azzeccato!
Ho compiuto venticinque anni la settimana scorsa.
E l’unica esperienza fuori dalla casa del nonno che mi hanno concesso è stata la trasferta quasi quotidiana in serra, dove ho iniziato a coltivare le orchidee.
Gli esami finali del conservatorio li ho fatti in salotto: ma non ho imparato a suonare la batteria, bensì il koto. Il mio sensei è un vecchio decrepito in kimono con la tosse isterica. Non somiglia per nulla al batterista rock che ho visto in tv di nascosto: bellissimo, a torso seminudo, i capelli biondi appiccicati alla fronte sudata.
Quello sì che manda i miei ormoni a mille!
Il nonno, dietro suggerimento della tata, ha fatto pubblicare un libro di poesie col mio nome.
All’inizio ero contenta del fatto che, finalmente, qualcuno leggesse ciò che scaturiva dal profondo del mio spirito. Equivaleva a dire che la mia voce non era insignificante.
Ma, poi, sfogliando il testo, compresi che non un verso originale era stato conservato.
Chiesi spiegazioni alla tata, ed ella, allegramente, mi rispose che le poesie erano troppo cupe e poco dignitose per essere pubblicate così com’erano.
Mi ricordo in particolare di un verso che amavo molto:

“La sera scende e copre, fittizia, ferite aperte/ sanguinante attendo, di desiderio fremente,/ la voce amica di chi/ mi disse addio/ ridendo.”

Era un chiaro riferimento alla mamma.
Il correttore di bozze rettificò il mio pensiero in questo orribile modo:
“La sera scende sui miei casti pensieri/ di fanciulla gentile/ circondata da voci amiche/ e soffici piume.”
E la mamma sparì per sempre.
Il libro di poesie ebbe un grande successo.
Tutti gli amici e i parenti dei Takamiya lo acquistarono.
Alcune riviste del gruppo Chuo lo recensirono positivamente.
Ma qualcuno fece l’errore di riderne.
La figlia di mio cugino Shingo, Seyra, una adolescente ribelle e viziata col fidanzato musicista rap, un giorno che era venuta in visita a casa del nonno, aveva riso sguaiatamente dei “miei” versi.
“Shiori, la carta del tuo prezioso libro pesa più delle parole che ci hai messo dentro!”
Così aveva detto.
Non mossi ciglio.
Davanti a me, c’era la torta con le fragole di bosco e il tagliere d’argento posato accanto.
Afferrai con calma l’arnese e, anziché servire una fetta di dolce, misi sul piatto un dito della sua mano destra.
Seyra non è mancina.
Immagini di cipressi scheletrici emergevano dalla nebbia che confondeva, in lontananza, l’orizzonte.
La cosa bella delle dimore giapponesi è che, alle pareti di carta, si alternano ampie vetrate che danno su giardini perfetti.
Non guardo neppure mia cugina che, pallida come un cadavere, sviene.
Solo dopo qualche minuto di estatico rapimento, torno a soffermarmi sul suo capo riverso sul tavolino basso, sui capelli che lambiscono la torta – che schifo! Non potrò più assaggiarla!
C’è sangue ovunque.
Le mie rose scarlatte sono tornate.
Quelle che il nonno aveva disposto venissero tagliate perché non mi facessi male.
Sono tornate…e sono qui, a pochi centimetri da me!
Mi ritraggo timorosa, ma poi prendo coraggio e mi avvicino. Cerco di afferrarne una.
Sono bellissime…


E’ stato chiamato il medico.
Si sente la voce della tata.
“L’ho trovata che leccava il sangue. Rideva impiastricciandosi il viso!”
“E’ peggio di quanto pensassi…” sentenzia l’uomo “…la sua depressione è in stato avanzato!”
Depressione?
“Maiale!” urlo mettendomi a gambe incrociate, quasi fossi un uomo “Dammi i miei jeans, e le rose e la batteria e i fumetti porno per adolescenti. Li voglio, hai capito? E voglio pure il batterista! Tata, devi dire al nonno di comprarmelo! Devo assolutamente fare l’amore con lui!”
Il medico guarda la tata negli occhi. Mi prendono ciascuno per una spalla e mi sdraiano sul futon.
“Lasciatemi,” sibilo “siete due pervertiti.”
Sento un ago penetrarmi la carne.
Mi intorpidisce subito i muscoli, ma non mi addormenta del tutto.
“Ve lo avevo detto!” sbraita il dottore “Dovevate farla vivere normalmente!”
“Ma,” obietta la tata “non sta bene equipararsi ai costumi occidentali!”
Il battibecco noioso dura per parecchi minuti.
“Devo parlare con il signor Takamiya.” chiede il medico sistemandomi alla meno peggio la coperta.
Nessuno mi aveva mai trattata così.
Non vedi che hai lasciato scoperta una spalla? Perché non mi copri meglio?
Sento freddo e non ho la forza di tirarmi su la coperta.
Aiutami, ho freddo…
Resto sola.
La scena si sposta in corridoio.
Si odono urla spaventose.
Riconosco tutte e tre le voci nitidamente.
“Lei aveva il compito di curarla!”
E’ il nonno a parlare.
“Ed io avevo detto alla governante che Shiori doveva essere preservata almeno dalla depressione!”
ribatte il medico.
La tata incalza:
“Ma Shiori non è come le altre ragazze!”
“Lo è!” tuona il dottore “Vi rendete conto che ogni suo gesto, ogni sua parola indica che è sessualmente repressa?”
Il nonno e la tata rispondono all’unisono:
“Ma è una vergogna!”
Il medico impreca, ma, forse per non perdere la sostanziosa pigione, non ha il coraggio di definirli deficienti.
“Dottore,” chiede il nonno “lei pensa che mia nipote debba sfogarsi in quel senso?”
L’uomo fa un attimo di pausa.
“Forse,” dice titubante “se Shiori avesse un fidanzato e una prospettiva di matrimonio cui aggrapparsi potrebbe pian piano risalire la china e tornare psicologicamente stabile.”
Sostiene, però, di non essere certo della cosa. Come psichiatra, pensa sia un grave errore che un depresso si appoggi ad un’altra persona per guarire. Rischia di diventarne dipendente.
Pur tuttavia, l’autostima che deriva dal sentirsi amati può essere una spinta verso il miglioramento delle condizioni esistenziali dell’ammalato.
“Proviamo, dunque!” afferma mio nonno speranzoso, dopo che il luminare termina la dotta dissertazione.
Urlo con tutta la forza che ho dentro.
“NOOOOOOOOOOOOOO!”
Irrompono allarmati nella stanza. Nonostante mi abbiano somministrato il calmante, sento dentro una rabbia furibonda.
“Non potete farmi anche questo!” impreco “Io devo scegliere l’uomo da amare!”
Sto pensando alla mamma e alla sofferenza di chi è costretta a concedersi ad una persona che non si ama. Sarebbe intollerabile per me. Preferirei morire, piuttosto!
Il nonno si piega sulle ginocchia per guardarmi negli occhi.
“Sta tranquilla,” mormora con tono inaspettatamente dolce “sarai tu a scegliere l’uomo che sposerai. Più tardi la tata ti porterà il catalogo.”
Si avvia alla porta.
“E, quando avrai scelto,” conclude “sarò io stesso a trasmettere la domanda di matrimonio!”
Un uomo.
E lo sceglierò io.
Il dottore abbassa il capo con sconcerto, ma io non me ne avvedo a sufficienza
Sono felice, adesso.
Mio nonno è un genio.
Sarò felice, sì, riuscirò a realizzare il mio sogno, come la mamma!

La tata mi ha servito il te alle quattro e, così come d’accordo, mi ha portato un volume di un centinaio di pagine con le foto degli uomini più ricchi del Paese.
Glielo strappo letteralmente di mano e inizio a sfogliarlo rapidamente.
“Shiori,” obietta la vecchia con voce insicura “mangia i biscotti, cara…”
“E’ questa la mia medicina…” affermo con convinzione senza smettere di sfogliare il “catalogo degli sposabili”.
La mia faccia si incupisce col passare dei minuti.
Il volume è davvero dettagliato. Caratteristiche fisiche, età, posizione…persino problemi fisici.
C’è un ventitreenne coi capelli rossi, figlio di un industriale alsaziano, laureato a Yale, ma con problemi di sterilità.
Poi c’è una sfilza di quarantenni, vedovi o separati.
Perdo le speranze.
Quando il nonno rientra dal lavoro, passa subito in camera mia per sapere come è andata.
“Allora?” domanda allegramente “Hai scelto il tuo compagno di vita?”
Gli lancio addosso il catalogo senza neanche degnarlo di una parola.
Il vecchio guarda la tata che, a capo chino, raccoglie i cocci di una tazza rotta.
Deve aver notato che ha il labbro gonfio.
“Mi pare di dedurre” osserva “che ti siano tutti sgraditi!”
Strano che sia calmo.
“Forse c’è ancora una possibilità, nipote!” sospira mettendosi a sedere.
Lo guardo incerta.
“Stamane,” racconta “ho ricevuto la visita di un vecchio amico. E’ uno a cui ho prestato dei soldi, dopo la guerra, ed è diventato un ricchissimo imprenditore. Hai mai sentito parlare di Eysuke Hayami, presidente della Daito Art Productions?”
Annuisco, ma una smorfia campeggia sul mio viso.
“Lo sapevo…” sbraito “La storia che sceglievo io il marito è un bluff. Mi vuoi maritare ad un vecchio, è così?”
“Non essere prevenuta,” mormora il nonno “guarda qui!”
Resto senza fiato.
“Chi è?” domando con un fil di voce.
E’ l’uomo più bello che abbia mai visto.
“Si chiama Masumi ed è il figlio adottivo di Eysuke.”
“E’ impotente per caso?” chiedo con morboso interesse.
Il nonno ride di gusto e mi chiede perché penso una cosa del genere.
“Non è sul catalogo!” rispondo “Qualche problema deve avere!”
“Nessun problema.” mi tranquillizza “Semplicemente non si è mai interessato al matrimonio, fino ad ora.”
Guardo nuovamente il nonno con sospetto.
“E’ gay?”
Un’altra fragorosa risata.
“No,” risponde il vecchio tossendo “si è dedicato con abnegazione alla società di famiglia facendola crescere a dismisura!”
Continuo a non essere del tutto convinta.
Come può un uomo così attraente non pensare al matrimonio?
Allora, sarà un maniaco del lavoro.
Non mi considererà neppure…ma è strepitoso e al solo guardarlo sento una vaga eccitazione.
“Mi ha vista in foto?” domando al nonno con occhi speranzosi “Che ne pensa?”
Il vecchio Takamiya alza le spalle.
“Cosa avrebbe da obiettare?” chiede a sua volta “Sei bellissima, colta e ricca sfondata!”
Annuisco.
Sono bella, sono una poetessa, sono una suonatrice sopraffina di koto ed ho tanto denaro da vomitare.
Osservo la scheda coi “dati” relativi a Masumi Hayami.
“Nome paterno: Fujimura. Origini svedesi, per parte di madre. Età: trent’anni appena compiuti (compleanno 24 agosto). Altezza: centottantasette centimetri. Peso: settantotto chilogrammi. Studi: due lauree col massimo dei voti, una in Economia, l’altra in Legge; master vari a Cambridge e Yale. Ama: leggere e gli abiti di Armani. Sport praticati: sci e nuoto. Auto personale: BMW Z8. Non si registra alcuna intemperanza dal punto di vista sentimentale.”

E’ mio.
Lo voglio.
Anche i suoi denti sono perfetti. E poi quel naso piccolo, gli occhi azzurri, i capelli biondi, l’altezza imponente!
Pochi giapponesi sono così alti!
Io ho sempre avuto un complesso, a riguardo: essendo donna, superare il metro e settanta è un dramma più che una benedizione.
Avremo dei figli bellissimi, lo sento!
“Quando lo incontrerò?” chiedo ansiosa.
Il nonno sorride.
“Anche domani, se starai meglio.” ammicca.
Ho il panico. Mi ravvio i capelli, chiamando a gran voce la tata.
“Sveglia il parrucchiere, voglio farmi una tinta.” ordino all’anziana che, trovandomi su di giri, sorride contenta.
“Una tinta?” domanda.
Il nonno mi blocca.
“Gli Hayami sono persone all’antica,” dice col tono leggermente ironico “il vestito tradizionale andrà benissimo per il primo incontro.”
Annuisco.
Avrò tutta una vita per tingermi i capelli. Domani sarò come Masumi si aspetta che io sia!

Continua!…
:shiori: :masu: :maya:
 
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Yayoi
view post Posted on 29/6/2010, 18:07




Brava Laura, sono contenta che alla fine hai deciso di postarle entrambe. :ok: :ok:

La rivalità di cui tu parli può essere anche un bel sentimento, che ti sprona a migliorarti sempre di più se lo vivi come Ayumi, che tra le altre cose si rivela un'amica come ce ne sono veramente poche.

Certo che se lo leggi dalla parte della cozza, la rivalità che è una forma di gelosia e quindi di possesso (in questo caso negativo)..............
Ma lei non fa testo perchè lo sappiamo tutti che è fuori di testa!!! :whistle:

Spero di aver compreso nel modo corretto dove volevi andare a parare con questa parte di ff.

un besito
baby
 
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evis75
view post Posted on 29/6/2010, 21:32




bellissima laura!!!mi viene di strangolare quella cozza!!! :randellata:
 
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Leyla Sayn
view post Posted on 29/6/2010, 22:19




Cara Laura ho letto il finale del punto di vista di Mitzuki: non ho parole, sei semplicemente eccezionale. Hai curato ogni particolare con grande stile e in alcune scene mi sono anche commossa. Mi sembrava di stare al cinema ad assistere ad un film. Hai descritto le scene talmente bene da renderle molto più vive di quelle della storia originale della Miuchi.
Ho letto anche il punto di vista di Shiori: se non fosse per i nomi dei personaggi, sarebbe davvero un’altra storia. Il personaggio di Shiori, la cui descrizione risulta decisamente lontana dal personaggio della Miuchi, ma non per questo meno interessante, al momento mi sembra una sorta di caricatura dei tratti negativi del suo carattere, come se le esperienze negative vissute nel contesto familiare e la malattia avessero forgiato la Shiori attuale. In effetti è così: riflettendo bene, la Shiori delle pagine della Miuchi sembra una persona viziata, perfida nei confronti di Maya, insicura di se stessa e persino crudele nei confronti dell’uomo che asserisce di amare e che cerca di legarsi con le menzogne, pur sapendo che sposandolo avrà accanto a se un uomo infelice perché innamorato di un’altra.
Aspetto di leggere il seguito.
Leyla
 
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view post Posted on 29/6/2010, 22:57
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Laura sei bravissima non mi stanchero mai di ripetertelo, Ayumi è fantastica lei ammette di essere attratta da Maya , no nel senso fisico ma in quello della recitazione e che lei è l'unica amica che abbia mai avuto , poi con la foga che la difende dalle critiche di quella pazza di shiori , credoc he ci sia il suo zampino se sakurakogi non può interpretare Isshin, masumi poi che sembra ubriaco di gelosia e con la rosa scarlatta ...più palese di cosi ...troppo bello ........posta presto ....
 
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view post Posted on 30/6/2010, 16:16
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie a tutte. Questa storia, l'ho sempre detto, la riscriverei un miliardo di volte. Lo so che, dopo il pdv di Masumi, sono stata molto meno miuchiana, ma, del resto, se non avessi "sbrigliato" la fantasia, non sarebbero nati tutti questi pdv, e alcuni stanno dandomi molta soddisfazione anche nella sfera "reale" (non solo virtuale).


Arigato! e...buona quotidiana lettura!

Alone Goddess.

Tremo come una foglia.
Congiungo le mani, quasi fossi in preghiera.
Maya, adesso, mi sta facendo paura.
Come pensa di poter riuscire nell’intento di ricreare tutta una scena da sola?
I suoi problemi di interpretazione svaniscono nel nulla davanti a difficoltà che, per me, sarebbero insormontabili.
Potrebbe rinunciare allo spettacolo: nessuno avrebbe da ridire, vista la situazione, ma non lei.
Girerà a suo vantaggio la cosa, con grande dispiacere di Sakurakoji - che faceva coincidere il suo sogno d’amore con questo spettacolo - e anche di tutti coloro che le vogliono male.
Anzi, non so perché ma ho la certezza che, da sola, riuscirà magnificamente.
Basterà che, nella sua testa, prenda forma l’immagine di quell’Isshin, la persona che ella ama con disperazione.
Il sipario tarda ad alzarsi e il pubblico rumoreggia seccato.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo sale sul palco per dare spiegazioni e molti, levatisi in piedi, si dirigono all’uscita.
“Il dramma avrà luogo comunque!”
Il pover’uomo cerca di prender tempo, ma gran parte degli spettatori, deluso, se ne va.
“Avreste potuto sostituire l’attore!” urla una voce femminile in mezzo alla folla.
E un altro:
“Questo <cast> non è all’altezza!”
Onodera ride malefico.
“Forse potrei prestar loro Akame!” azzarda con evidente soddisfazione.
Lo fulmino con gli occhi.
Mi guardo intorno e mi accorgo che Maya non c’è.
Dove sei andata?
Ho un tuffo al cuore, quando, nella confusione generale, vedo che anche Hamill è scomparso.
I fotografi armeggiano ancora nella postazione loro riservata, ma Peter non c’è.
“Sensei!” chiamo.
Ma non trovo neppure lei.
Ho un brivido di freddo lungo la schiena ed è freddo vero.
Devono aver aperto i portoni principali per far uscire il pubblico.
La struttura del piccolo teatro che ospita gli spettacoli dimostrativi delle due aspiranti dee – duecento posti a sedere in platea - è circolare, senza palchi d’onore né piccionaie.
Rappresenta solo una minima parte dell’ enorme complesso Kyoshoto Mieki Atoshi, che sarà il palcoscenico ufficiale per il rilancio del dramma.
Oggi è un giorno decisivo, quello riservato alla critica e alla stampa, agli sponsor e alle persone che contano.
Forse è addirittura più importante della rappresentazione integrale! Doveva essere perfetto!
“E’ tutto perduto per Maya!” penso disperata.
D’un tratto i clamori si dissolvono.
Scende un silenzio tombale sulla sala.
La folla, pur accalcandosi, è come zittita all’improvviso da una forza possente.
Odo una voce:
“Che cosa stai guardando?”
Ho un sussulto.
Come una furia, mi faccio largo tra la gente e guadagno il mio posto in prima fila.
Ciò che vedono i miei occhi, in quell’istante, ha dell’incredibile.
La neve, nella notte ancora accennata, complice forse una leggera corrente ascensionale, sembra andare su e giù senza posarsi mai per terra.
Eppure, la strada è tanto bianca da sembrare surreale.
Quel colore così assoluto è interrotto solo da due piedi nudi intirizziti, che sembrano urlare dolore tanto quanto la voce arcana che ha parlato.

E’ Maya.

Solo lei è in grado di operare simili miracoli.
I capelli che le avevo acconciato si sono disfatti incantevolmente: le onde disordinate sono cadute sulle esili spalle ed ora si muovono al ritmo del vento leggero, insieme ai fiocchi di neve.
“Guardo te, Akoya…”
Una voce maschile ha parlato, ma nessuno fra coloro che assiste allo spettacolo sa chi si è improvvisato Isshin.
Io lo so.
E mi si riempiono gli occhi di lacrime all’istante.
“Ogni momento, guardi solo me?” chiede la dèa immobile nella neve.
Eppure, tutto l’universo circostante brulica di vita.
E’ come se dalla sua fissità nascesse il movimento.
E’ come se dalla sua morte scaturisse la vita.
“Ogni momento.” risponde Isshin.
E’ la voce più tenera che abbia mai udito.
E’ così.
Isshin è così.
Ha il tono rauco di un uomo che non ha più forza di urlare, ingrigito dalla disperazione di non poter essere amato da colei che, invece, rappresenta tutto per lui.
E’ incredulo perché non può neppure pensare che “uno come lui” possa essere ricambiato da “una come lei”.
Non saprei dire da dove proviene quella voce, ma c’è! Capisco, in quest’istante, che l’amore di anime vive sempre e comunque: quando lo si prova è ineluttabile come il fato.
“Io non ho né nome né passato,” continua Isshin “le sole cose che posseggo sono questo corpo per amarti…questi occhi per guardarti.”
Il pubblico mormora.
Le televisioni stanno operando la diretta come stabilito. La scena è troppo succulenta perché vi si rinunci.
Maya, nel frattempo, si è mossa piano, raggiungendo il grande susino piantato a sinistra dell’ingresso del teatro.
La neve ne copre i rami, le gemme che si trasformeranno in foglie e fiori sembrano deformate dal gran freddo, ma l’immagine è parimenti suggestiva.
Akoya sfiora con delicatezza il fusto rugoso.
Dal suo viso si capisce che sta percependone il calore intenso ed estivo: sta avendo un momentaneo sollievo al freddo pungente che le chiude i piedi in una morsa.
I piedi, Maya!
I tuoi piccoli piedi sono violacei, ma sei così bella!
Non potresti interpretare Akoya meglio di adesso, se fossi nel piccolo palco circolare del teatro.
“No, Ayumi,” dice una voce nota dentro di me “sai che non è così. Non conta nulla il luogo in cui ci si trova. Maya è Akoya.”
Ho il volto scosso da speranza e angoscia.
Mi tiro indietro una ciocca di capelli bagnata, mentre mi martorio il labbro inferiore con le dita.
“Solo se ti penso, mi sento inebriata.” dice Maya “Solo se odo la tua voce mi emoziono e quando mi tocchi sono più felice che mai.”
La sua voce è appena sussurrata, carica di un desiderio struggente, malinconico.
Appoggia le spalle al tronco dell’albero. Sembra sia al suo interno, come un feto che si muove piano nel ventre della madre.
Dèa scarlatta!
Quanto ti è costato questo amore?
Sei partita dal nulla dell’esistenza, hai mangiato i frutti amari della fatica, dell’oblio, dell’odio per arrivare fin qui, davanti a questo albero dai frutti estivi trapiantato nel gelo che preannuncia l’inverno.
L’unica cosa che ti ha sostenuta, nei momenti disperati, è stata la voce di quest’uomo che, pur avendoti reso la vita meravigliosa, ha finito per ucciderti e per uccidere se stesso.
Maya, tu forse non te ne rendi conto, ma la storia di Akoya è la tua storia.
Tutti gli uomini sono dèi.
Le nostre menti contemplano l’infinito e, anche se le nostre forze ci impediscono di toccarlo, ciò non ci dequalifica. Anzi, la tensione perpetua verso il meglio ci anima, ci rende più forti e, fosse possibile, perfetti.
Capisco adesso cosa intende dire la signora Tsukikage.
La storia dèa scarlatta è il percorso di ogni individuo verso la realizzazione del sé, verso l’incontro con l’altra parte del proprio sé.
E’ così sciocco che sia pervenuta alla verità solo fissando due piedi violacei, ma, ancora una volta, come poche ore fa, tra le braccia di un uomo deluso, faccio volentieri a meno della mia parte raziocinante.

Peter.

Vorrei fossi qui, adesso, a stringermi la mano.
Proprio come la mano di Isshin, che, nascosto dietro il fusto, sta intrecciando le sue dita in quelle della sua dèa.
“Io sono te, tu sei me.” sussurra la voce maschile “Mi basta questo…”
E’ possibile far l’amore usando le parole?
Finora, avevo pensato fosse impossibile, ma queste due voci sono davvero incredibili, insieme.
Sento un tocco leggero. Qualcuno mi toglie delicatamente la mano dal labbro.
“Peter…” mormoro.
I suoi occhi grigi si fondono nei miei.
Lo strano “dialogo” fra la voce di Isshin e Akoya termina tra gli applausi scroscianti.
Mi spello le mani, felice come avessi io stessa calcato le scene. E’ la vicinanza di Hamill a farmi vedere il mondo con occhi diversi.
Maya è stata superlativa.
Ha saputo tramutare un fiasco annunciato in un successo senza precedenti.
La osservo piccola e tremante. Ora tiene un piede sull’altro per cercare di scaldarsi.
Vorrei poterla aiutare.
Mentre, insieme a Peter, cerco di raggiungerla, una alta figura di uomo in smoking scuro mi previene.
I suoi capelli biondi sono un po’ scomposti. La neve li ha abbondantemente “attraversati”.
Butta per terra il copione che stringeva nella mano sinistra.
Si toglie la giacca e la adagia sulle spalle di Maya. Poi la prende in braccio e la conduce all’interno del teatro.
La folla è in visibilio. I flash dei fotografi sembrano luci impazzite nella notte.
E’ caduto qualcos’altro, sulla neve, qualcosa di scarlatto.
E’ la stessa rosa che, fino a pochi minuti fa, era appuntata all’occhiello della giacca di Armani.
I giornalisti hanno seguito Masumi Hayami fin dentro il teatro, ma egli, velocemente, è andato a chiudersi con Maya nel camerino.
Qualcuno mormora:
“E’ stato lui a recitare, vero?”
Poi, notando che nel foyer ci sono anche io, la folla mi circonda e vengo tempestata di domande.
“Signorina Himekawa,” chiede una donna col registratorino in mano “lei è molto vicina a Maya Kitajima. Cosa pensa di quel che è accaduto stasera?”
Apro e chiudo la bocca quasi simultaneamente. Peter, accanto a me, solleva le sopracciglia rassegnato.
E un altro, assai più diretto:
“Maya ha una relazione con Masumi Hayami?”
Un uomo in sedia a rotelle avanza tra i giornalisti assiepati.
“Di che diavolo parlate?” impreca “Dimenticate forse che mio figlio si sposerà dopodomani con la signorina Shiori Takamiya?”
La folla tace di colpo.
“E’ una unione di facciata, si vede lontano un miglio!” azzarda qualcuno.
Ecco un temerario, penso fra me e me, che osa rispondere al vecchio Eysuke.
“Sono molto innamorati,” rettifica l’uomo cercando di mantenere la calma “non vedo come la signorina Maya possa piacere a mio figlio!”
“Ma la voce dell’uomo che ha recitato Isshin…” urla un giornalista con gli occhiali “Era quella del signor Masumi!”
Eysuke perde le staffe:
“Mio figlio non è un attore, non vedo come potrebbe.”
Cerca di difendersi, ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Senza contare che nessuno si è perso la scena in cui Masumi, come apparso dal nulla, è andato a prendersi Maya ostentando un senso di possesso e protezione che solo chi ama può avere.
“Basta,” urla “Asakura, vai a chiamare mio figlio e chiariamo subito la faccenda.”
Ha ordinato al suo servo più viscido, l’ex tutore di Masumi, di andare a cercare il presidente.
“E’ finita, Eysuke.”
“Chigusa…” mormora il vecchio, riconoscendo la sensei.
“Sei stato sconfitto.” dice l’anziana attrice con gli occhi socchiusi da una sottile, perfida soddisfazione “Ma tu, questo, lo sai, è così?”
L’uomo si alza sui braccioli con tutta la forza che ha in corpo.
“Sconfitto?” ripete “No, tu hai perso. Questo spettacolo è stato una farsa e domani Ayumi surclasserà la tua allieva prediletta, vedrai! Perderà tutto: il suo ruolo e anche…Isshin.”

“Signor Hayami!”
Una voce femminile, possente, che sovrasta il tedioso mormorio, ha risuonato in tutto il teatro.
“La smetta, adesso!”
Eysuke si gira sulla sedia, pallido in volto, ed anche la sensei appare turbata.

Che cosa è stato?

Una voce dal nulla, un tono così dolce da incutere nostalgia persino in chi, come me, lo sconosce.
L’ho udita nitidamente.
E anche Eysuke e la signora Tsukikage.
Nessun altro.
Come è possibile?
La vigilanza, nel frattempo, è riuscita a dimezzare il numero dei giornalisti presenti in sala, annunciando una conferenza stampa chiarificatrice per le nove del mattino seguente.
Che casino, penso, domani sera tocca a me recitare!
Sono rimasti solo pochi collaboratori della Daito, i due registi e la sensei Tsukikage.
Asakura non è ancora tornato indietro con Masumi.
Io e Peter, assistiamo attoniti alla scena.


Meeting.

Ho passato una notte insonne, eccitata all’inverosimile.
Ho pregustato quelle labbra, ho sentito le <sue> mani toccarmi insistentemente.

E’ mio.

Finalmente, anche io ho un uomo da amare e che mi ama.
Posso dire addio a tutti i momenti di frustrante autoerotismo che hanno accompagnato la mia vita insignificante.
Da domani – che dico? – da oggi tutto cambierà.
La mattina arriva presto, col suo carico di promesse già mantenute e la speranza divenuta inaspettata, felicissima realtà.
Mangio avidamente la colazione all’occidentale, a base di uova e formaggio, spremuta d’arancia e caffè.
Mi sento un po’ gonfia e lo faccio presente, con tutte le rimostranze possibili, alla tata.
La bocca dello stomaco mi duole e provo l’impulso di vomitare.
“Non puoi.” mi implora la vecchia “Se rimetti quanto hai mangiato il tuo alito sarà sgradevole per tutto il giorno.”
La strattono malamente.
“Ci hai messo l’aglio, dentro l’omelette!” sbraito.
“E’ per controllare la pressione.” cerca di giustificarsi la tata “Lo ha ordinato il dottore!”
La colpisco in volto con tutta la forza che ho.
Sento la donna che mi ha cresciuta piangere silenziosamente, ma non provo alcuna pietà.
Le ordino di alzarsi e di aiutarmi a scegliere il kimono per il grande incontro.
Improvvisamente, divento di buon’umore e le do un buffetto sulla guancia arrossata.
Sul vassoio della colazione ci sono due pillole.
Chiedo a cosa servono.
La tata risponde che quella rossa è un calmante, mentre quella blu è la solita razione di acido folico e ferro.
Le ordino di andarmi a prendere una pastiglia rossa supplementare.
Ho bisogno di arrivare calma a questo incontro.
Devo essere perfetta.
Terminata la vestizione, assunti entrambi i farmaci, mi sembra di essere in pace col mondo.
Esco fuori dalla stanza e vado verso il salone.
Masumi arriverà tra poco ed io sarò lì ad attenderlo.


Le dieci e trenta.
Ma non sarebbe dovuto arrivare un quarto d’ora fa?
Inizio ad innervosirmi.
Mi sfrego le mani gelate nel tentativo di dominare i brividi che percorrono la mia schiena.
Il nonno picchietta con le dita.
Sembra nervoso quanto me.
La testa, acconciata come tradizione vuole, mi duole: sento forcine e pettini tirarmi ogni ciocca.
In compenso, il male allo stomaco pare cessato.
Proprio mentre mi tiro su, desiderosa di sgranchirmi le gambe e di sfogare i nervi su qualcosa o qualcuno, entra la tata, che annuncia il suo arrivo.
La porta scorrevole si apre lentamente.
Vedo Masumi Hayami di persona, per la prima volta.
E’ bellissimo.
Superbo.
Meravigliosamente sensuale.
Abbozzo il mio sorriso migliore, il più tenero che ho.
Sono brava a non lasciar trasparire desiderio, ansia ed inquietudine, quando voglio, e ciò è dovuto al fatto di avere già vinto la partita.
Io sono Shiori Takamiya e niente può essermi negato, neppure una vita umana.
“Buon giorno.” dice Masumi col volto un po’ teso, mentre pare studiarmi.
Ma il suo sguardo diventa subito distratto, come perso nel vuoto.
Forse è colpa del nonno, che lo sta salutando con calore.
Vorrei che morisse.
Non è lui che deve guardare, ma me!
Mi pento di avere indossato il kimono.
Pensavo che il giovane Hayami arrivasse qui vestito come una specie di samurai, ma ha un semplice vestito chiaro da mattina.
La sua scheda informativa dice che le sue preferenze vanno ad Armani.
Poi indugio sulle calzature in pelle scamosciata della stessa tinta del vestito.
Ha uno stile magnifico, penso, mentre il dolore si rifà vivo, come stesse torcendomi lo stomaco.
Devo andare in bagno, ma mi trattengo.
“Allora,” dice il nonno, dopo averlo invitato a prendere posto accanto a lui “cosa pensi di mia nipote?”
Masumi sorride:
“Molto bella, davvero.” risponde laconico.
Beve il tea che la tata gli ha prontamente versato dopo che il mio sguardo l’ha colpita come un fulmine.
“Signor Masumi,” provo a domandare “come mai, nonostante la sua solida posizione, non si è ancora sposato?”
Parlando, ho cercato di mantenere un tono lento, cantilenato, proprio come mi ha suggerito la tata.
Il nonno sorride per nascondere l’imbarazzo.
“E’ qui per questo, no?” dice “Non appena ti ha vista in foto è andato…in visibilio! Non è così, Masumi?”
Si ode un sospiro, seguito da un sorriso dolce, per non dire rassegnato.
“E’ così” risponde “e se, nei prossimi mesi, la signorina Shiori troverà gradevole la mia compagnia quanto io trovo gradevole la sua, auspico di arrivare alla meta di questo incontro al più presto.”
Il nonno applaude quasi commosso. E la tata si porta le maniche del kimono davanti agli occhi per imitarlo.
Trovo fuori luogo il loro entusiasmo. Hanno l’aria di chi vuole affibbiare la patata bollente ad un povero disgraziato!
Ma non ho tempo per arrabbiarmi.
Cosa ha detto Masumi?
Ha detto che trova gradevole la mia compagnia!
Dèi, quant’è vero che esistete! E che mi amate!
“Vuole farmi l’onore” domanda il giovane “di accompagnarmi a teatro, questa sera?”
Abbasso la testa con grazia, tenendo bene a freno l’euforia che mi pervade.
Solo la voce mi trema un poco, quando gli rispondo che ne sono felice. Ma quel tremore pare colpire nel segno, ché nulla ha del solito tono isterico.
Brava, Shiori, continua così e, se tutto va bene, gli metterai un cappio al collo prima di quanto sperassi.
“Anzi,” rettifica Masumi “venga a pranzo con me. Nel pomeriggio, se non sarà stanca, visiterà il nuovo palazzo della Daito a Shibuya e, quando avrò terminato di lavorare, potremo andare a cena e poi a teatro.”
Sono stupefatta.
E’ meglio di quanto immaginassi.
“Come corri, Masumi!” afferma divertito il nonno.
“Non vedo perché perdersi in formalità…” gli dice il giovane “Questo nostro incontro è a scopo matrimoniale, quindi, è inutile tergiversare. Se l’unico problema è costituito dal fatto che siamo due sconosciuti, basta poco per ovviarlo!”
Asakura, il suo tutore, del quale, fino a poco fa, non mi importava un fico secco, sorride.
“Conosco il signore da quando era piccolo” constata “e non si è mai interessato alle donne. Se oggi ha cambiato idea, significa solo che la signorina lo ha favorevolmente colpito!”
E’ vero, dunque.
Gli piaccio!
Abbasso lo sguardo, temendo che possano accorgersi della mia sfacciata soddisfazione.
“Verrò.” dico senza aspettare il parere del nonno.
Masumi è ancora più colpito dalla mia determinazione e annuisce compiaciuo.
So a cosa pensa: essere timidi non vuol dire essere sciocchi e avere le idee chiare è una cosa che un uomo ammira sempre in una donna.
Continua, Shiori, continua.
Egli si alza e mi porge la mano per aiutarmi.
“Solo,” dico piano “mi permetta di andare ad indossare un abito da pomeriggio più comodo.”
Esco con grazia dal salone, manco fossi la principessa Grace Kelly, ma, appena in corridoio, tiro su il kimono e corro come una forsennata verso la mia stanza.
Ho lo sguardo esaltato.
Spalanco la porta e mi fiondo sulla cassettiera.
Metterò un tailleur semplice di Chanel e, sotto, la camicia col colletto ampio di Dolce e Gabbana. Mi ci vuole della biancheria intima che non mi segni i fianchi e un reggiseno che evidenzi ciò che si vede dallo scollo profondo.
Tiro fuori coulotte e balconcino di pizzo bianco.
“Forse,” dico parlando ad alta voce “è meglio nero…”
La tata entra nella mia stanza, come al solito senza bussare. In quel momento, stringo fra le mani tremanti un tanga leopardato.
“Non vorrai mica indossare quello!” mi chiede scandalizzata.
“Perché devi sempre rompermi i coglioni? Avanti, aiutami a togliermi di dosso questo kimono del cavolo. Se avessi dato retta al mio istinto, a quest’ora, sarei già fuori col mio amore e avrei i capelli rossi come il fuoco della passione!”
La tata mi osserva senza parlare.
Cos’ha da guardare adesso?
Mi sta forse dicendo che i miei capelli sono neri come quelli di uno scarafaggio, è così?
Sta dicendo che, per quanto faccia, io sono sempre io, la Shiori che lei detesta con tutta l’anima?
“Portami una pillola rossa!” le ordino, mentre, nella foga, ho strappato la manica del kimono.
Sono rimasta completamente nuda.
Mi guardo allo specchio.
“Sono una dèa e lui, da adesso in poi, è il mio dio. Devo soddisfare ogni suo desiderio.”
Sento di nuovo le sue mani su di me, proprio come stanotte.
La sua bocca odorerà di tabacco buono e menta.
E poi…
La tata, che rientra in camera con il calmante in mano, mi trova in condizioni poco dignitose.
Ma non mi importa nulla di lei e vado avanti col mio gioco meravigliosamente perverso. Inizialmente, avevo pensato di togliere le spalline dal reggiseno, ma poi, immaginando fosse molto sexy che Masumi me le tirasse giù, lungo gli avambracci, ho optato per la soluzione opposta.
“Shiori,” dice la tata sistemando il tailleur sull’appendiabiti “vestiti, altrimenti prenderai un raffreddore.”
Continuo a contemplarmi nello specchio, incurante del tempo che passa.
Mi dimentico che Masumi si trova fisicamente nella stanza accanto e sta aspettandomi.
Per me, è come se fossimo insieme già adesso.
Rientro nel salone dopo un’ora abbondante, impeccabile nel casto tailleur.
Unico vezzo, la camicia fucsia senza maniche di Dolce e Gabbana dalla scollatura generosa, che mostrerò in trionfo quando entrerò a Palazzo Daito.


Continua…!

Dimenticavo....

:masu2: :maya: :shiori:
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 1/7/2010, 10:41




Bellissima anche questi nuovi pdv laura! la prima volta me li ero davvero persi. forse è vero che sono un po' meno miuchiani, ma l'originale è un classico shoujo vecchio stampo quindi di per sè più lezioso ed edulcorato, mentre il tuo è uno stile da romanzo contemporaneo, più crudo e realistico. ma, a mio avviso, lo spirito dei persnoaggi rimane, specie Ayumi...è lei!
Con Shiori hai calcato molto la mano (mamma mia che brividi la scena della torta! è una pazza furiosa!)ma è anche vero che pure l'originale ha un che di malato, specie nella svolta che le sta dando la Miuchi e soprattutto c'è davvero un abisso tra lei ed Ayumi per come vivono la loro nascita privilegiata e il concetto di rivalità e ricerca di realizzazione personale.
C'è anche da dire che le loro famiglie, pur essendo entrambe altolocate, sono profondamente diverse.
 
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view post Posted on 1/7/2010, 16:09
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, Emer, mi hai dato una idea per una nuova discussione!
Date una occhiata in discussioni attive.


The Dark Angel.

Domani è il mio giorno.
Ho portato Peter nel mio appartamento nel centro di Tokyo, quello che sei mesi fa ho praticamente trasformato nella zona proibita della Valle dei Susini.
Ad accoglierci, la fragranza di mare che mi è stata preparata su richiesta da un anziano speziale cinese.
“E’ meraviglioso…” mormora il giovane guardandosi intorno. Le tende appese alle pareti oscillano piano ad ogni piccolo, umano movimento.
Sembra di stare sulle nuvole.
Il fuoco arde vigoroso nel braciere al centro del salone.
La tata non c’è: si trova da sua figlia, nel Kanto, ed io mi sorprendo a pensare, strambamente, che non mi spiacerebbe vivere qui, con Peter Hamill.
“Che ti prende?” mi domanda cingendomi per la vita “Sembri d’improvviso malinconica.”
Posa il mento sulla mia spalla. Avverto la pelle ruvida dovuta alla barba di uno o due giorni e ne sorrido.
“E se tu reagissi male come questo pomeriggio?” chiedo di rimando.
Si stacca un poco da me:
“Stai ancora pensando a Maya!”
Finge di essersene stupito, ma ora non c’è acredine in lui.
“Ayumi, sei sicura che le anime gemelle debbano per forza essere di due sessi differenti?”
Ride alla sua stessa battuta ed io lo imito, incerta.
“Credo che l’altra metà dell’anima di Maya sia Masumi Hayami.” dico sospirando.
“E la tua?” domanda “Tu chi pensi che sia la tua controparte?”
Sospiro profondamente.
L’universo in cui viviamo è meccanico.
Gli enti, così come i concetti, sono speculari.
In teoria, quella che è l’anima gemella di qualcuno non può essere, contemporaneamente, la metà dell’anima di un altro.
Ciò nonostante, è un dato di fatto che l’individualità di Maya viva in simbiosi con la mia.
Se non altro, quella artistica.
“Mi chiedo come andrà a finire domani.” afferma Hamill sedendosi accanto al fuoco.
“Sono certo che la tua interpretazione sarà eccellente” continua “e che non sarà semplice, per la sensei, prendere una decisione.”
“Non so.” dico prendendo posto davanti a lui, le mie spalle poggiate sul suo petto “Devo ammettere che la parte di Akoya sembra cucita addosso a Maya.”
Penso sia un problema di “evoluzione”.
Il dio che è in noi, che si manifesta in quel talento che possediamo o, comunque, in quel che ci realizza, compie un percorso specifico prima di arrivare a destinazione, prima di giungere al punto di non ritorno, che è, poi, anche quello di massimo splendore.
“Io” spiego “voglio vincere ad ogni costo perché sento di aver fatto lo stesso percorso di Maya. Ho lavorato sacrificando tutto il resto, ma c’è come qualcosa di inconcluso, in me.”
“Magari è proprio l‘esperienza delle anime affini che ti manca.” afferma Hamill un po’ cupo.
No, non credo sia questo.
Lo guardo negli occhi e gli dico che, se anche ci fosse in qualche parte del mondo la mia preziosa anima gemella, in questo momento, sto esattamente dove vorrei essere e sono felice.
Completamente.
Mi abbraccia con calore, affondando la testa fra i miei capelli lasciati liberi sul collo.
“Io ti amo.” mormora “Vorrei restare così per sempre.”

Il mattino arriva presto.
Ci alziamo alle undici passate.
Ho lo stomaco come chiuso in una morsa di angoscia, al pensiero che, tra qualche ora, anche io sarò chiamata a vestire i panni di Akoya.
Peter mi lascia davanti al teatro, mentre egli va a recuperare i quotidiani.
Non sopporto i clamori di coloro che mi circondano: Akame è nervoso come una primadonna, per non parlare di Onodera, paranoico come non mai al pensiero di “approfittare” al meglio della mancata regia di Kuronuma.

In effetti, ieri, Maya si è diretta da sola.
E magistralmente.
Salgo sul palcoscenico solitario del piccolo teatro, come fossi in cerca di ispirazione e, soprattutto, di silenzio.
Mi accovaccio sul parquet, mentre, col dito, traccio immaginarie linee.
Mi sento una bambinetta che scarabocchia la lavagna e ne sorrido.
“Buongiorno.”
La voce femminile che mi ha salutata mi fa sobbalzare.
Temo quasi di girarmi.
“Sta bene?” torna a domandarmi sollecita.
Finalmente trovo il coraggio di guardare in faccia l’inguardabile.
“Che cosa vuole?” sibilo visibilmente disturbata.
Vedo la piega delle labbra della donna arcuarsi in un ghigno perfido.
Butta un giornale ai miei piedi.
“Ha letto?” mi chiede.
Il titolo dell’articolo è inequivocabile.
Lo spettacolo di ieri è stato un grande successo.
Nell’occhiello, si legge che la performance di Ayumi Himekawa, per quanto certamente superlativa, non potrà mai eguagliare quella di Maya Kitajima.
“E’ per questo che ha lavorato tanto?”
Il quesito di Shiori mi lascia a bocca aperta.
Non so cosa voglia, ma, di certo, le sue intenzioni non sono buone.
Sta cercando di far leva sulla mia stanchezza, oltre che sul mio orgoglio.
Oltre che sull’invidia.
“Se ne vada.” mormoro a bassa voce.
“C’è ancora una speranza.” dice all’improvviso.
Sembra un diavolo tentatore in vesti d’angelo. Guardo le maniche a sbuffo che simboleggerebbero le ali di uno spirito divino, ma, in realtà, sono quelle di un pipistrello.
“Chieda all’Associazione di annullare gli spettacoli dimostrativi fino a che Sakurakoji non sarà guarito.” propone.
La sua fissità è impressionante.
E’ davvero un’anima maledetta, penso.
Il suo sguardo è cangiante come il vento, insondabile, perverso.
Sorrido disgustata.
“Ma che cosa vuole?” chiedo “Pensa davvero di poter riuscire a far leva su sentimenti meschini per portarmi dalla sua parte?”
Shiori sorride a denti stretti.
“Andiamo,” dice “lo sappiamo tutte e due che ha provato la forte tentazione di abbandonare Maya Kitajima, laggiù nella Valle.”
Ho un tuffo al cuore.

Lei c’era!
In mezzo alla pioggia, all’alba di quel giorno maledetto, lei c’era!
Osservava morbosa ogni movimento di Maya, credendo - e temendo - forse di cogliere Masumi sul fatto.
“Lei è completamente pazza!” sbraito alzandomi.
“Forse,” dice Shiori “ma, mi dica la verità, pensa davvero che il suo spettacolo avrà il meritato risalto? Maya ha recitato alla perfezione, complice la vicinanza della sua...anima gemella.”
La sua voce si è incrinata un poco, esondando su toni isterici.
Si ode un tuono violento.
“Avanti,” continua la donna in veste di navigato angelo tentatore “faccia rinviare la decisione dei giudici. Sono certa che Maya si rifiuterà di recitare insieme a Sakurakoji. Sono certa che La dèa scarlatta sarà sua, Ayumi.”
“Se ne vada!” urlo senza esitazione.
Shiori sorride:
“Lei non ha ancora capito chi è la sua anima gemella, vero?”
“Che cosa vuole insinuare?” domando urtando la seggiola e facendola rovinosamente cadere.
Ma non replica in alcun modo - maledetta! - e mi lascia sola, con quel quesito inquietante.
La sua perfida domanda sembra risuonare in tutto il teatro.
Provo un brivido, pensando a quel che Peter, ieri sera, mi ha detto a proposito del fatto che le anime gemelle, se esistono, potrebbero anche essere dello stesso sesso.
“Shiori Takamiya è una pazza…” mi dico, cercando di riacquisire la razionalità “…vorrebbe farmi credere che è lei la mia metà dell’anima?”
Scuoto il capo sconvolta:
“No,” affermo ad alta voce “sta solo cercando di confondermi!”
Mi passo una mano davanti agli occhi.
Perché quella domanda?
Cosa può saperne lei, della mia anima gemella?
E cosa ne sa di quella notte sul ponte, quando pensai di abbandonare Maya a morte certa?

“Ayumi!”
Mi giro di scatto.
“Mamma!”
Corro ad abbracciarla, in cerca del conforto che solo chi ti mette al mondo e ti conosce nell’intimo può dare.
Le racconto l’accaduto.
La mia gola è serrata, ancora preda dell’orrore.
Mia madre sorride con dolcezza.
“Tesoro,” dice “quel che Shiori Takamiya dice è sciocco, oltre che senza senso. Se Maya vincesse la competizione, e sottolineo il <se>, sarebbe tenuta a recitare interamente lo spettacolo e senza prescindere da Sakurakoji. Non si può pensare che il signor Hayami, o chiunque sia stato, continui a farle da partner restando nascosto dietro un albero di susino.”
Le mie mani sono gelide.
“Ma lei” ribatto debolmente “sapeva certe cose di me che nessuno, neppure tu, conosci.”
Lo sguardo di Utako è fermo, mi conforta.
Sta pensando quel che penso io: i folli sono capaci di tutto e Shiori sta mostrando una grande lucidità nel perseguire il suo scopo, che è distruggere Maya e riprendersi Masumi.
“Qualcosa di inconcluso...” dico ad un tratto ricordandomi della conversazione con Peter “E’ questo ciò che mi impedisce di essere all’altezza di Maya e di incarnare Akoya!”
L’invidia.
Il complesso irrisolto che è in me è dettato dall’invidia.
“Se ne sei consapevole,” sussurra la mamma, accarezzandomi i capelli “vai e combattilo. Non lasciare che ti vinca. Batti Maya sul palco!”
Guardo la grande attrice che ho davanti con sconcerto.
“Quel che ha detto Shiori, però, mi inquieta non poco.” sussurro tristemente.
“Non è lei la tua metà dell’anima, a meno che tu, per anima gemella, non intenda ogni tentazione che ti agita...” dice Utako accarezzandomi i capelli.
“Converrai” dico “sul fatto che quella donna è molto brava, in questo ruolo.”
La mamma si rabbuia.
“E’ come” afferma “se esistessero persone venute al mondo col solo scopo di fare del male. Ma non è così. Tutto ha un fine. I saggi dicono che il bene non può esistere senza il male ed entrambi concorrono per il raggiungimento della stessa mèta. ”

Mi avvio verso il camerino, incerta.
La mamma mi segue come un angelo custode.
E’ calato il silenzio.
Davanti alla porta, c’è Maya, radiosa, che mi aspetta.
Ricordo della promessa che ci siamo scambiate ieri: oggi tocca a lei aiutarmi nella laboriosa vestizione.
La mamma lascia le due dèe alle loro confidenze.
Sembra turbata.
Ha cercato di rassicurare me, ma l’idea che Shiori giri libera per il teatro non deve piacere neppure a lei.
“Ho una sorpresa.” dice Maya cedendomi il passo.
Dentro il camerino, Masumi Hayami brandisce un mazzo di rose bianche.
Lo ringrazio con gli occhi ed egli mi ricambia con un sorriso.
“Lo scarlatto non mi si addice, eh?” chiedo con una punta di bonaria ironia.
Ma, subito, mi riprendo:
“Scherzo, so che questo è il vostro colore!”
Maya mi guarda sorpresa.
“Ayumi,” dice “perché ti giustifichi?”

Rieccola lì.
Coglie al volo ogni mio pensiero.
Ma come diamine fa?
Tiro un lungo sospiro e domando loro come è andata la conferenza stampa.
Masumi racconta che ha ufficialmente annunziato la rottura del fidanzamento con Shiori.
“Capisco…” mormoro “…un cataclisma mediatico.”
Chissà cosa starà architettando Eysuke Hayami per correre ai ripari.
La reazione di Shiori, invece, l’ho vista bene, mio malgrado.
Maya mi chiede spiegazioni ed io narro l’accaduto con orrore misto a vergogna.
“Quella donna è completamente pazza. Dovete fare molta attenzione.” affermo con rabbia mista ad angoscia.

Masumi lascia il camerino, mentre io e Maya, rimaste sole, iniziamo l’opera di vestizione.
Manteniamo il silenzio per svariati minuti.
“Dimmi del vecchio Hayami…” chiedo.
La mia amica-rivale sorride, continuando a pettinarmi i capelli.
Sembra serena, ma, in realtà, è inquieta quanto me.
Lo so, teme per Masumi, per il suo avvenire.
Le prendo la mano.
“Avete l’amore.” dico “Potete sempre ricominciare. Masumi è un uomo di talento e tu non sei da meno.”
“No.” afferma Maya inaspettatamente “Eysuke accetterà la decisione di Masumi, ma a patto che io vinca la sfida e ceda i diritti di rappresentazione alla Daito.”
E’ pazzesco.
La dèa scarlatta è, dunque, più importante persino di un vantaggioso matrimonio!
“Mi stai forse implorando di farti vincere?” scherzo.
Maya sorride debolmente e nega col capo.
“Ayumi,” dice “ho deciso di rinunciare alla competizione.”
La guardo quasi fosse una marziana.
“Che cosa?”
La ragazza si scosta un poco.
“Io e Masumi ci abbiamo riflettuto a lungo, ieri in camerino ed anche stanotte.”
Cerco di buttarla sul ridere e ironizzo sulla loro presunta astinenza dal sesso, ma Maya non mi imita e capisco che sta parlando sul serio.


Black Goddess.

Masumi mi ha portata sulla sua auto.
Ha aperto lo sportello, come cavalleria vuole, ma, nonostante stia piovendo, non ha disteso la giacca sulla pozzanghera melmosa per evitare che mi imbrattassi le scarpe.
Chi è quell’idiota che ha scritto che un vero uomo fa di tutto perché la propria donna non abbia problemi di sorta?
Sono furibonda.
Guardo le mie scarpette bianche e nere di Valentino divenute grigie con orrore.
Se non do in escandescenze è solo grazie alla pillola rossa.
A questo punto, Masumi Hayami, dovrai faticare un bel po’ per farti perdonare lo smacco.
“Scusami,” dico piano “sento i piedi un po’ umidi.”
“Vuoi tornare a casa?” chiede egli sollecito, gettando uno sguardo preoccupato sui miei aristocratici piedini.
Resto indecisa per un decimo di secondo.
“No,” dico convinta “davanti a una bella fiamma viva, mi sentirei subito meglio. Basterebbe sfilare queste scarpe fradice.”
“Avevo prenotato in Centro, ma se per te non è un problema, posso condurti a casa mia.” afferma Masumi con un lieve tono di domanda.
Annuisco subito.
Era proprio quel che volevo.
“Peraltro,” continua Masumi “oggi mio padre pranza a casa e sarà molto lieto di vederti.”
Incasso il colpo fingendo contentezza, ma la vista di un vecchio, in sedia a rotelle per giunta, mi deprime.
Il mio “fidanzato” fraintende il motivo:
“Scusami, forse per te sto affrettando i tempi?”
Sorrido cercando di tenere a freno l’esaltazione che mi pervade.
Se è così che la mette, accetto di buon grado.

Giusto!
In fondo, verrò a vivere a casa sua quanto prima e, prima o poi, dovrò confrontarmi con Eysuke.
Ma saprò come tenerlo al suo posto.
Basterà fargli assumere di nascosto una delle mie pillole per dormire, così non disturberà me e Masumi.
Anzi, penso di dargliene una già prima del pranzo, così, questo pomeriggio, anziché andarmene a spasso per il nuovo palazzo della Daito, me ne starò a letto col mio “fidanzato”.
Eysuke dormirà sulla sedia a rotelle e noi faremo l’amore davanti al camino. Sarà ancora più eccitante, con lui che riposa accanto a noi come un uccellaccio del malaugurio.
Apro la borsetta e mi accorgo di non avere con me il carico da novanta.
“Caro,” dico lentamente “ti spiace se ci fermiamo in farmacia?”
Masumi si ferma sul ciglio della strada preoccupato.
“Non stai bene?” mi chiede tastandomi la fronte.
Ho un brivido lungo la schiena. Vorrei amarlo già da ora. Gli afferro la mano. Sento che cerca di ritrarsi e corro ai ripari:
“Ho dimenticato le pillole di acido folico.” mi giustifico “Le assumo prima del pranzo per ordine del medico. Sai che ho problemi di anemia, vero?”
Ho posto la domanda come chi si sente in colpa per qualcosa che il destino infame gli ha affibbiato ed egli sorride con tenerezza.
“Anche mia madre ne soffriva.” mi rassicura “Era fragile e delicata come te, ma ha messo al mondo una roccia.”
Dèi, vorrei urlare dalla contentezza!
Magari mettiamo in cantiere un figlio già nel pomeriggio!
Appena girato l’angolo, troviamo una farmacia.
Masumi si offre di scendere al mio posto, visto che diluvia.
“No,” lo rassicuro “vado io.”

“Sonniferi a me!!!” penso saltellando come una gazzella per schivare le pozzanghere.
Quando giungo al bancone, la dottoressa mi chiede con gentilezza di cosa ho bisogno.
Le faccio un elenco di diverse tipologie di pillole per il sonno, incerta su quale propinare ad Eysuke.
La donna mi osserva perplessa.
Cosa cazzo ha da guardare?
“Ha capito cosa le ho detto?” chiedo battendo un piede per terra.
Annuisce.
“Mi favorisca la ricetta.” dice aprendo un cassetto.
Mi domino con tutte le mie forze: vorrei scavalcare il bancone e pestarla di santa ragione.
Ma, siccome tutto ha un prezzo, sono certa che ci metteremo d’accordo.
Tiro fuori il blocchetto degli assegni.
“Quanto vuole?” domando con sicurezza.
Sento tremarmi le mani, ma ce la farò.
A controllarmi e a comprare quelle fottute pillole.
“Non voglio i suoi soldi.” replica la dottoressa imperturbabile “Mi serve l’ordine del suo medico.”
E’ troppo.
La prendo per il bavero del camice bianco e le ordino di darmi le pillole, se non vuole passare il quarto d’ora più brutto della sua vita.
“Bada, bella, la tata mi dà tutti i giorni l’ovetto! Sono piena di energie, io!”
La dottoressa sbianca cercando di divincolarsi.
“Se ne vada” intima la deficiente “o chiamo la polizia.”
Con la coda dell’occhio mi accorgo che Masumi, sceso dall’auto, sta entrando in farmacia.
Non deve vedermi in questo stato.
Decido di sbandierare le mie doti di attrice e, appena egli mi è dietro le spalle, caccio indietro gli occhi, fingendo uno svenimento.
Sento la voce ansiosa di Masumi che chiama il mio nome due o tre volte, mentre la dottoressa alza la cornetta per chiamare il pronto soccorso.
Mi prende in braccio, ma la puttana gli consiglia di sdraiarmi e di mettermi con le gambe per aria.
Accidenti! Non era così che doveva andare questo pomeriggio!
Eysuke...dormire...pillole...dammi le...
Che nervi...
Stavolta svengo davvero.


Continua!…
:maya: :masu2: :shiori:

 
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~*Floriana*~
view post Posted on 1/7/2010, 17:47




CITAZIONE (Emer Kenobi @ 1/7/2010, 11:41)
forse è vero che sono un po' meno miuchiani, ma l'originale è un classico shoujo vecchio stampo quindi di per sè più lezioso ed edulcorato, mentre il tuo è uno stile da romanzo contemporaneo, più crudo e realistico.

Questo forse è il nodo che ti ha provocato tante polemiche in passato, giusto?
Io per esempio sono di quelle che preferisce mantenere non solo lo spirito ma anche la forma miuchiana dei personaggi; questo però non vuol dire che narrazioni più crude non siano apprezzabili, anche perchè ti consentono di creare delle vere e proprie storie indipendenti.

Che dire? continua cosi! :ok:
 
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view post Posted on 1/7/2010, 19:06
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Fantastico il modo in cui descrivi i personaggi con le loro sfaccettature , i loro pregi e difetti ,Ayumi è raccontata in modo magistrale mi piace molto tentatta dal diavolo shiori che sa la verità del ponte nella valle dei susini. ma Ayumi nella sua lealtà è voglia di vincere correttamente nei confronti di maya avrà la meglio...shiori è dipinta per quello che è in realtà una donna frustratta dalla vita , viziata e che non sa perdere non a stile sia nel vestire che in altro...

il punto di vista della cozza :shiori: non so se ridere o considerarla completamente pazza....lei che vuole narcotizzare il vecchio Hayami per fare l'amore con masumi vicino al camino ...ammazz la santarellina...qui si sarebbe visto un masumi scappare a gambe levate hahhaha...poi la sua caduta di stile con la dottoressa ...crede che possa comprare tutto povera illusa . mi sa che quelle pillore rosse non sono quello che la tata gli a fatto credere....che cosa saranno ......aspetteremo di scoprire che fosse la cozza si trasforma in un mostro.........
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 1/7/2010, 20:27




Bellissimo anche questo capitolo!

Mi è piaciuto molto il confronto tra Ayumi e la cozza malefica... come ho detto altre volte mi piacerebbe molto veder interagire di più le due "rivali" di Maya anche nel manga, perchè così diametralmente opposte!sarebbero perfette loro due come rivali, anche se credo che Ayumi non ci metterebbe molto a schiacciarla come ha fatto con Norie... ma è anche vero che Shiori è ben più subdola, anche nel manga.

 
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view post Posted on 2/7/2010, 07:04
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CITAZIONE (~*Floriana*~ @ 1/7/2010, 18:47)
CITAZIONE (Emer Kenobi @ 1/7/2010, 11:41)
forse è vero che sono un po' meno miuchiani, ma l'originale è un classico shoujo vecchio stampo quindi di per sè più lezioso ed edulcorato, mentre il tuo è uno stile da romanzo contemporaneo, più crudo e realistico.

Questo forse è il nodo che ti ha provocato tante polemiche in passato, giusto?
Io per esempio sono di quelle che preferisce mantenere non solo lo spirito ma anche la forma miuchiana dei personaggi; questo però non vuol dire che narrazioni più crude non siano apprezzabili, anche perchè ti consentono di creare delle vere e proprie storie indipendenti.

Che dire? continua cosi! :ok:

Lasciamo stare il passato.
Voi siete assai più giovani di me ed è comprensibile manteniate l'affezione ai caratteri originali.
Io, da vecchia carampana, ho sempre pensato che una fiction costituisse un ponte per una realtà parallela.

E' come un enorme gioco di ruolo.
All'epoca c'era chi leggeva e mi faceva notare che con la Miuchi non c'entravo un accidenti.
Ed è assolutamente vero.
Io non volevo né voglio copiare la Miuchi, neppure nello "stile" (ché, a ben vedere, tra manga e racconto c'è una differenza...sostanziale)...

A stasera, mie care, e grazie dei vostri commenti!
Spero di riuscire a correggere il vecchio testo, ché ho una montagna di robe da fare.

 
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Leyla Sayn
view post Posted on 2/7/2010, 13:17




Brava laura, sono d'accordo con te. Non serve e non hai bisogno di copiare la Miuchi. Stai dimostrando di avere molta più fantasia della Miuchi.

Mi chiedo però una cosa: sia la Shiori miuchiana che la Shiori descritta nel tuo racconto, rappresenta un insieme dei tratti negativi peggiori di una persona (si capisce infatti che è una psicopatica capace anche di suicidarsi se non di commissionare un'omicidio se necessario). Come mai a Masumi non gli viene il volta-stomaco all'idea di sposare un essere di quello stampo? Come fa ad essere tanto masochista?

Mi rifiuto di pensare che un uomo bello come il sole, innamorato di Maya, generoso, dal cuore buono, che mostra i pregi del "principe azzurro" da molte sognato, poi rivela un difetto imperdonabile come mostrarsi codardo nei confronti di Maya, come se non l'amasse abbastanza almeno per "indagare" su chi sia l'uomo amato da Maya, anche servendosi di intermediari non ricollegabili a lui.
Invece, Masumi viene descritto (mi rifersico alla storia della Miuchi) come un essere che vive passivamente la sua vita, che non reagisce, insomma un masochista, che lascia decidere agli altri il corso del suo destino.
Sono rimasta molto delusa dalla Miuchi quando ho letto che Masumi aveva creduto alla versione di Shiori riguardo il furto dell'anello. Un uomo davvero innamorato, che ha sempre creduto in Maya e la conosce da molti più anni rispetto a Shiori, avrebbe almeno cercato un dialogo con Maya per chiederle la sua versione dei fatti o per cercare di capire cosa fosse successo. Insomma, paga uomini ombra per fargli da investigatori privati, come mai in questo caso, così importante, non ha mosso un dito?
Per tanti motivi ma soprattutto per quest'ultimo, considero la storia della Miuchi inverosimile, illogica, deludente. Peccato! Sta rovindando una storia che è iniziata davvero bene!
Capisco il matrimonio combinato, e tante altre cose che non condivido ma che le capisco lo stesso perchè fanno parte della narrazione, ma non riesco a farmi una ragione del perchè la Miuchi attribuisca ad un uomo innamorato dei comportamenti che non sono attinenti al modus operandi di un uomo innamorato. A meno che l'uomo in questione non sia profondamente stupido. Ma questo è in contrasto con la personalità dell'astuto uomo d'affari. In questo caso la Miuchi ci sta presentando l'uomo dei nostri sogni come uno stupido?

E' grazie a Laura e ad altre persone come lei che hanno proposto dei finali diversi da quelli ufficiali, che abbiamo la possibilità di gustare un Masumi che reagisce, che prende in mano le redini della sua vita, un uomo che grazie all'amore per maya, riesce a trovare la forza di non arrendersi. Certo, è anche vero che la storia della Miuchi non è ancora terminata, può darsi che Masumi trovi questa forza alla fine, ma "l'allungamento del brodo" che ci ha presentato la Miuchi fino ad oggi rileva un crescente cambiamento in negativo nel personaggio di Masumi.

Scusate lo sfogo!!

Continua a farci sognare Laura.
Leyla
 
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view post Posted on 2/7/2010, 16:14
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Grazie, Leyla!

Nel mio scritto - non so cosa abbia in mente la Miuchi in riferimento a Shiori - Masumi è pressocché inconsapevole dello stato mentale di Shiori.
In quasi tutti i punti di vista, è proprio l'assumere questa "certezza", pur nella diversità degli intrecci, a sciogliere gli eventi in positivo per i due bradipi.
Ed è la speranza che ho anche riguardo al manga... :sbrill:
Per quanto riguarda Masumi, poi, ha un alto senso dell'onore, è vero, ma da quel che appare nelle tavole, pare attendere un gesto - uno solo! - da parte di Maya per andare incontro al suo destino di amore.
Masumi non è tormentato a causa dell'amore imposto.
Shiori costituisce una fonte di preoccupazione e di pena, ma il suo cuore è triste SOLO a causa di Maya e dei sentimenti negativi che ritiene ella possa nutrire in cuore. Per non parlare della sua vicinanza a Sakurakoji.

Ti ringrazio,cara amica, delle tue parole.
Ho amato Glass no Kamen dall'infanzia ed è a questa donna che sta facendoci penare che debbo l'evoluzione, il dispiegamento della mia fantasia.
Grazie a lei, sto perfezionando il mio stile di scrittura, quindi...grazie, sensei!




Until the end.

“Non posso credere che tu stia parlando sul serio…” dico, sentendo scemare ogni forza che è in me.
Maya mi fissa attraverso lo specchio.
Che sguardo penetrante e convinto ha!
Non l’ho mai vista così.
“E’ una eredità troppo pesante, in nome della quale abbiamo sofferto abbondantemente tutti.” mormora col tono un po’ commosso.
“Ieri notte, come anche ieri pomeriggio, abbiamo passato in rassegna le nostre vite. Io ho pensato all’incidente della sensei, alla tragica fine Ichiren Oozachi, mentre Masumi aveva in mente solo quanto è accaduto a sua madre e, naturalmente, l’ossessione di suo padre, disposto anche ad accettare di rompere il matrimonio tra suo figlio e Shiori pur di agguantare i diritti di rappresentazione.”
Abbasso il capo non del tutto convinta, ma intuisco le sue ragioni con chiarezza.
“Finché” continua Maya “la dèa sarà mercificata, ritenuta esclusivamente oggetto di guadagno, questo dramma procurerà solo del male.”

Cosa devo fare?
Far leva sulla fatica con cui ci siamo cimentate nei ruoli più svariati negli anni belli della nostra vita?
Abbiamo sacrificato tutto per essi!
So già come mi risponderà: nulla, in vita, va perduto.
E’ come in natura, dove tutto si ricicla, muore all’apparenza e, nel momento in cui tutto sembra andato, rinasce a nuova vita.
Siamo diventate “migliori”, siamo cresciute attaccate al seno della dèa, comprendendo cosa significhi perpetuare attraverso le parole un’anima.
Ichiren si è tolto la vita pur di non prostituire i suoi pensieri più belli per colei che amava, l’altra metà di se stesso, la sensei Tsukikage!
Sfruttando l’insana passione di Eysuke, avrebbe potuto guadagnare una quantità tale di denaro da navigare letteralmente nell’oro.
E, invece, non lo ha fatto.
Questo capolavoro non è per chi pensa solo al denaro e alla fama.
“Sì, questo lo so bene,” dico “ma, adesso, che ne sarà dell‘eredità del Maestro e della sensei?”
“Aspetterò.” sussurra Maya “Aspetterò che questa generazione malvagia passi e poi tornerò a competere con te. Ma tu…” e qui il suo tono si fa incerto e accorato insieme “…tu sarai ancora disposta ad aspettare?”
Mi alzo dalla poltroncina girevole, accorgendomi che, dietro la porta leggermente socchiusa, qualcuno ci sta ascoltando.
Ho un moto di orrore, mentre penso che potrebbe essere Shiori.
Mi acquatto sul muro e faccio segno a Maya di scostarsi.
Apro l’uscio di scatto.
“Sensei!”
Io e la mia amica abbiamo parlato all’unisono.
Chigusa Tsukikage sorride a labbra strette.
“Ragazze, avete finalmente compreso il significato del mio insegnamento?”

Percorso, vita, anima, penso sospirando.
“Ho parlato col presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo” racconta la signora “ed egli si è detto d’accordo con me, rinviando la rappresentazione a data da destinarsi.”

Sensei, cosa è cambiato?

La muta domanda, che si erge dalle tenebre sempre più rade dell’intelletto, arriva nitida alle orecchie dell’anziana attrice.
E’ questo il filo scarlatto che lega le nostre anime al punto da farci leggerci reciprocamente dentro.
“Non ho più paura di morire” risponde in un sussurro “o, meglio, non ho più timore che, morendo, la vita di Ichiren venga sepolta insieme a me.”
Guarda me e Maya come fossimo davvero sangue del suo sangue:
“La dèa è qui.”
Indica il mio cuore e poi quello di Maya.
“La dèa è in entrambe voi.” prosegue “Io lo sapevo già, quando avete lasciato la Valle dei Susini. Genzo mi ha chiesto se avevate capito lo spirito di Akoya. Non avevo dubbi, a riguardo, e gli ho risposto che sì, era in voi.”
“Ma,” ribatto “i sentimenti che proviamo, se non coltivati, evaporeranno come acqua al sole!”
La sensei mi guarda ora con rimprovero.
“E’ per questo” risponde “che tu dovrai lavorare ancora a lungo, Ayumi…”
Arrossisco.
“Maya, pensi che, fra dieci anni, il tuo amore per Masumi Hayami non esisterà più?”
La mia rivale nega con sguardo dolce, ma fermo.
“E tu” dice la sensei rivolgendosi a me “pensi che, fra dieci anni, la sensazione che provasti nella Valle fondendoti con la natura verrà meno?”
Scuoto la testa con forza.
Come potrei dimenticare?
Sento con estrema chiarezza il vento che mi bacia la nuca e pare attraversarmi dentro.
Sento ancora il bruciore provocato dalle ustioni del fuoco, le vescicole che sembravano scoppiarmi sulle braccia.
Sento nitidamente il dolore alle gambe della sirenetta.
Sento ancora, vigorosa, l’energia che mi pervadeva mentre la fantasia degli dèi mi ispirava la forma da dare a una semplice corda.
Sento la fusione con gli elementi tutti: con l’alba, la rugiada, le farfalle, l’arcobaleno.
E, poi, mi sovviene quella notte spaventosa, quella in cui ho conosciuto l’orrore dell’istinto omicida.

La caduta della dèa.

E la dolcezza delle braccia di Peter, grazie al quale ho scoperto di poter essere una donna diversa e appagata nella semplicità della vita vissuta.
Queste non sono semplici sensazioni o emozioni transeunti.
Sono verità.
Se scemassero, significherebbe che non sono degna di vestire i panni di Akoya.
“Riproducete l’arcano e non solo.” dice la sensei “Fatelo vostro. E quando non troverete risposte, fate come ogni altro elemento: cessate di farvi domande e realizzate l’unica verità. Ricordatevi: Io e le creature siamo la stessa cosa. L’intero creato ed io siamo la stessa cosa. Essere una delle tante voci che interpretano le forze nascoste e, ciò nonostante, sentirsi uno col tutto viene dagli dèi. Fatene tesoro.”
“Viva, sensei!” urlo sentendomi pervadere da una grande speranza “Me lo prometta! Fino a quando io e Maya non torneremo a calcare questa scena! Fino a quando non vedrà con chiarezza quanto abbiamo fatto tesoro del suo insegnamento! Lei deve vivere sino ad allora!”
Chigusa Tsukikage sorride con materna dolcezza.
“Voi avete già messo al sicuro la mia eredità, ragazze.” mormora.
Maya mi guarda un po’ scossa.
Uscendo, la sensei ha lasciato nell’aria l’aroma intenso dell’albero di susino che cresce dentro di lei, il quale dipana i suoi rami direttamente dal cuore, creando lo sterno che lo racchiude e protegge, e arriva, con le radici, sino alle sue viscere.
Il cuore, custode dell’anima, quando soddisfatto, vuole inventare altri motivi per tornare ad esistere e perpetuarsi all’infinito.
L’unico timore che ho, adesso, è che la signora, convinta di avere raggiunto il suo fine, si lasci andare.
“Cosa faremo, dunque?” chiedo a Maya.
La risposta, semplice, si scolpisce nel mio cuore, per sempre:
“Vivremo, Ayumi, come abbiamo sempre fatto. Sfrutteremo ogni nostra potenzialità fino a sperimentare il limite dell’essere umano e, poi, quando avremo capito di non essere io, ma noi, creeremo la nostra dèa, quella che Oozachi e la signora vorrebbero.”

Solo in questo istante, comprendo che, recitando stasera, avrei firmato di certo la mia condanna come attrice.
Maya sta pensando la stessa cosa di sé.
L’amore di anime, pur magistralmente interpretato da lei, non è che la punta dell’iceberg di questa filosofia dell’esistenza profonda e complessa.
Il cammino per arrivare alla perfezione e completare questo spettacolo è ancora lungo.
La sapienza del cuore, per quanto nitidamente percepita, lungi dall’essere agguantata.
Siamo ancora in alto mare, dunque.
Eppure, nonostante tutto, sento che non è così.


I hate you so much!

Quando la BMW Z8 lascia il pronto soccorso lentamente, sento tornarmi le forze.
Cosa è successo?
Ah, sì, ora ricordo.
La farmacista si è rifiutata di darmi i sonniferi ed io ho perso le staffe.
Adesso mi sento così bene. Mi sembra di stare adagiata su enormi cuscini di piume, morbidi, dall’aroma di lavanda.
Adoro questo profumo.
Mi giro piano verso Masumi, che, per farmi riposare meglio, ha reclinato un poco lo schienale della poltrona.
“Mi spiace,” dice con tono dispiaciuto “la mia auto non è molto comoda per chi desidera riposare.”
Gli sorrido e penso che è bellissimo.
Amo il suo profilo delicato, le guance candide appena arrossate, i capelli biondi magistralmente scomposti sulla fronte.
E poi i suoi occhi blu come il cielo al tramonto. E’ un colore assoluto, privo di quelle “pagliuzze dorate” che di solito contaminano le iridi dei mezzosangue.
Mi chiedo cosa pensa di me in questo momento.
Il calmante che mi hanno somministrato deve essere molto potente, se mi impedisce di dar forma ai sogni erotici che quest’uomo, da quando ho visto la sua foto, mi ispira.
“Ti porto a casa?” mi domanda Masumi guardandomi per una frazione di secondo.
“No,” mormoro “andiamo pure a Palazzo Daito, come d’accordo. Io non ho molta fame.”
Il giovane Hayami annuisce dicendosi lieto di godere della mia compagnia, nonostante l’incidente.
Pensa si sia trattato di un attacco di anemia, ma io so che è stata una vera e propria crisi di nervi.
Non penso di averne mai avuta una così forte.
Mi sono talmente autocondizionata da provocarmi una effettiva perdita dei sensi.
E’ come se avessi concentrato tutte le energie negative e il risentimento nella mia testa ed essa abbia obbedito all’ordine di svenire.
Se ci penso, sento dentro una grande esaltazione.
Posso fare tutto. Sono una attrice nata!
“Shiori,” dice Masumi “non dovresti sottovalutare quanto accaduto oggi.”
Lo guardo, mentre un lampo di terrore mi attraversa gli occhi.
“Il dottore” continua “ha detto che il tuo è stato un tracollo nervoso.”
Figlio d’un cane, penso fra me e me.
Mentre giacevo svenuta, quel medico condotto da due soldi ha osato parlar male di me col mio “fidanzato”.
Ma ci penserò io a lui. Lo farò licenziare, così impara a dir male di Shiori Takamiya!
Piango silenziosamente, mentre prego che Masumi metta a tacere i legittimi sospetti.
“Sono rammaricata…” singhiozzo piano, calma, complice ancora l’effetto dei tranquillanti somministratimi “Succede sempre così quando smetto di curare l’anemia.”
Il giovane inchioda l’auto in una stradina laterale.
E’ sinceramente preoccupato ed io capisco di aver colpito nel segno.
“Perché?” mi domanda.
“Sono stanca…” dico col tono soffocato “…medicine, punture, trasfusioni…”
Alzo le maniche della giacca mostrandogli dei vistosi ematomi.
“Sono i segni delle flebo e dei farmaci endovena che, quando sto particolarmente male, mi costringono ad assumere.”
Mi fermo come per riprendere fiato.
“Io” continuo “voglio vivere come una ragazza normale, ma non posso. E, ogni tanto, quando penso di volerla fare finita, smetto di curarmi e mi succedono, inevitabilmente, cose come questa.”
Masumi è dispiaciuto. Mi prende la mano e la porta alle sue labbra.
Sono calde, dolci.
“Devi farti coraggio,” mormora solidale “la vita che vivi non è solo tua, ma anche di coloro che ti amano”
Sì.
Di coloro che mi amano!
Chi è che mi ama?

Quella baldracca della tata che va a scoparsi il nonno di notte?
Mio padre che vive praticamente nell’appartamento di una puttana di Shibuya?
Mia madre fuggita col suo batterista?

No, Masumi, la verità è che tu solo mi ami.
Si capisce.
Adesso mi stringi una mano, ma è un’altra cosa che vorresti stringere.
Ho caldo.
“Puoi abbassare il riscaldamento dell’auto?” domando con voce leggermente ansiosa, mentre mi sfilo la giacca, rivelando la camicia fucsia senza maniche di Dolce e Gabbana.
Dallo scollo generoso, si intravede il mio petto che si solleva al ritmo di un respiro troppo rapido perché egli non se ne avveda.
“Non guardarmi così preoccupato…” mormoro mentre con un dito ho aperto il primo bottone della camicetta.
Adesso Masumi dovrebbe veder meglio.
Noto che è imbarazzato e decido di farmi audace.
Gli prendo la mano e me la appoggio delicatamente sul petto.
“Senti come mi batte il cuore?” chiedo “La tua vicinanza è la miglior medicina, caro.”
E’ diventato un poco rigido, come se volesse allontanarsi da me.
Lo sta facendo sicuramente perché è in preda alla tensione.
Nobile cuore, forse teme un mio svenimento!
Intanto, però, il mio veleno sottile sono riuscita a iniettarglielo nelle vene.
Presto o tardi, anch’egli sarà vinto dalla passione e mi amerà come io voglio che mi ami.
Quando arriviamo davanti all’ingresso della Daito ha smesso di piovere: l’aria profumata dall’ozono mi riempie vigorosamente i polmoni.
Entro al braccio del mio fidanzato e, subito, mi vengono tributati tutti gli onori che si devono a chi ha il mio stesso rango – pochi in verità.
La segretaria di Masumi è una stangona coi capelli lunghi e lisci.
Mi guarda ossequiosa da dietro le lenti, ma la sua faccia ha qualcosa che non mi piace.
Sembra un cane da guardia, specie da quando il mio fidanzato le ha parlato all’orecchio.
Che cosa si saranno detti?
“Desidera che le porti qualcosa di caldo?” mi chiede sollecita Mitzuki.
La guardo alla stregua di una cameriera, mentre le ordino di prepararmi una cioccolata, ma bianca.
“Chiederò al bar di portarmene una immediatamente.” dice sorridendo.
“Io pensavo la facesse lei, sul momento.” affermo scandalizzata “Arriverà fredda…”
La donna sorride.
Questa sciocca non ha capito la mia battutaccia.
Cosa ci fa una persona così scarsa di mezzi mentali alle dirette dipendenze di Masumi?
E’ la sua segretaria particolare, per di più.
Sarà una super raccomandata!
Sarà la sua puttana!
Nonostante gli occhiali, deve essere brava ad alzare la gonna.
“Non si preoccupi,” mi rassicura col tono lievemente ironico “le assicuro che le verrà servita una cioccolata bollente.”
Vorrei schiaffeggiarla.
Perché, poi, avrà usato l’aggettivo “bollente”?
Si riferisce al sesso!
Ha capito che ho intuito il suo vero ruolo, qui dentro!
Non devo sottovalutarla!
Appena sposati, domanderò a Masumi di licenziarla in tronco.
“Mi scusi,” le domando pochi minuti dopo “posso domandarle cosa fa esattamente qui dentro?”
“Cosa <faccio>?” ripete ella sgranando gli occhi.
“Esattamente.” dico ferma più che mai “Se non si occupa della macchinetta delle vivande, qual è il suo ruolo?”
“Sono un legale.” mi risponde “E, all’occorrenza, consiglio il signor Masumi.”
Capisco…la puttana è un avvocato. Senti come se la tira! Vorrei graffiarle il viso!
“Consiglia?” ripeto “Si riferisce agli affari?”
“Naturlamente,” risponde “affari di ogni tipo. Ed ora, se vuole scusarmi.”
Se ne Va.
Quella maleducata non ha atteso neppure che arrivasse il cameriere dal bar.
Doveva essere <lei> a servirmi la cioccolata bianca!
Ma la metterò al suo posto, giuro sugli dèi!


Dopo aver bevuto la cioccolata mi sento subito meglio e inizio il mio giro solitario per il palazzo.
Fuori dalla porta, c’è un gran trambusto.
Tre energumeni stanno strattonando una ragazza, poco più che una adolescente!
Mi avvicino accigliata e li striglio per bene:
“Non è questo il modo di trattare una donna!” dico senza mezzi termini.
Difendendo questa persona, metto in evidenza il mio aspetto migliore e spero che qualcuno lo dica a Masumi: Shiori Takamiya è una vera filantropa!
Le porgo il mio fazzoletto di pizzo, sebbene - venendo a sapere che è qui per vedere Masumi - me ne penta subito.
“Cosa desidera dal signor Hayami?”
Mi guarda senza parole, ma è come se mi conoscesse.
Che strana ragazza!
Il mio “fidanzato”, forse distratto dal rumore, fa capolino.
Mi lancia uno sguardo distratto e fa entrare quella tipa nella sala d’aspetto.
Ed osa dire a me di aspettare.
Cosa posso rispondergli?
“Prego, prosegua pure la sua riunione!”
Anche se odio che mi lasci nelle grinfie dei suoi dipendenti bifolchi.
Almeno, quella Mitzuki è andata dietro alla ragazza.
Che cosa si staranno dicendo?
Mi viene un atroce sospetto, ma mi dico che non è possibile: Masumi non può portarsi a letto anche quella bambinetta! E’ troppo sciatta e insignificante. E’ merce scadente. Nessuno le ha insegnato che, quando si è piccoli di statura, bisogna evitare accuratamente le gonne sotto il ginocchio. E poi quella felpetta col cappuccio è di un colore inguardabile: stona col vestito.
Forse sarà venuta a chiedere del denaro, sarà una mendicante.
Proverà anche a vendere il suo corpo? Quando uscirà dalla saletta, le darò qualcosa, così farò bella figura.
Passano svariati minuti ed io, incapace di star ferma, scendo dabbasso, alla ricerca del bar.
Ho voglia di un’altra cioccolata bianca.
Anche se mi si gonfierà la pancia, non mi importa. Non posso e non voglio farne a meno!
Mi faccio servire la bevanda in un bicchiere di carta e vado a sedermi su un grazioso puff, con tanto di cuscini di seta e piante ornamentali.
Dalle gigantesche vetrate, filtra la luce del sole ormai al tramonto. Mi sembra di essere una orchidea in serra.
E poi vedo arrivare di nuovo lei.
Cosa ci fa con Masumi?
Stanno chiacchierando in modo amabile e sconvolgente.
Litigano, ma sembra si divertano.
Perché lui non ride così, quando è con me?
Mi rendo conto che ci conosciamo da poco, ma egli non ha fatto trasparire alcun dubbio sul fatto che gli piaccia.
Gradisce – Dio solo sa come! - la mia presenza e vuole concretizzare l’unione in breve tempo.
Però pare conoscere quella tizia da molto, da troppo tempo, per i miei gusti.
Deve venire a mendicare spesso.

E’ strano.

Masumi Hayami, così dedito al lavoro, dà importanza ad una cosetta inutile come quella!
Oggi mi ha dimostrato di avere un cuore, era sinceramente preoccupato per la mia salute e, forse, quella ragazzina, scoperta la sua indole dolce, fa leva su di essa per ottenere dei soldi.
Che screanzata. Vorrei picchiarla a sangue!
Trattengo un conato di vomito, mentre stringo un poco il bicchiere di cioccolata nella mano tremante.
Ne escono poche gocce calde, ma io non sento alcun bruciore.
C’è qualcosa che brucia di più, in questo istante.

Quando, poco tempo dopo, ci ritroviamo a cena nel ristorante qui vicino, chiedo lumi al mio fidanzato.
“Masumi,” domando piano “perché non mi mostri il tuo vero volto?”
Il suo sguardo è sorpreso.
“Vero volto?” chiede di rimando.
“L’espressione che avevi oggi in compagnia di quella ragazza.” chiarisco giungendo le mani.
Mi sorride.
Si sta vergognando un poco, o sbaglio? Oppure ha capito che sono gelosa e mi sta prendendo in giro.
“Stavamo solo litigando in modo puerile.” dice sorseggiando il Dom Perignon di buona annata che si è fatto servire dal sommelier.
“Sono certa che tu sia una persona di cuore,” affermo prendendogli la mano “anche se, in giro, la pensano diversamente.”
“Dovresti credere anche a queste voci, invece: io non sono buono, Shiori.”
Adesso sembra sulla difensiva. Vuol fare l’uomo vissuto e freddo, ma si sta parando la faccia per attutire gli effetti della caduta.
“Masumi,” continuo “io devo ringraziarti. Da quando ti conosco, sento di stare già meglio. Mi sento felice, allegra.”
Sembra stupito.
“Andiamo.” sdrammatizza “non mi conosci per niente. A me, invece, piace pensare che tu sia una creatura splendida e che, pian piano, stai emergendo in tutta la tua bellezza. Per ammaliare me.”
Sorrido imbarazzata.
Quel complimento è inatteso.
Non mi aspettavo che egli dimenticasse così facilmente l’episodio in farmacia e le parole del dottore del pronto soccorso, che – il diavolo se lo porti! – gli “consigliava di preoccuparsi” per le mie crisi nervose!
“Spero di non annoiarti…” dico ad un tratto, martoriando il foulard di seta che ho portato con me.
“Per nulla.” mi risponde schiacciando un mozzicone di sigaretta dentro il posacenere “Piuttosto, sono io ad avere questo timore. Come sai, non sono uso ad appuntamenti romantici – in questo siamo molto simili – sono abituato a trattare affari e, quando le situazioni lo esigono, sono costretto anche ad incontrare gli attori che ruotano intorno all’area Daito.”
Penso subito a quella ragazza, ma non è possibile che sia una attrice.
“Toglimi una curiosità,” azzardo “cosa voleva oggi la giovane che, come una furia, si è precipita nel tuo ufficio?”
Masumi mi guarda sorpreso.
“Lode alla tua perspicacia.” risponde compiaciuto “Quella tizia è una attrice e, attorno a lei, ruota l’affare teatrale più colossale del Dopoguerra.”
Mormora anche: “Sebbene lei non se ne renda conto…”
Ma ha pronunciato questa frase come se non gli importasse farmela udire, come se stesse colloquiando con se stesso.
Avverto un segnale di pericolo.
L’effetto del potente calmante sta scemando piano.
E’ una minaccia. Quella ragazza è una minaccia!
Masumi si avvede del mio turbamento:
“Che cosa succede, Shiori, stai male?”
Nego col capo e lo invito ad ascoltare la canzone che risuona nel salone.
“The way you look tonight, interpretata da Frank Sinatra.” risponde prontamente.
Adoro questa canzone.
Mi fa tornare in mente i cuscini di piume e le sue mani roventi.
E’ un sogno, vero?
Mi sta conducendo sulla pista da ballo ed io, docile, lo seguo. La sua mano che mi lambisce la schiena mi manda in estasi. Il sangue ribolle nelle vene, mentre incrocio i suoi occhi blu cobalto così diversi dai miei, nero corvo come i capelli.
Il profumo che emana è inebriante.
Mi sento svenire.
Tutti gli avventori del locale lanciano entusiastici commenti al nostro indirizzo. Alcuni ci hanno riconosciuto e già salutano la coppia più bella del Jet-Set nipponico.
Che dico?
Del mondo intero!
Gli dico che le parole dei signori della sala mi imbarazzano, ma egli mi invita a guardare solo lui.
Appoggio il capo al suo petto, sentendomi ad un passo dal paradiso.

Mi riaccompagna a casa a mezzanotte passata.
Vorrei che la sua BMW non ripartisse mai.
Vorrei invitarlo ad entrare e glielo dico:
“Masumi, mi piacerebbe che non te ne andassi.” mormoro con tono tenero e sensuale insieme.
Egli mi guarda non del tutto sorpreso.
“Come pensi concluderebbero la serata due adulti che si son detti certe cose?” domando suadente.
Sorride.
“Due adulti, hai detto bene.” risponde “Non siamo ragazzini all’uscita di una karaoke ed io, con te, voglio far bene ogni cosa, a suo tempo.”
Mi bacia frettolosamente sulla guancia ed entra in auto.
“STRONZO!” mastico quando è ormai fuori dalla mia vista.
Mi giro e vedo la tata, basita, dietro di me.
“Cosa hai da guardare, megera?” ringhio imitando il cane del vicino.
Mi sono controllata fin troppo, dopo l’episodio dell’ospedale.
Sbatto la porta del cancelletto e vado a chiudermi nella mia stanza.

Masumi Hayami deve essere un amante davvero meraviglioso, penso fra me, mentre un cielo senza stelle fa da cornice a quella che, giuro, sarà l’ultima notte solitaria della mia vita.

Continua!…
 
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