Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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briky
view post Posted on 8/7/2010, 17:39




Questo finale con Shiori che finisce con Eysuke mi fa sempre sorridere e soprattutto la fine che voglio far fare a tutti....
Comunque Marc dopo Masumi è il mio idolo, bellissimo personaggio....
brava Laura
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 8/7/2010, 18:09




Ho gli occhi a cuore per il bellissimo finale di Ayumi, che ha infine avuto una storia d'amore anche lei leggendaria come quella di Akoya, della Tusky e di Maya! (ma allora Marc è figlio della Tsuky!!!!).
Inutile dire che ho adorato vedere Masumi pronto a tutto per difendere la sua Maya!


poi ho riso per il finale di Shiori... lei ed Eisuke sarebbero una coppia perfetta! ahah! anche se con gli ultimi sviluppi, poverino, neppure a lui augurerei una sventura simile qual'è la cozza!!
 
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view post Posted on 8/7/2010, 19:13
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Bellissimo il finale di Ayumi , anche lei riesce a trovare la sua vera amina gemella ::emoheart: Marc e Stupendo però viene sempre dopo Masumi ...
il finale di Shiori avrei preferito qualcosa di diverso ....che anche lei comprendesse cosa significa amare ed essere amati veramente....non fraentendermi Shiori e detestabile ma proprio per il suo essere viziato il suo egoismo in fin dei conti lei non sa cosa è l'amore ,sa soltanto che con i soldi si ottiene tutto , ma è quello che le hanno insegnato , anche se è pazza avrei voluto come ella stessa dichiara disperata a Shin che avrebbe trovato qualcuno che l'avrebbe amata sul serio ....forse sono troppo romantica , ma visto il corso degli eventi della storia chi sà che la dea scarlatta non faccia un miracolo anche per lei ???
 
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view post Posted on 9/7/2010, 16:13
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Il finale di Shiori ho preferito mantenerlo comico, ma è probabile che io vi ritorni (a Shiori) con una storia del tutto nuova.
E' solo una idea.

Adesso, godetevi quest'altro vecchio pdv, che, vi avvertò, sarà molto diverso da quello postato in passato.
La prima parte era risultata molto convincente e piacque, anche, mentre nella seconda mi ero lasciata un poco andare e non ero rimasta soddisfatta.
In questi giorni, l'ho ripreso e...


...............BUONA LETTURA! :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino:


A Scarlet Rose


- The Shadow’s Heart -




di Laura Heller

Prologue.

Comunemente, si ritiene che un uomo venga al mondo nel momento in cui emette il suo primo vagito.
Per me non è stato così e sono nato nel momento in cui Masumi Hayami mi ha convocato nel suo studio per chiedermi di occuparmi del suo tesoro più prezioso.
Il <tesoro prezioso>, per la cronaca, è una giovanissima attrice senza protezione alcuna, un talento raro dal quale anche l'uomo più esigente si farebbe volentieri catturare.
Maya Kitajima è deliziosa e terribilmente inconsapevole di se stessa.
Chi meglio di me, che non esisto, può vegliare su quel tesoro di arte e sentimento insieme?

Il governo nipponico non mi riconosce lo stato civile da ventitre anni, precisamente dal giorno in cui la mia famiglia – nella sua interezza – è stata ridotta al silenzio.
Sicché sono un <uomo morto>.
Ed è peggio che essere un uomo senza passato.
Un uomo morto può avere tanto da ricordare: eventi, particolari di vita vissuta, persone.
E' equiparato a colui che ha vissuto lungamente, ché il trauma che si porta appresso è grande quanto una esistenza completa.
A meno che non rimuova, tutto è perfettamente presente nella sua testa e, per quanto si sforzi, prima o poi quei particolari riaffiorano.

“Karato, non devi spezzare in due il pane in cassetta, ne rovini l’immagine!”

La faccia inorridita di mia madre è una delle tante cose che ricorderò per tutta la vita.
E, anche se non potrò avere un figlio mio, sono certo che, verificandosi l’impossibile, non gli ordinerei mai una simile scempiaggine.
Mia madre - una donna con una fossetta sulla guancia sinistra e il naso all’insù da francesina capitata per errore nel Paese del Sol Levante - viveva di molte formalità.
Per quanto fosse amabile e affettuosa nei confronti di noi figli.
Mia sorella Claire, di quattro anni, la imitava in tutto ed era davvero il suo ritratto vivente.
Mio padre amava teneramente tutta la sua famiglia, accettandone pregi e difetti. Era uno dei legali più fidati di Eysuke Hayami e viaggiava molto spesso a causa del lavoro.
Non lo vedevo mai, se non per le feste o in occasione di qualche <happening> scolastico importante. E’ anche per questo che, a distanza di anni, pur avendo appreso la “verità” da colui che ci ha offerto una seconda occasione, non riesco a capacitarmi di quel che ha fatto.

Ho conosciuto Masumi, il figlio adottivo del Presidente Hayami in occasione del funerale della signora Aya Fujimura.
Lui aveva quattordici anni ed io quindici.
Quando i nostri padri si sono chiusi nello studio del signor Eysuke per parlare del futuro del ragazzo, questi mi invitò a visitare la biblioteca della Villa. Io, all’epoca, ero già un’ombra e seguivo il papà per conoscere al meglio l’attività da lui svolta, così da subentrargli quand’egli si fosse ritirato.
Ricordo di essere rimasto davvero colpito dall’enorme quantità di libri, ma ciò che mi scioccò fu lo scoprire che, dietro i preziosi volumi, il giovane Hayami nascondeva una ricchissima collezione di riviste hard, talune munite di videocassette.
“Caspita...” commentatai guardando la copertina di una di esse, su cui campeggiava una ragazza nuda sino alla cintola “e hai solo quattordici anni…”
“Quasi uno di più.” mi corresse “Compio i quindici anni in maggio. E, se proprio vuoi saperlo, sono già stato a donne.”
Credo, in quell’occasione, di averlo fissato a bocc’aperta:
“Maddai, allora ti sei innamorato?”
Masumi mi guardò come un extraterrestre.
“Stai scherzando?” disse “non credo a queste stupidaggini. E’ solo che mio padre ci tiene che io conosca il mondo per tempo e mi fa accompagnare dalle signorine a cadenza mensile.”
All’epoca, sapevo a malapena in cosa differisse una donna da un uomo e mi sentii un imbecille.
“Forte...” commentai “Il signor Hayami deve essere uno in gamba.”
“Macché!” mi redarguì Masumi “E' soltanto un depravato. E tradiva mia madre con un’ attrice. Gli bastava guardarne il ritratto per andare in visibilio. Uno spettacolo davvero pietoso…”

Io pensai che mio padre non aveva mai tradito la mamma, ma, in compenso, l’aveva uccisa e lasciai cadere l’argomento.
“Se vuoi, ti presto qualche rivista.” propose il ragazzo strizzandomi l’occhio.
A parte questo approccio, però, non sentivo, da parte sua, un sincero interessamento alla mia persona: non sembrava davvero il tipo che necessitava di amici o, comunque, di gente attorno.
Declinai la gentile proposta, reprimendo con fatica il senso di nausea che mi opprimeva.
Ho sempre pensato alla mia prima volta come ad una esperienza importante, da fare, possibilmente, con una ragazza inesperta quanto me e, soprattutto, innamorata.
“Senti,” continuò Masumi “visto che i nostri genitori sono così amici, potremmo andarci insieme, qualche volta.”
Negai debolmente col capo:
“No, c’è già una tipa che mi piace. E' la figlia del mio precettore privato, una ragazza carina e molto intelligente.”
Il giovane ammiccò:
“Non devi mica dirglielo. Eddai, fammi compagnia, tanto sei un’ombra, no? Se fossi in te, mi divertirei un mondo.”
Ricordo di aver abbassato lo sguardo e, poi, di aver finto di soffiarmi il naso in modo tale che Masumi non si avvedesse della mia commozione.
Ciò che aveva detto era vero.
Io non potevo fidanzarmi con la ragazza che amavo né, tantomeno, sposarmi e avere dei figli da lei.
Parlammo di donne e “caratteristiche femminili” per tutto il pomeriggio e cominciò a formarsi nella mia mente la duplice, contraddittoria idea che si trattasse di un tipo insensibile o, semplicemente, di un ragazzo andato fuori di testa perché, quella mattina, avevano seppellito sua madre.
Optai con tutte le mie forze per la seconda possibilità.

Ed ebbi ragione, perché, molto tempo dopo - dieci anni per essere precisi - arrivò “lei”. E sembrò che la natura, assieme alla capacità di sognare, si risvegliasse all’improvviso, elargendo speranze e, soprattutto, quei sorrisi che Masumi Hayami non pensava neppure di saper fare.

Sembra ieri.
Il ricordo della prima volta che incontrai Maya mi ispira una tenerezza infinita anche oggi, a distanza di tantissimo tempo.
Mi venne dietro fino al parcheggio sotterraneo del Kid’s Studio, spinta da quella collega di lavoro impicciona che le aveva additato un tipo alto e giovane con un fascio di rose scarlatte a lei destinato in mano.
Si era, poi, piegata sulle ginocchia per la gran corsa, con le guance in fiamme e la convinzione negli occhi che io fossi “lui”, lo stesso insensibile uomo che, a quindici anni, parlava di attributi maschili come di mazze da baseball.

E così ho cessato di essere un’ombra.

Sono diventato “io” e una importanza semplicemente “strumentale” è diventata “abbozzo di vita”, “attesa di un domani migliore”.

Dedicarsi a qualcuno...

Era una ragazza anonima come me, concettualmente parlando, ma destinata a qualcosa di grande e, quindi, a una forte visibilità.
Quando me la sono ritrovata davanti, semplice ed ordinaria, sciupata e per nulla femminile, anziché pensare ad una beffa del destino, ho subito compreso perché stesse tanto a cuore al signor Masumi.
Non che abbia detto qualcosa di straordinario; non l’avevo mai vista neppure recitare.
Ciò nonostante, possedeva qualcosa, in quegli occhi insolitamente azzurri, che la animava tutta, rendendola splendente. Affettuosa e sincera, sembrava perdersi in quelle irrazionali fantasie tipiche dell’età sua: ma, in realtà, la sua testa era piena soltanto di parole e di maschere.
All’epoca, presi a custodire nel cuore un sentimento che doveva restare celato, qualcosa che somigliava a quelle febbricole persistenti che, se non curate per tempo, rischiano di trasformarsi in focolai infettivi letali.
Senonché, la “cura” per questo morbo aveva diversi appellativi – rispetto, stima, gratitudine, solidarietà - ed essendo mite per carattere, non manifestai crisi di rigetto devastanti.
Dovevo essere forte e un’ombra è favorita, in tal senso.
Non dovevo pensare ad altro che al mio lavoro; alla possibilità di non soccombere all’ingratitudine del Fato; al futuro ignorato, ma, in qualche modo, garantito.

My life, actually.


“Posso sedermi?”
La donna che si è accomodata al mio fianco non sa chi io sia né io conosco lei. Pur tuttavia, ci vediamo quasi ogni sera in questo locale di travestiti di Shinjuku.
Ella mi ascolta ed io ascolto lei.
Condividiamo un certo modo di vedere la vita.
Anche per questa ragazza essere onesta è un imperativo categorico, ma ho l’impressione che sia più fredda e raziocinante di me.
Vive per il suo lavoro, che ovviamente sconosco, e arriva puntuale ogni sera dopo le dieci.
All’inizio, pensavo fosse una ragazza ad ore, tanto è appariscente e sfrontata: i lunghi capelli, sempre ordinati, fanno da contorno ad un abbigliamento ricercato e di certo costoso.
E’ molto giovane e possiede un corpo così bene scolpito da sembrare, a colpo d’occhio, una statua greca: alta, magra, ma non filiforme, con delle bellissime mani e suppongo delle gambe pregevoli.
“Accomodati...” le dico facendo un cenno con la testa e porgendole il mio bourbon.
Accetta, quasi fossimo davvero intimi.
“Come gira?” domanda mentre si guarda intorno distrattamente.
“Se ti riferisci al mio orologio svizzero, ho appena dato la corda.” rispondo facendola vergognare del suo gergo giovanile.
“E tu?” rimbecca “Com’è che sei così acido, stasera?”
Vuota il bicchiere e chiede al barman di versarle del gin.
Sono tentato di farle notare che mischiare i sapori degli alcolici equivale quasi ad una bestemmia, ma la ragazza mi previene.
“Dove mi porti?” domanda accarezzandomi l’avambraccio con un dito.
“Dove ti ho sempre portato.” rispondo prontamente.
E lei:
“Allora, andiamo in bianco per l’ennesima volta...”
Ride fragorosamente.
Ha una bocca bellissima anche se la apre appena. Non capisco, talvolta, come possa avere un tono di voce così alto.
“Da qualche giorno sei strana.” le faccio notare “Le tue metafore sessuali non sembrano più semplici provocazioni al mio indirizzo.”
Mi fissa sconcertata.
“Ma ti sei visto?” mi chiede “Sei uno strafigo e mi piaci da morire!”
Le sorrido non senza imbarazzo, mentr’ella accompagna la sua espressione “diretta” con un tenero gesto della mano: mi accarezza la guancia ed io non posso fare a meno di ritrarmi istintivamente.
“Non so neppure come ti chiami.” obietto grattandomi la fronte.
“Non erano questi, i patti” dice la ragazza sistemandosi gli occhiali sul naso “e, poi, puoi chiamarmi come diavolo ti pare.”
Ci penso su.
“Maya va bene?” azzardo “E' una delle sette Pleiadi, forse la più splendente.”
“Non potremmo cambiare?” mi chiede lei con un velato disappunto “Sembra che tutti gli uomini belli di questo sporco mondo finiscano per sospirare all’indirizzo di fanciulle con questo nome…”
Sorrido per nulla sorpreso e, nel mentre, scuoto il capo rassegnato.
“Sei innamorato di lei?” incalza.
“Ma no,” rispondo vago “è il primo nome che mi è passato per la testa.”
Annuisce, ma non la beve e decido di passare io all’attacco:
“E a te perché non piace?”
“Sono innamorata di un uomo che è pazzo di una che si chiama così...” risponde passandosi un dito sulle labbra umide, un gesto molto sensuale che mi procura una certa emozione.
Non ci ha pensato neanche per un attimo ed io ne sono rimasto sorpreso, anche perché ammiro le persone schiette.
“Non sei troppo giovane per innamorarti di un <uomo>?” le chiedo col preciso intento di prenderla un po’ in giro e sdrammatizzare.
“Guarda che ho l’età giusta.” dice “Guardami bene.”
Lascio cadere la cosa perché ella è diventata d’improvviso triste.

Il fatto è che, sarò pure un’ombra, ma le donne che mi commuovono finisco per consolarle a modo mio: e questa ragazza mi pare sfrontata, ma non abbastanza per considerarla un semplice animale da letto.
“Che tipo è il tuo amore?” domando curioso.
Credo di sapere già come mi risponderà: una ragazza così concreta non si innamorerebbe mai di uno spiantato.
E, infatti, la sua risposta giunge, prevedibile:
“E’ bello, giovane ed è anche potente. Tutto l’opposto di questa Maya, che è insignificante, sgraziata e povera in canna.”
Rido di gusto, girandomi un poco sullo sgabello:
“A giudicare da come vesti, fai parte della categoria dell’uomo che dici di amare. Ma dovresti sapere, intelligente come sei, che sono gli opposti ad attrarsi.”
“Che dici?” domanda “Tu sei uno spiantato, ma un giretto con te lo farei volentieri…”
“Attenta,” ribatto “magari non sono un tombeur des femmes come il tuo uomo, ma non sottovalutarmi…”
Mi guarda con maggiore interesse:
“Sei ricco anche tu, dunque?”
Si corregge subito:
“Anche se non lo sei, va bene lo stesso. Sei proprio il mio tipo.”
Questo gioco inizia a divertirmi e, mentre le faccio servire un altro drink, torno a macinare domande:
“Sai, all’inizio pensavo stessi realmente con lui. Ne parli in modo approfondito e credevo che tra voi ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia.”
“Come no!? Siamo praticamente fidanzati. Ci leggiamo reciprocamente dentro, ma egli è granitico, perennemente nascosto dietro i suoi fiori…e dire che io sono appassionata di botanica…”
“Mai pensato ad un paio di cesoie per farti largo fino al suo cuore?” sdrammatizzo, ma senza alcun risultato.
La ragazza si toglie le lenti. Il taglio dei suoi occhi è davvero stupendo: malgrado li abbia a mandorla, sono meravigliosamente grandi e azzurri.
“Fammi ballare.” mormora “Fallo perché sei un brav’uomo…e perché ne ho un disperato bisogno.”

Improvvisamente, sono assalito da una grande amarezza.
Mentre la stringo a me, respirando il suo profumo sensuale, ripenso a colei che occupa i miei pensieri ma solo per conto di terzi.
Io sono gli occhi di Masumi Hayami e, quindi, mi è proibito guardare la donna che gli interessa coi miei occhi.

Cingo la schiena di questa sconosciuta, la accarezzo, sentendomi scioccamente parte di qualcosa che non mi appartiene e capisco, in questo frangente, che è più facile di quanto non si pensi prendere a cuore qualcosa che, in realtà, ci è estraneo.
Il cuore dell’uomo è singolare: irresistibilmente attratto da ciò che sconosce, in poco tempo finisce per attribuirgli l’appellativo di “amore”. Che lo faccia o meno con cognizione di causa non importa.
E’ proprio l’irrazionalità a farmi paura.

continua!...

Dimenticavo...questo personaggio dovete immaginarlo con questo corpo e questa faccia....
:ehi: :ehi: :ehi:

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view post Posted on 9/7/2010, 17:33
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:wowhot: :wowhot: che bello adesso si parla di Hijiri .....vediamo come si sviluppa la storia :wowhot: :wowhot: che caldooooooo......troppo bono hahha


 
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briky
view post Posted on 10/7/2010, 10:35




Accidenti che Hiijri, la cosa si fa interessante credo di aver capito chi sia la ragazza, però attendo il seguito, sono curiosa di vedere i cambiamenti che apporterai.

 
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Emer Kenobi
view post Posted on 10/7/2010, 13:12




Uao!!! il pdv di Hijiri!! e già partiamo bene... anche io credo di aver capito chiè la ragazza.. e mi pare anche ci sia un certo trasporto di Karato per Maya... interessante!!
 
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view post Posted on 10/7/2010, 16:21
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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La vecchia storia era divisa in "fasi storiche". Ma non mi ha soddisfatto molto.
Rimettere in piedi il pdv sarà un gran lavoraccio.



Love Dream.


<la mia Invenzione n.707: la Cara Olampia> è stato l’ultimo spettacolo di Maya Kitajima col patrocinio dell’Istituto Itotsuboshi.
Col diploma di maturità si è concluso il periodo più negativo dell’ancor breve vita della giovane attrice.
Se mi guardo indietro, provo ancora una feroce, incontrollabile angoscia.
Il signor Masumi, dacché la signorina è entrata a far parte della Daito in seguito al conseguimento del premio per la migliore attrice non protagonista al Festival delle Arti, ha fatto un passo falso dietro l’altro, creando confusione e rendendo il lavoro di noi dipendenti <ombra> più arduo di quanto non ci si aspettasse.
La tragica fine di Haru Kitajima e l’allontanamento di Maya dal mondo dello spettacolo sono stati solo la punta di questo iceberg potenzialmente fatale: per non parlare di Shigeru Satomi e, in ultimo, di Chigusa Tsukikage, sempre alla ricerca di sponsor per il riallestimento del capolavoro scomparso.

Ho lasciato come di consueto le rose scarlatte all’ingresso del camerino, ma qualcuno deve avermi visto e così, adesso, mi ritrovo a misurare il mio coraggio, scoprendo, non senza sconcerto, che è di molto inferiore alla paura che provo.
“Aspetti!”
Il rimbombo della voce sottile della giovane all’interno dell’enorme garage mi ha fatto sussultare.
Cosa posso dirle, ora?
Non ho neppure il coraggio di mostrarle il volto: la mia schiena è talmente rigida da dolermi.
Sono un’ombra, non dovrei curarmi del fatto che qualcuno mi veda, dato che non posso essere riconosciuto e, invece, sono qui a girarmi i pollici, incapace di agire.
“Lei mi ha sostenuta per anni. Sono riuscita a diplomarmi e a recitare ancora nonostante i miei numerosi errori e tutto per merito suo…lasci che la guardi, che la ringrazi…”
Non posso crederci.
Ella pensa che io sia <lui>, il donatore misterioso, il benefattore che la ama e sostiene nell'ombra.
Ha un tono così supplichevole che mi scioglie ed è grave che una donna riesca a commuovermi.
“Non sono il suo ammiratore, mi spiace.” mi limito a rispondere laconico “La persona di cui parla e della quale faccio le veci è un uomo speciale, che merita gratitudine e rispetto, ma non sono io, signorina.”
La delusione è, adesso, dipinta sul suo volto ed io mi sento ancora peggio.
Una lacrima scivola silenziosa su quel viso da bambina, seguìta da un’accorata domanda:
“Ha forse vergogna di me? Perché il donatore di rose non si mostra?”
Non replico, vergognandomi fortemente, proprio come fossi il signor Masumi.
La prendo per le spalle:
“E pensa forse che, se provasse quei sentimenti riprovevoli, continuerebbe ad occuparsi con solerzia di un’attrice che il mondo dello spettacolo ha scacciato?”
Maya nega col capo.
“Non ha mai ammirato nessuno prima di lei!” continuo concitatamente, neanche stessi parlando di me “Veglia sulla sua persona, le fa scudo con le sue rose e lo farà fino a quando non realizzerà il suo sogno.”

La dèa scarlatta.
Non è solo il sogno di Maya Kitajima, ma anche quello del signor Masumi.
Ma, purtroppo, non posso dirglielo e la giovane non può neppure immaginare quale sottigliezza nascondano le mie parole.

“Vorrei, un giorno,” mormora teneramente “poterlo invitare di persona. Spero con tutto il cuore di debuttare quanto prima in un grande teatro, tendergli la mano a sipario chiuso, mostrargli tutta la mia gratitudine.”
Sento sciogliermi un nodo, qui, nel petto.
Il mio cuore di "ombra devota" non può ascoltare simili parole senza restarne scosso.
Debbo rinfrancarla, sì, anche se spetta al signor Masumi farlo.
Le sorrido e, nel mentre, mi lascio sfuggire un sospiro:
“Mi promette di non fare ricerche né su di me né su di lui? Giura solennemente che manterrà segreta anche con le sue amiche più care questa nostra conversazione?”
Il tono autoritario e incalzante è quello di un uomo che sente di avere un mastino alle calcagna.
Ho l’impressione netta, mentre continuo a tenerla ferma per le spalle, che la mia ombra stia prendendo rapidamente forma umana: vorrei impedirmelo, ma temo non ci sia tempo per un ultimo appello.
Quel che sto facendo è molto grave: è la prima volta che agisco di mia iniziativa senza consultarmi col signor Masumi.
In merito a questo argomento, poi!
Cosa diavolo sto facendo? Io so bene quanto lui la ami. E sto agendo esattamente come dovrebbe fare lui.
Ma c'è una differenza sostanziale.
Io non sono né sarò mai Masumi Hayami.
Scrivo sul taccuino il mio recapito telefonico e, strappando la pagina, mi accorgo che le mani stanno tremandomi non poco.
“Se desidera fargli sapere qualcosa in tempo reale, lo comunichi pure a me,” dico trattenendo ancora il foglietto “sarò la voce di entrambi voi.”
Sono salito in macchina velocemente, col cuore a mille.
“Aspetti, signore!”
Maya continua a bloccarmi:
“Non ha preso il mio indirizzo. Come farà a contattarmi?”
All’udire quell’ingenuità non posso fare a meno di sorridere:
“Io so tutto di lei.”
Le ruote stridono sul pavimento gommato del parcheggio e, dopo qualche istante, mi ritrovo imbottigliato nel traffico allucinante del sabato pomeriggio.
La macchina sembra non volerne sapere di muoversi, proprio come me.
Non posso fare a meno di domandarmi, e non senza ansia, come reagirà il signor Masumi sapendo che ho demolito una parte del muro che lo divide da Maya Kitajima.
Potrebbe anche sollevarmi da questo incarico: so bene che, quando c’è di mezzo l’attrice, i suoi ragionamenti perdono di lucidità.
Il recente passato ne è una chiara dimostrazione.

***




Trattengo a stento l’angoscia, quando le porte dell’ascensore secondario che porta direttamente nel suo ufficio si aprono, rivelando la testa bionda del capo, la sua figura elegante, la sua mano sinistra <armata> di immancabile cicca.
E, in effetti, non si può dire che egli accolga il mio inatteso arrivo e la nuova con gioia e tripudio.
“E’stata una mossa incauta.” commenta infatti dando una boccata alla senza filtro.
Abbasso la testa mortificato, ma la mia giustificazione non tarda ad arrivare e, forse, non gli spiace neanche tanto.
“La ragazza auspica fortemente un contatto con lei.” mormoro sapendo bene di tentarlo “Il suo trasporto per il donatore di rose è evidente.”
Mi guarda sconcertato ed io, in un lampo, realizzo di aver usato troppi attributi equivoci nel descrivere lo stato d’animo di Maya.
Ma, ascoltando la ragazza e agendo come Masumi avrebbe dovuto reagire, spero di suggerirgli non <la verità>, quanto, piuttosto, la possibilità che egli riesca a far breccia nel cuore di lei.

Ripenso a noi due bambini e alla sua collezione di riviste hard: per un attimo, torno a domandarmi se le conserva ancora.
Intuisco anche quanto passa per la testa del signor Masumi: è quasi geloso di se stesso, proprio come lo ero io, nel parcheggio, un’ora fa.


Chiunque vorrebbe essere guardato dalla donna che ama con lo stesso trasporto che mostrava Maya parlando del suo benefattore.
“La signorina sogna di invitarla di persona ai suoi prossimi lavori” continuo cercando di dosare bene le parole “e, se io farò da tramite, sono certo che non si guarderà più intorno nel tentativo di scoprire chi si cela dietro un fascio di rose scarlatte.”
Il signor Masumi si sforza di ridere.
“E’una tua romantica idea, Hijiri,” dice scuotendo il capo “sappiamo entrambi che non possiede i mezzi per arrivare fino a me. Hai agito di testa tua, questa è la verità.”
Il suo tono però si smorza all’improvviso, facendosi inaspettatamente tenero:
“Ciò nonostante, ti ringrazio. Conoscere i pensieri di lei in tempo reale è più di quanto sperassi.”

Quanto amore in quello sguardo! E speranza repressa con forza! E desiderio!
“Sono lieto di non averla offesa:” affermo non senza avere tirato un sospiro di sollievo “è la cosa giusta da fare. Prima o poi, dovrà palesarsi.”
Il Presidente torna a guardarmi di traverso, mentre il suo sopracciglio sinistro si è inclinato un poco:
“Cosa ti fa pensare che io voglia farlo? Ti ricordo che mi odia e, se scoprisse la verità, non sarei più in condizioni di aiutarla in futuro.”
“Ma i suoi sentimenti” ribatto “non possono restare nascosti! Non è giusto per lei e neanche per la signorina.”
“Limitati a fare il tuo lavoro di ombra, Hijiri.” mi rimprovera tornando a visionare i dossier che ho depositato sul tavolo “Sai bene che ti sono grato per il lavoro che svolgi. Sei l’unico di cui mi fidi a questo mondo, ma, quanto alla mia situazione personale, gradirei non ci fossero intromissioni.”

Torno a casa stravolto e con un gran peso alla testa.
Penso a “lei” e poi al signor Masumi e poi di nuovo a “lei”.
Sono uscito dalla doccia grondante; ho cercato, ancora completamente nudo, il mio letto.
“Se mi dovesse vedere per strada, dovrà fingere di non conoscermi!” così le ho ordinato.
E Maya, in quel momento, non vedeva me.
Era a lui, al suo donatore di rose, che pensava.
Allungo una mano per recuperare le sigarette che ho abbandonato sul comodino e ne accendo una. Lascio che il senso di freddo che deriva dalla pelle bagnata si trasformi in brivido.
E’ il giusto anestetico, in questo momento di grande confusione, ma mi torna in mente un viso di giovane donna. E, allora, il brivido si trasforma in desiderio.
Mi metto a sedere, abbandonando la cicca sul posacenere e cercando con gli occhi un asciugamano o qualunque cosa possa coprirmi.

Non c’è nulla che possa coprirmi, adesso.
Non un muro, non un vicolo, non un sotterraneo.
Ho cessato di essere un’ombra, per sempre.



Two broken hearts.

E’ completamente ubriaca.
“Senti, Maya, o come diamine ti chiami...” dico alla mia interlocutrice sconosciuta “Domani si lavora, lascia che ti accompagni a casa.”
Tiene le braccia conserte e la testa reclinata: il respiro affannoso appanna ritmicamente la superficie lucida del bancone.
“Ma chi sei… mia madre?” domanda strattonandomi un poco.
“Magari no,” rispondo piccato “ma posso essere tuo zio, quindi, ora ti porto a casa.”
“Non puoi.” bofonchia giocando col bicchiere vuoto.
Il mio sguardo interrogativo suscita ancor più la sua ilarità:
“La mia famiglia se la intende con la yakuza…se vedono che torno con un uomo, corri dei rischi.”
Si gira sul busto in modo sgraziato, mentre con le lunghe dita mima tre alternative e, insieme, le incognite corrispondenti:
“Numero uno: ti fanno fuori...”
Il semplice elenco si intervalla ora a risatine ironiche ora a pericolosi dondolii.
“Numero due: se non sei abbastanza ricco, ti fanno fuori...”
“Numero tre:” finge serietà “se sei ricco abbastanza ti risparmiano la vita e, da domani, ti ritrovi con una fede al dito. E, se non mi fai felice…”
“…mi fanno fuori!” la prevengo divertito “Correrò il rischio, ma ora andiamocene!”
La prendo per un braccio, ma ella diventa volontariamente pesante.
“Eddai, spassiamocela, fammi vedere come si ama una donna che porta il nome di una stella!”
“Ti farei un torto” rispondo mollandola di colpo “e poi sei sprecata con uno come me.”
Mi guarda bieca per un istante.
“Secondo me, hai rotto tutti gli specchi di casa tua.” dice “Sei proprio un cretino, se non sei consapevole di quanto tu sia bello.”
Rido di nuovo:
“E’ proprio una fissa, la tua…pensi che essere appariscenti sia tutto?”
“Magari no,” risponde lei come se mi facesse il verso e cingendomi il torace con le lunghe braccia “però aiuta…”
Per un attimo, temo di soffocare, tanto quella presa è forte.
“Accidenti”! commento “Devi essere una sportiva. Hai una gran energia.”
“Macché,” mastica ironicamente “sono deboluccia. Senti, credo di aver capito qual è il tuo problema.”
Resto zitto in attesa della risposta che, ne sono certo, stuzzicherà ancora la mia ilarità.
Me la dice in un orecchio e il divertimento si spegne nel modo più pericoloso, appiccando un altro genere di fuoco.
I miei muscoli si sono contratti involontariamente, mentre le labbra di lei si appoggiavano appena al mio canale auricolare.
E non solo quelle…
La prendo di nuovo per un braccio e, approfittando della sua momentanea ubbidienza, la trascino nell’anticamera della toilette.
Apro il rubinetto dell’acqua fredda e, con tutta la delicatezza possibile, caccio la sua bella testa dentro il lavabo.
Le passo una mano sul viso per scuoterla e, nel mentre mi guardo attraverso lo specchio: ho l’aria stravolta e mi vergogno di come sto subendo l’assalto di una ragazza.
Quando la tiro su, penso incautamente di aver avuto la meglio sulla sua ubriachezza, ma lo stesso non può dirsi della sua volontà e del mio incontrollabile desiderio di lei.
E’ davvero stupenda, coi capelli che le ricadono bagnati sulla fronte e i grandi occhi azzurri che sembrano ancora più languidi.
Le mie difese iniziano a traballare in modo pericoloso.
“Ed ora” mormora baciandomi sulla bocca “prova a chiamarmi ancora Maya…”

continua lunedì!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 10/7/2010, 17:39




ma che dolce Hijiri! è un gentiluomo d'altri tempi... la sua condizione di unomo ombra è in effetti assai drammatica. la Miuchi ha inserito questo espediente ai fini di un rapporto più stretto tra maya e l'ammiratore, e non lo ha mai approfondito molto, ma è un personaggio assai affascinante (infatti ho sempre detto che la Miuchi avrebbe materiale per dei volumetti gaiden, se mai finirà gnk).

E' molto bella questa visione di lui che oltre ad essere un ombra, vive all'ombra di Masumi, vive di riflesso la storia dei due , ma non può esternare i propri di sentimenti.... povero karato!
 
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marlem
view post Posted on 12/7/2010, 15:13




Laura sei stata bravissima ti faccio i miei complimenti ho letto tutto d' un fiato i tuoi capitoli, maya e Hijiri fratelli e nipoti della Tsuki, Maya e Masumi che hanno un figlio, grazie per averci fatto sognare. Un Masumi così poi mamma che bello, speriamo che la Miuchi non ci deluda e che un pizzico di pepe c'è lo metta almeno è quello che ci aspettiamo nel prossimo volume. :imbarazzo:
 
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view post Posted on 12/7/2010, 16:11
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Lo spero anche io, Marlem. Ringrazio tutte voi per i gentili commenti, come sempre troppo benevoli.

Buona lettura!

AND NOW?

Decido che è meglio andarsene, timoroso che qualcuno entri in bagno mentre siamo sul più bello.
Prendo la ragazza per mano e la trascino in mezzo alla pista da ballo, dove alcune coppie stanno ballando languidamente avvinghiate.
Sono talmente desideroso di abbracciarla ancora da sentirmi perso.
Mi pare di non vedere neppure l’uscita.
<maya> o come diavolo si chiama è ubriaca fradicia e non può aiutarmi.
“Smettila di trascinare...” mormora col respiro affannoso.
La prendo in braccio e, sotto i fischi compiaciuti di alcuni avventori, arrivo finalmente all’uscita.

Quando giungiamo davanti alla Rover blu, apro la portiera e la adagio sul sedile.
“Dove andiamo?” ha la forza di chiedere “Sei un mostro…come hai potuto tenerti a freno, dopo quel che stava succedendo?”
Si muove un poco, scoprendo un ginocchio.
La lunga gonna nera che indossa impedisce la vista diretta delle sue gambe che - non posso fare a meno di notarlo adesso - sono davvero splendide.
“Sei maggiorenne? Sicura?” le domando.
“Come potrei parlare di lavoro e fatture commerciali se non lo fossi?” mi chiede lei a sua volta.
Faccio un gesto vago con la mano:
“Magari sei una raccontaballe…”
“Raccontaballe triste che sogna di scoparsi il capo? No, se fosse un sogno, ti racconterei qualcosa di meglio...”

La macchina è parcheggiata in un posto solitario, attiguo al locale in cui ci siamo incontrati.
“Non riesco a partire.” le confesso impacciato, col tono inequivocabile di chi desidera una donna, ma non sa se assecondare l’istinto.
“La stanza dove vivo è qui dietro.” mormora lei.
“Ah,” provo a scherzare ricordando ciò che mi ha raccontato “niente yakuza, dunque…”
Sorride come chi, riprendendosi piano dopo una sbronza colossale, si sente sciocca.
“Ti prego, non andartene…”
Mi prende una mano e la bacia con fanciullesca tenerezza.
Sembra che la donna sensuale di poco fa, che mi mostrava le sue grazie con savoir faire e sensualità, sia sparita completamente.

Quella <variazione> non mi disgusta, anzi.
Tornandomi in mente un altro viso di ragazza, innocente davvero, non mi riesce difficile calarmi nei panni di chi vorrei essere.
“Non è giusto,” mormoro stanco, mentre lei continua a tenermi la mano “non è a te che penserei.”
“Non importa.” sussurra la ragazza chiudendomi la bocca con un bacio “Anche se pensi a lei, adesso è con me che stai.”

Saliamo le scale della palazzina bassa alternando corsette leggere a pericolose fermate.
La donna che tengo tra le braccia desidera disperatamente questo amplesso e, forse, per la stessa ragione per cui anche io lo desidero: dimenticare.
Solo uno sciocco moralista può pensare che una persona innamorata non sia esente da tentazioni all’indirizzo di terzi: è più facile di quanto non si pensi finire per sfogare l’amarezza “utilizzando” un corpo che, a cose fatte, non ci chiederà spiegazioni né ci spiattellerà in faccia la parola “responsabilità”.

La donna che tocco e che mi sta toccando non mi appartiene e, domani, forse, sarà di un altro uomo.
Non è lei che immagino di avere sotto di me, ma <l’altra>.
E’ un’altra intimità che vorrei far mia e, probabilmente, nel caos dei sensi, penso davvero che questa donna sia lei - Maya - l’unica “signora” che non avrei il coraggio di sfiorare neppure con un dito, ma che, per paradosso, desidero follemente.
La pelle morbida della donna che stringo si sfrega contro la mia come un balsamo benefico ed ho la netta sensazione che immaginare la persona che amo in compagnia del mio benefattore, in questo momento, faccia meno male.
“Sei una ragazza straordinaria” dico “e penso potrei innamorarmi seriamente di te, se non fosse per quel piccolo particolare.”
“La stella, dici?” sussurra lei accoccolandosi contro il mio petto.
Annuisco sereno.
“Non è forse lo stesso per te?”
“Sì,” risponde “ma adesso comincio ad essere stanca. E poi l'uomo che amo sta per sposarsi.”

Mi ricordo all’improvviso di essere un’ombra e, con cautela, decido di parlargliene.
“Ascoltami,” comincio “la mia situazione è un po’ particolare e non cambierà in futuro.”
Si alza sui gomiti e, con tono comico, mi domanda se sono un adepto della yakuza.
Rido negando col capo.
“No,” spiego “ma, per paradosso, è peggio. Perché, nel momento in cui uno come me si innamora di una donna deve decidere se far prevalere l’egoismo, seducendola, o lasciarla andare, come dovrebbe essere.”
Mi guarda spiazzata:
“Vuoi farmi credere di aver lasciato andare Maya compiendo un atto di eroismo?”
“No,” rispondo “ella è l'unica persona per la quale davvero imporrei la mia volontà.”
“Vorresti farmi credere che le hai dichiarato i tuoi sentimenti?" domanda ancora.
Sospiro profondamente, mentre nego col capo:
“Come potrei? Ella preferisce vivere col suo niente che si ostina, anche adesso, a chiamare amore.”
“Almeno questo la rende felice...” mormora accarezzandomi piano.

Felice.
Si è felici alla luce del sole.
Si è felici quando si può gridare al mondo il proprio sentimento.
Si è felici se si ha la possibilità di stare insieme.
Maya non ha niente di tutto questo, allo stato attuale.

E sta per debuttare in uno spettacolo che segnerà il coronamento del suo sogno artistico e, nel contempo, la fine del suo vagheggiamento amoroso.


Quelle rose scarlatte, alle cui spine troppe persone hanno lasciato appesi brandelli di carne, sono un roveto in fiamme, ormai.


Il signor Masumi è andato incontro alla donna che sposerà con l’aplomb tipico dell’uomo d’affari, ma non ha fatto i conti con il richiamo dell’altra metà di se stesso.
Che ironia!

Nonostante la passione divorante che prova non è riuscito a cambiare il suo destino!

“A cosa pensi adesso?” mi chiede dopo un poco la ragazza.
“All’uomo che la sta tenendo in pugno.” rispondo stringendola di più a me.
“Io e te abbiamo storie simili.” mormora “Anche se non capisco bene cosa ti impedisca di farti una vita tua.”
Mi guardo attorno distrattamente, sorvolando sulla sua affermazione.
La stanza è di dimensioni rispettabili: il grande letto è a ridosso dell’unica finestra.
La zona “notte” ospita anche una bella scrivania e un computer di ultima generazione.
Al di là di un muretto basso c’è una piccola cucina di stile pregevole in legno massiccio e un tavolo con delle sedie coordinate.
E poi, alle pareti, sui mobili c’è un numero incalcolabile di libri.
Ha persino piazzato una mensola sopra la finestra: è stracarica di volumi e sembra doverci cadere addosso da un momento all’altro.
Aguzzo la vista e scopro che molti di questi sono di diritto internazionale.
“Hai studiato da avvocato?” le domando mettendomi a sedere sul letto.
“Sì,” dice “ma, pur essendo abilitata, non esercito. Faccio la segretaria, te l’ho detto.”
La guardo negli occhi azzurri:
“E sei innamorata del capo..." mormoro "La più classica delle storie."
"Non è un triangolo, ma un quadrilatero." ridacchia lei accendendosi una sigaretta "In verità, non so neppure se sia amore, il mio. Ammetto che di uomini intelligenti come quel tizio ce ne son pochi. Ma non è certo il mio ideale di uomo."

Vorrei chiederle qual è il suo ideale, ma mi astengo, ché preferisco sia lei a parlare.
"Un uomo dolce e sensibile, come sei tu e, soprattutto, capace di affrontare ogni difficoltà pur di coronare il suo sogno d'amore. Disposto anche a demolire la società bigotta e classista di questo modernissimo Giappone."

Rifletto.

"In effetti," le faccio eco "anche il mio rivale in amore corrisponde a questo stereotipo. E se mi sono avvicinato così tanto a Maya è stato per colpa della sua indecisione. Se, ora, decidesse di vivere per il suo amore, io non avrei nulla da dire. Ma così, no. Non ci sto. La ragazza merita qualcosa di più che una figura paterna che non conoscerà mai."
La donna si alza dal letto.
"Le nostre storie sono incredibilmente parallele, uomo sconosciuto." si limita a dire.
La luna disegna la sua sagoma perfetta sulla finestra.
Le tende sono scostate ed è come se lei stesse mettendosi in mostra per il mondo intero.
Ma so che non è così.
E' a me che sta mostrando la sua anima, la sua storia.
Ne sono compiaciuto, ma ciò non cambia nulla: non il suo né, soprattutto, il mio status.
"Vorrei sapere come ti chiami." le dico soltanto raggiungendola alla finestra e cingendola per la vita.
"Non posso dirtelo." mormora lei a fatica. E' come se stesse reprimendo le lacrime.
"Se te lo dico," continua "finirò per demolire ogni difesa. E non posso proprio permettermelo."
Tira su col naso, mentre il palmo della sua mano asciuga una lacrima furtiva.
"Voglio vederti ancora. Perché sei tu e non perché penso a Maya mentre sono con te..."

Ma cosa diavolo sto dicendo?



Io sono un'ombra, dannazione!
E allora perché il mio cuore mi spinge a consolarla al punto di proferire la menzogna più gretta. Offrire il mio appoggio ad una donna che ha bisogno di un uomo <reale> al proprio fianco è quanto di più gretto possa fare, adesso.

***

La notizia ha fatto il giro delle televisioni e dei quotidiani del Paese ed io sono stato l’unico a saperlo per ultimo.
E' inatteso, antipatico, fuori luogo.
Ho da poco consegnato al Presidente - come si trattasse di reliquie di inestimabile valore - i regali che la persona che “proteggo” mi ha affidato per lui: una coperta calda, che non riscalderà mai le sue notti; un certificato di diploma, che non avrà occasione di incorniciare per andarne fiero negli anni a venire; un album di foto, che terrà nascosto nella sua libreria, la stessa in cui, quando era bambino, era solito celare le riviste hard.
Triste presagio di un finale per nulla scontato.
Devo occuparmi esclusivamente di Maya Kitajima e, secondo la logica del signor Masumi, egli è legato alla giovane attrice solo in quanto donatore di rose e tutore, non come uomo.

Quindi, al pari del più cinico e spietato signore dell’alta borghesia, ha accettato che venisse combinato il matrimonio “finanziario” del secolo.
Unire una casa di produzione artistica fiorente come la Daito Art Production al gruppo Chuo, che domina il mercato dei beni di consumo, è stato un sogno accarezzato a lungo da entrambi i Presidenti, Ryu Takamiya ed Eysuke Hayami.
E, secondo indiscrezioni, pare abbiano atteso con pazienza che i loro “delfini” raggiungessero <l’età giusta> per siglare il patto.
Oggi, il signor Masumi ha trent’anni e Shiori Takamiya due di meno.
Le sue condizioni di salute, magari, non sono incoraggianti, ma questo risulta quasi superfluo, se si pensa alla portata dell’affare.
E, per l'eredità, si può sempre ricorrere ad una adozione mirata.

Ho seguito Maya come un’ombra, in occasione delle selezioni e, in seguito, delle prove ufficiali per <le Due Regine> .
Siamo vissuti praticamente fianco a fianco: ho registrato i suoi messaggi, ho vegliato sui suoi passi, mi sono preoccupato che non le mancasse nulla.

E' stato "bello".

Quando mi ha comunicato che si sarebbe trasferita nella Villa di Ayumi Himekawa per meglio calarsi nei panni della principessa lèttone, ho deciso di seguirla.
E così ho dormito in auto per una settimana, spezzandomi la schiena e nutrendomi solo di panini al bacon e taiyaki.
Forse è stato proprio allora, a quel tempo, che il mio interesse per Maya Kitajima si è spinto per la prima volta oltre la sfera di mia competenza.
Ho sempre operato instancabilmente per il giovane Hayami, sacrificando la mia già penalizzata esistenza, ma il meccanismo che, talvolta, fa scattare l’inevitabile è oramai in azione.
E adesso sento prorompermi dentro una tenerezza mai provata, quella forza straordinaria che anima chiunque sente di avere uno scopo, un sogno d'amore!
Ed è tutta colpa del mio Presidente e della sua cronica indecisione!

Non ho più visto la sconosciuta amante di una notte.
Ed è stato questo, unito alla notizia del fidanzamento, che ha causato in me un repentino, folle cambiamento di rotta.

Se il signor Masumi ha pensato che mettere accanto al suo prezioso tesoro un uomo morto fosse la soluzione per non patire i morsi della gelosia, ha commesso un madornale errore.
Li patirà.
Ed abbondantemente, anche.
Perché il mio amore è vero quanto il suo.
Ma gli offrirò un'ultima possibilità.
Voglio proprio vedere cosa mi risponderà, adesso.


***

“Buon giorno.” saluto entrando per la prima volta dall’ingresso principale nell’ufficio del Presidente.
La giovane segretaria, di cui distrattamente lessi il nome sulla targhetta poggiata sulla scrivania, mi rivolse uno sguardo perplesso.
“Ha un appuntamento?” domanda in tono formale.

Sentendomi di troppo, reagisco come il mio carattere detta, ovvero chiudendomi a riccio e attendendo con pazienza il momento in cui renderò pan per focaccia alla ragazza insolente:
“Gli dica che il signor Hijiri chiede di conferire con lui urgentemente.”
Scandisco l’avverbio perché non ci siano dubbi su chi avrà la meglio tra me e l’agenda degli appuntamenti del Presidente.

La donna, che porta lenti spesse e lievemente oscurate, mi lancia una occhiata ironica, mentre, certa del fatto suo, avvisa il signor Masumi della mia presenza.
Picchietto con le dita sulla scrivania della giovane donna: sono l’impazienza fatta persona.
L’ironia di lei muta in trionfo, quando, deponendo la cornetta, mi comunica che Hayami è occupato col signor Takamiya e, forse, non potrà ricevermi prima delle tre del pomeriggio.
Guardo l’ora sul mio Tissot: le undici.

Ingoio una imprecazione, ma decido di sedermi quieto su una poltroncina lì accanto.
“Vuole un caffè?” mi chiede la segretaria dopo un poco "Guardi che avrà da aspettare. E tanto, anche..."
Nego col capo, ma i minuti sembrano non passare più e allora decido di servirmi personalmente dal bricco che la gentile signorina ha adagiato, assieme a una tazza vuota, su un vassoietto in argento.

Penso con fastidio che certa gente percepisce uno stipendio senza fare un accidente da mane a sera.
Quella “segretaria” ne è un esempio vivente: valore estetico relativo, faccino intelligente e odioso insieme.
Forse occupa quel posto perché è riuscita ad entrare nel letto di qualche dirigente della Daito o, più semplicemente, perché non la supera nessuno nell’arte di servire un buon caffè.
E, in effetti, la bevanda che mi ha offerto è deliziosa.
“Scuola alberghiera?” le domando alzando a mezz’aria la tazza.
Mi fissa freddamente:
“No, Facoltà di Giurisprudenza.”
“Dove si è laureata?” chiedo cercando di rimediare alla gaffe.
“Yale.” risponde lei, mentre con aria professionale armeggia coi documenti nello schedario “Sessione invernale del 1999.”
Mi passo una mano dietro il collo, pensando che, vedendola, non le si darebbero più di venticinque anni.
Invece, deve averne per forza qualcuno di più.
Torno a soffermarmi sul cartellino col suo nome, sentendo più forte l’esigenza di riparare.
“Mi scusi per poco fa, dottoressa. Non avevo visto alcun riferimento al suo titolo di studi e ho pensato fosse una semplice segretaria o una centralinista.”
Mi osserva stupefatta, con l'inestirpabile piglio ironico che, non so per quale motivo, mi ricorda qualcuno che ho conosciuto intimamente.
“E’ così!” risponde spiazzandomi “Ed è per questo che ho voluto una targhetta semplice. Non ha senso sbandierare un titolo, se il lavoro che si svolge è diverso da quello per cui si è studiato.”
Incasso il colpo, lodando il suo realismo.
“Mi chiami pure Mitzuki.” continua lei “Mi occupo di cancelleria, di caffè e del cuore del Presidente, ogni tanto.”

Toh, ecco un'altra persona stipendiata eccezionalmente a causa dell'<affare Kitajima>.
Le ultime parole mi sembrano forzate, ma mi impongo di non farvi caso, convinto che le abbia pronunciate solo per scacciare l’amarezza.

***

All’una, il signor Takamiya lascia lo studio del Presidente ed egli può finalmente ricevermi.
Sembra, adesso, che emerga da un mare di oscurità e non è difficile comprenderne il motivo.
Decido di passare subito al dunque.
“E’ davvero convinto di poter tenere separata la vita reale da quella ideale?” domando senza mezzi termini mentre egli schiaccia l’ennesimo mozzicone dentro il posacenere.
“Hai solo dieci minuti.” mi risponde col preciso intento di non raccogliere la provocazione “Dimmi quel che devi e torna al lavoro!”
In piedi, davanti all’enorme scrivania, osservo quest’uomo - innamorato follemente di Maya Kitajima - lavorare con freddezza al suo computer.
“Sono venuto” riprendo smorzando i toni “per parlare dell’evento su cui riviste e giornali stanno versando fiumi di parole: il suo imminente matrimonio!”
“Che” mi interrompe il Presidente “nulla ha a che fare con la persona di cui stai occupandoti...”
Sospirai profondamente.
“Signor Masumi,” dico “Maya nutre un reale interesse per il suo donatore di rose. Perché non vuole cogliere quest’occasione e regalarsi un po’ di felicità?”
L’uomo mi fissa sprezzante.
“Vediamo di capirci bene.” sibila rosso in volto “Non mi ricordo di averti mai detto di avere per la signorina in questione interessi sentimentali. Ho mostrato stima, apprezzamento per le sue capacità, interesse per la sua vita, ma niente altro. Lei è un prodotto di valore per la Daito. Forse interpreterà <la Dèa Scarlatta>. Cosa pensi possa esserci di più importante, oltre a questo?!”

Non me lo hai mai detto, eh?
Chi c'era, quel pomeriggio, alla casa sul lago, mentre, a piedi nudi, prendevi a calci l'acqua e dichiaravi di sentirti come una barca in secca?

“Mi sta dicendo, forse, che se Maya si innamorasse di qualcun altro, le andrebbe bene?” gli domando allora a bruciapelo.

Ho posto la domanda in modo ossequioso, ma, dopo averla pronunciata, mi accorgo subito che è penetrata nel suo cuore come una stilettata.
Mi duole, anche perché mi fa sentire alla stregua di un traditore ingrato.
Da quanto tempo sono diventato così diretto nei confronti dell’uomo a cui debbo tutto?
“Stai a sentire, Hijiri,” riprende “già ti dissi, una volta, che non tollero intromissioni nel mio privato. E, in tutta onestà, non capisco il tuo interesse quasi morboso per questa faccenda…”
“Perché l’ho conosciuta” spiego “ed ho capito che Maya è una persona meravigliosa come lo è lei, Presidente, e merita di conoscere la verità. Merita che voi due abbiate una possibilità.”

Considero il signor Masumi uno sciocco.
Se io fossi in lui, notando anche un minimo interesse nella giovane attrice, sarei pazzo di gioia.
Andrei subito sino in fondo.
Maya Kitajima è davvero speciale: dolce, innocente, inconsapevole dei sentimenti devastanti che il suo piccolo corpo riusce a suscitare persino in un uomo potente come Hayami.

Lo chiamano “amore di anime”.

Quel concetto romantico, che, in realtà, ha una precisa matrice religiosa, ha preso a circolare nell’ambiente dorato del teatro allorché la giovane attrice, cancellato il suo marchio d’infamia, è tornata a competere con Ayumi Himekawa per il ruolo di Akoya.
A me, di indole romantica, quell’idea piace immensamente e, prima di accorgermi che Maya interessa a me nello stesso modo in cui ne è affascinato il signor Masumi, ho immaginato che il donatore di rose fosse un po’ come quell’Isshin, il criminale redento, l’uomo che, dopo peripezie infinite, è riuscìto a trovare la sua pace in una creatura semplice e innamorata: una fanciulla che sembra tanto normale quanto anonima, ma che, in verità, cela dentro le sembianze degli dèi.

Maya è come Akoya: ordinaria all’apparenza, un gigante nell’arte sua.

Non dimentico che, ai tempi di Cime Tempestose, Ryo Majima si innamorò di lei <in quanto Catherine> e non di per se stessa.

Il signor Masumi, la “deità” di Maya Kitajima l'ha percepìta da subito e, per questo, ho preso a fantasticare sul loro possibile “amore di anime”.

Ho soffocato questa idea nel momento in cui mi sono accorto che <io> sarei voluto diventare l’unico Isshin nella vita dell’attrice.

Ed ora?

Rinuncerei ancora volentieri ai miei sentimenti, se il signor Hayami fosse onesto con Maya.
Sono infinitamente grato a quell’uomo e a suo padre, che mi hanno da sempre trattato come uno di famiglia.
Ma col fidanzamento del giovane Presidente tutto è cambiato.
E' rivoluzionato.
I miei sentimenti repressi sono esplosi drammaticamente e, dietro la necessità di consolare l’attrice della inevitabile perdita del donatore, covo l'insano desiderio di prenderne il posto.
Prima che “terzi” come Sakurakoji, in lizza da anni, possano avere il sopravvento nel suo cuore.


continua!...
 
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view post Posted on 12/7/2010, 18:03
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Laura , non voglio essere ripetitiva ma non so che altro dire che sei bravissima ,credo che la storia Hijiri nel manga non venga approffondita molto , non si sa se è innamorato ecc , forse la sua condizione di uomo ombra l'ho frena...MMMMmm mi sembra di capire che la ragazza con cui Hijiri passa la notte sia Mizuki... :eh: lei innamorata del capo in fondo con un capo cosi chi non l'ho sarebbe...... :ehi: devo dire che è molto intrigante come si sta evolvendo la storia Hjiri che pazzo d'amore di maya vuole essere amato da lei .. :sbrill: ..sarebbe interessante vedere la storia se si evolvese in quel senso cioè che maya corrispondesse ai sentimenti di Hijiri :domanda: sarebbe un finale alternativo ............però Masumi e sempre masumi vediamo come si evolve la storia..........
 
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Leyla Sayn
view post Posted on 14/7/2010, 12:39




Cara Laura, questo punto di vista di Hijiri è semplicemente geniale. Non disturba affato l'ipotesi dell'innamoramento di Hijiri nei confronti di Maya o di Mitzuki nei confronti di Masumi. Anzi, tutto ciò regala all'intera storia maggiore vivacità d'azione e colpi di scena.
Devo ammettere che il punto di vista di Shiori non mi è piaciuto, non per quello che hai scritto (sei molto brava e hai tanta fantasia) ma perchè è proprio il personaggio di Shiori ad essere tanto odioso che non lo "digerisco". Che ci posso fare?! E' più forte di me! Anche se tu avessi raccontato una bellissima storia d'amore tra Shiori e un altro personaggio, diverso da Masumi, l'immagine di quella strega (senza offesa per le streghe) non avrebbe sortito in me un effetto diverso. La odio così tanto che qualsiasi cosa negativa le capitasse non proverei neppure pena.

Ho il presentimento, cara Laura, che il bello debba ancora venire. Già comincio a fantasticare un approccio di legame tra Maya e Hijiri, un conseguente scontro per gelosia tra Masumi e Hijiri e una lotta tra i due per la conquista del cuore di Maya. Non vorrei anticipare delle idee che avevi in mente per il finale, ma tu non immagini quanto mi fanno sognare ad occhi aperti le bellissime storie che scrivi. Grazie laura.
Leyla
 
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view post Posted on 19/7/2010, 14:30

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dal sorriso incantevole di Park Shi Hoo^^

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Carissima Laura,
i miei sinceri complimenti per le tue storie parallele...
mi emozionano tantissimo, ed ogni volta sto in ansia aspettando un nuovo capitolo. ;)
Leggo tantissimo, da anni di tutto e di più, ma quando ho scoperto le tue fanfiction ti ho aggiunto alla lista delle mie assolute letture preferite quotidiane.
Continua ad emozionarmi ed emozionarci, ci sono altre tue fan che la pensano come me...
Attendo con ansia il prossimo capitolo, chissà che cosa accadrà...
baci baci.
 
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view post Posted on 19/7/2010, 16:33
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Grazie, mia cara! Vi chiedo scusa per la momentanea assenza. Tornerò tra qualche giorno! un bacio a tutte voi!
 
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