Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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Yayoi
view post Posted on 12/5/2010, 16:21




wow, sono impaziente di poterlo leggere.
Ci piace un sacco questa "furia incatenata" d'uomo.

Ciao ciao.
 
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briky
view post Posted on 12/5/2010, 17:14




Allora con impazienza attendo la parte inedita sai Laura c'è sempre molta curiosità per i tuoi scritti.....
 
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view post Posted on 13/5/2010, 16:15
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie a tutte! Eccolo qui...


Decadenza.
Sono ubriaco.
Sono completamente ubriaco.
Ho un appuntamento col sarto per la prova del vestito e devo andare.
Incespico tra le suppellettili che ho scaraventato a terra e finisco sul pavimento, ferendomi le mani.
Una grossa scheggia del vaso di cristallo andato in frantumi mi si è conficcata sul palmo della mano sinistra, ma non sento alcun dolore né mi avvedo del sangue che, lento, scivola sul pantalone. Mi accendo una sigaretta e mi accorgo di tremare.
Mitzuki prova a fermarmi, mi dice che devo andare dal medico, ma io la strattono con violenza perché DEVO passare.
La sigaretta cade sulla moquette, dalla quale emana un accenno di tanfo da bruciatura, mentre il mio sangue macchia la manica del vestito della segretaria.
Vedo il raccapriccio dipinto sul suo volto, mentre constata che anche i miei pantaloni sono zuppi.
Urla che non posso andare via in quelle condizioni, ma io scappo nel corridoio, barcollante.
I dipendenti che transitano in quel momento mormorano scandalizzati e sorpresi insieme, ma io non me ne curo e cerco l’uscita.
Quando mi sento venir meno, mi appoggio alle pareti.
Lascio l’impronta della mano ferita in diversi punti della carta da parati.
Miracolosamente, nonostante la sensazione di mancamento, riesco a infilarmi in auto e a guidare – con una sola mano – fino al negozio di sartoria.
Prima di scendere, mi guardo attraverso lo specchietto retrovisore.
Mi passo la mano fra i capelli e li macchio.
Così decido di togliermi, finalmente, il grosso pezzo di vetro.
Sento le carni straziarsi, per un attimo penso di svenire, ma, come highlander, sopravvivo egregiamente.
Apro il cruscotto e afferro una bottiglietta tascabile di gin.
Bevo scompostamente, come se mi trovassi in pieno deserto.
Ora sono pronto, in perfetto orario come si confà ad un grande dirigente.
Il pensiero corre alla ragazzina che ha fatto di me l’uomo di oggi.
Quando entro nello studio del signor Arashi, ho un aspetto davvero pietoso.
Il sangue – che finalmente si è fermato – ha lasciato vistose macchie scure sui vestiti e sulle parti scoperte del mio corpo: mani, volto, capelli, per non parlare dei pantaloni ridotti in uno stato deplorevole.
Il sarto mi chiede se voglio posticipare l’appuntamento – per Masumi Hayami chiunque riesce a trovare uno spazio! – ma io nego con la testa.
Quando l’uomo mi chiede di andare a lavarmi le mani per non sporcare il prezioso tessuto dell’abito nuziale, perdo nuovamente le staffe, sbraitando che, per quel che lo pago, non ha il diritto di dirmi alcunché.
Tiro fuori dalla giacca la bottiglietta di gin e bevo un altro sorso.

"Vaffanculo!" penso e, dopo due secondi, glielo dico in faccia.
Il sarto avvampa e mi caccia fuori. E non vuole neppure uno yen, da me!
"Questa è dignità!" rifletto tra me e me, mentre torno ad infilarmi in macchina.

Ora tocca a Shiori.
Ho appuntamento con lei a pranzo.
Hijiri mi becca miracolosamente al parcheggio sotterraneo di Palazzo Daito.
Mi chiede sconcertato che cosa mi sta succedendo ed io, tra la verità del vino e la menzogna della realtà, gli dico che passerò il pomeriggio con la mia fidanzata e, forse, me la scoperò, finalmente.
Karato mi molla uno schiaffo dicendo che è meglio togliersi la vita piuttosto che vivere senza dignità.
Io gli rispondo con voluta cattiveria, ricordandogli suo padre e il destino anonimo a cui lo ha condannato.
L’uomo reagisce scaraventandomi a terra:
“Vuole sfogarsi? Mi prenda a pugni, allora!”
Incredibile, si è offerto volontario!
Io mi alzo, facendogli notare che non sono magrolino quanto lui e Hijiri mi risponde che chiunque avrebbe la meglio su un idiota ubriaco.

Non mi incazzo. E cerco di andarmene perché mi fa un poco pena.
Ma egli torna a fermarmi dicendo qualcosa di molto spiacevole.
Nello stato in cui sono procurerò del dolore a Shiori, che, in fondo, è una vittima delle mie decisioni e, soprattutto, non potrò più proteggere Maya.
Rido forzatamente e gli rispondo che la ragazzina, ora, ha un delfino con la pietra azzurra che la protegge, un ragazzino che, d’improvviso, ha messo su i muscoli e si butta tra i flutti per andarla a salvare!
Hijiri mi prende per le spalle.
Si è tolto gli occhiali, rivelando le iridi di colore verde.
“Devo forse ricordarle” mi dice “che cosa stringeva la signorina quando Sakurakoji l’ha riportata a riva?”
Nella mia testa, immersa in una nebbia fitta, si fa largo la luce scarlatta di una rosa.

Rispondo che non significa niente.
Allora, il mio caro e fedele collaboratore mi prende di forza per il collo della giacca e mi trascina fino ad un rubinetto dell’acqua.
Lo apre e mi ci ficca sotto.
Io cado in ginocchio.
L’acqua mi bagna la testa, poi scivola sugli occhi, sulle orecchie, sul collo.
Hijiri mi ritira su e mi porta in ufficio.
Chiama Mitzuki e le dice di non far passare nessuno.
Non reagisco più e accetto passivamente che lui mi svesta da capo a piedi, che passi il rasoio elettrico sulla barba di due giorni, che mi metta addosso abiti decorosi.
“Ora sono pronto per Shiori.” dico, mentre l’uomo mi ordina di bere il caffè nero che ha appena versato nella tazza.
E’ una tazza grande, ma non è caffè all’americana. Hijiri mi assicura che la percentuale d’acqua è minima.
Chiedo debolmente del latte, ma egli me lo nega.
Dice che non ho bisogno di un calmante.
“E, ora che è sobrio,” aggiunge “può andare a pranzo! Io la seguirò in incognito e stia bene attento a quel che fa”
Lo guardo ironicamente e penso che le figure del servo e del padrone finiscono sempre per mescolarsi.
Ovviamente, non prendo la mia auto personale, lorda del mio stesso sangue e piena di tanfo di alcool e sigarette senza filtro.
Hijiri mi carica su una delle macchine della società, mettendosi egli stesso il berretto di autista.
Mi permetto un’ultima battuta ironica, ma egli soprassiede e mi porta al Garden Café, dove Shiori è già in attesa.
Ho un conato di vomito in arrivo, ma lo ricaccio in gola.
Non so, però, quanto durerà.
“Non avresti dovuto portarmi!” dico ad Hijiri scendendo dall’auto “Non riuscirò a mangiar nulla!”
Lui mi guarda serio e mi dice che ci raggiungerà in un attimo.

Quando Shiori mi vede, si alza dalla sedia e mi regala un sorriso radioso.
Penso a quanto mi ha detto Hijiri e, sentendomi in colpa, ricambio con un casto bacio sulla guancia.
Noto un cambiamento vistoso: lei ha indossato un vestito leggermente scollato e, forse, un push-up.
Io guardo proprio in direzione dei suoi seni e la vedo arrossire.
In questo, almeno, non è cambiata.
Ordiniamo un aperitivo.
Nel frattempo, è arrivato Hijiri, che sta controllandomi con volto severo dal bar.
Parliamo di tutto e di niente. Shiori mi chiede dell’appuntamento col sarto, ma tergiverso.
Non mi guardo neppure intorno.
L’unica cosa su cui mi soffermo è l’insolito push-up.
Sono un disgraziato.
Poi la mia fidanzata trova un argomento “molto interessante”, un argomento in carne ed ossa e lo scodella assieme al primo piatto.
E, con il tono melenso che le è proprio, ripete una frase vecchia.
E risaputa.
E odiosa:
“Stanno bene Maya e quel ragazzo, Sakurakoji mi pare si chiami.”

Maya Kitajima e Yuu Sakurakoji sono nella gelateria di fronte al Garden Café.
Penso che quel ragazzo faccia proprio di tutto per rovinarmi i pasti.
Penso anche che, da domani in poi, diserterò ogni locale con vista su strada e, al limite della demenza, dico a Shiori di cancellare il ricevimento di nozze al Queen’s – dove abbiamo dato anche il party di fidanzamento - perché “le vetrate sono troppo ampie e mi infastidiscono”.

Hijiri tossicchia, ma il suo volto si è fatto terreo.
Anch’egli deve aver visto Maya.
Mi alzo dal tavolo, vedo Shiori che mi fissa interrogativa e le spiego che DEVO andare a salutare una persona molto importante.
Quando lei mi chiede chi è, io indico la vetrata, ma i due ragazzi sono già andati via.
Il pranzo termina.
Ho mandato giù due cucchiai di riso, non ho bevuto né acqua né vino.
Hijiri riporta l’auto davanti al ristorante e saliamo stancamente.
C’è traffico, per strada.
Il “mio autista” azzarda un percorso alternativo e imbocchiamo una parallela per Shibuya.
Anche lì è un disastro.
Pare ci sia stato un incidente all’incrocio e, stavolta, ci fermiamo.
“Cazzo!” dico scendendo dalla macchina, per nulla preoccupato del turpiloquio e della reazione di Shiori.
La mia fidanzata mi segue.
Attorno a noi centinaia di persone attendono che la strada venga sgomberata.
Ma ci vorrà un po’.
Shiori scorge un negozio di fiori proprio sul marciapiede a fianco della nostra auto.
E’ quello della signora Kaibara, la mia inconsapevole fornitrice.
Ha messo una bella composizione proprio davanti all’ingresso. Il piccolo pergolato che ne racchiude la porta è anch’esso ornato di rose scarlatte.
Shiori si lascia andare ad un entusiastico commento, domandandomi un gesto di galanteria.
Io la guardo senza astio, col sorriso amaro che amore non riamato mi detta, ma la mia semplice risposta la sconvolge.
“Chiedimi di regalarti il mondo, cara, ma non le mie rose”
Mi stupisco del tono fermo, mentre lo sguardo sembra perdersi dentro il negozio, ma, in realtà va oltre, fino alla Valle dei susini, fino al teatro Daito, sei anni fa…
La strada si apre, finalmente.
Accompagniamo Shiori fino a casa Takamiya.
Lei mi lascia a malincuore chè, forse, vorrebbe approfondire.
Vedo che ha il volto teso, un po’ chino sul petto reso voluminoso dal push-up.

Quando l’auto si ferma davanti al Palazzo Daito, Hijiri mi chiede se voglio tornare al lavoro o preferisco andare a riposare.
E’ stata una giornata dura, stressante, anche se mi sembra di essere ringalluzzito di colpo.
Gli rispondo che resto in ufficio, perché devo incontrare Kuronuma.
Hijiri mi anticipa, dicendo che il motivo di quella visita è assai prevedibile.
Solo io non so nulla.
E il problema che mi viene posto innanzi è tanto grave quanto inaspettato: non riesce a recitare.

Maya non riesce a recitare!

Cerco di mantenere l’aplomb che mi contraddistingue, sebbene, stamattina, abbia mostrato ad Hijiri il peggior Masumi Hayami della storia.
La butto sul ridere, fingendo di non preoccuparmene: la ragazzina è sempre stata complessata.
Ora che siamo alla resa dei conti è più che naturale che si senta persa: quella della dèa scarlatta è una parte difficile ed anche il suo genio sarà messo a dura prova.
Ma il mio collaboratore pensa che ci sia qualcosa che non vada e, quando lo istigo a parlare – se sa qualcosa! – egli mi risponde vago, perché non può mettermi nell’orecchio cose che potrebbero rivelarsi infondate.
“Se ti riferisci al fatto che è innamorata di qualcuno,” commento amaro “puoi anche parlare liberamente”
Hijiri scuote il capo ed entra nella saletta privata: Mitzuki ha appena annunziato l’arrivo di Ryuzo Kuronuma.
Lo accolgo calorosamente, con la mano tesa verso di lui.
Anch’egli è felice di vedermi, sebbene preoccupato per l’andamento delle prove.
E accenna a Maya e al suo possibile amore non corrisposto.
Mi accendo una sigaretta per primo e, successivamente, dopo debite scuse, gliene offro una.
“Signor Kuronuma,” dico “io credo che stia sbagliando. Non so proprio come possa essere un problema d’amore, dal momento che la sua interprete della dèa frequenta quotidianamente il proprio fidanzato.”
Mi fermo per respirare, mentre la cenere della sigaretta è caduta a terra.
Il regista mi guarda circospetto.
“Non credo” afferma “che Maya sia l’unica ad avere problemi in questo senso, signor Hayami.”
Lo guardo ironicamente e lo rimbrotto per bene:
“Faccia il suo lavoro. Veda di far recitare la ragazzina, signor regista. La Daito Art Productions si aspetta grandi cose da Maya Kitajima!”
Kuronuma si alza.
“Pensavo...” mi dice “pensavo davvero che lei fosse diverso, giovane presidente Hayami”
Mi lascia solo. Ho frantumato la sigaretta.
Hijiri viene fuori dalla saletta privata chiedendomi ancora una volta che ne sarà delle mie rose.
Maya ha bisogno di me, del sostegno dell’ammiratore delle rose scarlatte.
E non capisco perché.
O forse sì.
Andiamo, Masumi, perché stai pensando a quella notte al tempio, adesso?
Perché senti ancora il suo corpo bruciare sotto le tue dita?
Il suo profumo, la forma del viso schiacciata su questo petto, il tuo petto!
Ma non può essere vero: questo è solo un banale sogno d’amore, anche se procura indicibile sofferenza.
Afferro la giacca ed esco.
Sta piovendo a dirotto, ma il Kid’s Studio è qui dietro ed io devo raggiungerla.
Prendo la sopraelevata per attraversare la strada in tutta sicurezza, i miei piedi schizzano acqua ovunque.
D’improvviso, metto a fuoco una figurina di donna.
Sei tu.
Sei appoggiata, braccia conserte, alla ringhiera della sopraelevata e guardi con occhio distratto le auto che corrono sotto di noi.
“Maya!”
Ti chiamo come fossi disperato.
Mentalmente, mi scuso con te per non avere portato il solito impermeabile, quello col quale ti ho riparata dalla pioggia tante volte.
Ho solo la mia giacchetta leggera e, volentieri, te la adagio sulle spalle.
Mi guardi sconvolta.
La pioggia ti bagna il viso, confondendo le lacrime.
Perché diamine stai piangendo?
Cosa ti sta succedendo?
Mi appoggi una mano sul petto e mi dici che non riesci a recitare.
Sarei tentato di chiederti, con ironia, perché vieni a raccontarlo proprio a me, che sono interessato solo all’aspetto commerciale della vicenda, ma mi freno.
Allora, mi dici che non riesci ad entrare nella maschera di Akoya innamorata – e riamata – da Isshin.
Senti il suo amore folle per te, ma non…il tuo per lui.
“Eppure,” ti dico “sei sempre riuscita a distinguere egregiamente tra la realtà e la finzione del palco! Hai indossato altre maschere di donne innamorate. Perché, ora, non puoi?”
“E’ diverso!” balbetti “Akoya è diversa! Ho sempre usato i miei sentimenti per recitare, è vero, ma questo dramma mi strazia l’anima! Non è solo per la parte…è quello che sento dentro.”
Continui a tenere ferma la mano sul mio petto.
I miei battiti si sono fatti martellanti e sto per stringerti a me.
La mia razionalità, ora, esige una conferma, prima di lasciare il posto al cuore.
“Forse,” provo a dire “se non riesci ad amare il tuo ragazzo come Akoya ama Isshin è solo perché lui non è il tuo Isshin.”
Mi guardi.
E’ tenerezza, quella che leggo nei tuoi occhi?
Dèi, ditemi che non sto sognando!
E poi accenni disperata al tuo ammiratore scomparso, troppo impegnato per curarsi di te.
Io mi ritrovo confuso.
Se potessi, in questo istante, ti sommergerei di fiori.
“Vorresti” mormoro piano “recitare la parte di Akoya per me, come se io fossi lui, il tuo ammiratore delle rose scarlatte?”
Le parole mi muoiono in bocca: “Isshin” ha preso forma davanti a noi.
La tua mano lascia il mio petto.
Sakurakoji si avvicina con due ombrelli in mano e mi chiede - impassibile come quella sera sul fiume Tama - se ne voglio uno.
Nego col capo, privo di sorriso.
L’incanto è rotto ancora una volta.
Mi giro e vado via senza guardarmi indietro.
Rientrato in ufficio, bagnato fradicio e senza giacca, Mitzuki pensa al mio ennesimo colpo di testa, ma non dice nulla. Mi comunica la lista di coloro che mi hanno cercato, poi entra nella mia stanza col caffè caldo.
Come se un fulmine mi avesse trapassato da tempia a tempia la testa, le chiedo se, secondo lei, ci si può innamorare di qualcuno che non si conosce.
“Signor Masumi” dice servendomi “è più facile di quel che non crede!”
Sorride ironica e beffarda insieme:
“Se il suo cuore non si apre neppure quello di Maya potrà mai uscire allo scoperto. Ha mai pensato che voi due potreste essere le due parti di una stessa anima?”
Nascondo l’imbarazzo sorridendo.
Ma è un sorriso serio, appena abbozzato.
“Se anche amasse l’ammiratore, non è me che ama” affermo amaro.
“Davvero?” domanda Mitzuki alzando il sopracciglio sinistro.
E con questa domanda epocale lascia il mio studio.



Il vascello delle fate.
Il sole di Tokyo, un’enorme palla rossa che si tuffa tra le nubi sottili della sera, scompare piano, al di là della vetrata.
Il mio dies horribilis è terminato, finalmente, ma la pace del cuore è una chimera.
Le parole di Kuronuma e di Mitzuki risuonano in modo ossessivo nella mia testa. E mi rimandano la tua figura di giovane donna tormentata dall’amore quanto lo sono io.
Maya, non posso credere che tu sia innamorata del donatore di rose scarlatte!
In tutti questi anni, i tuoi sentimenti sarebbero maturati piano e senza che io me ne accorgessi?
Perché non ho colto i ripetuti segnali che, timidamente, provavi a lanciarmi?
Sono davvero un idiota!
Ella non sa che io, Masumi Hayami, sono il suo misterioso benefattore!
Se sapesse, tramuterebbe il suo affetto in inestirpabile odio: si sentirebbe presa in giro fino alla fine, anche se uno scherzo non può durare tanto senza incorrere nel rischio di diventare reale.
Mi accendo una sigaretta.
Il silenzio dell’ufficio ormai semideserto viene rotto dalla voce di Mitzuki e da quella di un giovane uomo. La mia segretaria sta dicendogli che ha ordine di non far entrare nessuno, ma il tizio non sente ragioni.
Mi chiedo se sia la yakuza, a mandarmi, finalmente, i suoi sicari.
Ed ecco che irrompe il baldo, atletico Sakurakoji.
Gli chiedo acido cosa diamine è venuto a fare..
Il ragazzo arrossisce e mi dice che Maya se ne è andata, lasciando due lettere, una per Kuronuma e una per me.
La getta maleducatamente sul tavolo, ma non accenna ad andarsene: io lo fisso senza parlare, ma non apro la busta che Maya ha destinato a me.
Picchietto con le dita sul tavolo. Noto che Sakurakoji non mi toglie gli occhi di dosso.
“E’ lei, vero?” mi chiede alla fine “è lei l’ammiratore delle rose scarlatte?”
Rido fragorosamente. La mia migliore performance recitativa!
“Ragazzino, l’indirizzo di Babbo Natale è un altro!” dico aspirando un po’ di fumo.
Sakurakoji mi dà le spalle, intenzionato ad andarsene, finalmente.
La lettera di Maya sembra bruciare sul tavolo della scrivania ed anche io fremo all’idea di leggere i pensieri che mi ha dedicato.
“Signor Hayami,” dice il giovane attore prima di andarsene “sono contento che non sia lei il misterioso donatore. Non tollererei che Maya amasse un uomo della sua bassa statura morale!”
Ecco un altro visionario convinto che la ragazzina sia innamorata del suo tutore, penso tra me e me.
Sbatte la porta e, mentre io gli do dell’imbecille, lacero come un forsennato la busta.
“La ringrazio per quello che ha fatto per me in questi lunghi anni.
Per merito suo, sono riuscita a concludere gli studi e a recitare in spettacoli di alto valore.
Ma adesso sento di non potere più andare avanti.
Non sono in grado di interpretare Akoya e la colpa è del mio sentimento non corrisposto.
Non voglio importunarla, signor Hayami: so bene che sta per sposarsi, ma, dal momento che, questa sera, sparisco per sempre dalla sua vita e dal mondo del teatro, voglio essere sincera fino in fondo.
So che si nasconde dietro la maschera del donatore di rose dalla sera in cui è andato in scena l’ultimo spettacolo di Lande Dimenticate, ma, pur avendo la possibilità di parlarle più volte, ho taciuto.
Del resto, è stato fin troppo ovvio capire che nutre per me un affetto sincero, che nulla ha a che vedere con l’amore. Siamo stati vicini tante volte, ma niente è accaduto, se non quel sogno strano, quello in cui, dalle sponde del fiume, la mia anima è come “volata” verso la sua per fondersi con essa.
Un sogno stupendo, signor Hayami, un’illusione d’amore che solo la Valle dei Susini può dare.
Ero innamorata del donatore di rose come una ragazzina e, gradualmente, mi sono innamorata di lei come una donna.
Ma tutto questo non ha importanza, adesso.
Volevo dirle anche che, alla luce di quanto scoperto sulla sua identità, vedo in modo diverso anche i motivi che l’hanno indotta a celarmi il luogo in cui si nascondeva mia madre.
Quando, mesi fa, l’ho sorpresa al cimitero, col severo abito a lutto e le rose scarlatte fra le braccia, ho compreso quanta sofferenza deve aver provato.
Come regalo di nozze, desidero sollevarla, finalmente, da questa delittuosa responsabilità. E le prometto di pregare per la sua felicità. Per sempre.
Addio”


Addio.
Addio?
Addio?!
Non puoi andartene adesso!
Quel sogno d’amore l’ho fatto anche io e tutte le volte in cui ti ho tenuto tra le braccia, ho dovuto mozzarmi le mani per non dimostrarti quel che provavo!
Ho passato le pene dell’inferno, nel tentativo di mettere a tacere la mia passione divorante per te.
Non puoi andartene ora che so!
Mi alzo, facendo cadere la poltrona dietro di me.
Mi fermo sulla soglia per comporre il numero di Kuronuma sul cellulare.
Chiedo senza mezzi termini cosa gli hai scritto, ma egli è vago, sembra tergiversare.
Allora io comincio a piangere come un deficiente, ormai incapace di reggere lo stress di tutti quegli anni, caratterizzati da fraintendimenti continui e occasioni perdute.
Il regista è senza parole; non deve essere uno spettacolo decoroso, il mio.
Alla fine, dopo un lungo sospiro, mi dice che sospetta che potresti in viaggio per la Valle dei Susini.
Tronco la chiamata, asciugandomi le lacrime col palmo della mano e, mentre sto telefonando a Hijiri, un tocco lieve sulle spalle mi fa trasalire.
E’ Shiori.
“Masumi, ero preoccupata per te.” dice con tono lento.
Mi porge un fazzoletto di pizzo colorato di azzurro.
Lo rifiuto.
Le dico senza mezzi termini che me ne devo andare perché ho un impegno urgente.
Allora lei mi butta le braccia al collo e prova a baciarmi la bocca, le orecchie, il collo, ma io rimango rigido come un pezzo di legno.
“Che succede?” chiedo senza troppa grazia allontanandola da me.
E’ inusuale vederla così disponibile.
A pensarci bene, anche all’ora di pranzo, si è presentata al Garden Café con un vestitino scollato e il push up.
Che le sia dato di volta il cervello?
“Insomma, Masumi, il matrimonio è fra due settimane. Trovi sia così pazzesco che io desideri stare con te in modo diverso?”
Sorrido.
Mi sembra di annegare.
Non ho tempo da perdere, devo liberarmi di lei subito.
Le responsabilità nei suoi riguardi mi crollano addosso come un macigno: del resto, sono stato io a chiederla in sposa. Avrei anche potuto rifiutare l’appuntamento a scopo matrimoniale, fingendo che Eysuke non esistesse, ma non l’ho fatto perché ero convinto che Maya - la mia Maya! - non nutrisse alcun sentimento per me.
Shiori è stata una vile scelta di ripiego.
Non posso umiliarla: cosa posso fare per evitare che lei senta questo rifiuto come un affronto alla sua dignità di persona?
“Ascolta, cara,” inizio incerto “non posso più nasconderti quel che provo né continuare a mentire a me stesso”
La vedo impallidire, ma i suoi occhi sono asciutti.
Si scosta un po’ da me, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
“Non sei tu il mio amore.” dico finalmente.
“Il tuo amore riposa nel fondo di una libreria nella casa di Nagano, è così?” domanda lei.
E’ inaspettato.
Mi chiedo come faccia a saperlo, mentre le due facce di verità e menzogna danzano ironicamente davanti ai miei occhi. E’ inaudito che Shiori sia vissuta con questo dubbio per mesi.
E ci saremmo anche sposati, se la mia anima non avesse detto basta al patema infinito.
“Devo ritrovarla.” le dico andandomene.
“Masumi!” mi chiama “Non annullo il nostro matrimonio. Aspetterò che tu ritorni da me. So che lo farai.”
Non ho tempo per sentire oracoli e la lascio sola, il capo chino sul push up che – purtroppo per lei - non ha sortito l’effetto desiderato.
Forse penserà che Maya ha fatto di me un impotente, ma non mi importa.
Mentre sto entrando in macchina arriva la chiamata di Hijiri.
“Alla buon’ora!” dico col tono esaltato “dov’è?”
Il mio collaboratore sembra chiamare dall’altro capo del mondo: dice di averla trovata nei pressi del porto, a Yokohama, ma, a causa di una fatale distrazione, l’ha subito persa di vista.
Mi metto ad imprecare.
Hijiri mi implora di mantenere la calma, ma io ho una paura folle: il terrore che una delle sue mille maschere possa celarla a me per sempre!
Arrivo al chioschetto che mi ha indicato il mio uomo e constato che è proprio di fronte al ristorante cinese in cui Maya ed Haru Kitajima sono vissute per lungo tempo.
Centinaia di ragazzine passeggiano per la strada, ma non scorgo nessuna che le somigli.
Chiedo ad Hijiri se ha chiesto all’interno del locale.
Egli annuisce, ma la risposta è stata negativa: la gestione è cambiata e nessuno conosce Maya.
Tutto è contro di me.
Si odono le sirene del porto.
Hijiri mi spiega che, quel mattino, è stata varata una nave da crociera, un piccolo gioiellino extralusso per brevi tragitti, della durata massima di un giorno e una notte. Le sirene a festa indicano che tra poco, salperà.
Licenzio il mio dipendente e mi metto a camminare sulla banchina.
La nave è a poca distanza, mi viene voglia di farci un giro.
Alla biglietteria fanno storie.
Dicono che hanno prenotazioni fino al primo dell’anno.
Allora io tiro fuori il mio nome e, miracolosamente, la passerella si abbassa anche per me.
Nulla resiste a Masumi Hayami della Daito Art Productions.
Perché cazzo sono venuto qui, mi domando accendendomi una sigaretta.
Dovrei cercare la ragazzina, prima che scompaia definitivamente!
Sono appoggiato alla ringhiera del vascello, il vento gelido di novembre fra i capelli, quando vedo Hijiri, dal porto, che mi guarda con un arcano sorriso sul volto.
Devo scendere?
Devo lanciarmi in acqua adesso? Subito?
Forse ha trovato Maya.
Butto la sigaretta e già impugno la ringhiera per buttarmi di sotto.
Egli compie ampi gesti con le braccia, sta dicendo di no.
Deve essere impazzito anche lui.
Nella mia follia infinita d’amore ho coinvolto tante, troppe persone.
Solo voltandomi, capisco cosa Hijiri intendesse.

continua..................
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 13/5/2010, 22:47




Oh mamma, ma che masumi incontenibile quello della prima parte!!!
Brava!!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 14/5/2010, 20:48




dico solo una cosa: WOW! doppio WOW! mi paice da morire questa parte inedita.
Masumi è davvero fuori di sè e tocca davvero il fondo prima di ricominciare a vivere!
per fortuna quell'angelo custode di Hijiri gli ha impedito di rovniarsi per sempre...

Se riuscita ad arrivare allo stesso punto della Miuchi (anzi meglio perchè Maya si è già dichiarata), per vie diverse... ora attendo con ansia di vedere cosa accadrà tra i due!
 
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view post Posted on 18/5/2010, 16:12
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Passion
Maya è lì, oltre la porta d’ingresso del salone, seduta al bar.
Il mio cuore si ferma per un attimo al pensiero che l’ho trovata, al pensiero che, stasera, se ne avrò la possibilità, potrò dimostrarle quel che provo: dissipare finalmente queste nubi perenni di gelo per far posto al tepore della primavera.
Sta nevicando e mi tiro su il bavero del cappotto.
Penso che, in questo istante, gli dèi mi amino.
Non ci sono stelle, nel cielo di Tokyo, a parte lei, la mia ragazzina, ma c’è la neve, la soffice, candida, pura neve che mette sull’attenti i miei sensi come per comunicare presagi di gioia infinita.

Sei qui, Maya, e adesso entro.

Il tuo fervente ammiratore, Masumi Hayami, è qui, dietro di te.
Indossi un vestito rosa che ti lascia scoperte le spalle.
Hai adagiato lo scialle di seta di uguale colore sullo sgabello accanto al tuo.
Studio con attenzione la tua figurina, mentre reprimo con fatica il desiderio di abbracciarti subito.

Proprio mentre sto scostando il tuo scialle, ti giri verso di me.
Sorrido a labbra strette, mentre leggo negli occhi azzurri che non te lo aspettavi.
Magari non te lo aspettavi, ma lo speravi.
Proprio come quella sera nella valle, sotto un tappeto di stelle urlanti di bellezza o quella notte al tempio, quando ho creduto davvero di soccombere alla passione.
Io so, adesso, che tu ami l’ammiratore delle rose scarlatte.
So che ami me, Masumi Hayami!

"Che cosa ci fa qui?" mi domandi imbarazzata più che mai.
Non so cosa rispondere, mi sento un perfetto deficiente ché ho la chiara percezione di non poter più trattenermi.
“Vuole ballare?” chiedo dopo un interminabile momento.
Dal mio sguardo non trapela alcuna gioia.
Voglio che i tuoi sentimenti per me esplodano da soli, ragazzina.
Mi permetti questa “vendetta” personale?
In fondo, sei stata tu a beffarti del dio dell’amore, reprimendo i sentimenti che egli ti ispirava, e meriti una piccola, significativa punizione.
Tu mi osservi con tristezza.
Leggo perfettamente nel tuo cuore.
E’ un misto di imbarazzo e angoscia, ma, soprattutto, quel dolore che io ho provato per anni.
Sei convinta che io sia felicemente fidanzato, che mi sposerò presto e, pertanto, che il tuo sogno non si avvererà mai.
“Ed ora” comincio io con voce sottile “vuole spiegarmi perché è qui? Perché è fuggita lasciando il lavoro, che è tutta la sua vita? Perché è scappata da me? E se il suo intento era andarsene, perché confessare?”
Rifletti per un attimo.
Le mie domande sono state formulate in modo quasi “ansioso”. Fremo all’idea di avere delle spiegazioni.
Non è una notte di inganni, questa.
Vedo Maya alzarsi e porgermi la mano.
Andiamo sulla pista da ballo.
Sembra più alta, ora che la sua figura è accostata alla mia.
Sei cresciuta davvero, ragazzina.
Racconta che è salita sulla nave per un colpo di fortuna – che forse, penso io, ha un nome preciso.
Ma l’intento era quello di dividersi tra la pista da ballo e il ponte, tra la musica e la neve.
E tutto questo per poter pensare al futuro.
Non pensava davvero al miracolo di vedermi qui, accanto a lei.
Obietta che dovrei stare con Shiori, dal momento che manca poco al matrimonio ed io annuisco, spingendo la mia recitazione all’eccesso.
Provo quasi divertimento, ora, a farle credere quel che non è.
La vedo sempre più mogia, mentre appoggia la testa al mio petto.
E’ incredibile come i sentimenti possano variare a seconda delle situazioni.
Mi sembra di essere un uomo diverso, adesso. La mia maschera depressa si è disciolta e devo tutto a questo piccolo corpo caldo che mi si stringe addosso.
La conduco fuori dalla sala.

Raggiungiamo la reception per recuperare la chiave del mio alloggio.

Mi sembra di non capire più nulla.

Quando apro l’uscio, le mie mani tremano vistosamente e prego che ella non se ne avveda.
Ma Maya è arrossita ed io devo sdrammatizzare in qualche modo:
“Ragazzina, non l’ho portata qui con l’intento di approfittare del suo stato di debolezza.” affermo convinto.
Non risponde. Sta pensando di nuovo a Shiori. Sta imputando il mio “rifiuto” all’unico motivo possibile.
Nascondo la verità dei fatti.
Voglio amarla disperatamente, ma c’è ancora qualcosa che lei deve fare.
Prima.

Non per l’ammiratore.
Non per Masumi Hayami.
Ma per lei.
Maya non deve smettere vivere nel mondo dell’arcobaleno.
Non deve privarsi di ciò che le ha permesso di uscire da un microcosmo ingrato, che la bacia di una luce potente, conferendole passione.
Quella stessa passione che mi ha fatto perdutamente innamorare.
Desidero con tutto il cuore che lei ritrovi il piacere di recitare indipendentemente da me.
La guardo con sfida, mentre butto sul letto un copione.
Lei lo conosce fin troppo bene:
“Allora, ragazzina, tempo addietro le feci un invito. Reciti per me, le dissi. Peccato che, prima che la sua performance avesse inizio, è arrivato il suo cavalier servente!”
Sull’ultima frase, la mia voce si è incrinata di leggero rimpianto.
Provo, allora, ad accendermi una sigaretta, ma Maya me la nega.
Incasso il rifiuto e vado a sedermi davanti al caminetto acceso.
Mentre constato che la neve, fuori, imperversa, con la coda dell’occhio, vedo lei spostarsi verso il letto per recuperare il copione.
Mi chiedo se mi stia prendendo in giro, dal momento che conosce perfettamente le battute di Akoya.
Io, dal canto mio, ho compiuto quel gesto unicamente per rammentarle che è quello il mondo al quale deve tornare.
Mi si piazza davanti, con la luce del fuoco che illumina metà della sua persona, e mi chiede di leggere assieme a lei.
Prima che io possa replicare qualcosa, ella è già seduta, le sue spalle esili contro il mio petto.
Le mie mani devono reggere il copione e, inevitabilmente, le braccia finiscono per cingerla.
Deglutisco.
Torno ad essere confuso ed incapace, come il Masumi Hayami dei tempi migliori!
Il profumo dei suoi capelli mi inebria.
Il suo collo e le spalle nude sono invitanti.

Poi la sua voce torna a rompere il silenzio.
Ma non è più lei.
Le pagine sono aperte sui colloqui d’amore fra la dèa e lo scultore sacro.
“Fino ad oggi non mi era mai capitato di essere triste,” dice “ma, al solo pensiero che tu te ne vada, il mio cuore sprofonda nella solitudine.”
Non sono più io.
“E’ incredibile...” le rispondo “una ragazza bella come te, ama me!”
“Quando il mondo era ancora nel caos, gli dèi generarono figli che scesero sulla terra. Allora l’anima si divise in due, yin e yang , che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati, avrebbero riportato l’armonia, per rinascere a nuova vita.”
La sento tremare fra le braccia e l’attiro a me ancora di più.
Le parole di Isshin ed Akoya si infrangono sui nostri cuori come onde impetuose.
“E’ una forza incontrollabile che spinge le due parti di una stessa anima a cercarsi pazzamente tra le vie impervie del mondo corrotto.” mormora Maya “Davanti a questa forza non esistono età, aspetto, rango. E, quando si incontrano, queste anime si attraggono vicendevolmente, sfidando ogni logica umana.”
Ti fermi senza fiato.
“Ora che ci siamo incontrati…come è possibile vivere separati?”
La tua voce è rotta dai singhiozzi.
“Ormai non possiamo allontanarci!…gli occhi per guardarti, le mani per accarezzarti, questo corpo per amarti…mi basta solo questo!”

(…)

Non avevo mai avuto una esperienza simile.
Con le mie attrici tutto si compiva in pochi, automatici gesti e in un lasso di tempo relativamente limitato. Fare sesso era una necessità quanto mangiare e mi curavo del loro benessere nella misura in cui la cosa serviva a rimpinguare le casse della Daito Art Productions.
Tutto è cambiato e penso ad una frase molto significativa pronunziata da Eysuke Hayami mesi addietro: “il vero genio ha il potere di mutare il destino del mondo”.
Davvero, la mia vita ha cominciato a girare diversamente, da quando ti ho incontrato, amore mio!
Sorrido passandomi un braccio dietro la testa. Tu sei accoccolata sul mio petto. Sento il tuo cuore pulsare ancora impazzito e penso che siamo nati per questo ed ora nulla e nessuno può impedirci l’amore.


Continua…
 
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Yayoi
view post Posted on 19/5/2010, 09:29




Mi piace come hai impostato la "piccola vendetta" personale di Masumi.
Dopo tutti questi anni di attesa penso proprio che se la sia guadagnata.


ma c’è la neve, la soffice, candida, pura neve che mette sull’attenti i miei sensi come per comunicare presagi di gioia infinita.
Che spettacolo questa frase!!!

Mi piace anche come l'hai conclusa.
Bè possiamo dire che è "la prima volta" per tutti e due!!!

Baci.
Baby
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 19/5/2010, 23:05




Bella scena, lei che recita la dea scarlatta appoggiata a lui, fino a non potersi più trattenere dal far seguire i fatti alle parole...vera poesia, bravissima!
 
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view post Posted on 22/5/2010, 19:11
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, ragazze, seppur latitante sto lavorando a qualche modifica, motivo per cui non ho postato ancora.
Lunedì riprendo.
Non vedo l'ora finisca la scuola per potermi dedicare a nuove storie sui bradipos.
_Un bacione.
 
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view post Posted on 22/5/2010, 19:38
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Complimenti LauraHeller, mi piace molto vedere la storia dal punto di Masumi leggere i suoi sentimenti più profondi , mi piace molto.....brava ..
 
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view post Posted on 25/5/2010, 16:09
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, Angelo, benvenuta tra le mie lettrici.

Behind the clouds the sun was shining...
(il carme delirante di un uomo che ama una donna e cerca di razionalizzare ciò che, per essenza, non è razionalizzabile)


Dalle nebbie del tempo andato,
come evocato dal mio stesso spirito,
ho “abbracciato” la disperazione di chi non conosce l’altra metà di se stesso.
Quell’attore ragazzino aveva gli occhi limpidi di chi ama.
Turbava i tuoi pensieri, ma anche io turbavo i tuoi!
Avevo promesso di amarti in silenzio
con tutto me stesso
(ma solo nella mia mente),
di starti accanto
(ma senza parole).
Ragazzina di belle speranze,
taceva la mia bocca,
ma non il mio cuore!
Avrei mai potuto rinunciare a te?
Il futuro era fragile come un ramoscello di fiori scarlatti.
Avevo paura di chiudere i miei occhi
e temevo che il cuore si spezzasse realmente.
Ero il carnefice di me stesso
e,
mentre mi uccidevo solo guardandoti,
pensavo che, in fondo,
non era stato inutile vivere come avevo fatto,
se,
alla fine dei giochi,
ti avevo incontrata!
Immagini sfocate del recente passato,
tanto lontane da sembrare un sogno,
vaticinavano carezze reali
che hanno sancito la mia appartenenza.
Non posso più sottrarmi al tuo abbraccio,
non voglio e non posso!
Permettimi di amarti.
Dissiperò le ombre, seguirò il mio destino
e non l’altrui.
Affronterò ogni intemperie per trovare riposo sulle tue labbra, ragazzina!



Ti guardo mentre ti rivesti con una punta di malinconia. Accompagno con gli occhi il movimento delle tue mani che tirano su le spalline del vestito, poi lo sistemano sui fianchi e, infine, mollemente, lo fanno cadere lungo le gambe sottili.
Il mio spirito già brama il prossimo incontro, ma, adesso, dovremo lasciare quest’oasi di piacere assoluto per affrontare il mondo.
Fino a poco fa, quando ti tenevo stretta a me, pensavo di poter finalmente disfarmi del fardello delle preoccupazioni riguardanti mio padre, ma ora, per quanto la mia risoluzione sia granitica, ho un po’ di timore.
Davvero oserà farti del male, se non gli obbedirò?
Ti giri piano verso di me e, prontamente, ti ricatturo tra le mie braccia.
Ti mormoro nell’orecchio che voglio tornare ad amarti, ma tu – realistica, che strano! – mi dici che la crociera sta per terminare e “dobbiamo accettarlo”.
Ribatto che sono stufo dell’utilizzo indefesso del verbo “dovere”.
Stavolta non mi rispondi, ma porti le mie mani sui tuoi fianchi, offrendomi irresistibili labbra.
Ti invito a sederti sopra di me.
Sono ancora privo di vestiti.
Dopo la notte trascorsa insieme, mi riesce alquanto difficile rimettermi addosso quegli abiti che per anni ho bramato tu mi strappassi di dosso.
E, adesso, dopo aver realizzato quel folle sogno, devo tornare ad indossarli!
Non potremmo aspettare ancora un poco?
Sì, in fondo è appena l’alba. La nave approderà a Yokohama all’ora di pranzo. E, forse, il vento gelido la terrà lontana dalla riva ancora un po’.
Un regalo ancora da parte degli dèi.
“Perché non godere del poco tempo rimasto?” mi dici accoccolandoti a me “Se poi davvero, la dèa scarlatta vorrà scatenare gli spiriti della natura per consegnarci di nuovo all’immortalità, saremo ancora più felici. Ammesso possa essere possibile…”
Le mie mani tornano a cercarti, ragazzina.
Le onde impetuose non si placheranno mai e più i nostri corpi si muoveranno al loro ritmo, più desidereremo che quell’acqua ci sommerga, annullando per sempre due individualità che auspicano solo di essere uno.
La neve, fuori dall’oblò, continua a cadere piano.
Non c’è bisogno di camino per riscaldarci, te ne rendi conto, Maya?
Non esiste più nulla, a parte noi: noi, nel tuo paese dell’Arcobaleno.
Mi domandi se gli anni trascorsi a farci la guerra siano serviti a qualcosa o abbiano costituito solo una perdita di tempo.
Io rivedo le nostre due vite simultaneamente.
Rivedo due mani congiunte dentro una galassia tremante, laggiù, nella Valle dei Susini.
Noi sapevamo che eravamo nati per questo.
Lo sapevamo, ma, per qualche ragione, continuavamo a vivere nell’inconsapevolezza, nella triste attesa di qualcosa che avrebbe potuto non realizzarsi.
Il ricordo dello sguardo di allora, perennemente assente, mi fa tremare un poco il cuore, perché i nostri occhi si volgevano già nella medesima direzione, ma l’orgoglio e le convenzioni sociali impedivano la realizzazione di questo convito nuziale.
Di quel tempo, salvo soltanto il senso dell’amicizia: fratellanza nascosta sotto rivalità, nel caso tuo e di Ayumi o “sudditanza” devota, nel caso mio e di Hijiri.
E poi la scoperta inaspettata di “noi”!
Incontrarsi davanti a una dèa! Che, a sua volta, in virtù dell’amore di anime, genera altri dèi!
Ricordi quel bacio sulla mano dolente?
No, tu non puoi ricordare, ché un’altra vi ha assistito!
Ma rammenti bene il tuo volto costantemente stupito davanti a un affetto che chiedeva solo di essere ricambiato con il tuo cuore
Mentre ti muovi irresistibilmente sopra di me, libera di nuovo del vestito rosa, ripenso al mio primo, disperato abbraccio: un uomo che si stringeva al petto, colpevole!, una ragazzina di sedici anni.
Sì, valeva la pena aspettare, Maya.
Mi fai mancare il respiro e non riesco ancora a crederci.
Quel frutto acerbo è diventato tutto questo.
Una piccola fiamma è divenuta un incendio di proporzioni epiche, il “veleno” della tua passione, piano piano, mi è entrato in circolo.
Dov’è quel dolore lancinante davanti al corpo senza vita di tua madre e la dichiarazione di odio mai domo?
Quel tuo nasconderti dentro un roveto perché non potessi leggerti nel cuore?
Io pur lo facevo e tu lo sapevi. E più lo sapevi, più il tuo odio cresceva.
Tutto è andato.

E sei diventata grande con me.

Il sorriso di pietra di una bambola da ragazzina ha tramutato un muscolo involontario in cuore pulsante. Pulsante per me e attraverso me.
Fino ad oggi eri vissuta come all’interno del grembo del teatro, che ti ha trasmesso i cromosomi della bellezza e della passione vera che solo l’arte conferisce, mentre io vivevo nel mio limbo popolato di corpi senza calore, dove tutto - anche il sentimento - si vende ad un prezzo.
Tu non potevi comprendere il perché di un’esistenza tanto sterile e vile e sognavi già il grande amore, un ragazzo semplice e fresco che ricordava per certi aspetti quel padre che raccontava storie di mondi paralleli.
Stavolta ero io a non capire come potevi anche solo contentarti di una meravigliosa normalità! Non compresi il perché di quella semplice aspirazione, finché un foulard di colore azzurro non ha asciugato i miei capelli bagnati dalla tempesta.
Così ho tolto la giacca griffata e mi sono lasciato alle spalle i fari delle automobili, le luci insistenti della città infernale, quella che non conosce sfumature, ma solo spietato manicheismo.
E mi sono ritrovato qui, dopo anni di disperata assenza, davanti a un camino spento, ma con un calore tale in corpo da poter riscaldare il mondo intero.
E’ questo, l’amore di anime.
Sento che, per quanto io possa vivere ancora, non riuscirò mai a rinunciare alla morbidezza del tuo corpo.
Sento che potrei anche lasciare il mondo adesso: lo farei senza rimpianto alcuno.
Vivere esperienze di pura carnalità mi è servito, alla fine dei conti, per cogliere la differenza tra il sesso fine a sé e la passione vera, quella che tiene unite le anime gemelle.


Voler bene è molto più che amare...
Sapevo che Shiori Takamiya non avrebbe accettato di buon grado la verità dei fatti o, per parafrasare un noto scrittore francese, la “verità dei sogni”.
Lei ha tirato in ballo una pensatrice altoatesina sconosciuta e ha definito l’amore mio e di Maya una “menzogna accattivante”, qualcosa di puramente egoistico, che chiude in un ghetto gli amanti, portandoli a consumarsi in virtù della loro stessa insana passione.
A me non importa nulla della ricchezza dei suoi parametri culturali e la invito a farsene una ragione. Shiori non capirà mai. Nella sua mente, io e la ragazzina siamo due ninfomani repressi, incuranti del mondo e dei costumi della buona società nipponica.
Forse è così, ma non del tutto.
Io, con Maya, potrei anche andare a vivere in una camera d’albergo a Shinjuku, magari sopra un localetto porno con ragazze vestite da conigliette e trans che si offrono generosamente per pochi yen.
Basta poco per essere felici.
Ma non perderò il mio lavoro né Maya smetterà di vivere nel mondo dell’Arcobaleno.
Tutto si sistemerà ed anche Eysuke Hayami, davanti al vero genio, muterà rotta.
Deve essere così, pena la vita!
Shiori si è piazzata in ufficio e non ha molta voglia di andarsene. Sa che, uscendo da quella porta, sarà assai difficile, per lei, rimetterci piede.
A meno che non decida di sposare mio padre!
Il mio senso dell’ironia è diventato spietato, per non dire allucinato.
Lavoro alacremente, come tutti i giorni, con la tazza di caffè sempre fumante accanto, il computer collegato con le multinazionali che bracco da anni, la linea di Hijiri sempre libera.

E’ il giorno della dèa.

Ed io non vedo la mia dèa da quando ci siamo giurati eterno amore, sul vascello delle fate, che le regalerò – penso – quando la porterò davanti al sacerdote (eventuale, possibile tracollo economico permettendo).
Mi perdo nei miei pensieri.
La pelle vellutata, la bocca, i movimenti del corpo.
Sono rapito.
Ma, davanti alla scrivania, siede ancora Shiori Takamiya e vuole che io le spieghi cosa è accaduto e perché è accaduto.
Non mi minaccia, sa bene che non si può “pretendere l’amore”, ma è scossa dalla mia freddezza.
Eppure dovrebbe sapere.
Gli uomini sono fatti così. Quando amano una donna, non vedono altro e, se vedono altro, non amano la loro donna. E tutto quel che non riguarda l’oggetto del desiderio risulta fastidioso, di troppo.
“E’ colpa mia…” dico mentre mi accendo una sigaretta “Mi sono accostato a te in assoluta sincerità, pregando il cielo che la tua bellezza muovesse il mio cuore verso altri lidi. Così non è stato.”
Fumo nicotina, ma cerco disperatamente di non bruciare quel poco di ossigeno che ancora circola in questa stanza.
Mi passo una mano sul collo.
Poi mi viene in mente un’idea e la comunico a Shiori:
“Vieni a vedere lo spettacolo di stasera, credo sia il modo migliore per somatizzare la situazione e riprendere in mano la tua vita. Io credo che, in qualche parte del mondo, la tua anima gemella stia attendendoti.”
“Guardati!” mi rimbrotta lei “Sei completamente soggiogato dalla tua passione. Non sei razionale né lucido.”
La guardo un po’ seccato. Cerca velatamente di ribadire il concetto di poco fa: per lei è solo puro, egoistico sesso!
Preferisco non infierire, ma non posso trattenermi dal dirle che quel che le sembra sporco e inaccettabile avrebbe anche potuto non aver luogo. E, ciò nonostante, il mio affetto per Maya sarebbe rimasto comunque un dato incontrovertibile, una tesi che si fa sintesi senza passare per l’antitesi, un assioma.
Mai e poi mai le avrei fatto mancare il mio devoto sostegno, come Masumi Hayami o come donatore di rose scarlatte.
In fin dei conti, questo è il succo di ciò che mi ha insegnato la sofferenza. L’affetto è ben lungi dall’amore carnale, ben superiore ad esso.
Quanto al mio trasporto per Maya è un’evidenza. E’ assolutamente naturale che io desideri far l’amore con lei e questo desiderio è ciò che fa trascorrere più svelte le lunghe giornate di lavoro.
Shiori si alza dalla poltrona di pelle.
Se ne va chiudendo piano la porta con il garbo di una vera signora.
Tornerà?
Spero di no, ma non devo pensarci, perché urge lavorare e poi correre a casa a prepararsi per lo spettacolo dimostrativo.
Ma ecco che Mitzuki mi chiama per avvertirmi che, senza preavviso, sta venendo su mio padre, accompagnato dal mio vecchio tutore, che, adesso, è il suo uomo di compagnia.
Asakura ha ottant’anni e sembra una maschera del teatro no, coi baffoni e le sopracciglia folte che nascondono due pupille minuscole e indagatrici.
Non gli sono mai stato simpatico. Sarà che ho ereditato i tratti occidentali di mio nonno, la sua altezza imponente, i suoi occhi azzurri, i capelli biondissimi.
Mi è stato dietro fino all’incontro prematrimoniale con Shiori.
Poi, Eysuke lo ha sollevato dal suo impegno con me, riducendolo alla condizione di autista e accompagnatore.
Ed eccoli qui, più beffardi e accigliati che mai: entrano nel mio ufficio senza bussare.
Vedo Mitzuki inchinarsi un poco in segno di saluto: mi lancia uno sguardo preoccupato, mentre chiude l’uscio.
Sembra il rintocco di una campana di Edo.


Continua…
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 25/5/2010, 17:46




"Gli uomini sono fatti così. Quando amano una donna, non vedono altro e, se vedono altro, non amano la loro donna"

Fantastico riassunto del mondo maschile...

Laura non deludi mai, questo capitolo è poesia pura!Brava!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 25/5/2010, 18:16




Le tue ff laura sono sempre più che semplici ff, sono delle vere opere d'arte letterarie! adoro il linguaggio così poetico che usi per esprimere gli alti concetti dell'amore che possiamo trovare in gnk... e nello stesso tempo mi piace il linguaggio spiccio di Masumi, che però non esprime volgarità, ma anzi eleva ancor più il suo sentimento per Maya!

la tua shiori è meno isterica di quella della Miuchi, ma non meno odiosa!

bellissime e romantiche tutte le scene tra i due innamorati!

vediamo ora come masumi se la cava con l'orco...
 
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briky
view post Posted on 25/5/2010, 20:23




Eh Laura sempre straordinariamente poetica nei tuoi scritti e le immagini che crei con le tue parole e i concetti che esprimi, lasciano senza parole..... :imbarazzo:
Che dirti se non attendo il seguito per continuare a sognare ed immaginare?
Brava
 
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view post Posted on 25/5/2010, 22:05
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Laura è fantastico vedere un Masumi cosi deciso , shiori che non a mai provato e sentito il vero amore , qui si rivela per la sua indole viziata credendo che solo il denaro la forza possano tenere legate due persone ....sperò di poter leggere il seguito ......
 
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203 replies since 20/4/2010, 16:11   15490 views
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