Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 27/5/2010, 18:54
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:




Spiriti avversi
Se mi avessero detto che, a trent’anni e con una solida carriera alle spalle, mi avessero trattato nel modo indegno di oggi, non ci avrei creduto.
Sapevo, in cuor mio, che Eysuke Hayami è un uomo crudele e malevolo: la sua anima trista è arrivata al punto di rovinare la donna che diceva di amare.
Per non parlare di mia madre e di me – suo figlio – adottato al solo scopo di perpetuare una catena di distruzione tesa a rendere immortale questa famiglia che odio.
Talvolta mi domando come una persona che porta un nome come il mio possa essersi piegato a questa logica gretta e inumana.
Non me lo so spiegare, ma immagino che ciascun individuo abbia una sorta di percorso da seguire e che quel che ho fatto finora, per quanto riprovevole, ha un senso alla luce di ciò che ho ottenuto.
L’amore di Maya!
Non pensavo proprio possibile che questo sentimento potesse trovare realizzazione!
E, adesso, ecco questi due loschi figuri con la maschera incancrenita dall’odio che mi intimano, mi ordinano di compiere il destino da loro tracciato.
Dicono che, senza il sostegno di Hayami, sono un uomo finito, destinato a un rapido declino e, forse, è vero.
Ma mi fa rabbia pensare che ho trascorso l’estate della mia vita dietro questa scrivania senza che minimamente me ne venga riconosciuto il merito.
Ho perduto il sonno, ho distrutto, manipolato, creato dalle ceneri del vecchio qualcosa che, se opportunamente gestito, è destinato a durare per un altro secolo.
Io sono questa Daito Art Productions!
Eppure, ribatte Eysuke, i capitali sono suoi.
Tutto – dal denaro liquido alle azioni, ai gioielli, ai beni immobili di extralusso come ville in Svizzera, in Francia e in America – è a suo nome. E può ancora cambiare le sue ultime volontà, se non sposo Shiori Takamiya.
Asakura sembra un gatto che si morde la coda: mentre mio padre sbraita, aggiunge i suoi commenti sconnessi e, inevitabilmente, finisce per rammentare le mie origini, quelle origini che fanno di me un uomo per tendenza ingrato.
Gli occidentali, dice, non hanno rispetto per gli anziani né credono nel valore degli insegnamenti paterni.
Io sono un occidentale, dunque!
Magari godessi della libertà di pensiero che pare respirarsi al di là gli Urali, dove mio nonno materno è nato.
Sono stanco. Devo andare a prepararmi.
Mi alzo e li lascio a rodersi il fegato. Prima di chiudere la porta alle mie spalle, dico loro di venire allo spettacolo dimostrativo di stasera.
Scappo.
Mitzuki mi sorride porgendomi il loden ed io, per la prima volta in vita mia, la ringrazio di cuore. Mi dice che verrà a teatro quanto prima.
Nei suoi occhi c’è tutta la solidarietà che i più stretti collaboratori della Daito hanno sempre mostrato nei miei riguardi: Coichiro, Mitzuki e Hijiri sono davvero le persone più competenti che abbia mai conosciuto e mi sono cari, carissimi.
Sono saltato in macchina.
Mancano ancora due ore allo spettacolo, ma io, prima di mettermi lo smoking, devo vedere la mia ragazzina.
Non resisto più.
Karato dice che sta egregiamente, ma ho bisogno di sincerarmene di persona.
Mi manca così tanto!
Da quando siamo venuti via dal Vascello delle Fate è una notte senza stelle.
Passo dalla signora Kaibara per ordinare i fiori per il foyer e prendo un mazzo di rose scarlatte “a mio personale uso”.
Compilo il biglietto in macchina con sguardo febbrile e penso che ne hai fatta di strada, piccoletta. Prima c’era solo nebbia ed incertezza , domande senza risposta. Ora è giorno pieno and the world is at your command.
Me compreso.
“Alla ragazzina divenuta donna e, ora, dèa. Da parte del suo devoto ammiratore, Masumi Hayami, con tutto il suo amore”
Ci stiamo giocando il futuro, Maya, ma non sarà mai terribile – per quanto duro – se ci appoggeremo l’uno all’altra.
Arrivo allo Shuttle X e noto che l’auto di Hijiri è già parcheggiata. C’è anche mio padre.
Giungo velocemente davanti al tuo camerino, Maya e sento la tua voce mescolarsi a quelle della Tsukikage e, forse, di Rei.
Busso ed apro la porta.
Devo essere arrossito come un adolescente, perché ciò che vedo va al di là di ciò che si può definire semplicemente “incantevole”.
Il chimono da sposa e i fiori scarlatti fra i lunghi capelli; il trucco delicato che trasfigura un viso ordinario ma davvero intenso.
La signora in nero ha lo sguardo pietrificato. Non si aspettava di vedermi in camerino, men che mai con delle rose di quel colore tra le braccia, e capisco che Maya non le ha detto nulla.
La cosa mi rattrista un po’, ma so che lo stress in previsione dello spettacolo è andato aumentando giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Posso accettarlo, tranquilla.
La signora lascia la stanza con Rei dopo qualche secondo ed io resto solo con la mia ragazzina.
“E così” dico per sdrammatizzare “siamo alla resa dei conti”
Tu mi guardi un po’ triste, cerchi di prendermi per mano, ma io mi allontano.
Non posso baciarti ora, rovinerei il trucco di scena, nonché l’accurata opera di vestizione. Ma non ti nascondo il desiderio che provo solo guardandoti.
“Sarà uno spettacolo lungo e spero tu saprai emozionarmi davvero e, quando stanotte sarai di nuovo mia, placherò finalmente il mio spirito”
Dopo stasera tutto cambierà, Maya, te lo prometto.
Bussano alla porta.
E’ Sakurakoji.
A lui hai detto tutto, vero, Maya? Devi aver detto la verità almeno a lui!
Mi sento in imbarazzo: il suo sguardo mi comunica che nulla sa.
Sento un po’ di rabbia montarmi in corpo perché non io sono fuori luogo, in quel contesto, ma lui.
“Signor Hayami” afferma avanzando verso di me “sono stupìto di vederla qui”
E mi invita a lasciarli, perché desidera restare solo con la sua Akoya!
E’ davvero troppo. Ma non posso rischiare che i due ragazzi si distraggano.
Oggi è la prima de La dèa scarlatta.
Maya viene prima di tutto.
Me ne vado a malincuore, lasciando i fiori bene in evidenza.
Sakurakoji li sta fissando con la coda dell’occhio.


Realtà e Fantasia

Lo spettacolo inizia.
L’atmosfera che si instaura nel grande teatro è subito coinvolgente, degna del genio di Ryuzo Kuronuma.
Quel che vedo con gli occhi è la “porta” che si apre sulla Valle dei Susini.
La bravura degli attori di questo gruppo è tale che, prima ancora dell’apparire di Akoya, tutto è già “fatato”, “irreale”.
Essi creano una suspence evidente, facendo prendere forma piano alla loro maschera di spiriti dormienti.
Folletti bizzarri corrono su e giù per il palco “giocando” con gli elementi della natura.
Uno si arrampica su un traliccio e sposta una stella.
Un altro mette un seme nel fango e, subitaneamente, ne nasce un fiore.
E cantano un inno alla dèa inconsapevole, imprigionata nella dimora più cara, il susino millenario che “dimora” nel cuore della zona proibita agli uomini.
Quando l’attenzione si sposta sulla corte imperiale, l’atmosfera cambia e la natura stessa diventa “meccanica”, come fosse priva di anima: e, allora, lo stalliere si limita a guardare un astro sospirando, mentre il contadino pianta un seme, ma non sa se crescerà o il gelo, come è facile che sia, lo disseccherà.
Il mondo degli spiriti della natura viaggia in parallelo con quello degli uomini ed è ben chiara la differenza.
Sono affascinato da questi continui rimandi e capisco la logica del regista a pelle.
Anche io, fino ad oggi, sono vissuto su due binari paralleli, ma, per grazia degli dèi, mi sono ritratto prima di perdere la cosa più importante.
E poi tu.
Non riesco neppure a distinguere il tuo volto. Non so quasi più chi sei, adesso.
Tremo un poco, perché so che la tua interpretazione mi sconvolgerà ed io sarò solo un estraneo nella zona proibita, mentre lui, Sakurakoji, avrà il diritto di entrarvi in virtù dell’amore di anime!
Il mio pensiero, allora, corre ad Ichiren Oozachi.
Anche lui ha assistito passivamente alle scene d’amore tra la donna del suo cuore e l’interprete di Isshin.
Ma il punto non è il corpo, bensì lo spirito e le parole comunicano molto più di una qualsiasi posa esteriore, se pronunziate con cognizione di causa.
Mi impongo, in virtù di ciò, di vedere Maya e il suo partner con assoluta obiettività: l’amore di anime non si imprime nella carne, che può assumere le forme più varie, ma nello spirito.
E non v’è dubbio che lo spirito di Akoya vuole raggiungere il mio, che sono il suo vero Isshin.
Fingerò, dunque, di essere lassù con te.
Guardami, Maya, la mia anima vola già verso la tua.
Sì, mi hai vista.
Esci dal “susino dell’inconsapevolezza” avvolta in mille veli di colore scarlatto, con gli occhi persi ancora nel vuoto: ma le orecchie sono protese verso il mondo, dove riposa la tua anima gemella, io, che sto chiamandoti!
Ma, per ora, tu non mi ascolti.
Sei la dèa cui non è concesso amare.
E la mia voce è soffocata da milioni di altre voci che implorano gli dèi di ripristinare un contatto col mondo.
Ma gli dèi, gelosi e adirati con l’umanità decaduta, non desiderano tracciare alcun ponte tra il loro regno e quello degli umani.
Sono sopraffatto.
Riuscirai mai ad udirmi, tra tanto clamore?
Riesci.
E mi guardi con una tenerezza che mi stravolge. Il sangue fluisce velocemente delle vene. Sento le tue mani sfiorarmi il viso con infinito trasporto.
Comunque vadano le cose, da oggi in avanti, le nostre anime saranno unite.
Ci siamo uditi: il mio amore umano ed imperfetto è diventato la tua voce e, così, ti sei ridestata dal torpore della dimenticanza in cui il tuo spirito giaceva.
La nostra vita insieme è davanti ai miei occhi.
Ma, se anche provo a dimenticare il mio passato, esso torna sempre, molesto, a visitarmi.
Tu stessa me lo rammenti, anche se non vorresti.
Che ne sarà di noi, dimmelo!?
Avrai la forza di cominciare una vita con me?
Affronterai con me le cattiverie cui, inevitabilmente, andremo incontro?
Sono così maldestro!
Vorrei darti tutto, ma, adesso, non so se potrò offrirti un avvenire degno della meravigliosa donna che sei!
Tu mi ripeti il carme della filosofia buddista sulle anime gemelle ed io odo la tua voce cristallina come fossi in trance.
Sì, né età né aspetto né rango…
Ci siamo incontrati e uniti.
Siamo uno.
Non staremo mai separati.
Sei davvero tu, Maya, che carezzi col tuo viso raggiante il mio petto?
Dèi, lasciate che la ami adesso, in questo istante.
Fate che le nozze di queste due anime tornino ad essere celebrate qui, nel mondo dell’Arcobaleno!
Vedo il pubblico, attorno a me, che pende dalle labbra dei due attori principali.
Sono tornato al mio posto, con rammarico.
Il dramma d’amore tra la dèa e l’uomo è al culmine.
Isshin è pronto a togliere la vita a colei che ama per restituire la purezza e la pace ai suoi simili.
Lo si vede, attorniato dagli spiriti della natura che provano a fermarlo, brandire una scure bifronte.
E’ convinto, per quanto la sua anima si strazi, che l’amore non finisca con la morte e che, in una prossima vita, yin e yang torneranno a cercarsi pazzamente.
E’ calmo, pacato come chi possiede solo granitiche certezze ed io lo invidio molto.


Continua…
 
Top
~*Floriana*~
view post Posted on 27/5/2010, 21:39




In mezzo a tanta bellezza, la citazione lennoniana "the world is at your command" è solo la ciliegina sulla torta ;)
 
Top
Yayoi
view post Posted on 28/5/2010, 17:10




Ero rimasta indietro di 2 capitoli.

Come al solito mi lasci senza parole.......
.....e questa frase te l'ho detta tante di quelle volte che mi sembra di una banalità assurda!!!

Complimenti!

Baci!
 
Top
view post Posted on 28/5/2010, 19:04
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


bravissima.......non posso dire altro.........aspetto con ansia di leggere la fine.............
 
Top
RAY80
view post Posted on 31/5/2010, 11:15




Davvero meravigliosa, non vedo l'ora di leggere altri nuovi e stupendi capitoli.
 
Top
view post Posted on 1/6/2010, 16:44
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grazie, ragazze, questa estate - lo ricordo - posterò cose completamente nuove. Non vedo l'ora finisca la scuola!


L’arcobaleno della menzogna.
Quando il sipario cala, dopo un lungo istante di silenzio, un boato si leva dalla platea.
Cinquemila spettatori in piedi salutano la risorta dèa scarlatta.
Vedo Chigusa Tsukikage ridere e applaudire, mentre le lacrime solcano il suo volto segnato dalla malattia, e Genzo, poco distante, guardare con uguale commozione ora l’anziana attrice ora Maya.
Gli attori, chiamati con fragore alla ribalta, risalgono sul palco tenendosi per mano.
La mia ragazzina e Sakurakoji sono al centro della cordata, mentre Kuronuma, imbarazzatissimo, se ne sta davanti al tendone, senza riuscire a muoversi. Si è tolto le lenti scure più volte ed è facile dedurre che anch’egli sia preda dell’emozione.
E poi vedo quel che non avrei voluto mai vedere.
Sakurakoji la sta baciando sulla bocca.
Davanti ai miei occhi, le sta cingendo la vita e la sta baciando.
Perché ella non si muove?
Perché sembra ricambiare quel per nulla casto bacio?
Mi alzo dalla poltrona incollerito come non mai, mentre immagino lo scherno di Shiori, di mio padre, di Asakura…
Maya, dov’è il tuo cuore, in questo momento?
Ho sempre lottato perché tu vivessi nel tuo mondo dell’Arcobaleno, ho sempre saputo che non ne facevo direttamente parte, ma sono io l’uomo che ami.
Io, la tua anima gemella!
Finalmente Sakurakoji si stacca da te e, mentre si allenta la sciarpa che gli copre il collo, palesa il suo pendente a forma di delfino.
Guardo bene e vedo che anche tu ne indossi uno uguale!


Il divino mercato.
Sono preso dal panico, mentre vedo che i tuoi occhi non cercano più i miei.
Mi giro verso Hijiri e Mitzuki e constato che sono tesi quanto me, la medesima domanda dipinta sui loro volti sconcertati.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo sale sul palcoscenico per congratularsi con il cast e, porgendoti il microfono, ti chiede di dire qualcosa sullo spettacolo appena concluso.
Vedo che, con insolita sicurezza, prendi lo strumento in mano e parli del duro periodo di prova, dei tuoi compagni e del regista che – più di ogni altro – ha saputo sedare la tua proverbiale tendenza all’anarchia; poi accenni ad Ayumi che reciterà dopo di te e torni a sorridere a Sakurakoji.
Le mie dita graffiano i braccioli della poltrona.
Non eri tu, nel camerino, che ti stringevi a me e, a fatica, reprimevi l’istinto di amarmi subito?
Non hai, poc’anzi, recitato i dialoghi d’amore della dèa con me, il tuo Isshin?
Ho “visto” con chiarezza, ho sentito il tuo tocco.
Cosa può essere successo di tanto sconvolgente, durante questo spettacolo, da indurti a dimenticare la mia esistenza?
Cerco come un disperato di andare dietro le quinte, ma i giornalisti si affollano intorno a me e mi chiedono come ho fatto a far capitolare la signora Tsukikage riguardo ai diritti di rappresentazione.
Guardo i miei interlocutori stupefatto e rispondo in assoluta sincerità che nulla so, in proposito, anche perché deve ancora recitare Ayumi e la vecchia attrice non ha mai detto di voler collaborare con la Daito Art Productions, sebbene io lo auspichi.
Si leva un mormorio incredulo.
Inizio a capire piano e più capisco più il mio pallore diventa evidente.
Chigusa Tsukikage si avvicina a me, reggendosi a Genzo.
“E’ stata una sgradita sorpresa, signor Masumi” mi dice “apprendere che i suoi tentacoli sono arrivati fino all’Associazione Nazionale per lo Spettacolo. Ho appreso, nel corso dell’intervallo, che lo Shuttle X è ufficialmente di proprietà della Daito. E’ riuscito a gettare la sua ombra su La dèa scarlatta. La sua scaltrezza ha quasi del genio!”
Si stacca da Genzo.
“Non posso permettere che l’anima di Oozachi sia offesa ancora dalla sua malefica famiglia” sibila e mi guarda come se volesse uccidermi.
E’ inutile tergiversare o provare a giustificare.
Anche se nulla ho fatto di ciò che mi viene mosso in accusa.
Ho dato dei consigli al Presidente solo riguardo alle audizioni per il cast e tutto ciò per non nuocere a Maya.
Mai avrei pensato che mio padre, dietro le quinte, tramasse per impadronirsi dell’intera area in cui sorge il teatro.
Mi spiego perché l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo ha, in un brevissimo lasso di tempo, creato non soltanto diversi teatri, ma anche la biblioteca, un cinema multisala, sale di registrazione per musicisti e doppiatori, il museo naturale, l’orto botanico e l’immancabile centro commerciale.
E tutto questo senza l’intervento diretto dello Stato.
Mentre io mi occupavo di Maya e concretizzavo la mia storia con lei, Eysuke, libero dal mio controllo, ha fatto terra bruciata intorno a Chigusa Tsukikage, mettendola di fronte al fatto compiuto.
E’ riuscito ancora a fare de La dèa scarlatta il fulcro di un enorme business. Quello che Oozachi e la vecchia attrice non avrebbero mai voluto.
Questo copione parlava “delle” loro anime e parlava “alle” anime alla ricerca dell’amore vero. Capisco solo ora perché non desideravano che lo spettacolo venisse replicato ad oltranza: non volevano mercificarlo.
Questa, dunque, è la vendetta di Eysuke Hayami?
Aveva già capito, prima che Maya mi svelasse i suoi sentimenti, che io nutrivo per lei un feroce trasporto, così simile a quello che aveva provato lui stesso nei confronti della Tsukikage in gioventù?
Così mi priva del mio amore, del mio soffio vitale, del sogno di una vita felice al fianco di colei che amo?
Ma non vincerà.
Spiegherò a Maya ogni cosa e lei crederà a me.
Mentre mi muovo ancora incerto a causa dell’assiepamento dei giornalisti, vedo la signora in nero tornare a sedere.
Tutti tacciono al segnale che annuncia l’inizio del secondo spettacolo.
Le luci si spengono.



"Sono una artista e vivo di maschere”
(la maschera dei sentimenti celati)

La messa in scena di Onodera si apre con il coro degli spiriti celesti seduti intorno al susino scarlatto.
Una parte di essi invoca la parousia della divinità; gli altri, invece, adirati con gli uomini, invitano al silenzio perché lo spirito della dèa madre resti celato.
Mentre le creature ultraterrene guerreggiano tra loro, io, seduto al mio posto come un pupazzo inanimato, sento ogni membro del mio corpo diventare gelido, sempre di più.
Non posso non pensare a Maya, devo vederla, spiegarle che io non sono coinvolto nei traffici di mio padre.
Corro nei camerini, dove sono certo di trovarla.
Quando busso, ho il fiato mozzato dalla corsa e, parimenti, dalla paura.
Mi invita ad entrare, il suo tono di voce appare tranquillo.
Io cerco subito di abbracciarla, ma ella si ritrae.
Io cerco di spiegarle, ma ella dice di dover andare ad assistere allo spettacolo di Ayumi.
Con ancora indosso il kimono, si scioglie i capelli e si avvia alla porta.
Allora le urlo che non c’entro nulla con l’affare dello Shuttle X.
Si gira verso di me e, con occhi freddi come il ghiaccio, pronuncia la sua sentenza.
“Anche venire a cercarmi sul Vascello delle Fate faceva parte del complotto, è così?” mi chiede.
Io nego categoricamente cercando di prenderle una mano.
“Il gruppo Chuo, della famiglia Takamiya, chiamato in causa dalla Daito per acquisire i capitali necessari per la riabilitazione e commercializzazione di un’area di proporzioni gigantesche, è stato determinante”
Racconta fra le lacrime che qualcuno, all’intervallo, le ha recapitato dei fiori e l’invito alle nozze, che, da calendario, dovrebbero aver luogo domani.
Resto senza fiato e mi ricordo di Shiori, che mi dice di non volere annullare la cerimonia perché è certa del fatto che io tornerò da lei!
Mi porto una mano alla testa.
Sono stato un cieco!
L’amore per Maya mi ha annebbiato la mente.
Il “nemico” stesso mi dava continui segnali ed io non ne ho colto neppure uno.
Tutto preso dal piacere del possesso, ho aperto un varco fatale, facendo sì che questa gente di poco valore entrasse nella zona proibita, dove dimorano gli dèi.
“Pur tuttavia” mi dice alla fine Maya “devo in ogni caso ringraziarla perché la sua menzogna mi ha consentito di recitare come se davvero sapessi cosa significa amore di anime. La passione con cui mi ha amata, signor Hayami, è stata fondamentale a che io comprendessi in pieno il trasporto di Isshin”
Sta cercando di dirmi che anche quella notte è stata solo un modo per poter entrare nel ruolo di Akoya o cerca di mentire a se stessa?
Si può fingere fino al punto di farmi credere persino oggi, a sipario alzato, che il nostro amore è realtà (quando, invece, è menzogna)?
Il suo sguardo si sposta sulle rose scarlatte che le ho portato prima dello spettacolo.
Le guardo anche io.
“Non possono appassire, non devono!” penso tra me e me.
Intravedo, però, nel pieno della loro bellezza, la decadenza che attende qualsiasi creatura vegetale resti priva di terra e d’acqua.
“Maya” urlo “io ti amo!”
“Se me lo avesse detto prima” risponde chiudendosi la porta alle spalle “forse le avrei creduto. Ma può essere lieto del fatto che il suo supporto è stato fondamentale per la buona riuscita del dramma”


La dea nelle tenebre.
Sento un applauso fragoroso provenire dal teatro.
Ha attraversato il foyer, i corridoi, i magazzini ed è giunto nitido alle mie orecchie.
Sono rimasto immobile, dentro il camerino, gli occhi fissi sulle rose.
Sono trascorse due ore.
Stancamente, mi avvio verso il palcoscenico e sebbene, di primo acchito, l’impulso sia quello di fuggire, decido di restare per godermi almeno il trionfo di colei che amo.
E penso, nel frattempo, che non tracanno brandy e doppi whisky da un secolo.
Ne ho voglia.
Credo che berrò tutta la notte e che trascorrerò la mattinata di domani a vomitare l’anima ferita.
Hijiri, stavolta, non verrà a salvarmi, ché sarò abile a celarmi.
Quando mi avvicino al tendone rosso per ascoltare il responso della dark lady del teatro giapponese, mano a mano che il discorso si dipana e i mormorii scemano, un tenue sorriso prende forma sulla mia maschera disperata.
Non ho perso del tutto, alla fin fine.
E Chigusa Tsukikage ha avuto l’ultima parola.
Sta bruciando il testamento di Oozachi nel braciere utilizzato da Ayumi quando, nella parte della dèa, profetizzava per gli uomini.
“E’ finita” dice “ora La dèa scarlatta non esiste più. Nessuno avrà i diritti di rappresentazione e a queste due grandi attrici resta semplicemente l’onore di aver fatto rivivere lo spirito del mio Ichiren sul palco!”
Sorride soddisfatta, Chigusa Tsukikage, e alza le mani di entrambe le sue allieve.
“Tuttavia” dice “ho il dovere di encomiare in particolare una delle mie ragazze, colei che, sei anni fa, mi ha regalato la tangibile speranza di potere, un giorno, rivedere me stessa nei panni di Akoya”
Fa il tuo nome, Maya, ed io, inevitabilmente, sorrido e faccio partire un applauso.
Ti giri verso di me, ma la gioia di rivedere i tuoi occhi tuffarsi nei miei dura poco.
Cosa vuole dire, la signora in nero?
Che tu che hai saputo magistralmente interpretare il dramma di Oozachi, sei l’erede della sua vita, dell’anima di Chigusa Tsukikage?
E con essi erediterai e perpetuerai anche l’odio per la Daito e per i suoi proprietari?
Ti sentirai legittimata, tu che non appartieni a nessuno e ora disconosci la tua anima gemella, a tuffarti tra le braccia di centinaia di altri uomini? Così come ha fatto lei?
Non posso neppure pensarlo!


Il ritorno del Generale Millepiedi.
Sono le due passate quando il teatro si svuota del tutto.
Tutti se ne sono andati, ma io ti sto aspettando, ragazzina.
Per avere il coraggio di star qui ho fatto fuori una bottiglia di scotch.
Ed ecco che esci, nel tuo semplice cappotto, stretta a Sakurakoji.
Mi si annebbia la vista, ma non tardo neppure di un secondo e scendo dall’auto.
“Vattene” intimo al ragazzo senza neppure guardarlo.
L’attore si frappone tra me e Maya.
“Non ha il diritto” dice “di ordinarmi alcunché”
Sentitelo, il grande interprete, il sublime Isshin, il finto Isshin!
“Sei solo una squallida copia” sibilo mentre mi avvicino talmente tanto a Maya da farle ombra.
Sakurakoji prova a spingermi contro il muro, ma io riesco a restare in equilibrio.
“Vattene!” ripeto “non voglio vedere un uomo strisciare sulla strada né desidero fare di te il mio lustrascarpe”
Parte un pugno. Lo fermo a mezz’aria.
Sono io il più forte!
Sono io il più forte!
Lo strattono e il ragazzo cade.
Prendo Maya e la carico in macchina.
Lei sbraita di non volermi neppure vedere, ma io non sento nulla.
Ho ottenuto quel che volevo.
I fumi dell’alcool mi procurano una irrazionale euforia, mentre, dallo specchietto retrovisore, vedo Sakurakoji rialzarsi e guardare verso di noi.
“Che cosa ha intenzione di fare, signor Hayami?” mi chiedi mentre lacrime di rabbia ti solcano il viso.
“Signor Hayami?” ripeto “non era così che mi chiamavi quando gemevi tra le mie braccia! La tua genialità si ferma alle porte del tuo mondo di carta. Fuori di esso sei solo una ottusa che nega l’evidenza!”
Affondi le tue unghie sulla mano che impugna il cambio.
“Io la odio!” urli.
Fermo l’auto sul ciglio della strada panoramica.
“No!” ribatto “ sono io ad odiare te. Tu hai distrutto la mia dignità di uomo! Guardami! Ubriaco, costretto a rapirti e tutto questo perché ti rifiuti di ascoltarmi!”
Cerchi di picchiarmi, ma le mie mani ti bloccano prontamente.
Cosa stai cercando di fare?
Non sono stato io, Maya, non ho mai tramato contro di te!
Le mie labbra cercano le tue e se ne appropriano, finalmente.
Ma tu mi mordi come una bestia rabbiosa ed io, d’istinto, mi tiro indietro.
“Non sarò mai più sua!” urli “e sarà lei stesso a non cercarmi più, sapendo che, stasera, sono stata con Sakurakoji”
Divento una furia scatenata.
Le mie mani ti imprigionano per le spalle.
Ti scrollo così forte da farti battere i denti, mentre il dolore che la stretta ti procura è esternato da rantoli a malapena soffocati.
Ti lascio andare e sbatto la testa contro lo sterzo.
“Non è vero!” grido.
E piango con te.


Ricomincio da me (?)
Ancora oggi, a distanza relativa di tempo, torno a chiedermi che cosa ho vissuto realmente.
Se l’arte sia così potente da creare figure non realistiche ma reali davvero.
Se gli dèi – ammesso esistano – si prendano giuoco degli uomini consentendo loro di provare sentimenti estremi e, subito dopo, facendoli precipitare nel baratro della disperazione.
Mi sento Amleto: la maledizione degli uomini è che essi dimenticano.
Maya mi ha dimenticato.
E’ bastato che giungesse una notizia e, in un lasso di tempo infimo, dimentica del buon senso e dell’amore che le ho dimostrato, ha cercato le braccia di un altro.
La rabbia e l’odio sono stati così forti da indurla a cancellare per sempre l’odore della pelle che le avevo lasciato addosso.
Non le appartengo più.
Mi sembra di non avere più cognizione della parte sensibile di me. Eppure le mie mani hanno perso la fermezza di un tempo e, se sfoglio una rivista in cui compare una sua foto o si parla de La dèa scarlatta, inizio a tremare.
Hijiri mi ha consigliato di fare un viaggio in Europa ed io ho subito preso in considerazione l’idea. Da tanto desideravo far visita ai miei parenti e non mettevo piede nel Regno Unito dai tempi del master in economia.
Sembra passato un secolo e, in realtà, sono sette anni soltanto.
Ed ora sono qui, nel terrazzo di una villa incantevole vicino ad Hide Park.
Il tempo è clemente, nonostante le bizze tipiche del clima continentale.
Quando non sono in Borsa, passo il mio tempo a leggere e a programmare i prossimi impegni di lavoro.
Tornerò in Giappone, ma non so di preciso quando.
Mitzuki mi tiene costantemente informato sulle condizioni di mio padre, che, a causa di un ictus, è costretto ad una terapia riabilitativa per riacquisire almeno l’uso della mano destra.
Con questa scusa, mi sono definitivamente buttato alle spalle il matrimonio con Shiori Takamiya. Ho retto il penoso gioco fino a che non mi sono assicurato lo Shuttle X e le imprese commerciali per le quali Eysuke aveva chiesto aiuto all’imperatore dell’alta finanza.
Oggi, la mia faccia campeggia sulla copertina del Times e sono io il “nuovo imperatore”.
Guardo le dolci colline immerse nel sole di primavera, mentre, con la coda dell’occhio, mi accorgo che sta appressandosi una figura di giovane donna. Fingo di non accorgermene finché non mi è prossima.
Appena arriva a portata di mano, la spingo dolcemente verso di me.
Si siede sulle mie gambe e mi abbraccia.
La bacio con trasporto.
Ci stacchiamo con sommo dispiacere a causa dello squillo continuo del telefono.
Mentre rispondo, dico a Liz – credo che si chiami così – di aspettarmi in camera da letto.
Mi si ferma il cuore, quando, per la prima volta dopo mesi, torno a sentire Hijiri che parla di te, ragazzina.
“Signor Masumi” mi dice “sono a Londra per lavoro. E, per puro caso, sono venuto a sapere che Maya stasera reciterà l’Amleto, nel teatro di Bloomsbury, alla periferia ovest della capitale”
Karato dice che, pur essendo un piccolo edificio, quel teatro gode di enorme prestigio: sorge in uno dei quartieri intellettuali più in vista d’Inghilterra e la compagnia che vi recita è eccellente.
Mi accendo una sigaretta, mentre mormoro che la cosa non mi riguarda.
Hijiri non commenta.
Riattacco e raggiungo Liz.
Oggi è davvero una splendida giornata.


Cuore ed immagine.
Sapevo che, prima o poi, ti avrei rivista.
Questa è la prova del nove, quella che, definitivamente, mi comunicherà se ho dimenticato o no.
Certo, è già tanto che io sia riuscito a mettere le mani addosso ad un’altra donna: che l’abbia fatto per rabbia o per gioco non importa.
Le ragazze occidentali sono molto più disinibite delle giapponesi.
Sbandierano sentimenti d’amore eterno e vivono, nel contempo, con grande leggerezza. Non di rado, nel corso della vita, vantano tre, quattro grandi amori.
Un po’ invidio questa voglia perenne di ricominciare: sancisce la differenza tra me, che sono occidentale solo d’aspetto, e un qualsiasi giovane di questo lato di pianeta.
Ho passato le pene dell’inferno per dimenticarti.
Ho cercato di perdonarti, persino, ma, poi il pensiero che tu ti fossi data a un altro per il puro piacere di uccidermi mi ha esacerbato al punto di non desiderare alcun altro approccio.
Me ne sono andato e non me ne pento.
E stasera torno a vederti sul palcoscenico per convincere me (e te, se ti ricorderai ancora chi sono) che il mio cuore è cambiato e posso anche assistere ad una tua rappresentazione con buona disposizione di spirito.
Il teatro è gremito.
Nel foyer campeggia il manifesto col volto più talentuoso del Giappone.
Qui non è abitudine inviare composizioni floreali: il culto dell’immagine ha la meglio sui profumi e sulla discrezione.
Constato che sei diventata ancora più donna.
Tuttavia, sembri assente.
Non hai l’aria tormentata di chi ingoia a fatica, ma sei preda di pensieri nascosti.
Magari, questo è il tuo modo originale di vedere Ofelia, ma sento che c’è dell’altro.
Andiamo, Masumi, non vorrai ricominciare con la storia della telepatia!
Non esistono le anime gemelle.
Lei non è l’altra metà della tua anima!
No, non una che tradisce il patto d’amore!
Non una che promette di non separarsi mai da te e ti molla un calcio in culo appena le sussurrano che potresti – il condizionale è d’obbligo! – essere coinvolto in un losco affare ai danni della sua preziosa insegnante!
Che sciocca sei, Maya!
Sei così piccola e banale e immatura!
Vivere una vita dura e la carriera irta di ostacoli non ti hanno insegnato nulla.
Io ti amavo davvero.


Ofelia.
Finalmente il sipario si alza.
Mi ricordo che, dopo Le due Regine, ti proposero la messa in scena di questo spettacolo, che poi rifiutasti per vestire i panni della ragazza lupo. E’ passato tanto tempo da allora.
Come ti muoverai?
Che tono di voce userai?
Sorrido al pensiero che non sarà facile per te recitare in lingua inglese.
Sei sempre stata una studentessa mediocre. Solo la recitazione è riuscita a sgrezzarti un poco.
Già, quel mondo dell’arcobaleno che tutto trasfigura ti ha salvato da una vita inutile.
Siine grata agli dèi, ragazzina, ché non a tutti è concesso.
Finalmente entri in scena, raggiante per quell’amore che vagheggi e che potrebbe fare di te la regina di un cuore (infinitamente più importante di qualsiasi ricchezza o regno!).
Sei candida e pura come i fiori che attorcigli in semplici corone ed io credo che neppure ne La dèa scarlatta ti ho mai vista così bella.
Sei davvero tu?
I dubbi di prima sono solo un tenue ricordo.
Neppure la difficoltà della lingua ti impedisce di rendere al meglio questa Ofelia così intrigante, con gli occhi a mandorla e il corpo spigoloso della perenne adolescente che sei.
Sento la bocca dello stomaco chiudersi in una morsa.
Man mano che il dramma procede, sono sempre più preso dalla tua interpretazione.
La morte del padre di Ofelia dà una brusca scrollata alla tenera atmosfera di prima.
Sembra che tu stia danzando su un precipizio, tra la luce e l’ombra, tra l’amore e l’odio: sembri un’anima bella imprigionata nella maschera della pena che si finge follia.
Sei meravigliosa, mentre, con la camicia da notte aperta sui seni e le lunghe chiome sciolte, ti approssimi al fiume che ti priverà della vita e intoni i carmi dell’amore offeso.
Ho il cuore che mi batte furiosamente.
E penso che non mi spiacerebbe saperti tanto infelice a causa mia.
Quando esci di scena, il silenzio in platea è surreale.
Gli spettatori sono col fiato sospeso e, nonostante, l’alto livello del cast, sembra che, nel suo epilogo, allo spettacolo manchi qualcosa.
Sei una stage storm, Maya!
Sbrigati a tornare dal tuo regista pazzo, l’unico che possa metterti al riparo dai pericoli che tu stessa, inconsapevolmente, produci.
Eppure, mi è sempre piaciuto vederti così, protagonista assoluta e dèa del palco.
Il tuo genio è tale che da sola riusciresti a mettere in piedi un teatro e portare in scena copioni di qualsiasi tipo.
Questo significa possedere mille maschere.
Quando gli attori vengono chiamati alla ribalta, fingo di alzarmi in piedi per applaudire, ma rapidamente vado verso l’uscita, incapace di vedere ancora il tuo viso, le tue movenze, tutto quello che, pur nella sua semplicità, riesce ancora a togliermi il fiato.
Devo andarmene.
Mi accendo una sigaretta, facendo scattare l’accendino tre o quattro volte.
Davanti al teatro c’è un negozio di fiori e, in vetrina, noto subito delle rose scarlatte.
Entro e ne compro due dozzine più una.
Sono indeciso se rientrare o mandare qualcuno per consegnartele.
Cosa diavolo mi sta succedendo?
Non posso comportarmi così.
Non posso negare che nulla sia accaduto!
Ho trascorso mesi nel tentativo di curarmi queste ferite così profonde, eppure, il desiderio che ho di te è ancora così forte che non riesco a trattenermi.
Resto con il mazzo di fiori nella mano destra, bassa e inerte per via del peso non indifferente e dell’incertezza.
Decido di buttarlo via.


continua...
 
Top
view post Posted on 1/6/2010, 22:40
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


Mamma mai che capitoli , povero Masumi ........
 
Top
~*Floriana*~
view post Posted on 1/6/2010, 23:55




Da spezzare il cuore...:(
 
Top
view post Posted on 2/6/2010, 16:25
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


laura questi capitoli sono fantastici per la loro tristezza , poverini Maya e Masumi che soffrono come non mai, lei che si sente usata da lui e quindi gli dice che è stata con il polpo ( perchè è una bugia vero ) non voglio credere che lei che ama cosi tanto masumi possa tradirlo solo perche crede in quelle menzogne . il dolore di masumi e cosi straziante immaginare che la sua donna l'unica che lui abbia mai amato . l'ho a tradito e soffre poverino vegeta solo , però questo a permesso a masumi di lasciare la cozza è di andare via dal padre , poi i suoi tentativi di dimenticarsi di lei di fare il possibile anche di denigrarla quando non l'ha vede ,poi rendendosi conto che lei durante L'Amleto con la sua ofelia riesce a trasmormarsi ad essere lei e che quindi emana quella luce di cui lui e sempre stato cosi attratto ed amette ciò che non vorrebbe la prova del nove la persa in piena sconvolto dal suo desiderio per maya , bellissima fino adesso la storia sperò di poter leggere un lieto fine per entrambi sperando che non passino altri anni prima che si rivedanno quei due ..........
 
Top
Astrifiammante7
view post Posted on 2/6/2010, 19:24




Finalmente, avendo un pò più di tempo a disposizione, ho ripreso di sana pianta la tua ff. Tra quando l'hai postata nel vecchio sito e adesso, l'avrò letta una ventina di volte!! Cosa dirti, se non bravissimaaa!! :sorrisone:
 
Top
Emer Kenobi
view post Posted on 2/6/2010, 19:51




Caspita! avevo lasciato questi due felici finalmente e Masumi pronto a sfidare cozze e millepiedi per amore di Maya, ma la cattiveria diabolica dei cattivi della storia ha in un attimo fatto ripiombare i nostri due nell'inferno!

Bellissima e originale come sempre la tua storia! sono curiosissima di vedere come si risolverà la situazione che ora appare ancora più disperata di come non sia mai stata nel manga originale.
 
Top
view post Posted on 2/6/2010, 23:38
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


ciao Laura ,ma dove posso leggere la prima versione di questa storia?? :tiprego:
 
Top
view post Posted on 3/6/2010, 16:25
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Vedrò come posso fare per recuperarla. L'attuale versione è totalmente censurata...eh...

Questa parte è un po' lunga, vi chiedo scusa...




Delirio
Torno a casa col volto stanco e provato di chi non ha avuto le palle di tornare in scena, magari solo per massacrare la sgualdrina che mi ha rubato l’anima.
Avrei potuto almeno ricambiarle la stilettata, portarmi dietro la sventola da urlo, sbandierare con noncuranza le solite rose scarlatte che, ormai, non hanno più valore.
E, invece, sono qui, solo, davanti al camino, con la mia inseparabile bottiglia vicino e il mozzicone sempre acceso.
Il clima si è fatto rigido.
Squilla il telefono.
“Sono io.” mi dicono all’altro capo del filo.
E’ una voce che ben conosco.
Annaspo come se mi trovassi in acqua alta e non sapessi nuotare.
“Volevo ringraziarla per il pensiero. L’ho trovato uscendo dal teatro e, per quanto la collocazione non fosse consona, ho capito perfettamente che si trattava della sua ennesima gentilezza.”
Mi sta prendendo in giro?
Maya mi sta prendendo in giro!
“Non capisco cosa stia dicendo.” ribatto con voce sorda, ricambiando quel <lei> forzato.
E odioso!
La sento sorridere piano ed io mi incollerisco ancora di più.
“Se ha qualcosa da dire, lo faccia subito, sono molto stanco!”
Siamo tornati al punto di partenza, con lei che ironizza e io che mi nascondo!
Non dovevo rivederla!
Sento che il tormento sta iniziando nuovamente a rodermi dentro.
“Alloggio in una pensione vicino ad Hide Park e mi piacerebbe vederla prima di partire per Berlino, dove replicherò l’ Amleto con la mia compagnia.”
“Vedermi?” ripeto deglutendo “a che pro?”

Maya tace.
Poi, con voce un poco tremante, si scusa per avermi disturbato e mi saluta.

“Aspetta!” dico con voce incontrollata e tornando a darle del <tu> “Dammi il suo indirizzo!”

Che cosa diavolo stai facendo, Masumi Hayami?
Dove diamine stai andando a tutta velocità?

Quando mi apre la porta, in pigiama e le ciabatte con la testa di coniglio, ho un incontenibile moto di risate.
Batto il pugno sulla cornice della porta, trattenendo le lacrime.
Sono diventato un crocevia di emozioni contrastanti: il desiderio, il rancore, l’ilarità, l’ansia, la gioia di rivederla.

“Salve, ragazzina, ne è passato di tempo!” riesco a dire, mentre lei mi ha catturato la mano, invitandomi ad entrare.
Divento serio all’improvviso, ritraendomi.
Ci sediamo sul divano, davanti a una bella fiamma viva.
Mi chiede se voglio bere qualcosa, ma io rifiuto confessandole che, nei mesi trascorsi, ho cercato di tenere a freno ogni forma di dipendenza.
Sembra non cogliere l’allusione sottile, come del resto fa ogni volta che ci troviamo sul più bello.
“Allora,” dico schiarendomi la voce “perché mi hai cercato?”
E ribadisco senza mezzi termini che voglio il motivo vero.
Si rannicchia sulle ginocchia e guarda il fuoco che arde.
Lo sta facendo per non guardarmi negli occhi, è evidente.
“Volevo…” comincia “desideravo scusarmi con te, da molto tempo.”
Mi passo una mano fra i capelli, facendomi sfuggire un sospiro.
Si gira verso di me e noto che i suoi occhi sono bagnati.
“Stare troppo vicino al fuoco ti fa male.” le dico porgendole il mio fazzoletto “Dovresti saperlo bene, ora che sei adulta.”
Ho buttato la frase a caso, ma ella ne ha colto perfettamente il senso.
Mi alzo nervoso.
“E, dunque,” continuo “di cosa vuoi scusarti?”
“Di tutto…” risponde “della mia cecità, del mio comportamento infantile.”
Mi dice che il solito Hijiri l’ha informata del dispiegarsi degli eventi in terra nipponica.
Io sorrido.
“Era a me che dovevi credere.” mormoro con grande amarezza guardando fuori dalla finestra.
Soffia un vento inclemente.
Maya si alza, viene verso di me e mi abbraccia così stretto da farmi mancare il fiato.
“Mi sento persa senza di te!” confessa abbattuta.
La scosto un poco, arrossendo.
Chiudo gli occhi.
Quante volte ho desiderato sentire quelle parole!
Quante notti ho trascorso piangendo all’idea di essere da lei rifiutato.
La stringo forte a me.
E’ lo stesso abbraccio disperato di quel giorno di quattro anni fa, a Nagano.
“Ricominciamo daccapo, ricominciamo da quel giorno…prima di Anna dei Miracoli, te ne rammenti?” dico dissennatamente, mentre le accarezzo i capelli.

Mettiamo il caso che Masumi Hayami, quel giorno, non si fosse limitato ad abbracciarla.
Cosa sarebbe accaduto se l’avesse amata già allora?
Il destino sarebbe cambiato?

La razionalità mi sfugge completamente.
Le catturo le labbra.
Quanto dolore! Quanto male ci siamo fatti!
E tutto questo per finire sempre al punto di partenza, su un letto, in una nave fatata o in una città lontana mille miglia da quell’ambiente bigotto che ci priva del respiro vitale.

Se potesse essere una soluzione, la porterei via subito.
La mia patria è quella in cui posso finalmente essere me stesso.
Con lei.

Torniamo ad essere uno, di nuovo nel caos dei sensi e degli elementi della natura, ispirando i movimenti del corpo alla pioggia violenta che sbatte sui vetri, mentre le nostre voci sono nascoste dai tuoni.

Sono come il vento che si insinua tra le deboli e tremanti foglie d’autunno.
Sei come l’acqua che ristora dopo mesi di siccità.
Ubriachi di passione ormai doma, giacciamo sul letto sfatto, circondati di abiti sgualciti e molesti e coperte che non ci serviranno mai, dovessimo vivere altri cento anni.
La pioggia, nel frattempo, è diventata sottile e rada.


Haru.

Mi chiedi che ne sarà di noi.
Mi giro su un fianco per guardarti meglio e ti domando, a mia volta, cosa vorresti che fosse.
Metti un braccio dietro la testa e confessi che - forse - ti piacerebbe tornare in Giappone con me.
Ma non a Tokyo, bensì nel paese natale della dèa scarlatta, dove tutto ha avuto inizio, dove, per la prima volta, timidamente, ci siamo abbandonati ai nostri sentimenti.
Sorrido non del tutto convinto.
Ricordo assai bene quegli attimi, come anche la disperazione di non sapere se il tuo era odio o amore, risentimento o passione sopita.
E mi nascondevo dietro al fantasma di Shiori Takamiya, la quale, fino all’ultimo, aveva sperato che io potessi ravvedermi.
Non si aspettava certo, dopo la nostra separazione, che continuassi a rifiutarla.
Anzi, sottilmente, con la forza disperata di un sentimento non ricambiato, faceva leva sulla necessità che io mi buttassi alle spalle il passato.
Era una donna davvero incantevole e bellissima, ma, davanti a lei, ogni mio istinto finiva per morire.
E, davanti a me, restava solo l’evidenza di una scelta di ripiego.

Così non è stato per Liz, l’unica donna con cui abbia fatto l’amore, dopo Maya.
Mi guardi sorpresa e un po’ amareggiata.
“Sei un uomo, Masumi,” dici incerta “non potevo pretendere che restassi casto per me.”

Ti confesso senza alcuna remora che stare con la ragazza inglese mi è servito a scoprire una dimensione relazionale serena e tranquilla.
Sono innamorato di te da tanti anni e tutto questo tempo è trascorso in modo quasi angoscioso, per quanto vivo.
Come se quei brevi flash di felicità fossero stati vissuti nella consapevolezza dell’inevitabile fine.
Sono riconoscente a Liz del dono di un sentimento che non ha preteso di cambiarmi né di adattarmi alla logica dei rapporti tradizionali.

Ti rabbui ancora di più e mi dai le spalle.
“Maya?” dico provando a girarti verso di me “Cosa c’è che non va?”
Hai il sospetto che io sia stato realmente innamorato di lei.
La piega della mia bocca si fa amara.
“Di certo,” affermo “non sono stato con lei per dispetto, così come hai fatto tu con Sakurakoji.”
Torni a guardarmi.
“E’ questo” mormori “che mi fa più male.”
Sei consapevole che questo è egoismo puro, Maya?
Le donne sono davvero brave a crocifiggere un uomo in nome del tradimento.
E tu non sfuggi alla logica comune, ragazzina!
Io dovrei perdonare te perché il tuo colpo di testa non è stato dettato dall’amore!
Ma tu non riesci ad accettare del tutto il fatto che io sia stato – piacevolmente – con una donna che non nulla ha preteso da me!
“Maya,” dico con rammarico “tu mi conosci da tempo. Sai chi è stato Masumi Hayami prima di incontrarti. E sapevi altrettanto bene come si sarebbe potuta evolvere la sua esistenza dopo il tuo abbandono.”
Mi metto a sedere stancamente, piegando un poco una gamba.
Adesso sono io a chiedertelo.

Che ne sarà di noi?

Non hai il tempo di rispondere, ché il telefono sta squillando.
E’ Liz.
Ti alzi dal letto quasi con rabbia, mentre io, apparentemente tranquillo, le dico che, dopo il teatro, non sono rincasato perché dovevo vedere una persona.
Mentre le comunico che passerò la giornata nella City, seguo ogni tuo movimento.
Hai indossato una vestaglia leggera di colore bianco e prepari la valigia che hai tirato fuori dall’armadio.
“Che cosa stai facendo?” chiedo troncando la chiamata.
“Dimentichi” dici frettolosamente “che domani recito a Berlino!”

Te ne vai?
Con un balzo, sono arrivato dietro le tue spalle.
“E dunque?” chiedo allarmato.
“Dunque, che cosa?” mi domandi tu “Non sono ricca, devo lavorare per vivere!”
Sento cadermi le braccia.
E’ giusto che tu lavori, non ho mai preteso che stessi in casa a sprecare il tuo talento, ma perché quel tono?
Ti rendi conto, ragazzina? Sei semplicemente assurda!
Con te tutto è meraviglioso, ma è destinato a una fine amara perché tu sei così.
Che cosa nascondi davvero?
E’ come se ti sentissi in colpa, come se temessi di godere a lungo della felicità che ogni essere umano merita.
Ti costringo a guardarmi, stringendoti un poco il braccio.
Ti trinceri come tuo costume ed io sento l’irresistibile desiderio di sbattere la testa al muro.
“Non le hai detto di me!” dici incollerita “Non le hai mai detto di me!”
Mi passo una mano sugli occhi e cerco di spiegarmi, ma ho già un triste sospetto: non mi ascolterai.
Non potevo parlare di te a Liz.
Farlo presupponeva due cose: che io ricordassi il dolore terribile che mi hai causato e, soprattutto, abbassare le difese ed entrare in confidenza tale con lei da riaprire il mio cuore.
“Devo andare.” mi dici mentre cerchi i tuoi vestiti.
Provo a sfiorarti la schiena con tenerezza e vorrei che dietro quella carezza tu percepissi la passione bruciante che nutro per te.
Così è.
Di nuovo brividi e follia.
Vuoi davvero rinunciare a tutto questo, Maya?
Le nostre vite sono indissolubilmente unite: a che pro renderle infelici, disperate?
“E’ per la mamma…” mi dici baciandomi piano.
Prima che io possa aprir bocca, mi spieghi che non è causa mia, che non ti riferisci alla tragica fine di Haru.
“Ho dei complessi irrisolti. Io l’ho abbandonata per andare incontro alla mia vita, nel Paese dell’Arcobaleno, dove tutto è possibile, dove le maschere tristi, in un attimo, diventano beffarde o gioiose e la vita ricomincia daccapo ogni giorno, con ritmi frenetici. E’ come se quel ricominciare perenne mi stordisse, impedendomi di pensare a quel che ho fatto. E’ come se, sulla tomba di mia madre, avessi giurato di non essere felice più di quanto lo sia recitando semplicemente.”
“E’ assurdo,” affermo categorico “assurdo per te ed anche per me. Questo tira e molla ci distruggerà.”
Corri in bagno.
Hai l’aereo tra due ore.
Faccio capolino nella stanza e, mentre ti infili nella doccia, mi dici che è giusto e sacrosanto che io viva la mia vita.

Anche senza di te.

Affermi che la tua benedizione non mi mancherà e che Liz, secondo il tuo parere, è la donna giusta, colei che mi farà vivere serenamente e, tutto sommato, con gioia il resto dei miei giorni.
Odio che tu ripeta a memoria quel che ti ho raccontato in assoluta sincerità.

Sto chiedendomi che ne sarà di me.
Ti sei chiusa di nuovo la porta alle spalle.
Stavolta non ho la forza di inseguirti, Maya.
Uno spiffero gelido mi comunica una nudità esagerata, mantenuta oltre il tempo limite.


Rendez-vous n° 2.

Ci sono persone che trascinano stancamente la loro esistenza fino al rendez-vous.
Come tradurre in chiave esistenziale questo termine?
Resa dei conti?
Punto di non ritorno?
La mia vita ha avuto inizio quando ho conosciuto Maya.
L’attesa è stata lunga, poi, venuti allo scoperto i nostri sentimenti, ho abbracciato prospettiva nuova, che annulla realmente l’io, facendolo diventare “noi”.
Tutto è stato fatto per lei e farlo equivaleva a soddisfare anche me.
Ma adesso sono ad un altro rendez-vous.
La nostra storia ha iniziato a trascinarsi.
Se prima era la passione nascosta ad uccidermi, adesso è la passione vissuta a portarmi su un baratro.
Sono stanco di non essere padrone di me stesso.
Maya, del resto, ha palesato dei seri problemi emotivi, per i quali, forse, farebbe bene a chiedere un consulto ad uno specialista.
Mi ha lasciato e, se dovesse tornare, non sarò lì ad attenderla.
Io ho quasi trentadue anni e desidero con tutto il cuore farmi una vita mia.
So che sarà meno colorata.
So che mi procurerà momenti di tedio.
So che mi stordirà meno.
So che qualsiasi altra donna non lascerà in me lo stesso segno: questo mi provoca sia sollievo che tristezza.
Ma è l’unica soluzione.


Ritorno a casa.

Mitzuki mi ha chiamato al mattino presto.
Liz, che dorme accanto a me, si è messa un cuscino in testa per non udire.
“Signor Masumi,” dice “le condizioni di suo padre sono peggiorate.”
Il vecchio malefico ha avuto una ricaduta ed è ricoverato in clinica a Keyo, la stessa struttura che lo ospitò l’anno scorso, di ritorno dalla Valle dei Susini.
“So che non dovrei disturbarla,” continua Mitzuki “ma ritengo sia il caso che lei torni a in Giappone.”
E’ grave, dunque.
La Daito, poi, è in fermento: la notizia della malattia del patriarca degli Hayami ha provocato un ribasso vistoso dei titoli in Borsa. Il fatto che io non sia che un figlio adottivo rende il passaggio di testimone assai difficile. I parenti ronzano intorno alle proprietà di Eysuke come api sul miele.
Che il diavolo se li porti!
Gente incivile ed ignorante!
Sperano di godere del frutto della mia fatica, loro, senza talento alcuno!
“Tornerò subito.” affermo convinto alzandomi dal letto.
La mia segretaria appare sollevata.
“E” dico prima di riattaccare “faccia preparare l’ala ovest della villa. Non tornerò da solo.”
Mitzuki rimane senza fiato e mi saluta.
Il viaggio non ha avuto intoppi. Liz ha letto placidamente per buona parte del tempo.
Durante lo scalo a Bombay, siamo scesi per acquistare futili souvenir, ma anche questo fa parte del rituale di chi viaggia e lo accetto di buon grado.
Arriviamo a Tokyo nel pomeriggio: senza perder tempo, do disposizione affinché i bagagli siano portati a casa e corro da mio padre.
Mi sento strano.
Sì, non c’è nulla che mi leghi a quest’uomo spietato e malevolo, ma provo grande tristezza all’idea che stia lasciando il mondo da solo; nessuno gli stringerà la mano in modo disinteressato ed amorevole.
Tocca a te, Masumi, c’è poco da fare.
E dovrai fingere di avere dimenticato tutto ciò che ti è stato fatto da bambino.
Fingere che tua madre non sia morta nella disperazione di non essere stata amata neppure per un minuto.
Entro nella stanza d’ospedale, incerto.

Penso che non ci sarà nessuno e, invece, trovo te, ragazzina.
Questo è davvero inatteso.
Non ti accorgi che sono dietro di te, silenzioso, ma attento.
Gli parli fitto vicino all’orecchio, ma la tua voce cristallina arriva fino a me.
Gli stai raccontando la storia di Akoya e di Isshin, delle anime gemelle che si cercano dall’eternità.
Odo un singhiozzo del vecchio.
Prova a dire qualcosa: mi pare di sentire che vuole vederla.
Vedere chi?
“Le prometto” risponde Maya “che la porterò qui domani.”
Poi gli passa un panno bagnato sul volto.
“Figliola,” dice Eysuke biascicando “ti chiedo perdono…”
Lei sorride prendendolo per mano.
“Signor Hayami, ho sempre saputo che mi voleva bene, anche se le ero molesta per via di suo figlio.” afferma serena.
La blocca debolmente cercando di negare con la testa:
“Un cieco…” sospira “…sono stato un cieco!”
E ripete parole senza senso: pare confondere Maya con Chigusa Tsukikage; sostiene di vedere l’anima di Oozachi ritta, ai piedi del suo letto.
Maya gli mette una mano sulla fronte ed egli si acquieta.
“Dorma, adesso.”
Si gira verso la porta e mi vede.
Mi passa accanto senza dire una parola.
Raggiungo mio padre per qualche minuto, ma, constatando che si è assopito, vengo fuori dalla stanza.

Ti trovo davanti all’armadietto, intenta a sistemare la borsa.
“Che cosa ci fai qui?” domando avvicinandomi.
Mi spieghi che hai saputo delle condizioni di Eysuke da Mitzuki e che egli aveva domandato espressamente di incontrarti.
“Non è lucido.” affermi “Quando mi vede, talvolta, mi scambia per la signora Tsukikage e ogni giorno, ogni ora implora perdono.”
Sorrido con amarezza.
“Chiedere perdono?” ripeto “non basterà tutta la misericordia degli dèi a salvarlo dagli orrori che lui stesso ha prodotto!”
Mi guardi severamente e dici che non dovrei parlare così di un uomo anziano e malato, che, per di più, è mio padre.
Io mi lascio cadere sulla sedia, sbraitando che il compito dei genitori è favorire i figli, non imprigionarli.

Il riferimento ad Haru è palese.

Mentre mi saluti con un leggero segno del capo, arriva Liz.
“Buona sera.” dici semplicemente.
E vai via con passo d’improvviso stanco.
La mia compagna ti segue con lo sguardo fino a che non sparisci in fondo al corridoio.
“Finalmente,” dice prendendomi per mano “conosco il grande amore della tua vita.”
Io mi scosto un po’ nervoso.
“Fai attenzione” mi riprende lei “a non ricadere nell’<effetto Kitajima>.”
La guardo sempre più cupo.
“Non c’è nessun <effetto Kitajima>.” scandisco piazzandole il dito indice davanti agli occhi.
Vado in terrazzo a fumare.
Proprio in quel momento, Maya sta lasciando l’edificio.
Viene a prenderla qualcuno ed io so già chi è prima di vederlo scendere dall’auto per andare ad aprirle la portiera.
“Il galante Sakurakoji!” mormoro amaro dando una boccata alla sigaretta.
Liz mi raggiunge.
“Ti prego, ti scongiuro…” dico con gli occhi socchiusi prevenendola “non parliamo di lei!”
Appoggia il suo capo alla mia spalla, ma non molla l’argomento.
“Non capisco davvero cosa possa piacerti di lei. E’ banale, ordinaria, senza alcun gusto nel vestire. Vive del suo talento, è così? Ma dovrebbe sapere che è sempre al mondo reale che deve far ritorno, prima o poi…”
Guardo Liz con sguardo indifeso.
“Credo” commento “che ella si sia resa conto di questo e che la sua sofferenza sia ancora più amplificata di quella di ognuno di noi.”

Il genio vive per se stesso, penso fra me.
Maya sa di essere in questo mondo gretto dove si può parlare del dolore altrui con leggerezza, ma sa anche di non appartenervi e trae la sua linfa vitale da sogni di felicità, da eterni ricominciare per non soccombere.
Io questo lo so bene.
Sapevo che il teatro l’avrebbe salvata dal dolore di un amore totale e impossibile.

Per causa sua.

Sapevo che, per salvarmi, avrei dovuto rinunciarvi io stesso per sempre.
“La ami ancora pazzamente.” dice Liz poggiandosi alla ringhiera e derubandomi della sigaretta.
Non rispondo.
E’ così, però.
Maya è pur sempre l’altra parte di me. Sappiamo quel che pensiamo l’uno dell’altra in qualsiasi momento, anche se le menzogne e la vita ci tengono doverosamente lontani.







continua...
 
Top
view post Posted on 3/6/2010, 16:42
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


non scusarti per la lunghezza del capitolo è bellissimo strugente ....
 
Top
Emer Kenobi
view post Posted on 3/6/2010, 18:00




Argh! ci mancava solo il complesso psicologico di Maya!!!
comunque è vero, è davvero struggente... stai descrivendo una storia d'amore molto più cruda e realistica di quella della Miuchi ma non meno romantica. confesso che speravo che maya dicesse a masumi di non essere stata con Sak.. ma alla fine nonè importante. lui l'aveva già perdonata a prescindere e alla fine che importa?

Ma Masumi non mi deciderà spro di compromettersi troppo con Liz vero? si è liberato della cozza per complicarsi di nuovo la vita con un altra? Acnhe se la tipa. sgamata occidentale, pare avere le idee chiare su chi ami davvero masumi e speriamo non si attachi anche lei come una cozza sullo scoglio e mostri dignità e buon senso più dell'altra... anche se penso che qualunque donna al posto suo sarebbe ben felice di non mollare uno come masumino^^
 
Top
203 replies since 20/4/2010, 16:11   15490 views
  Share