Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

A Scarlet Rose (II Version)

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~*Floriana*~
view post Posted on 16/6/2010, 23:12




eh, messa così tra poco me ne innamoro anche io, di Hijiri....Laura, non farmi cambiare idea su Masumi, eh??
 
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view post Posted on 17/6/2010, 16:08
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Shadow-man.


Mi sento come una adolescente alla prima cotta.
E un po’ me ne vergogno.
Stare ad aspettare un messaggio da parte di un uomo che non vive una vita normale, col quale non potrò mai intessere una vera relazione non è da me.
Io non conosco il significato della parola “sognare”.
Dal mio punto di vista, farlo equivarrebbe ad abbandonarsi ad una vita di amarezza: il protendersi costante verso l’irrealizzabile non va bene per chi viene al mondo senza la possibilità di scegliere e con un cammino già scritto.
Io porto lo stesso nome e cognome di colei che mi ha messo al mondo.
Ho un barlume di rispettabilità, duramente acquisito grazie al sacrificio costante.
Se mi fossi abbandonata ai sogni per vivere meglio la mia vita, a quest’ora, sarei già sistemata in una casa di tolleranza o, magari, sfruttando la mia bellezza, sarei finita a casa di un politico o di un imprenditore di successo.
No.
La mia intelligenza e il mio senso della realtà hanno sempre ripugnato la dimensione fantastica. Per questo, quando ho conosciuto Maya, l’ho presa a cuore.
Mi inteneriva quel suo essere del tutto al mio opposto: pur avendo una situazione familiare infelice, la piccola attrice riusciva ad usare egregiamente la capacità di sognare senza per questo esserne ferita.
E così ho preso ad invidiarla un po’.
Specie dopo la partenza di Coichiro, complice la vicinanza virtuale di Kappa, ho lasciato che l’immaginazione mi colorasse l’esistenza.
In effetti, finché si è protratto il “gioco” con l’uomo ombra, sono stata felice.
Ma adesso che gli ho chiesto di fare un passo in avanti, di uscire dal mondo del web per diventare “vero”, mi accorgo di aver forzato la mano, iniziando a desiderare una vita concreta che egli non potrà darmi mai.
E’ più facile di quanto non si pensi costruire fantasie su fantasie quando ti senti solo e insoddisfatto. Basta lasciar un minimo di spazio al sogno che esso ti prende tutto.
Non credo che ciò sia corretto, ma ho finito per farlo anche io.

Faccio tardi anche oggi.
Anche più tardi del signor Hayami.
Chiudendomi la porta di casa alle spalle, sento nostalgia di Maya, dei tempi in cui occupava il bilocale vicino al mio.
Era piacevole sentirla recitare in cucina o in bagno: la sua voce sottile riempiva queste serate che, da quando Coichiro se ne è andato, risultano lunghe e noiose.
Quando vado a sedermi davanti al computer, con una tazza di tea in mano, constato che il bouquet di Kappa si è completamente essiccato. Scrivo un promemoria inutile – anche perché me ne ricorderò comunque: comprare fioriere, terriccio e fertilizzanti; tagliare i fiori secchi e ricavarne i semi.
Siamo in febbraio, ci vuole ancora molto per mettere i tagete sotterra, ma non importa: mi porto sempre avanti, col mio lavoro.
Lo schermo del PC visualizza la casella di posta col messaggio che Kappa mi ha inviato nel pomeriggio.
“…quegli abbracci e quei baci che non avrò mai…” leggo piano.

“Caro Kappa,” scrivo di getto “mi manchi. E, dal momento che non sono mai stata capace di fantasticare, vorrei chiederti di dividere i tuoi sogni con me.”

La risposta arriva dopo pochi minuti:
“Non va bene, Mitzuki, ci siamo lasciati andare un po’ troppo. Tu sei una donna forte e lo sproloquio di oggi, nell’ufficio di Hayami, mi ha sorpreso non poco. Anche se mi ha fatto piacere, beninteso…”

“Che cosa ti ha raccontato esattamente?”

Risposta:
“Semplicemente che stavi per uccidere lui e saltare alla gola del superdipendente.”

“Non mi parlare di quel fantoccio. Ma, dimmi, perché te lo ha messo alle costole?”

Risposta:
“Forse perché un’ombra, talvolta, deve uscire allo scoperto e, non potendo farlo personalmente, necessita di un alter ego…”

“Ma essendo un’ombra, non dovrebbe risultarti difficile lavorare in incognito, in mezzo alla gente, senza preoccuparti che qualcuno ti riconosca.”

Risposta:
“Acuta osservazione, vai avanti…”

“Insomma, lavori per il Presidente Hayami, non per un semplice capufficio.”

Risposta:
“In effetti, vado tranquillamente a far la spesa…”

“Dove?”

Risposta:
“Al Centro Commerciale Sapporo.”

“Anche io vado laggiù. E’ un po’ fuorimano, ma è accogliente e c’è una libreria deliziosa dove mi fermo a leggere, quando ho del tempo a disposizione.”

Risposta:
“Lo so.”

“Come?”

Risposta:
“Ho iniziato ad andare in quel posto dopo averti seguita…”

“Sei impossibile!”

Risposta:
“Sono un’ombra. Anche la tua, se vuoi…”

“Smetti di scherzare. So che, tra due minuti, arriverà una doccia fredda…”

Risposta:
“Dovrei farne una anche io, in effetti. Mi basta solo scriverti per andare completamente in subbuglio.”

“Parlami di te. Ti sei mai innamorato?”

Risposta:
“Sì, da qualche mese, più o meno.”

“Parlo seriamente!”

Risposta:
“Non ho un amore da ricordare in modo particolare. Vivo nel presente e al passato mi capita di pensare di rado e senza alcuna nostalgia…a differenza di te.”

“Il mio unico amore si chiama Coichiro Gin ed è anche lui un supercollaboratore del signor Masumi.”

Risposta:
“Lo so. Un uomo intelligente e dotato. Oltre che una brava persona.”

“Sì, era perfetto.”

Risposta:
“Non sono Coichiro, Mitzuki, anche se, forse, ti farebbe piacere che io lo fossi…”

“Non l’ho mai pensato.”

Risposta:
“Bene. Anche perché io sono decisamente più bello di lui.”

“Tu conosci me, ma io non so nulla di te. Non puoi aiutarmi a fantasticare sulla tua magnificenza?”

Risposta:
“Come vorresti che fossi?”

“Beh, mi piacciono gli incarnati chiari e i capelli scuri. Anche gli occhi mi piacciono scuri…”

Risposta:
“Allora, sarà meglio che accantoni anche solo l’idea di una relazione platonica…”

“Per quale motivo?”

Risposta:
“A meno che tu non voglia immaginarmi come non sono, debbo confessarti che i miei tratti giapponesi non sono per nulla marcati. Mia madre era americana ed io sono castano chiaro ed ho gli occhi verdi.”

“Interessante…non mi sono mai invaghita di un occidentale.”

Risposta:
“Gin, in effetti, non ha nulla di occidentale…e, comunque, non è detto che io ti piaccia.”

“L’importante è che tu non abbia la faccia di quel Brad Pitt.”

Risposta:
“L’attore americano?”

“Ma no! Mi riferisco al superdipendente della Daito!”

Risposta:
“Ancora con questa storia? Cosa ti ha fatto quel poveretto?”

“E’ talmente bello da sembrare di plastica. E poi è ossequioso, incravattato, compassato e, forse, complessato…”

Risposta:
“Bel gioco di parole. Certo che le donne sono ben strane: dicono di volere un uomo educato a fianco, ma, se ne trovano uno, lo sbeffeggiano, preferendogli il classico bifolco…”

“Io non sono così! E’ che quel tizio mi ha davvero infastidito. Pensavo che il signor Masumi ti avesse fatto fuori per favorire lui…”

Risposta:
“Devo andare, ora. E’ molto tardi e domani devo alzarmi presto. Anche se sarà dura addormentarsi…”

“Perché?”

Risposta:
“Fammi spazio, nella tua doccia. Buona notte, Mitzuki.”

Chiudo la chat senza fiato.
“Sì!!!” urlo euforica.

Sono una deficiente, lo so, ma non riesco a non gioire di una giornata come questa.
Domani è giorno di riposo, mi alzerò tardi e andrò al Centro Commerciale a fare compere.
La fortuna inizia a girare anche per te, Mitzuki!

Decido di tirar fuori dall’armadio i jeans a vita bassa e un semplice maglioncino a collo alto.
Mentre mi spazzolo i capelli, decido di tirarli su per darmi quel tocco di gioventù di cui, a dispetto dei miei ventisei anni, manco.
Indosso un classico tre quarti che slancia ancora di più la mia figura e chiamo un taxi.
E’ una giornata cupa, minaccia di nevicare, ma a me sembra che il sole splenda luminoso come non mai.
Arrivo al Centro intorno alle undici. Decido di passare in libreria a leggere le ultime recensioni e poi di andare a mangiare qualcosa al fast-food.
Sarebbe bello se, con me, ci fosse anche Kappa.
Ma va bene così: io me la spasserò e questa sera avrò una montagna di cose da raccontargli.
Mentre siedo nella sala di lettura della libreria, con la lista dei best seller in uscita davanti, mi guardo allo specchio dietro il bancone e, soddisfatta di me stessa, mi accendo una sigaretta.
E’ in quell’istante che li vedo.
Masumi Hayami e il suo supercollaboratore - il fidanzato californiano di Barbie - camminano lungo il corridoio centrale chiacchierando amabilmente.
Certo, vedendoli, c’è da restare senza fiato.
Sono eleganti, nei loro vestiti spezzati dal taglio sartoriale: le ragazzine si fermano a commentare con la bava alla bocca.
Mi vedono attraverso la vetrata e, purtroppo, decidono di venire a salutarmi entrambi.
“Signorina Mitzuki,” esordisce il signor Masumi accostandosi al mio tavolino “è un vero piacere vederla in giro.”
“Una maledizione, piuttosto.” commento sarcastica “Non ci vediamo abbastanza nel corso della settimana?”
L’uomo sorride.
“Sono venuto qui con Hijiri perché aveva qualcosa da consegnarmi da parte di Kappa.” mi comunica con tono professionale e lievemente ammiccante.
Cosa diavolo vorrà mai dimostrare, quest’uomo senza cuore?
E come osa farmi battutine, proprio lui, che sbava dietro ad una ragazzina fresca di diploma!
Osservo la sua mano: regge una busta cartonata piuttosto voluminosa. Si intravede la sagoma di un tubo di plastica, oggetto che, di solito, si usa per conservare dei disegni o dei progetti.
“E’ un piacere rivederla.” mormora Hijiri reclinando un po’ il capo.
“Grazie.” affermo piano “Volete farmi compagnia?”
Masumi guarda l’orologio.
“Resta pure, se vuoi.” dice al suo collaboratore “Mancano due ore abbondanti all’inizio della seconda prova per Le Due Regine. Io devo tornare in ufficio per visionare questi documenti.”
Guardo il signor Hayami come fosse un alieno.
Nulla lo ferma, quando c’è Maya nel mezzo. E il lavoro di domenica lo dimostra.
Dopo lo spettacolo <sogno di Una Notte di Mezza Estate>, in occasione del quale si mobilitò per richiamare pezzi grossi della critica e del mondo del teatro, continua a prodigarsi per la ragazzina con assoluta abnegazione.
“Sono sicuro” dice Masumi congedandosi “che troverà la compagnia del signor Hijiri molto gradevole. E’ una persona colta e sensibile.”
Alzo lievemente il sopracciglio sinistro. Il Presidente se ne accorge e sorride, poi ci lascia soli.
Percepisco un grande imbarazzo nell’uomo che siede di fronte a me: è così bello da sembrare davvero finto, ma cerco, per educazione, di rompere il ghiaccio:
“Ha mai letto Irvin Yalom?”
“Le lacrime di Nietzsche?” domanda “ovviamente. Anche se mi ha deluso un poco.”
Incasso il colpo.
“Dunque mi consiglia di non acquistarlo.” mormoro guardando il catalogo.
“L’idea di partenza è accattivante,” prosegue “ma ha delle cadute di tono evidenti, che rendono la narrazione banale, a tratti.”
Sospiro:
“E’ un esperto di teatro e anche un critico letterario?” domando con una punta di ironia nella voce.
“Chi si occupa di arte non può esimersi dall’avere una discreta cultura.” risponde compunto.
Ci penso su e decido di cambiare discorso:
“Posso chiederle, se non sono indiscreta, che cosa le ha consegnato Kappa?”
Abbozza un sorriso quasi divertito:
“Temo sia indiscreta.”
“Avanti,” lo esorto “può fidarsi di me. Non sono curiosa delle faccende del signor Hayami, che pur conosco a fondo, ma di quel che fa Kappa per lui.”
Karato Hijiri sorride serenamente e, per la prima volta da quando l’ho visto, mi dimentico della sua faccia di plastica.
Ha una espressione incantevole, per niente forzata.
Non ha nulla dell’uomo di ieri.
“Kappa” risponde “mi ha consegnato un certificato di diploma. Un regalo della signorina Maya per il suo ammiratore segreto.”
“Incredibile…” commento piano “Il signor Masumi non starà più nella pelle…non le chiedo come ha fatto Maya a darlo a Kappa, anche se non mi spiacerebbe saperlo. Sono un po’ invidiosa della piccola attrice…”
Hijiri mi guarda sorpreso.
“Sì.” chiarisco “Lei ha potuto incontrarlo, almeno.”
Scuoto la testa come se volessi allontanare da me pensieri nefasti.
Mi ricordo d’un tratto che l’uomo che mi sta davanti è uno sconosciuto e non mi è lecito lasciarmi andare a confidenze.
Però è anche una succulenta occasione per avere notizie dell’unica persona che, dopo Coichiro, ha avuto la capacità di farmi battere il cuore.
“Può dirmi che tipo è?” domando guardandolo non senza imbarazzo nelle iridi verdi.
Hijiri fa una piccola smorfia:
“Gradevole, credo, ma come uomo non potrei esprimere un commento obiettivo. A me piacciono le belle donne.”
Non so perché ma il suo parere mi infastidisce leggermente.
E mi torna in mente Ken, il fidanzato di plastica di Barbie.
“Certo,” affermo acida “immaginavo.”
Hijiri mette le mani sul tavolino.
“Ho l’impressione” dice picchiettando con le dita “di non esserle molto simpatico”
Faccio un gesto vago con la mano, mentre tiro indietro la lunga coda di cavallo.
“Non mi interessa parlare di lei.” dichiaro senza peli sulla lingua.
L’uomo ride fragorosamente:
“Non è il modo giusto per carpire informazioni, lo sa? Provi ad essere più gentile con me!”
“Perché?” replico “Se fossi amabile, mi direbbe qualcosa di più su Kappa?”
Hijiri mi guarda con decisione:
“Può darsi.”
Abbasso la testa:
“Non so neppure perché sto perdendo tempo con lei.” sospiro.
Mi alzo dal tavolo con l’intento di andarmene.
“Pensavo mangiassimo insieme.” dice l’uomo alzandosi anch’egli.
“E’ un ordine del Presidente, per caso?” chiedo sarcastica.
Il superdipendente mi risponde in un modo che mi spiazza non poco:
“No, è un mio desiderio”
Guarda l’orologio e, constatando di avere ancora un’ora, mi prende sottobraccio.
Sono scioccata non poco dalla confidenza che, pian piano, sta prendendosi senza il mio consenso.
La mente corre a Kappa.
Come reagirebbe se, venendo al Centro Commerciale, mi vedesse a braccetto con un uomo che sembra un attore hollywoodiano?
Forse, penserebbe che sono una donna di facili costumi, proprio come mia madre.
Faccio per divincolarmi, ma la presa di Hijiri è stretta.
“La prego, mi lasci.” dico “Non siamo abbastanza amici per camminare allacciati in questo modo”
L’uomo mi osserva divertito:
“Non può essere gentile con l’uomo di plastica anche solo per un minuto? Sono certo che Kappa non ne sarebbe geloso.”
Presa come sono dal pensiero dell’uomo ombra del Presidente e dall’imbarazzo, non mi soffermo sulla sua espressione.
Entriamo in un ristorante sofisticato, con una bella vista sul parco giochi del Monte Fuji.
Con galanteria, Karato Hijiri scosta la sedia per farmi accomodare.

Ma cosa sto facendo?

Ci mancava soltanto un pranzo “romantico” con un uomo dalla bellezza urlante. E’ davvero appariscente e, mentre consulta il menù, mi accorgo che le sue mani sono notevoli, con dita lunghe ed affusolate.
E porta un anello.
“E’ sposato?” domando come rasserenata.
“No.” risponde vago “Ma il mio cuore è occupato da un sentimento ingombrante quanto il soggetto che me lo ispira.”
Stringo gli occhi cercando di capire se nelle sue parole c’è ironia:
“Non potrò mai credere che uno come lei si sia innamorato di una donna obesa.” affermo scioccamente.
“Ingombrante” mi corregge l’uomo con pedanteria “è un aggettivo dai molteplici significati”
Mi lascio andare ad un sospiro.
“Allora si sposerà?” chiedo senza alcun interesse.
“Potrei.” ribatte “Ella rappresenta il genere di donna per la quale ogni uomo farebbe follie. E’ bellissima, di intelligenza sopraffina, è colta e sensibile ed occupa anche un posto importante.”
Sorrido spiazzata.
Perbacco, Ken non può che trovarsi una fidanzata di plastica, perfetta quanto lui.
Cerco di provocarlo:
“Il condizionale che lei usa non si confà alla assoluta perfezione che celebra con ardore davanti a me.”
Stavolta è lui a sospirare:
“Ottima osservazione, ma non si vive di perfezione, temo.”
“Lei è innamorata di Kappa?” mi domanda a bruciapelo.
Non replico.
“Andiamo!” mi incita Hijiri “Mi ha fatto delle domande personali. E il gioco prevede che adesso tocchi a lei sbottonarsi un poco.”
“Non lo so…” mormoro imbarazzata “…forse. Mi piace…”
“Fa bene a non lasciarsi andare. Non c’è futuro con un uomo nella sua posizione.”
Mi versa del vino rosso nel calice, mentre la cameriera ci serve una portata di pesce.
“Quanto dice non è bello.” mastico amara, sistemando il tovagliolo sui jeans.
Hijiri annuisce:
“Non è bello, ma è vero. Non bisogna mai prescindere dalla realtà, signorina Mitzuki. I sogni, se non aiutano, uccidono.”
“Ma che cosa ne sa lei?” domando con fastidio “Kappa mi ha riempito la vita…”
“Si accontenta di poco.” obietta lui “Potrebbe aspirare ad una esistenza più completa, con un uomo vero che le garantisca benessere.”
Scuoto il capo:
“Lei non capirà mai. E’ troppo bello e perfetto ed ha una donna al suo fianco. Non può entrare nella logica di un comune mortale ufficialmente morto o, peggio ancora, in quella della figlia di una sgualdrina.”
“Tutto ciò è molto triste” ribatte “ma non mi pare di averle detto di avere qualcuno al mio fianco. Non realmente, almeno.”
Sbatto la forchetta sul piatto. Lo vedo trasalire.
“Ma a che gioco stiamo giocando?” sibilo “Come siamo giunti ad un livello di confidenza tale?”
Hijiri si alza dal tavolo con volto cupo:
“Devo tornare al lavoro.” dice “Offro io naturalmente.”
Nel mentre, suona il mio telefonino.
Hijiri si allontana con andatura dimessa.
“Se ha smesso di torturare il mio uomo, avrei bisogno di lei.” esordisce Masumi con tono quasi isterico.
Di domenica.
Devo andare in ufficio anche di domenica!
Sarà, come minimo, accaduta una catastrofe.
“Sono all’Hotel Cristal, non al lavoro.” mi informa l’uomo “Alle tre c’è il party di presentazione del nuovo film della Daito. Dovrebbe portarmi le carte relative a quell’affare di cui sta occupandosi personalmente.”
Mi metto una mano sulla fronte, mentre, col tono stanco, dico al Presidente che lo raggiungerò al più presto.
Arrivo trafelata, quando il party pomeridiano è al culmine e dopo aver passato un paio d’ore buone a stampare i file che egli ha richiesto.
Mentre varco la soglia del salone, la mia attenzione è attirata da due figure ben note.
Hayami, con una mano poggiata sul muro, “imprigiona” Maya e sta dicendole qualcosa.
Non ha più freni, vedo.
Forse sarà l’alcool a dargli alla testa: non si rende conto che gli occhi della società intera sono puntati su di lui.
Mi accosto a una colonna in marmo, certa di non essere vista, per ascoltare.
“Le manderò il biglietto.” sta dicendo adesso Maya.
“E,” le fa eco lui “se la sua interpretazione mi emozionerà, le manderò un numero spropositato di rose…magari scarlatte, che ne dice?”

Signor Masumi…signor Masumi.
Siamo alle solite.
Fa tutto per lei.
Tutto.
Per una ragazzina all’apparenza insignificante che le ispira pensieri tutt’altro che casti!

Sta crescendo.
Maya diventa adulta sotto i suoi occhi e lei, appostato come un falco, sta aspettando il momento propizio per avventarsi sulla preda.
Spero proprio sappia quel che sta facendo.
Si fa un sacco di nemici, acquisisce sempre più potere.
Una volta - ne ho avuto la prova di persona - andava a donne molto spesso, forse per scaricare la tensione accumulata sul lavoro.
Adesso non c’è l’ombra di nulla, a parte Maya.
Forse non dovrei giudicarla.
Sono talmente presa dalla mia inesistente storia con Kappa che, quando, qualche giorno dopo, arriva la chiamata di Coichiro dall’Inghilterra, la passo al suo ufficio fingendo di non conoscerlo.
E la cosa non mi duole per nulla.
Anche con le segretarie, non mi riesce difficile far la gnorri.
Le giornate iniziano e finiscono allo stesso modo e Kappa sembra di nuovo scomparso.
Dalla domenica in cui ho pranzato con Hijiri non si fa più sentire.
Sebbene abbia il timore che egli possa avermi vista con il supercollaboratore, non ho cuore di contattarlo.
Preferisco starmene da sola, tornare a convivere con la mia solitudine in modo sano.
Ma l’imprevisto è dietro l’angolo e, come una sorta di deus ex machina, mentre apro il portone di casa mia, trovo lui, seduto sulle scale, che, con sguardo inequivocabile, mi comunica una verità forse intuita, ma scioccamente respinta.
Era così semplice arrivarci.
“Mitzuki,” mormora alzandosi “non posso più tacere. Ho trascorso questa settimana come se fossi incappato in un incubo senza uscita, nella vana speranza che ti facessi risentire, e, quando non l’hai fatto, ho perso la testa. So che non dovrei essere qui, che non ho il diritto di chiederti alcunché, ma non ho fatto i conti col mio cuore e ora non posso più farlo tacere!”

Continua!…


Spero tanto che ve ne innamoriate, Flo! :pucci: :shiori:
 
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evis75
view post Posted on 17/6/2010, 16:32




laura sei bravissima!!!quel chat tra kappa e mitzuki e stato meraviglioso!!ho riso moltissimo!!aspetto con ansia infinita il seguito . :pollice: :ok: :tiprego:
Posta presto!
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 17/6/2010, 16:49




e pensa che secondo me Hijiri è più sull'altra sponda che su questa, per cui hai avuto un grande potere a farmi cascare ai suoi piedi ;)
 
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view post Posted on 17/6/2010, 19:25
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Che bello Laura è fantastico le conversazioni tra mizuki e kappa, è poi hijiri che sembra ken fatto di plastica....da ridere ...attendo con ansia di poter leggere il seguito di questa conversazione molto intrigante......
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 17/6/2010, 19:32




Laura sei riuscita a farmi appassionare alla storia di Mizuki e Hijri quasi quanto a quella dei bradipi!!!! bellissimo!!!!!

(oddio quanto ho riso quando lei lo ha definito "fidanzato californiano di Barbie" ahaha!)
 
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Yayoi
view post Posted on 20/6/2010, 16:39




"E’ trasparente come la mia anima, nuda e vulnerabile solo davanti a te, che la completi, la comprendi e la penetri senza difficoltà."

In una frase riesci a racchiudere una vita........ anzi due!

Bravissima!!

Domani comincio a leggermi quella di Misuki.

Baci.
Baby
 
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view post Posted on 21/6/2010, 16:09
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Grazie, Yayoi, spero tu gradisca anche questa! Bacione anche ad Emer e alle mie affezionate lettrici. Spero di non annoiarvi mai!
Ed eccovi un altro capitolo, riveduto e corretto.


A Story of Love.

Mi piego sulle ginocchia per guardarlo negli occhi.
Ha parlato tutto d’un fiato e, per la prima volta da quando lo conosco di persona, non si è alzato in segno di rispetto.
Continua a star seduto sul gradino alto, con le guance diafane in fiamme e le mani strette a pugno l’una dentro l’altra. Dall’impermeabile chiaro fuoriescono i lembi della giacca e della camicia perfettamente stirata: porta anche un bell’orologio di valore. Mi soffermo sul nodo della cravatta, sui Ray-ban che, stavolta, non tiene sul naso ma dentro il taschino esterno; lo sguardo finisce inevitabilmente su quegli occhi verdi come il mare in tempesta e sul ciuffo castano chiaro spettinato ad arte.
“Sì, sei semplicemente perfetto.” affermo mentre, a malapena, nascondo il mio rapimento.
Egli non sembra aver voglia di scherzare.
“Allora,” continuo “come preferisci che io ti chiami?”
Sospira:
“Se sei delusa, gradirei saperlo subito.”
Mi scappa una risata.
“Delusa non è la parola giusta.” lo correggo ricordandomi della sua pedanteria linguistica “Direi…stupefatta.”
“Non è una risposta.” si lamenta spiazzato.
“Kappa o Karato che sia, vai al di là di ogni più rosea aspettativa.” confesso rossa in volto “Sei capace di far sospirare una donna solo scrivendole e, nella realtà, sei bello da far paura. Le tue pretendenti si picchieranno a sangue pur di averti!”
Prende la mia mano per un pollice e comincia ad accarezzarla in modo quasi rude.
Si capisce che non è il tocco che vorrebbe regalarmi, ma un gesto di confidenza <grezzo> dettato dall’enorme imbarazzo.
E, ciò nonostante, è già un passo in avanti.
“Mitzuki,” dice “so di non esserti piaciuto a pelle, ma, come uomo e nel rispetto della tua persona e di quanto stava accadendo fra noi, ho sentito il bisogno di essere completamente sincero con te.”
Gli stringo forte la mano, invitandolo ad entrare.
La mia casa è in disordine, ma egli non pare farvi caso.
Il suo sguardo è attirato dal bouquet di fiori che mi ha regalato, ormai completamente secco, ma ancora avvolto nella carta speciale.
Si rabbuia.
“Ho intenzione di ricavarne delle fioriere per il terrazzo.” dico mentre egli sfiora le foglie seghettate della composizione.
“Non dovrei essere qui.” mormora.
Osservo le spalle diritte e possenti e sento il bisogno “fisico” di abbracciarlo.
Decido di seguire l’istinto, ma egli è teso come una corda di violino.
“Non si torna indietro.” dico poggiando la testa sulla sua schiena.
Avverto un profumo delicato ed inebriante.
Ho dimenticato in un lampo che, fino a quella mattina, solevo chiamare quest’uomo “Ken”, “uomo di plastica” e “Brad Pitt”.
Mi sembra estremamente bello e sensuale.
I suoi modi gentili, adesso che conosco la verità, mi appaiono meravigliosi.
Persino la sua voce, che ritenevo irritante e distaccata, ha un che di malinconico che mi procura nostalgia.
Si gira verso di me e mi sfila gli occhiali.
Reclino un po’ il capo, sentendomi bruciare.
“Mi sento perso.” confessa “Il punto è che sono davvero innamorato di te, non solo virtualmente.”
Mi vien da sorridere, ma torno seria subito, quando egli mi imprigiona il mento con due dita.
“Non sono una donna romantica…e non credo di essere alla tua altezza…” provo a dire prima di sprofondare in un languore senza precedenti.
Le sue labbra indugiano morbide sulle mie: sono dolci e sensuali, sebbene timorose.
Si stacca un poco, guardandomi negli occhi.
“Non posso credere” dice “che tu abbia così tanti complessi. Sei bellissima, sei seducente…”
Stavolta sono io a baciarlo.
Inevitabilmente, il pensiero corre a Coichiro, ai nostri amplessi spesso consumati in fretta. Negli ultimi tempi era diventata più una routine che un’esigenza.
Questo “amore” è diverso.

E’ dolce.
E’ forte.
E’ delicato.
E’ perfetto.
E’ il mio amore.

***

Quanto tempo è passato?
Sicuramente siamo andati oltre la mezzanotte.
Da quanto tempo non passavo una domenica sera come questa?
Ho mai passato una domenica sera come questa?
Mentre cerco di ritornare nel mondo reale, mi soffermo con lo sguardo sull’uomo che riposa accanto a me.
E, ridicolmente, penso che non so come chiamarlo e che, durante il nostro incontro, non ho fatto altro che piangere come una ragazzina alle prime armi.
Egli, invece, ha sussurrato il mio nome più volte, rendendomelo caro per la prima volta.
Gli accarezzo la fronte sudata: una piccola vena sembra involontariamente pulsare sulla sua tempia sinistra.
Apre gli occhi.
Si solleva piano sui gomiti senza spostarsi di un pollice, ma evitando con cura di farmi male.
E’ davvero bellissimo, in questo momento.
Ed è mio.
“Ora,” dice “come tradizione vuole, è il momento delle confessioni degli amanti”
Sorrido schiudendo le labbra.
“Comincia tu.” propongo accarezzandogli i capelli bagnati.
Sospira profondamente:
“Dunque…ho trentasei anni, anche se ne dimostro meno e, come sai, sono un’ombra.”
Si ferma incerto per qualche istante.
“Penso che nessuno, meglio di te, sappia cosa significhi subire le scelte di un genitore.” continua “I miei erano architetti. La mamma si è trasferita da Los Angeles a Hokkaido per uno stage. Si occupava di interni, mentre mio padre, quando la conobbe, era assistente del professore di analisi matematica della Facoltà di Architettura. Si innamorarono e decisero di metter su famiglia. Papà era molto amico di Eysuke Hayami, che gli affidò la progettazione di parecchi edifici della Daito. Il primo Plaza di proprietà del signor Hayami nacque da una idea di mio padre. Era un uomo di grande talento e sensibile, anche. Lui e mamma si adoravano.”
“Che cosa è accaduto?” domando.
Karato deglutisce:
“Durante la costruzione di un condominio, si verificò un grave incidente, che causò la morte di quindici operai. Mio padre fu accusato di incuria e, in effetti, i periti riscontrarono parecchie irregolarità nella gestione del cantiere. Eysuke diede a mio padre tutto l’appoggio legale possibile, ma i sensi di colpa minarono quell’uomo nel profondo. Ricordo come ieri il giorno in cui il vecchio Presidente venne a casa nostra per confortarlo. Ne uscirai pulito, gli diceva. Ma papà era ormai depresso ad oltranza, soprattutto temeva di aver compromesso per sempre la mia vita e quella di mia sorella Kate, una bambina di quattro anni appena. Di comune accordo con la mamma, decise di farla finita e, una notte, mentre eravamo tutti addormentati, aprì il rubinetto del gas.”
“E’ terribile…” mormoro.
Sento l’addome bagnarsi: capisco che il ricordo lo ha commosso e lo stringo a me ancora più forte.
“Non ricordo nulla di quella orribile notte.” riprende “La mia vita è ricominciata un pomeriggio d’agosto a casa Hayami. Eysuke offrì a mio padre la sua protezione. Fu papà il primo dipendente ombra della Daito; a me, che avevo solo undici anni, fu offerto di studiare e, quando fosse giunto il momento, di subentrare a mio padre.”
“Egli è sopravvissuto, dunque…” mormoro scossa.
“Sì. Solo la mamma e mia sorella morirono in quell’inferno indolore. Papà si è spento due anni fa, ma naturalmente…”
Karato si alza dal divano.
Raccoglie da terra i pantaloni e ne estrae il portafogli. Poi mi mostra una foto un po’ sgualcita:
“Questa è Kate, il giorno del suo quarto compleanno. Tutto ciò che ho portato via dalla mia casa.”
Sorrido a labbra strette, ancora impressionata dal drammatico racconto.
Guardo il profilo dell’uomo che amo: si è piegato in avanti, poggiando i gomiti alle ginocchia, mentre il suo sguardo meraviglioso vaga in un'altra stanza, in un altro tempo.
“Che ne è stato della tua casa?” chiedo prendendolo per mano.
“Da qual poco che so,” risponde “non è stata mai venduta. I giapponesi sono tendenzialmente superstiziosi e in molti si sono rifiutati di rilevare una dimora che è stata teatro di eventi raccapriccianti, per quanto fosse una abitazione avveniristica nel suo genere.”
“Mi piacerebbe vederla…” mormoro mentre poggio il capo alla sua spalla.
Karato sorride piano:
“Non so neppure se è ancora in piedi e, poi, non mi sembra il caso.”
Si alza.
“E’ inutile sottolineare” sussurra con gratitudine “che il sogno meraviglioso che mi hai regalato questa sera è finito.”
So come si sente.
E’ come se tutti i sensi di colpa si assiepassero nella sua testa fino a farlo impazzire.
Non voleva che la situazione precipitasse, non ha saputo frenarsi ed ora non sa più cosa fare.
“Stai scherzando?” dico abbracciandolo.
“Sono diventato egoista.” afferma “Non riesco a rinunciare a te. Non posso più lasciarti andare ed è questo che mi tormenta!”
“Grazie,” mormoro “ho temuto davvero volessi abbandonarmi.”
“E non sarebbe la cosa giusta?” mi rimbrotta stringendomi con forza maggiore “Mitzuki, io non esisto, lo capisci?”
Il tono di voce si incrina nuovamente:
“Noi non potremo mai avere una famiglia.”
“Non mi importa.” ribatto con decisione “Non mi importa un fico secco di come gestiremo praticamente la nostra vita. Ciò che conta è condividerla.”
Scuote il capo perplesso:
“Non posso chiederti questo sacrificio.”
“Infatti,” lo correggo “sono io a domandartelo.”
Mi inginocchio platealmente davanti a lui come fossi un cavaliere appena investito dal suo sovrano:
“Principe dei miei sogni, che tu sia il benvenuto nel mio castello.” dichiaro “Prometti solennemente, questa notte, dopo aver suggellato il patto d’amore, di prender parte per sempre al mio inferno esistenziale, popolato di scheletri nell’armadio e inconfessate paure?”
“Alzati in piedi…” sussurra con tenerezza “sono io quello che dovrebbe inginocchiarsi.”
Finalmente un sorriso torna a brillare su quel volto bellissimo che io adoro.
“Allora, Ken, inginocchiati e giura solennemente.” gli ordino esercitando una lieve pressione sulla sua spalla.
Obbedisce:
“Prometto di amarti per sempre. Te lo giuro. E ti lascerò andare, in qualunque momento tu me lo chieda.” risponde sussiegoso.
“Mi spiace,” fingo di dolermene “ma questo contratto non prevede diritto di recesso.”
Poi ci penso su:
“A proposito…come devo chiamarti?”
Mi lancia addosso un cuscino prima di riabbracciarmi nuovamente.

Coichiro comes back.
“Mitzuki,” chiama la mia assistente “il signor Hayami ti cerca da stamattina…”
“Mi spiace del ritardo!” dico irrompendo nell’ufficio del Presidente con dei documenti e il bricco del caffè “Ho avuto un grave contrattempo.”
Masumi si passa una mano dietro il collo:
“Si chiama così, adesso?” domanda sarcastico.
Arrossisco violentemente.
“Stia tranquilla,” mi dice “ho capito subito, quando si è rifiutato di venire a bere, che sarebbe venuto da lei.”
Lo guardo stupita: Karato non può aver raccontato tutto al signor Hayami. Non è da lui, per quanto siano in confidenza.
“Sei sempre il solito, Masumi,” mastica una voce a me nota “ma stavolta il tuo intuito ha fatto cilecca.”
Mi giro verso il salottino privato e scorgo Coichiro Gin.
Saluto freddamente con un cenno del capo.
“Ciao, Mitzuki, ti trovo bene.” dice lui guardandomi con intensità.
Ringrazio, mentre, nel vano tentativo di sfuggire all’imbarazzo, verso del caffè nelle tazze.
“Il signor Gin è in vacanza.” dice il Presidente sorseggiando la bevanda speciale.
“Sì,” mormora il collaboratore “tornerò in Inghilterra fra qualche settimana per seguire il figlio talentuoso di Paul Foster.”
“A proposito, complimenti per l’esclusiva dei Black Prince.” dico io con tono formale.
“Coichiro” soggiunge Masumi “si è rivelato un ottimo investimento per la Daito Art Production.”
Il mio ex si trincera dietro la proverbiale timidezza.
Sa di essere un ottimo elemento, ma non gradisce che lo si elogi.
Nonostante il successo nel lavoro, non è mai cambiato.
“Devo andare.” annuncia il Presidente guardando l’orologio “Sono a pranzo con mio padre e poi vado a dare una occhiata al Nittei.”
“Si riguardi” dico “e mi saluti Maya.”
Mi guarda con finto rimprovero:
“Dovrebbe ringraziarmi per averle appena concesso il pomeriggio libero e ha il coraggio di ironizzare?”
Non aspetta risposta e varca la porta dell’ufficio, lasciando Coichiro e me in grande imbarazzo.
“Mi sei mancata.” confessa egli fissando un punto indefinito della stanza “E sono tornato per vedere se, per caso, ti era venuta voglia di ripensarci.”
Ascolto le sue parole spiazzata, ma non ho la forza di replicare.
“Non credevo” continua “che ti piacessero gli uomini appariscenti.”
“Tu sai?” chiedo debolmente.
“Come hai potuto” dice di rimando “impelagarti con un tizio che non ha storia né futuro?”
Mi siedo sul divano.
“Vivere nel mondo del teatro, in questi anni, mi ha insegnato molte cose.” affermo sospirando “Non dico di essere diventata una sognatrice, ma è come se avessi imparato a percepire realtà parallele a quella vissuta.”
Coichiro si lascia andare ad una sonora risata:
“Hai visto troppi film alla Sliding Doors…” mi sbeffeggia.
Sa di ferirmi e lo fa consapevolmente.
E la cosa mi rattrista non poco:
“Hai ragione, quando dici che con Karato non c’è storia né futuro. Non in questa dimensione, per lo meno. Ma vivremo come fosse così finché avremo fiato in gola.”
“Siamo stati insieme una vita” afferma Coichiro come se non si rassegnasse alla realtà “e mi hai rifiutato perché, a parer tuo, non sono stato onesto. Ho solo eseguito gli ordini del capo e l’hai presa come un fatto personale.”
“Hijiri” lo interrompo “non si sarebbe mai comportato così. E’ devoto come pochi al signor Masumi, ma se egli commettesse una scorrettezza ai danni di Maya non abbasserebbe la testa.”
Gin si alza spazientito.
“E sia!” sibila “Goditi la tua ombra, ma credo tu sappia che sarà solo una parvenza di vita”
Sorrido:
“Forse, ma non sarà meno vera di quella che ho vissuto con te.”

Continua!…

 
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evis75
view post Posted on 21/6/2010, 16:17




saro molto ripetitiva ma come sempre Laura tu sei impeccabile!!!bravissimaaaaa!!!!
 
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view post Posted on 21/6/2010, 17:37
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Bello Laura....il capitolo è fantastico........che colpi di scena ..aspetto di leggere come finirà.....tra mizuki e Hijiri.....
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 21/6/2010, 20:38




CITAZIONE
Non mi importa un fico secco di come gestiremo praticamente la nostra vita. Ciò che conta è condividerla

Ho una sola parola: WOW!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 22/6/2010, 13:31




Fantastica tutta la scena d'amore tra i due!!! i bradipi mettono le ragnatele, ma questi due invece sanno benissimo cosa vogliono! ^^
ho sempre pensato che vorrei Karato e Mizuki assieme... sarebbero troppo carini^^
Mi piace anche come ha dato il benservito a Coichiro e la punzecchiata a Masumi^^
 
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view post Posted on 22/6/2010, 16:18
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie, ragazze. Sono ancora a mezzo servizio causa famiglia e impegni varii, ma conto di finire presto.

Three Men in Love. And me also.

Sono infastidita dall’atteggiamento di Gin.
Non mi aspettavo certo che accettasse di buon grado che mi buttassi alle spalle una storia di anni, ma sapeva che, per il mio carattere, non sarei tornata indietro.
Ho voluto chiudere la nostra relazione e, nel momento in cui l’ho fatto, entrambi sapevamo che il ripensamento non avrebbe ribussato a questa porta.
La mente corre a Karato.
Quanto accaduto fra noi ha dell’incredibile ed è meraviglioso.
E, tuttavia, questo nostro sentimento ancora in boccio va coltivato con estrema cautela, anche perché sappiamo di essere coinvolti in una situazione di grave disagio, soprattutto in relazione al suo stato civile.
Immagino quanti dubbi e tormenti, uscendo dal mio appartamento, abbiano assalito quell’uomo meraviglioso che - non riesco neppure a pensarci! - agli occhi del mondo non esiste.
E’ morto.
Mi ha detto di essere diventato “egoista”, che non riesce a rinunciare a me.
Prego gli dèi che sia così perché, ne sono certa, non riuscirei più ad immaginare la mia vita senza di lui.
Ciò che provo è entusiasmante, sensuale, sconvolgente e del tutto nuovo.
Penso al nostro prossimo incontro e già sento gli spiriti della natura agitarsi dentro e fuori di me.

Io amo quell’uomo.

***

I giorni passano ed io, a causa dei reciproci impegni, ho sentito Hijiri solo via e-mail.
E’ la prima de Le Due Regine e siamo tutti in fibrillazione all’idea che Maya Kitajima, per la prima volta in vita sua, indossi una maschera diametralmente opposta alla sua immagine ordinaria.
Sono un po’ scettica, in verità: forse questo è il suo ruolo più difficile, ma non so se il mio stato di assurda agitazione sia dovuto alla presenza del signor Masumi, che sembra un gatto che si morde la coda, o al pensiero che Karato possa essere in sala.

Il rilancio di Maya, finalmente.

Ci siamo accomodati nei posti S del Nittei a noi riservati con largo anticipo.
Mi sono guardata intorno sapendo che, da qualche parte, il mio uomo mi sta osservando, desideroso quanto me che questo spettacolo sia un successo.
Ha lavorato tanto, Hijiri.
Tutti i giorni, nella sala prove di questo teatro che diventerà un satellite della Daito, ha vegliato su Maya, raccolto le sue impressioni su un nastro, sottoponendole poi al Presidente.
Il signor Masumi è cambiato, di recente.
Sembra che si sia rasserenato.
E quando Maya, in vesti di Ardis, fa il suo ingresso in scena, mi è come sembrato che il rimbombo del suo cuore arrivasse fino a me.
Il tempo è arrivato, dunque.
Io stessa stento a credere in ciò che vedo.
Non si può arrivare sino a tanto, non può essere solo una maschera…!
Maya non è più la bambina di qualche giorno fa, ma un incantevole bocciolo capace di trascendere persino il suo aspetto ordinario per trasformarsi in una autentica bellezza.
Quella bellezza il signor Masumi credo la contempli da tempo immemore.
E qui i nodi vengono al pettine.
Sarà capace di tenere a bada le mani? Di non annientare come buona tradizione vuole, ogni suo concorrente?
Riuscirà ad imprigionarla contro un muro senza imporle un bacio d’amore in bocca?
E’ incredibile come io riesca a leggergli dentro.
Sono una psicologa mancata o, da questo momento in poi, egli sarà sempre più incapace di trattenersi?
Del resto, penso anche io che Maya sia davvero incantevole, nelle vesti della principessa lèttone.
Mi sporgo un po’ per vedere se, con la coda dell’occhio, riesco a incrociare gli occhi di Hijiri, ma mi accorgo che, a poca distanza dalla poltrona, vicino ad Ajime Onodera, siede Coichiro Gin.
Le sue pupille si muovono nella mia direzione con freddezza e dispregio, quasi che tutto ciò che ho rappresentato per lui non fosse mai esistito.
Ho saputo che domani farà ritorno in Inghilterra ed ho accolto la notizia con grande sollievo.
Durante l’intervallo dello spettacolo, il signor Masumi va a fumare ed io ne approfitto per guardarmi intorno.
Raggiungo il foyer ansiosamente, sperando di vedere Karato anche solo per un istante.
“Cerchi qualcuno, Mitzuki?” domanda Coichiro.
Non riesco ancora a dimenticare lo spiacevole colloquio dell’altro giorno.
“Sì.” rispondo senza paura.
“Temo che tu stia guardando nella direzione sbagliata. Le ombre, di solito, strisciano lungo le pareti, si allungano sui pavimenti, dove finiscono per essere calpestate…”
“Un’ombra non potrà mai essere schiacciata, Coichiro.” mormoro freddamente “Anche nell’oscurità, essa vive e, talvolta, entra nell’animo più di una luce accecante.”
Stringe le labbra, incassando il colpo, ma, dopo qualche istante, tenta un nuovo affondo:
“E dov’è, adesso, il tuo bell’uomo?”
“Prova a cercarlo sotto i miei vestiti, dentro il mio cuore, nella mia testa. Tutto è pieno di lui ed ora, se vuoi scusarmi, tornerei in sala.”
Una voce mi blocca.
Una bella voce suadente e nostalgica:
“Mitzuki…”
Sento il sangue gelare:
“Karato…” mormoro girandomi verso di lui.
Nasconde gli occhi dietro le lenti scure e stringe una sigaretta tra le dita.
Provo l’impulso di abbracciarlo, ma devo trattenermi.
“Avevi ragione.” dice sarcastico Gin “La <tua> ombra è dovunque.”
“Gradirei” afferma Hijiri “continuare questa conversazione in un luogo più consono.”
“E perché?” chiede il mio ex fidanzato “Temi che qualcuno possa riconoscerti?”
La sua fragorosa risata esplode nel foyer, destando l’attenzione di alcuni presenti.
Karato inarca le labbra:
“Io non ho paura di nulla, a differenza di te. Un uomo come me, che ha perduto la propria identità, non ha niente da perdere.”
Lo prende a braccetto e lo conduce all’esterno del teatro.
“Che cosa avete intenzione di fare?!” domando allarmata seguendoli.
Hijiri mi rassicura con lo sguardo.
La neve scende placidamente, al di là del portico vittoriano del Teatro Nittei.
Raggiungono una stradina laterale, quella che di solito gli attori famosi usano per sfuggire ai flash dei giornalisti. I due uomini, finalmente soli, si fronteggiano con estrema decisione.
Se non fosse che di Gin non mi importa più nulla, mi sentirei il premio della situazione.
“Guardati!” urla Coichiro sarcastico “Mi hai portato in un vicolo, il posto che ti è più congeniale, il posto delle ombre!”
“No,” lo corregge Karato “sei tu che sbagli. Questo è il posto in cui le stelle che compri per conto del signor Hayami nascondono la loro luce.”
“Nell’olezzo che emana da un cassonetto, dici?” chiede il mio ex tappandosi il naso con due dita “E’ questo che vuoi darle?”
Hijiri abbassa il capo.
Il suo sguardo si fa sempre più cupo ed io non l’ho mai visto così addolorato.
“Sei un egoista!” continua Coichiro “Ma questo tu lo sai. Sei un sensibile e si vede…e allora perché non la lasci andare?”
“Mitzuki è una donna adulta e nessuno le ha imposto alcunché.”
Tira indietro il ciuffo castano, libera gli occhi dalle lenti scure.
Temo il peggio.
“Karato, te ne prego, andiamo via.” mormoro prendendolo sottobraccio.
“Tu ti arrampichi sugli specchi” urla Gin “e quando realizzerai di averla trascinata nel tuo inferno senza nome, finirai come tuo padre e quella deficiente ti seguirà!”
Stringe i pugni, l’uomo ombra della Daito, e, pur con tutta la classe innata che trasuda, non riesce a controllare la smorfia di rabbia e delusione che alberga sul suo volto.
“Hai ragione…” sussurra “…hai ragione su tutta la linea. Ma non rinuncerò a lei, a meno che non sia Mitzuki a dire basta.”
Coichiro scuote la testa.
“Ti ha raccontato che sua madre è una puttana?” domanda inaspettatamente.
Karato stringe gli occhi indignato.
“Io lo so perché si è fatta trascinare in questa storia.” riprende il mio ex “Crede di non avere scelta! Crede che qualsiasi uomo onesto, con una famiglia sana alle spalle, finirà per disprezzare le sue origini. E allora ha scelto di sbattersi un uomo che non le complica la vita!”
Sigillo le palpebre terrorizzata: odo un rumore sordo e poi un tonfo metallico.
Quando riapro gli occhi, Karato ha ancora il pugno stretto sospeso a mezz’aria e Coichiro è riverso a terra, con la testa poggiata al cassonetto.
“Un vero uomo non offende una signora.” sibila “Se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con me. Ne hai di materiale su cui far leva.”
Coichiro si massaggia la mascella. Mi accorgo che perde sangue dal naso.
“Andiamocene.” dico a Hijiri sistemandogli la falda un po’ sgualcita dell’impermeabile.
“Questo non piacerà ad Hayami.” dice l’uomo rialzandosi.
Hijiri lo guarda con freddezza:
“Vogliamo scommettere?”
Ritorno verso il portico del teatro allacciata a Karato.
Mi sento svuotata, come se non avessi la forza di lasciare andare quel braccio che, allo stato attuale, rappresenta tutto per me.
“Torna dal signor Masumi.” mi sprona teneramente.
“E tu?” chiedo io.
“Vado a casa.” risponde vago passandosi una mano tra i capelli.
Si allontana nella neve a passo deciso.
“Quando ti rivedrò?” urlo reprimendo le lacrime.
Non risponde, mentre, di spalle, alza un braccio in segno di saluto.
Torno in sala quando lo spettacolo è al culmine.
Prendo posto.
Coichiro non è rientrato, mentre il Presidente viaggia in una dimensione parallela, in direzione del Mondo dell’Arcobaleno, a giudicare dal suo sguardo.
Sorrido ironicamente, dimenticando per un attimo quanto avvenuto fuori dal teatro.
Maya e Ayumi stanno interpretando magistralmente Ardis ed Oligerd. Ogni sguardo della dèa della primavera è tutto per l’ammiratore delle rose scarlatte e non c’è freddo che possa gelare quel tepore sensuale ed intrigante.
Un po’ li invidio.
Sì, magari il signor Hayami, ad un occhio poco attento, può apparire come un derelitto non ricambiato, ma non è così.
“A che pensa, Mitzuki?” mi domanda il Presidente a spettacolo finito, mentre, con ansia, attendiamo l’entrata degli attori protagonisti nel foyer.
“Penso” rispondo “che lei abbia comunque costruito un ponte privilegiato che arriva dritto al cuore di qualcuno.”
“Dice?” mormora accendendosi una sigaretta.
Annuisco:
“Lei medesimo non è di certo in testa alla lista dei possibili innamorati, ma il suo ammiratore sì.”
Finalmente Maya fa la sua apparizione.
Con mio grande sollievo, è tornata la ragazzina semplice di sempre.
Se avesse mantenuto quell’aspetto spiazzante, il signor Masumi avrebbe rischiato grosso.
Ma, per fortuna, per adesso, la giovane attrice tiene ben distinti i due mondi su cui vive.
Il guaio si presenterà nel momento in cui, assumendo la consapevolezza di essere ormai una donna, inizierà ad usare le arti seduttive di cui ancora è inconsapevole anche nell’universo reale.
Il Presidente la rimbrotta come di consueto, nel tentativo maldestro di nascondersi.
“Allora,” le dice “purtroppo lo spettacolo è finito. Anche se, dopo averla vista ora, mi rendo conto che si è trattato soltanto di un bel sogno…”
Scuoto il capo leggermente, mentre mi avvicino a loro:
“Maya, quali fiori preferisci?”
“Va bene qualsiasi cosa, tranne le rose scarlatte.”
La guardo con ironia:
“Perché?” chiedo “Pensi che i fiori di Masumi Hayami non siano altrettanto degni di quelli del donatore di rose?”
Scuote il capo spiazzata.
Non capisce il senso delle mie parole.
Non può comprenderlo.
“Avere l’attenzione del Presidente della Daito non è cosa da poco” le ricordo severa “e ti aprirà le porte di altri teatri, Maya. Quando ti deciderai a crescere?”
La lascio perplessa davanti alla enorme corona che ha ricevuto prima dello spettacolo.
Mentre esco dal teatro, arriva un numero enorme di composizioni con rose blu e bianche.
Con tenerezza, il pensiero corre al Presidente innamorato.

Qualche giorno dopo, l’ufficio è in subbuglio.
“Signorina Mitzuki,” mormora la mia assistente “è accaduta una cosa terribile”
“Cosa c’è, Mya?” chiedo preoccupata.
“Il signor Masumi ha accettato un incontro prematrimoniale!”
Appoggio le spalle alla sedia scioccata.
“Ma che diavolo dici?” chiedo con un fil di voce.
“Pare che suo padre, il Presidente emerito, lo abbia obbligato!”
“E’ impazzito!” penso fra me e me, mentre, con gli occhi che mi bruciano dalla rabbia, verso il caffè nel bricco.
Vorrei rovesciarglielo sulle palle, ecco cosa vorrei.
Mi vergogno del mio pensiero e, scioccamente, chiedo scusa all’indirizzo di Masumi Hayami.
Decido di cercare Karato in chat:
“So che sono fuori orario, ma ho appena ricevuto una notizia scioccante e devo saperne di più. Eri a conoscenza del fatto che il Presidente ha accettato a che venisse combinato il suo matrimonio?”

La risposta arriva prontamente:
“L’ho appena letto su una rivista, stamane.”

“Cosa c’era scritto?”

Risposta:
“Si tratta di Shiori Takamiya, la nipote dell’imprenditore più potente del Giappone. Ma è solo una delle candidate più gettonate.”

“Come ha potuto? Ha intenzione di abbandonare Maya dopo anni di sofferenze e di attesa?”

Risposta:
“Non essere dura, Mitzuki! Io so che, se Maya si fosse posta diversamente, neppure l’opposizione di Eysuke Hayami lo avrebbe fermato.”

“Che intendi?”

Risposta:
“So che ha cercato la ragazza. Avevano passato una giornata piacevole. Voleva dirle la verità, ma, inaspettatamente, è giunta la notizia della fuga della signora Tsukikage. Maya è diventata una furia e lo ha trattato come uno straccio.”

“E per questo avrebbe accettato di sposarsi senza amore?

Risposta:
“Ho paura di sì.”

“Sciocca di una ragazzina petulante!”

Risposta:
“Ma lei non ha colpa se non è innamorata del signor Masumi.”

“Tu credi?”

Risposta:
“Se anche nutrisse qualcosa per l’ammiratore, non lo associa certo al signor Hayami.”

Saluto Hijri cercando di ritrovare la calma.
E così il Presidente l’avrebbe cercata. Voleva dirle tutto e lei lo ha respinto.
Cerco di giustificarla ricordandomi della storia di Haru Kitajima, ma senza risultato.
Davanti a me c’è solo l’immagine di una ragazzina ottusa.
“Non è giusto, accidenti!” sbotto “Il signor Hayami ha già pagato abbastanza!”
Mya si avvicina con le riviste di gossip e teatro.
Guardo distrattamente la copertina di una di esse.
“Shiori Takamiya” mormoro con la mano sulle labbra “…è davvero incantevole”
La mia assistente scuote la testa:
“Non speravo certo di essere scelta da lui. Sono una semplice segretaria…però ammetto che ci speravo un poco.”
Guardo ironicamente in direzione di un gruppetto di disperate.
“Ma che fate?” chiedo alzandomi “Non è una camera mortuaria, questa!”
“Signorina Saeko” dice una “noi speravamo che almeno lei riuscisse nell’intento!”
Nel frattempo, è entrato Karato Hijiri.
“Che cosa stai dicendo?” chiedo a Mya scioccata.
“Eravamo convinte che, vista la confidenza tra lei e il signor Hayami, fosse nato qualcosa. Per noi era come la realizzazione della favola di Cenerentola. Ci spiace per lei!”
Con la coda dell’occhio, vedo che Karato sta trattenendo le risa.
“Smettetela di blaterare.” le zittisco “Io non sono mai stata innamorata del Presidente!”
Le ragazze mi guardano scioccata:
“Possibile?” chiedono all’unisono.
Faccio un gesto vago con la mano, pensando che, se mettessi sulla bilancia il cervello di tutte loro, il peso non arriverebbe a un chilo scarso.
Faccio accomodare il supercollaboratore nel salottino privato del signor Masumi.
“Come mai sei venuto?” chiedo sorpresa.
“Quando ho chiuso la chat, ho ricevuto una chiamata del capo, che mi convocava qui.” risponde prendendomi per mano.
Osservo la sua mise bizzarra con un po’ di malinconia:
“E ti ha chiesto di vestire i panni del fattorino?”
Karato alza le spalle:
“Suppongo sia per quel che mi chiederà di fare.”
Qualcuno armeggia con la maniglia della porta e cambio subito discorso:
“Bene arrivato, Presidente.” saluto riconoscendolo.
Hijiri si alza:
“Signor Masumi…”
“Stai comodo.” dice con un gesto della mano il giovane Hayami “Mi serve che tu faccia recapitare qualcosa a quella persona.”
“Ma che fa?” penso fra me e me “Prima comunica ai quattro venti l’intenzione di prender moglie e poi cerca l’ennesimo, disperato contatto con Maya?”
Anche Karato appare perplesso, ma non commenta.
“Le servirà qualcosa di speciale per Lande Dimenticate…” continua il signor Masumi meccanicamente “Uno di quei bauletti da trucco, per esempio.”
Hijiri prende nota.
“Lo voglio personalizzato.” continua Hayami “La targhetta col suo nome deve essere in oro e i prodotti di prima qualità. Lei ha la pelle delicata e non posso permettere che la futura dèa scarlatta salga sul palco coi brufoli.”
Verso il caffè nelle tazzine sconcertata.
Sta cercando di convincersi ancora una volta che Maya, per lui, rappresenta solo un prodotto!
“E, poi,” mormora il Presidente “cosa più importante, dobbiamo pensare a qualcosa che attiri l’attenzione su questo spettacolo.”
Karato annuisce:
“Sono d’accordo. Ryuzo Kuronuma, il regista, si è inimicato sia gli attori che il direttore del Teatro Kuroki. Non ha più un palco su cui mettere in scena il dramma e molti degli interpreti se ne sono andati. Dubito fortemente che, in queste condizioni, Lande Dimenticate entrerà nel cartellone degli eventi dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo.”
Porgo al Presidente un caffè.
“Se Maya non vince,” dice Masumi scuro in volto “i diritti di rappresentazione de La dèa scarlatta passeranno ad Ayumi Himekawa ed io non posso permettere che questa vittoria sia aggiudicata a tavolino.”

Quella stessa sera, raggiungo il signor Masumi all’Hotel Cristal, dove deve incontrarsi con la signorina Shiori.
Mentre scendo dall’auto - in mano l’immancabile ventiquattrore - scorgo Maya che, con aria depressa, osserva una coppia salire le scale dell’albergo.
C‘è malinconia sul suo volto. Vuoi vedere che l‘affascinante e rude rampollo degli Hayami comincia a farle battere il cuore? Sarebbe davvero beffardo!
Sarà interessante vedere come reagirà la fanciulla alle mie provocazioni.
“Ti infastidisce, vero?” le domando poggiandole una mano sulla spalla.
“Chi è quella donna?” mi chiede “Non l’ho vista bene, ma mi pare sia splendida…”
“E’una candidata al ruolo di first lady della dinastia Hayami.” rispondo con ironia “E’ bellissima, te ne do atto, ed anche ricca sfondata.”
Noto che la giovane è impallidita, ma non riesco a gioire di questa conferma ai miei sospetti.
“E’ solo un redditizio investimento, anche se segna per sempre la vita di due persone.” mormoro cercando di alleggerire la tensione. Spero, in cuor mio, che Maya colga la sottigliezza, che capisca che solo di affari si tratta e non di amore.
L’amore è un’altra cosa.
L’amore riposa dietro la vetrina di un negozio dove muoiono, in un trionfo di colori, steli recisi ad arte.
L’amore di Masumi riposa nel cuore di una rosa scarlatta!
Anche adesso, egli non smette di preoccuparsi per lei, non scinde il suo legame perché non può.
Ancora una volta mi fa una pena infinita.
Come si rincorrono monotoni i giorni, quando sono segnati dalla perenne tristezza. Io e Karato siamo dispiaciuti come se la cosa ci toccasse di persona.
Noi sappiamo; noi conosciamo la storia di questo amore infelice per averla seguita passo passo per anni.
E abbiamo l’ardire di parlare con Masumi Hayami con assoluta sincerità.

“Mi permetta di fare da intermediario tra lei e la signorina…”

“Presidente, il semaforo non rimane rosso per sempre…”

Questa storia è “nostra”.
E non posso credere che non si possa far niente per salvarla!

Torno a casa con un peso alla testa.
Quando entro, mi accoglie un profumo delizioso.
“Qualcosa mi dice” affermo “che il mio meraviglioso uomo ha già preparato la cena!”
“Bentornata!” urla Karato dalla cucina.
Entro nella stanza trafelata: lo trovo in grembiule che armeggia coi calici del vino.
“Allora, ti va di iniziare dal dessert?”
Lo bacio con passione, mentre immagino che una stella cadente stia fendendo il cielo grigio di Tokyo.
Penso, scioccamente, che Karato non “veda” me, ma un’altra donna.

E’ un amore che non ferisce, questo.
A dispetto delle difficoltà.
Come è possibile?

Continua…!
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 22/6/2010, 16:40




eh ma è da sposare 'sto Hijiri, cucina pure!! Fantastico, sono sempre più cotta di lui!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 22/6/2010, 17:53




Sempre più bello!
Il confronto tra Karato e Coichiro è stato emozionante! tra un po' davvero mi innamoro anche io del tuo Hijiri^^

La storia parallela tra Mizuki e Karato è anche molto significativa alla luce del loro ruolo di "cupidi" e testimoni della tormentata storia di Maya e Masumi.
Vedere come Mizuki e Karato stanno vivendo serenamente la loro storia, nonostante i loro problemi non siano meno seri (la famiglia di lei, il fatto che lui sia legalmente morto) mentre vedono gli altri due crearsi da soli gli ostacoli...
 
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203 replies since 20/4/2010, 16:11   15493 views
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