Shadow-man.
Mi sento come una adolescente alla prima cotta.
E un po’ me ne vergogno.
Stare ad aspettare un messaggio da parte di un uomo che non vive una vita normale, col quale non potrò mai intessere una vera relazione non è da me.
Io non conosco il significato della parola “sognare”.
Dal mio punto di vista, farlo equivarrebbe ad abbandonarsi ad una vita di amarezza: il protendersi costante verso l’irrealizzabile non va bene per chi viene al mondo senza la possibilità di scegliere e con un cammino già scritto.
Io porto lo stesso nome e cognome di colei che mi ha messo al mondo.
Ho un barlume di rispettabilità, duramente acquisito grazie al sacrificio costante.
Se mi fossi abbandonata ai sogni per vivere meglio la mia vita, a quest’ora, sarei già sistemata in una casa di tolleranza o, magari, sfruttando la mia bellezza, sarei finita a casa di un politico o di un imprenditore di successo.
No.
La mia intelligenza e il mio senso della realtà hanno sempre ripugnato la dimensione fantastica. Per questo, quando ho conosciuto Maya, l’ho presa a cuore.
Mi inteneriva quel suo essere del tutto al mio opposto: pur avendo una situazione familiare infelice, la piccola attrice riusciva ad usare egregiamente la capacità di sognare senza per questo esserne ferita.
E così ho preso ad invidiarla un po’.
Specie dopo la partenza di Coichiro, complice la vicinanza virtuale di Kappa, ho lasciato che l’immaginazione mi colorasse l’esistenza.
In effetti, finché si è protratto il “gioco” con l’uomo ombra, sono stata felice.
Ma adesso che gli ho chiesto di fare un passo in avanti, di uscire dal mondo del web per diventare “vero”, mi accorgo di aver forzato la mano, iniziando a desiderare una vita concreta che egli non potrà darmi mai.
E’ più facile di quanto non si pensi costruire fantasie su fantasie quando ti senti solo e insoddisfatto. Basta lasciar un minimo di spazio al sogno che esso ti prende tutto.
Non credo che ciò sia corretto, ma ho finito per farlo anche io.
Faccio tardi anche oggi.
Anche più tardi del signor Hayami.
Chiudendomi la porta di casa alle spalle, sento nostalgia di Maya, dei tempi in cui occupava il bilocale vicino al mio.
Era piacevole sentirla recitare in cucina o in bagno: la sua voce sottile riempiva queste serate che, da quando Coichiro se ne è andato, risultano lunghe e noiose.
Quando vado a sedermi davanti al computer, con una tazza di tea in mano, constato che il bouquet di Kappa si è completamente essiccato. Scrivo un promemoria inutile – anche perché me ne ricorderò comunque: comprare fioriere, terriccio e fertilizzanti; tagliare i fiori secchi e ricavarne i semi.
Siamo in febbraio, ci vuole ancora molto per mettere i tagete sotterra, ma non importa: mi porto sempre avanti, col mio lavoro.
Lo schermo del PC visualizza la casella di posta col messaggio che Kappa mi ha inviato nel pomeriggio.
“…quegli abbracci e quei baci che non avrò mai…” leggo piano.
“Caro Kappa,” scrivo di getto “mi manchi. E, dal momento che non sono mai stata capace di fantasticare, vorrei chiederti di dividere i tuoi sogni con me.”
La risposta arriva dopo pochi minuti:
“Non va bene, Mitzuki, ci siamo lasciati andare un po’ troppo. Tu sei una donna forte e lo sproloquio di oggi, nell’ufficio di Hayami, mi ha sorpreso non poco. Anche se mi ha fatto piacere, beninteso…”
“Che cosa ti ha raccontato esattamente?”
Risposta:
“Semplicemente che stavi per uccidere lui e saltare alla gola del superdipendente.”
“Non mi parlare di quel fantoccio. Ma, dimmi, perché te lo ha messo alle costole?”
Risposta:
“Forse perché un’ombra, talvolta, deve uscire allo scoperto e, non potendo farlo personalmente, necessita di un alter ego…”
“Ma essendo un’ombra, non dovrebbe risultarti difficile lavorare in incognito, in mezzo alla gente, senza preoccuparti che qualcuno ti riconosca.”
Risposta:
“Acuta osservazione, vai avanti…”
“Insomma, lavori per il Presidente Hayami, non per un semplice capufficio.”
Risposta:
“In effetti, vado tranquillamente a far la spesa…”
“Dove?”
Risposta:
“Al Centro Commerciale Sapporo.”
“Anche io vado laggiù. E’ un po’ fuorimano, ma è accogliente e c’è una libreria deliziosa dove mi fermo a leggere, quando ho del tempo a disposizione.”
Risposta:
“Lo so.”
“Come?”
Risposta:
“Ho iniziato ad andare in quel posto dopo averti seguita…”
“Sei impossibile!”
Risposta:
“Sono un’ombra. Anche la tua, se vuoi…”
“Smetti di scherzare. So che, tra due minuti, arriverà una doccia fredda…”
Risposta:
“Dovrei farne una anche io, in effetti. Mi basta solo scriverti per andare completamente in subbuglio.”
“Parlami di te. Ti sei mai innamorato?”
Risposta:
“Sì, da qualche mese, più o meno.”
“Parlo seriamente!”
Risposta:
“Non ho un amore da ricordare in modo particolare. Vivo nel presente e al passato mi capita di pensare di rado e senza alcuna nostalgia…a differenza di te.”
“Il mio unico amore si chiama Coichiro Gin ed è anche lui un supercollaboratore del signor Masumi.”
Risposta:
“Lo so. Un uomo intelligente e dotato. Oltre che una brava persona.”
“Sì, era perfetto.”
Risposta:
“Non sono Coichiro, Mitzuki, anche se, forse, ti farebbe piacere che io lo fossi…”
“Non l’ho mai pensato.”
Risposta:
“Bene. Anche perché io sono decisamente più bello di lui.”
“Tu conosci me, ma io non so nulla di te. Non puoi aiutarmi a fantasticare sulla tua magnificenza?”
Risposta:
“Come vorresti che fossi?”
“Beh, mi piacciono gli incarnati chiari e i capelli scuri. Anche gli occhi mi piacciono scuri…”
Risposta:
“Allora, sarà meglio che accantoni anche solo l’idea di una relazione platonica…”
“Per quale motivo?”
Risposta:
“A meno che tu non voglia immaginarmi come non sono, debbo confessarti che i miei tratti giapponesi non sono per nulla marcati. Mia madre era americana ed io sono castano chiaro ed ho gli occhi verdi.”
“Interessante…non mi sono mai invaghita di un occidentale.”
Risposta:
“Gin, in effetti, non ha nulla di occidentale…e, comunque, non è detto che io ti piaccia.”
“L’importante è che tu non abbia la faccia di quel Brad Pitt.”
Risposta:
“L’attore americano?”
“Ma no! Mi riferisco al superdipendente della Daito!”
Risposta:
“Ancora con questa storia? Cosa ti ha fatto quel poveretto?”
“E’ talmente bello da sembrare di plastica. E poi è ossequioso, incravattato, compassato e, forse, complessato…”
Risposta:
“Bel gioco di parole. Certo che le donne sono ben strane: dicono di volere un uomo educato a fianco, ma, se ne trovano uno, lo sbeffeggiano, preferendogli il classico bifolco…”
“Io non sono così! E’ che quel tizio mi ha davvero infastidito. Pensavo che il signor Masumi ti avesse fatto fuori per favorire lui…”
Risposta:
“Devo andare, ora. E’ molto tardi e domani devo alzarmi presto. Anche se sarà dura addormentarsi…”
“Perché?”
Risposta:
“Fammi spazio, nella tua doccia. Buona notte, Mitzuki.”
Chiudo la chat senza fiato.
“Sì!!!” urlo euforica.
Sono una deficiente, lo so, ma non riesco a non gioire di una giornata come questa.
Domani è giorno di riposo, mi alzerò tardi e andrò al Centro Commerciale a fare compere.
La fortuna inizia a girare anche per te, Mitzuki!
Decido di tirar fuori dall’armadio i jeans a vita bassa e un semplice maglioncino a collo alto.
Mentre mi spazzolo i capelli, decido di tirarli su per darmi quel tocco di gioventù di cui, a dispetto dei miei ventisei anni, manco.
Indosso un classico tre quarti che slancia ancora di più la mia figura e chiamo un taxi.
E’ una giornata cupa, minaccia di nevicare, ma a me sembra che il sole splenda luminoso come non mai.
Arrivo al Centro intorno alle undici. Decido di passare in libreria a leggere le ultime recensioni e poi di andare a mangiare qualcosa al fast-food.
Sarebbe bello se, con me, ci fosse anche Kappa.
Ma va bene così: io me la spasserò e questa sera avrò una montagna di cose da raccontargli.
Mentre siedo nella sala di lettura della libreria, con la lista dei best seller in uscita davanti, mi guardo allo specchio dietro il bancone e, soddisfatta di me stessa, mi accendo una sigaretta.
E’ in quell’istante che li vedo.
Masumi Hayami e il suo supercollaboratore - il fidanzato californiano di Barbie - camminano lungo il corridoio centrale chiacchierando amabilmente.
Certo, vedendoli, c’è da restare senza fiato.
Sono eleganti, nei loro vestiti spezzati dal taglio sartoriale: le ragazzine si fermano a commentare con la bava alla bocca.
Mi vedono attraverso la vetrata e, purtroppo, decidono di venire a salutarmi entrambi.
“Signorina Mitzuki,” esordisce il signor Masumi accostandosi al mio tavolino “è un vero piacere vederla in giro.”
“Una maledizione, piuttosto.” commento sarcastica “Non ci vediamo abbastanza nel corso della settimana?”
L’uomo sorride.
“Sono venuto qui con Hijiri perché aveva qualcosa da consegnarmi da parte di Kappa.” mi comunica con tono professionale e lievemente ammiccante.
Cosa diavolo vorrà mai dimostrare, quest’uomo senza cuore?
E come osa farmi battutine, proprio lui, che sbava dietro ad una ragazzina fresca di diploma!
Osservo la sua mano: regge una busta cartonata piuttosto voluminosa. Si intravede la sagoma di un tubo di plastica, oggetto che, di solito, si usa per conservare dei disegni o dei progetti.
“E’ un piacere rivederla.” mormora Hijiri reclinando un po’ il capo.
“Grazie.” affermo piano “Volete farmi compagnia?”
Masumi guarda l’orologio.
“Resta pure, se vuoi.” dice al suo collaboratore “Mancano due ore abbondanti all’inizio della seconda prova per Le Due Regine. Io devo tornare in ufficio per visionare questi documenti.”
Guardo il signor Hayami come fosse un alieno.
Nulla lo ferma, quando c’è Maya nel mezzo. E il lavoro di domenica lo dimostra.
Dopo lo spettacolo <sogno di Una Notte di Mezza Estate>, in occasione del quale si mobilitò per richiamare pezzi grossi della critica e del mondo del teatro, continua a prodigarsi per la ragazzina con assoluta abnegazione.
“Sono sicuro” dice Masumi congedandosi “che troverà la compagnia del signor Hijiri molto gradevole. E’ una persona colta e sensibile.”
Alzo lievemente il sopracciglio sinistro. Il Presidente se ne accorge e sorride, poi ci lascia soli.
Percepisco un grande imbarazzo nell’uomo che siede di fronte a me: è così bello da sembrare davvero finto, ma cerco, per educazione, di rompere il ghiaccio:
“Ha mai letto Irvin Yalom?”
“Le lacrime di Nietzsche?” domanda “ovviamente. Anche se mi ha deluso un poco.”
Incasso il colpo.
“Dunque mi consiglia di non acquistarlo.” mormoro guardando il catalogo.
“L’idea di partenza è accattivante,” prosegue “ma ha delle cadute di tono evidenti, che rendono la narrazione banale, a tratti.”
Sospiro:
“E’ un esperto di teatro e anche un critico letterario?” domando con una punta di ironia nella voce.
“Chi si occupa di arte non può esimersi dall’avere una discreta cultura.” risponde compunto.
Ci penso su e decido di cambiare discorso:
“Posso chiederle, se non sono indiscreta, che cosa le ha consegnato Kappa?”
Abbozza un sorriso quasi divertito:
“Temo sia indiscreta.”
“Avanti,” lo esorto “può fidarsi di me. Non sono curiosa delle faccende del signor Hayami, che pur conosco a fondo, ma di quel che fa Kappa per lui.”
Karato Hijiri sorride serenamente e, per la prima volta da quando l’ho visto, mi dimentico della sua faccia di plastica.
Ha una espressione incantevole, per niente forzata.
Non ha nulla dell’uomo di ieri.
“Kappa” risponde “mi ha consegnato un certificato di diploma. Un regalo della signorina Maya per il suo ammiratore segreto.”
“Incredibile…” commento piano “Il signor Masumi non starà più nella pelle…non le chiedo come ha fatto Maya a darlo a Kappa, anche se non mi spiacerebbe saperlo. Sono un po’ invidiosa della piccola attrice…”
Hijiri mi guarda sorpreso.
“Sì.” chiarisco “Lei ha potuto incontrarlo, almeno.”
Scuoto la testa come se volessi allontanare da me pensieri nefasti.
Mi ricordo d’un tratto che l’uomo che mi sta davanti è uno sconosciuto e non mi è lecito lasciarmi andare a confidenze.
Però è anche una succulenta occasione per avere notizie dell’unica persona che, dopo Coichiro, ha avuto la capacità di farmi battere il cuore.
“Può dirmi che tipo è?” domando guardandolo non senza imbarazzo nelle iridi verdi.
Hijiri fa una piccola smorfia:
“Gradevole, credo, ma come uomo non potrei esprimere un commento obiettivo. A me piacciono le belle donne.”
Non so perché ma il suo parere mi infastidisce leggermente.
E mi torna in mente Ken, il fidanzato di plastica di Barbie.
“Certo,” affermo acida “immaginavo.”
Hijiri mette le mani sul tavolino.
“Ho l’impressione” dice picchiettando con le dita “di non esserle molto simpatico”
Faccio un gesto vago con la mano, mentre tiro indietro la lunga coda di cavallo.
“Non mi interessa parlare di lei.” dichiaro senza peli sulla lingua.
L’uomo ride fragorosamente:
“Non è il modo giusto per carpire informazioni, lo sa? Provi ad essere più gentile con me!”
“Perché?” replico “Se fossi amabile, mi direbbe qualcosa di più su Kappa?”
Hijiri mi guarda con decisione:
“Può darsi.”
Abbasso la testa:
“Non so neppure perché sto perdendo tempo con lei.” sospiro.
Mi alzo dal tavolo con l’intento di andarmene.
“Pensavo mangiassimo insieme.” dice l’uomo alzandosi anch’egli.
“E’ un ordine del Presidente, per caso?” chiedo sarcastica.
Il superdipendente mi risponde in un modo che mi spiazza non poco:
“No, è un mio desiderio”
Guarda l’orologio e, constatando di avere ancora un’ora, mi prende sottobraccio.
Sono scioccata non poco dalla confidenza che, pian piano, sta prendendosi senza il mio consenso.
La mente corre a Kappa.
Come reagirebbe se, venendo al Centro Commerciale, mi vedesse a braccetto con un uomo che sembra un attore hollywoodiano?
Forse, penserebbe che sono una donna di facili costumi, proprio come mia madre.
Faccio per divincolarmi, ma la presa di Hijiri è stretta.
“La prego, mi lasci.” dico “Non siamo abbastanza amici per camminare allacciati in questo modo”
L’uomo mi osserva divertito:
“Non può essere gentile con l’uomo di plastica anche solo per un minuto? Sono certo che Kappa non ne sarebbe geloso.”
Presa come sono dal pensiero dell’uomo ombra del Presidente e dall’imbarazzo, non mi soffermo sulla sua espressione.
Entriamo in un ristorante sofisticato, con una bella vista sul parco giochi del Monte Fuji.
Con galanteria, Karato Hijiri scosta la sedia per farmi accomodare.
Ma cosa sto facendo?
Ci mancava soltanto un pranzo “romantico” con un uomo dalla bellezza urlante. E’ davvero appariscente e, mentre consulta il menù, mi accorgo che le sue mani sono notevoli, con dita lunghe ed affusolate.
E porta un anello.
“E’ sposato?” domando come rasserenata.
“No.” risponde vago “Ma il mio cuore è occupato da un sentimento ingombrante quanto il soggetto che me lo ispira.”
Stringo gli occhi cercando di capire se nelle sue parole c’è ironia:
“Non potrò mai credere che uno come lei si sia innamorato di una donna obesa.” affermo scioccamente.
“Ingombrante” mi corregge l’uomo con pedanteria “è un aggettivo dai molteplici significati”
Mi lascio andare ad un sospiro.
“Allora si sposerà?” chiedo senza alcun interesse.
“Potrei.” ribatte “Ella rappresenta il genere di donna per la quale ogni uomo farebbe follie. E’ bellissima, di intelligenza sopraffina, è colta e sensibile ed occupa anche un posto importante.”
Sorrido spiazzata.
Perbacco, Ken non può che trovarsi una fidanzata di plastica, perfetta quanto lui.
Cerco di provocarlo:
“Il condizionale che lei usa non si confà alla assoluta perfezione che celebra con ardore davanti a me.”
Stavolta è lui a sospirare:
“Ottima osservazione, ma non si vive di perfezione, temo.”
“Lei è innamorata di Kappa?” mi domanda a bruciapelo.
Non replico.
“Andiamo!” mi incita Hijiri “Mi ha fatto delle domande personali. E il gioco prevede che adesso tocchi a lei sbottonarsi un poco.”
“Non lo so…” mormoro imbarazzata “…forse. Mi piace…”
“Fa bene a non lasciarsi andare. Non c’è futuro con un uomo nella sua posizione.”
Mi versa del vino rosso nel calice, mentre la cameriera ci serve una portata di pesce.
“Quanto dice non è bello.” mastico amara, sistemando il tovagliolo sui jeans.
Hijiri annuisce:
“Non è bello, ma è vero. Non bisogna mai prescindere dalla realtà, signorina Mitzuki. I sogni, se non aiutano, uccidono.”
“Ma che cosa ne sa lei?” domando con fastidio “Kappa mi ha riempito la vita…”
“Si accontenta di poco.” obietta lui “Potrebbe aspirare ad una esistenza più completa, con un uomo vero che le garantisca benessere.”
Scuoto il capo:
“Lei non capirà mai. E’ troppo bello e perfetto ed ha una donna al suo fianco. Non può entrare nella logica di un comune mortale ufficialmente morto o, peggio ancora, in quella della figlia di una sgualdrina.”
“Tutto ciò è molto triste” ribatte “ma non mi pare di averle detto di avere qualcuno al mio fianco. Non realmente, almeno.”
Sbatto la forchetta sul piatto. Lo vedo trasalire.
“Ma a che gioco stiamo giocando?” sibilo “Come siamo giunti ad un livello di confidenza tale?”
Hijiri si alza dal tavolo con volto cupo:
“Devo tornare al lavoro.” dice “Offro io naturalmente.”
Nel mentre, suona il mio telefonino.
Hijiri si allontana con andatura dimessa.
“Se ha smesso di torturare il mio uomo, avrei bisogno di lei.” esordisce Masumi con tono quasi isterico.
Di domenica.
Devo andare in ufficio anche di domenica!
Sarà, come minimo, accaduta una catastrofe.
“Sono all’Hotel Cristal, non al lavoro.” mi informa l’uomo “Alle tre c’è il party di presentazione del nuovo film della Daito. Dovrebbe portarmi le carte relative a quell’affare di cui sta occupandosi personalmente.”
Mi metto una mano sulla fronte, mentre, col tono stanco, dico al Presidente che lo raggiungerò al più presto.
Arrivo trafelata, quando il party pomeridiano è al culmine e dopo aver passato un paio d’ore buone a stampare i file che egli ha richiesto.
Mentre varco la soglia del salone, la mia attenzione è attirata da due figure ben note.
Hayami, con una mano poggiata sul muro, “imprigiona” Maya e sta dicendole qualcosa.
Non ha più freni, vedo.
Forse sarà l’alcool a dargli alla testa: non si rende conto che gli occhi della società intera sono puntati su di lui.
Mi accosto a una colonna in marmo, certa di non essere vista, per ascoltare.
“Le manderò il biglietto.” sta dicendo adesso Maya.
“E,” le fa eco lui “se la sua interpretazione mi emozionerà, le manderò un numero spropositato di rose…magari scarlatte, che ne dice?”
Signor Masumi…signor Masumi.
Siamo alle solite.
Fa tutto per lei.
Tutto.
Per una ragazzina all’apparenza insignificante che le ispira pensieri tutt’altro che casti!
Sta crescendo.
Maya diventa adulta sotto i suoi occhi e lei, appostato come un falco, sta aspettando il momento propizio per avventarsi sulla preda.
Spero proprio sappia quel che sta facendo.
Si fa un sacco di nemici, acquisisce sempre più potere.
Una volta - ne ho avuto la prova di persona - andava a donne molto spesso, forse per scaricare la tensione accumulata sul lavoro.
Adesso non c’è l’ombra di nulla, a parte Maya.
Forse non dovrei giudicarla.
Sono talmente presa dalla mia inesistente storia con Kappa che, quando, qualche giorno dopo, arriva la chiamata di Coichiro dall’Inghilterra, la passo al suo ufficio fingendo di non conoscerlo.
E la cosa non mi duole per nulla.
Anche con le segretarie, non mi riesce difficile far la gnorri.
Le giornate iniziano e finiscono allo stesso modo e Kappa sembra di nuovo scomparso.
Dalla domenica in cui ho pranzato con Hijiri non si fa più sentire.
Sebbene abbia il timore che egli possa avermi vista con il supercollaboratore, non ho cuore di contattarlo.
Preferisco starmene da sola, tornare a convivere con la mia solitudine in modo sano.
Ma l’imprevisto è dietro l’angolo e, come una sorta di deus ex machina, mentre apro il portone di casa mia, trovo lui, seduto sulle scale, che, con sguardo inequivocabile, mi comunica una verità forse intuita, ma scioccamente respinta.
Era così semplice arrivarci.
“Mitzuki,” mormora alzandosi “non posso più tacere. Ho trascorso questa settimana come se fossi incappato in un incubo senza uscita, nella vana speranza che ti facessi risentire, e, quando non l’hai fatto, ho perso la testa. So che non dovrei essere qui, che non ho il diritto di chiederti alcunché, ma non ho fatto i conti col mio cuore e ora non posso più farlo tacere!”
Continua!…
Spero tanto che ve ne innamoriate, Flo!