Buona giornata a tutte!
Dopo la pausa seguita a Masquerade, ho provato a scrivere una nuova storia. Contrariamente alla prima, sto tentando di formulare capitoli più lunghi ma, essendo ancora agli inizi, posterò molto più lentamente.
Ho deciso di iniziare subito perché, partendo dalla fine del capitolo del mese scorso (con Sakurakoji e Maya alle prese con le prove), volevo provare ad allietarmi la lunga attesa invernale prima della pubblicazione del prossimo capitolo da parte della Miuchi.
Come al solito, spero che il risultato vi piaccia.
Però siate pazienti perché in due settimane ho scritto tre capitoli e dunque andremo molto molto piano..
A chiunque avrà la voglia ed il coraggio di seguirmi...
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CAPITOLO 1
Le prove erano finite da qualche minuto.
Kuronuma si era complimentato con loro per il pathos che erano riusciti a dare alla scena.
Maya Kitajima l’aveva ascoltato, ma la sua mente era fissa al ricordo degli occhi sofferenti di Sakurakoji. Rammentava le frasi che lui le aveva rivolto e aveva ancora nel cuore il dolore per la freddezza con cui l’aveva trattata da quando aveva avuto l’incidente.
Dalla mattina in cui era scesa dall’Astoria, si era inizialmente trovata in un sognante limbo in cui la vita di tutti i giorni le giungeva attutita. La sua mente ed il suo animo erano concentrati a ricordare e a scolpire nella memoria i dolci momenti che aveva vissuto sulla nave ed al porto.
Ricordava il momento in cui aveva deciso di dichiarare il suo cuore al signor Hayami ed aveva iniziato a recitare le parole di Akoya. Vi aveva infuso tutto l’amore di cui era capace, aveva abbracciato la sua giacca alla luce del sole nascente come avrebbe voluto abbracciare lui, era riuscita ad accarezzarlo guardandolo negli occhi. Vi aveva scorto quello che sembrava stupore. E speranza. E tanto calore.
In quel momento le era sembrato che l’ultimo velo, l’ultima fragile maschera dell’uomo fosse caduta. Infatti l’aveva abbracciata, forte l’aveva stretta a sé.
Era stupita. Il signor Hayami l’aveva abbracciata perché era stato spinto dall’atmosfera? Era solo quello? Questo si era domandata prima che lui, con voce vibrante, le chiedesse di restare abbracciati. Le sue calde mani le carezzavano dolcemente la schiena. Sentiva il suo respiro affannato tra i capelli. Dolci brividi correvano lungo il suo corpo. Sentiva il tessuto dei pantaloni dell’uomo sfiorarle le gambe tanto erano vicini.
Si era rifugiata con il volto in fiamme nel suo ampio petto. Aveva alzato le piccole mani e si era aggrappata con forza alla sua schiena. Sembrava non essere più in grado di reggersi da sola. Sembrava aver perso ogni energia.
L’uomo che aveva scoperto di amare, dopo aver passato un terzo della sua breve vita pensando che fosse un essere odioso, la stava abbracciando e le stava togliendo il respiro.
Neanche il rumore della gente che si era spinta sul ponte sembrava smuoverlo, lui sempre così attento alle apparenze, anche e soprattutto quando si trattava di lei.
L’amava? Era possibile che il signor Hayami ricambiasse i suoi sentimenti?
Non lo sapeva, ma in quel momento voleva solo restare tra le sue braccia, di nuovo, sempre.
Come era caldo il suo abbraccio: sembrava accoglierla e proteggerla.
Era tornata a casa! Sentiva il veloce battito del cuore dell’uomo: era ipnotico.
Aveva sentito le sue braccia lasciarla, lo aveva visto allontanarsi imbarazzato ed appoggiarsi alla balaustra del ponte. Ricordava di esserglisi affiancata. L’uomo aveva iniziato a raccontarle con voce calma di una villa in cui si rifugiava quando voleva stare da solo. Le aveva narrato del mare che batteva sugli scogli, dei granchi che combattevano con le onde, della bianca sabbia su cui andava a passeggiare e del cielo stellato che accompagnava le sue notti solitarie.
Avrebbe voluto chiedergli se ci era mai andato con la sua fidanzata, ma l’unica cosa che era riuscita a fare era domandargli vagamente se ci fosse andato sempre da solo.
Il signor Hayami l’aveva scrutata per qualche attimo e poi aveva risposto semplicemente:
“Sì, sempre da solo” – per poi chiederle – “Ti andrebbe di accompagnarmi un giorno?” Vorresti venire con me?”
Maya ricordava quanto velocemente si era girata verso di lui con gli occhi spalancati e brillanti dall’emozione. L’aveva visto con una mano alla bocca come se avesse voluto rimangiarsi quello che gli era appena sfuggito.
“Sì, se non la disturbo ne sarei lieta”.
L’aveva guardata come se non potesse credere alle sue orecchie, come se non avesse mai potuto sperare in una sua risposta positiva. Infatti le aveva subito chiesto:
“Ma sei sicura? Lì ci sarò solo io!”
“Sì, se non la disturbo vorrei venire con lei!” – aveva confermato Maya. La giovane donna non sapeva dove avesse trovato il coraggio di rispondergli in tal modo. Fino a qualche ora prima si stava disperando perché le sembrava impossibile che il signor Hayami potesse provare dell’affetto per lei come donna e ora aveva accettato il suo invito a passare del tempo da soli, si erano abbracciati, si erano scambiati delle brevi e dolci carezze.
Sicuramente quella notte non tornerò a casa. Sicuramente!Gli si era avvicinata e aveva appoggiato dolcemente il capo sulla sua spalla. L’uomo l’aveva guardata esterrefatto.
Quante volte gli aveva visto sul volto gli occhi spalancati dallo stupore nelle ultime ore? Tante! Troppe. Si era resa conto di come il signor Hayami non avesse mai dubitato del suo odio. Era stata veramente una ragazzina fino a qualche settimana prima: al sentimento di amore che aveva scoperto, aveva risposto con più aggressività del solito ed il risultato era stato solo allontanare il signor Hayami dalla verità.
Erano scesi dalla nave e, mentre andavano incontro alla realtà, l’uomo le aveva chiesto di aver fiducia in lui, ché sarebbe passato del tempo senza che loro potessero vedersi.
Come poteva deluderlo?
Avevano incontrato la signorina Shiori, che si era sorpresa di vederli insieme ed era svenuta. Nessuno aveva più badato a lei, tranne il signor Hayami che l’aveva accompagnata fuori per procurarle un taxi.
Lì avevano visto anche Sakurakoji: sarebbe dovuta tornare con lui, ma non poteva, non voleva tornare a casa senza chiedere al signor Hayami di aspettarla.
Era corsa nella struttura portuale come una forsennata, l’aveva inseguito fino al corridoio dell’infermeria, l’aveva chiamato ed egli si era girato. Era volata tra le sue braccia, l’aveva implorato di aspettarla ché era ancora inadatta a stargli al fianco, conosceva solo la recitazione, non il suo mondo, non la vita fuori dal palcoscenico.
Il giovane l’aveva abbracciata ancora, fortemente. Ancora una volta le sue braccia l’avevano accolta e l’avevano rassicurata.
Solo dopo era tornata da sola a casa ed alla realtà. Alla realtà dell’incidente di Sakurakoji, alla realtà dello spettacolo a rischio senza il suo Isshin, alla realtà della sua freddezza nei suoi confronti.
Non credeva che la ritenesse responsabile, come a volte si sentiva lei stessa. Ma allora, si interrogava, quale poteva esserne la causa?
Lo guardava di sottecchi, mentre il ragazzo riceveva i complimenti da parte degli altri attori. Con loro manteneva l’atteggiamento di sempre, quindi il problema era solo lei.
“Kitajima!” – si voltò al richiamo di Kuronuma.
“Sì? Mi dica.” – concentrandosi sullo sguardo pensieroso del regista.
“Penso che dovreste chiarirvi. Vedo che Sakurakoji si sta impegnando per rendere al meglio nel suo Isshin, ma a volte non riesce a dimenticare se stesso, né a sfruttare i sentimenti che ha nel cuore per capire meglio il suo personaggio.”
“Signor Kuronuma… ma come? Cos’è successo?” – chiese Maya, già temendo la risposta dell’uomo, sempre tanto attento alle vicende dei suoi giovani collaboratori.
Infatti lo sguardo di Kuronuma si fece acceso: “Come, non te ne sei accorta? Sakurakoji si è reso conto che ami un altro.” – si interruppe, per vedere l’effetto che facevano le sue parole sulla ragazza. Vide i suoi occhi allargarsi e farsi umidi.
Allora è vero! E’ come pensavo! Ma il suo cuore avrà ceduto veramente al suo nemico?“Come pensavo…” – riprese – “Sii franca con lui, vedrai che comprenderà. Magari ci vorrà un po’ di tempo, ma alla fine capirà quello che senti.” Qualche lacrima corse lungo le pallide gote dell’attrice.
“Mi spiace, non volevo farlo soffrire, ma è più forte di me. Non posso vincere contro il mio stesso cuore. Ci ho provato, mi creda. Ma è stato straziante!”
Gli occhi dell’uomo si addolcirono di fronte a quella genuina manifestazione dei suoi sentimenti. Con voce paterna ed appoggiandole una calda mano sulla spalla, le disse:
“Questo dillo a lui, non temere. E vivi i sentimenti che hai nel cuore, vivili tutti! La gioia, il dolore, la consapevolezza di questo nuovo sentimento, la trepidazione nell’incontrare gli occhi della persona amata, il senso del distacco, l’angoscia ed il timore di non rivederla. Vivi e supera anche il senso di colpa che provi verso Sakurakoji. Vivi tutto. Tutto ti aiuterà a rendere viva la tua Dea Scarlatta.” La sua voce era confortante, sembrava un gentile balsamo per i timori che aveva provato in quegli ultimi giorni.
Maya voltò di nuovo lo sguardo verso Sakurakoji e vide che il ragazzo li stava osservando.
Kuronuma lo chiamò vicino e quando si approssimò li informò che per loro le prove: quel giorno finivano lì. Avrebbero avuto il resto del pomeriggio libero. Potevano sfruttarlo come meglio credevano, disse mentre lanciava un’occhiata d’intesa alla sua prima attrice.
L’uomo si allontanò a passo lento, tornando dagli altri della compagnia. In cuor suo sperava che i due ragazzi riuscissero a chiarirsi: per lo spettacolo, ma anche e soprattutto per loro.
Rimasti soli ed in disparte, i due si studiarono in silenzio, ancora incapaci di superare con schiettezza il muro che li separava. Provavano imbarazzo e non sapevano se lasciar correre o chiarire subito.
Sakurakoji si era reso conto che anche Maya stava soffrendo. Aveva visto la pena nei suoi occhi quando la evitava. Tuttavia era ancora troppo addolorato.
Come poteva non ricambiarlo dopo tutti i momenti tristi che avevano condiviso? Era sempre stato dalla sua parte! L’aveva sempre appoggiata! Come poteva invece abbracciare in modo tanto appassionato il signor Hayami che l’aveva sempre osteggiata e disprezzata?! Cos’era successo su quella nave? Erano queste le domande assillanti che gli affollavano la mente. Voleva sapere ed allo stesso tempo ne temeva le risposte.
Maya si volse verso di lui.
“Dobbiamo parlare. Ti prego!” – disse solo, le mani strette al petto, gli occhi rivolti a lui, non più timorosi. Era Maya, eppure era cambiata. Da cosa dipendeva quel cambiamento? Forse, dopotutto, era giunto il momento di sapere.
Sakurakoji sospirò. Un sospiro di rassegnazione. Maya lo percepiva. Sembrava essersi arreso dopo una lunga battaglia.
“Va bene, parliamo.”
“Grazie… che ne diresti di andare alla sala da tè qui di fronte?”
“Va bene, andiamo.” – rispose meccanicamente.
Maya si incamminò, facendo attenzione a non superare il lento andamento del ragazzo.
I suoi movimenti erano ancora stentati: non erano passate nemmeno due settimane dall’incidente ed i medici avevano parlato di una prognosi di tre mesi.
Con la coda dell’occhio osservava il viso scuro del suo partner. Chissà se sarebbero riusciti a risolvere quella faccenda?
Con cautela attraversarono la strada ed entrarono nella sala da tè di fronte al Kid’s Studio. Si accomodarono ad uno dei tanti tavolinetti vuoti riparati da alti separé.
A quell’ora il locale era pressoché vuoto. Non avrebbero subito interruzioni.